O notturni cipressi e sonnolente
Palme, laggiù, sulla deserta china,
A specchio della tersa onda turchina,
Nereggianti sul rutilo occidente;
Mentre nell’alto ciel, dietro la trina
D’una rosata nube evanescente,
Come un profil di vergine languente
Della luna il sottile arco s’affina;
O lente palme, o rigidi cipressi,
Dite, se novo e ignoto vïatore
L’orme pur ora in queste rive impressi;
Perché la nostra visïon di tanto
Dolce tumulto mi rïempie il core,
Perché mi trae sulle pupille il pianto?
Arturo Graf
I Romani iniziarono ad piantare i cipressi come simbolo di elevazione spirituale. Poi il Cristianesimo diede sacralità alla pianta utilizzandone il legno per la croce di Gesù Cristo. Le sue caratteristiche di sempreverde poi si adattano al luogo funebre.
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