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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 31 ottobre 2018

Oriental, per Aldo


amico, ti dedico una musica che mi sa muovere il cuore,
spero ti accompagni nel viaggio e che sia sereno;
vedo molti partire, tanti, l'imbuto si stringe e ci scivolo dentro...
Gujil


Danza española n.º 2 
(Oriental) 
Denominada Oriental, es una danza escrita en do menor.
La primera sección es un andante en el que la mano izquierda dibuja un sentido acompañamiento, mientras que la derecha entona la melancólica melodía principal. La sección central, lento assai, emana un lirismo sentimental.


Oriental
ad Aldo
 
Musica per viaggiare sereno,
solo, come tutti, te ne vai,
il fardello ora è leggero, live,
non guardi indietro ma avanti.
Le incrollabili fedi acquisite,
l'amore profuso e il sorriso
come in passato, fuori, lontano
quando ancora era tutto sereno.
 
Anonimo
del XX° Secolo,
da "poesie ritrovate"




martedì 30 ottobre 2018

Riflesso autunnale n°5 con rabbia

 quando la rabbia arriva, dentro, forte,
il mondo appare orribile e contro, sempre;
non si lasciano spiragli al dunque, al mentre,
siamo balia dei respiri affannosi, delle ansie
paure notturne agitano risvegli improvvisi...
 
Gujil
 
Quando si prova rabbia repressa è probabile che ci si senta come una pentola a pressione: si arriva un punto in cui non si regge e si vorrebbe esplodere. Il guaio è che questa rabbia non solo diventa distruttiva per le persone che ci circondano, ma è devastante per noi che la proviamo e ci stiamo male (dalla rete).

lunedì 29 ottobre 2018

Uomini o numeri?

esercizio lungimirante
fare calcoli sulle parti
riflettere su rimanenze
addentrarsi tra le parentesi
(sospendendo quel che premeva fuori)
e dire così addio all’eden degli interi
 
e impariamo che non possiamo sommarci subito
ma dobbiamo prima denominarci comunemente
conoscere la minima essenza condivisa
che ci moltiplichi
 
Bruno Galluccio



Siamo uomini o numeri?
domenica 7 maggio 2017
 
Il film è un attacco al cuore del Sistema Capitalistico magistrale, disegna con lucidità , realismo, con sentimento che mai sconfina nel sentimentalismo la ricerca di un diritto primario che a causa di un sistema cieco, sordo e aziendalista è rimandato , complicato fino ai paradossi burocratici per cui l'uomo anziano che ha diritto ad una sistema di indennità per malattia deve dimostrare di cercare lavoro. Intanto si sviluppa un amicizia tra l'anziano e una giovane donna che finirà a prostituirsi per la povertà e che non riesce come lui a mantenere la testa dritta; un primo cedimento ella lo ha quando ruba gli assorbenti al supermercato.
Anche lei figura umanissima.
La Potenza del film c'è tutta diretta dal grande regista marxista che intreccia perfettamente tre piani: quello psicologico, quello sociale e quello filosofico.
Laddove la filosofia potente del film è quella che alla fin della fiera siamo Uomini e come tali andremmo trattati e invece in questo sistema siamo dei Numeri in un data base, perché il sistema Capitalistico non è compatibile con la dignità umana di nessuno , neanche di chi galleggia in quel sistema.
(Francesca Romana Cerri, dalla rete)
 
siamo matematiche imprecisioni?
siamo solamente numeri?
domande a cui rispondere è strano,
viviamo, ciò basti, esistiamo....

domenica 28 ottobre 2018

Gibran, Pagliarani e l'amore


Che ci portiamo addosso il nostro peso
lo so, che schermaglia d’amore è adattamento,
guizzo, resistenza necessaria perché baci
la nostra storia i nostri uomo-donna
non solo all’ombra dei parchi
l’imparo ora, forse.

Oh, ma scompagina come il vento
freddo di viale Piave i giorni scorsi, e spaura,
quanto di me non solo porto
sulle spalle, ma mi tocca travasare
adattare al tuo fusto flessibile
e scontroso.

               Io che speravo
necessario e sufficiente solo il fiore
che affiora, tocco con le carezze oltre che il tuo
fusto flessibile lo specchio la certezza
di come sia insufficiente il mio amore
per la tua capacità di comprenderlo,
per la tua capacità di comprenderlo
come sia immane il mio bisogno d’amore.


Elio Pagliarani
da "Facendo finta che non s'appassisca il mare"
 

«L'amore  non possiede, né può essere posseduto.
Perché l'amore basta all'amore.
E  non potete pensare di comandare il cammino dell'amore:
se vi trova  degni, è lui a dirigere il vostro cammino.
L'amore non ha altro  desiderio che realizzare se stesso».

Khalil Gibran,

poeta, artista e filosofo libanese: le sue parole sono tratte da
Il Profeta, una raccolta capace di far riflettere sull'amore, la vita e l'essere umano.
La vera rivoluzione è rendere la nostra esistenza un luogo di poesia: condividerla con chi amiamo è un'avventura che vive di bonaccia, tempesta e passione come una nave che punta verso l'orizzonte infinito. (dalla rete)

il nostro peso, corpo o anima,
che importa, siamo, come siamo;

i nostri "vorremmo" restano
desideri imprecisi, vaghi come noi siamo...
 

sabato 27 ottobre 2018

Battigia e bagnasciuga

Nelle notti chiare
 
Nelle notti chiare,
risolvo il problema della solitudine dell’essere.
Invito la luna e con la mia ombra siamo in tre.
 
Gloria Fuertes
da "Storia di Gloria, amore, umore e disamore",  1980

La battigia o bàttima è quella parte di spiaggia contro cui le onde sbattono al suolo.
Si tratta di una fascia più o meno ampia, in funzione non solo dell'inclinazione del suolo e della forza del moto ondoso, ma anche dell'ampiezza delle maree.
Da un punto di vista tecnico, la battigia costituisce la parte superiore della zona intertidale (quella zona, cioè, che è compresa tra bassa e alta marea), ma in Italia questa distinzione non è di solito molto significativa, data la debolezza dei fenomeni di marea su gran parte delle coste della penisola.
La linea della battigia viene periodicamente monitorata dalle autorità preposte alla difesa delle coste, per rilevare tempestivamente gli spostamenti della linea di costa, e prendere le misure necessarie...
 
le notti chiare passate d'estate, una barca,
sciabordio di timide onde e battigia;
i ricordi, come le presenti note,
affollano, accerchiano, ricordano...
 
...La battigia viene talvolta impropriamente chiamata bagnasciuga in seguito al celebre discorso di Benito Mussolini del 24 giugno 1943
Per anni, infatti, se qualcuno diceva “bagnasciuga” per dire “battigia” faceva lo stesso errore che per primo fece Mussolini quando disse, nel celebre “Discorso del bagnasciuga” del 24 giugno 1943, che se gli anglo-americani avessero tentato uno sbarco, sarebbero stati bloccati “sulla linea che i marinai chiamano bagnasciuga”.
Di fatto, poi, gli anglo-americani non furono fermati e sbarcarono fra il 9 e il 10 luglio sulle coste siciliane cominciando così la liberazione dal nazi-fascismo mussoliniano.
Per anni la parola fu collegata allo svarione mussoliniano (beata ignoranza ndr), con tutti gli impliciti negativi del caso.
Da allora però (potenza della comunicazione di massa, anche quando diffonde errori), le persone hanno cominciato a dire sempre più spesso “bagnasciuga” per “battigia”, tanto che i dizionari (non so da quando) hanno finito per accettare l’uso improprio.
Sarà, ma io preferisco chiamare battigia quel pezzo di spiaggia.
In realtà il bagnasciuga è la linea di galleggiamento delle navi ( quella zona compresa tra la linea di galleggiamento massima e minima dello scafo) e non quella parte di spiaggia contro cui battono le onde (dalla rete e da Wikipedia). 

venerdì 26 ottobre 2018

Quali fiori?


Quali sono i fiori recisi da cimitero più adatti all’autunno?
Le possibilità sono molte e non solo tra i fiori recisi: in alcune casi, infatti, soprattutto se non potete cambiare le fioriture con una certa frequenza, è meglio optare per piante in vaso.
Vedere i fiori secchi su una tomba è un segno di incuria che rende l’ambiente ancora più malinconico.
(dalla rete)
 

Congedo dell’ autunno

Avevo già udito il richiamo del tordo
accanto alle vecchie acque
del fiume o nella luce vetrata

dei lenti olivi del sud.
Pensavo allora che non poteva morire
chi tanto ha amato

il chiaro timbro delle vocali
portate dal mare – l’autunno,
lui moriva nelle fiamme


alte dei castagni,
nel sonnambulo ondeggiare
delle greggi, negli occhi delle donne


dal cuore affaticato,
simili a rami spezzati
– loro, che furono sorelle della rugiada.
 
Eugenio de Andrade
Traduzione di Giulia Lanciani
 

Per scegliere i fiori recisi da cimitero, in ogni caso, è meglio optare per quelli di stagione, in modo che possano resistere il più a lungo possibile. Il fiore che di certo non può mancare è il crisantemo che, pur tradizionalmente legato ai defunti, sta in realtà trovando spazio anche in contesti più gioiosi.
Della stessa famiglia del crisantemo possiamo citare anche il settembrino (aster frikartii), di uno stupendo colore blu-violetto.
Tra i fiori recisi da cimitero adatti alla stagione autunnale ci sono anche i narcisi, perfetti per illuminare con il bianco candido dei loro petali un ambiente dominato dal grigio delle tombe e dal verde scuro degli alberi.
Se invece preferite decorare la tomba con colori forti e gioiosi, si potrebbero scegliere le celosie, in fioritura per tutto l’autunno.
Particolarmente resistenti ai primi freddi perché tipici del tardo autunno sono invece i ciclamini, di colore rosa e capaci di resistere a lungo.
Per quanto siano resistenti, i fiori recisi in un cimitero sono comunque da sostituire con una certa regolarità o, perlomeno, ogni settimana, andrebbe rinnovata l’acqua nel vaso.
Inutile aggiungere che questa potrebbe essere una buona occasione per visitare con maggiore frequenza un caro che non c’è più.In ogni caso, se ancora non siete sicuri della scelta chiedete sempre consiglio al vostro fiorista di fiducia, che vi saprà indirizzare verso una composizione floreale che non appassirà dopo pochi giorni e che non richiederà una manutenzione costante, specie se non potete recarvi spesso a trovare i vostri cari estinti (dalla rete).

quest'autunno, strano, caldo, irreale,
tra un po' il mese dei morti, i defunti;
cimiteri lastricati di fiori solo ora, poi,
ci si dimentica tutto fina alla prossima...

giovedì 25 ottobre 2018

Traducendo

Traducendo Brecht
 
Un grande temporale
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov'erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d'un poeta o mutarsi
in altra, non per noi più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l’odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici

scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro. ma scrivi.
 
Franco Fortini
da "una volta per sempre", 1963
 
Il traduttore è sempre stato un mestiere praticato fin dall’antichità.
Oggi, nell’attuale mondo globalizzato e basato su Internet, dove le informazioni sono una costante del nostro quotidiano, è importante capire la realtà che ci circonda, realtà che spesso si esprime in una lingua a noi sconosciuta.
 Ecco quindi delinearsi l’importanza della figura del traduttore con le sue diverse varianti: da traduttore generico, si è passati al traduttore specializzato,cioè traduttore di testi legali, traduttore giurato, traduttore scientifico, traduttore letterario, traduttore tecnico nelle più disparate specializzazioni e così via.
Queste figure sopra descritte si riferiscono solo a coloro che lavorano traducendo testi scritti, trasmessi in forma di file elettronico nei formati più disparati. 
A costoro si affiancano gli interpreti, professionisti della traduzione di lingua parlata, a loro volta divisi in due categorie fondamentali: traduttori simultanei e traduttori consecutivi, i primi traducendo mentre l’oratore parla e i secondi traducendo durante le pause dell’oratore.
 Personalmente credo che ci siano alcuni punti da tenere bene in conto relativamente a questa professione:
1) il miglior traduttore è quello che traduce verso la propria lingua madre.
2) le lingue si imparano anche a scuola, ma solo con l’esperienza si acquisisce la vera abilità per padroneggiarle.
3) non è vero che i cosiddetti traduttori automatici sostituiranno il ruolo dei traduttori: sarà possibile ricevere una traduzione automatica per far capire il senso di un discorso in una telefonata, ma dovendo concludere un contratto importante, entrambe le parti vorranno capire bene nella loro lingua, senza dubbi o incertezze, tutti i termini del contratto sottoposti alla loro firma, necessitando quindi della collaborazione di un traduttore esperto, specializzato in contratti.
(dalla rete). 
 
le cose degli altri, gli scritti,
quelli impressi nel cuore e nel ventre;
come magiche formule impregnano
le anime, le teste, i pensieri...
 
 

mercoledì 24 ottobre 2018

Amore carnale


come una bufera voglio
volare sul tuo corpo
annegare la mia sete
mentre le tue labbra
stanno su di me
solo che

la mia
sete non può essere
estinta
sono una cava di pietre
con ghiaia e sabbia
asciugo le lagrime
sotto
uno sterile
ciliegio
come una bufera voglio
cadere su di te
imperversare nei tuoi capelli
come vento contrario
toglierti il respiro
& perdere il mio
solo che
il mio respiro è leggero
come fossi calmo
il mio cuore
una fiamma azzurra di carne
in decomposizione 
 
Norbert Conrad Kaser
da "La dolcezza della ribellione"
traduzione di Gio Batta Bucciol
 
 
 ...tra il Medioevo e il casto romanticismo si è incuneata la cultura libertina, che dà dei punti alle nostre fantasie più osées; ma che a sua volta, guarda caso, aveva nel medioevo molti più modelli di riferimento di quanti non ci aspetteremmo. Medioevo casto e represso.
È uno dei più radicati tra i nostri luoghi comuni; come quello di un medioevo igienicamente poco raccomandabile, ad esempio.
Errore. 
La nostra età di mezzo pullulava di “bagni” e di “stufe”, in parte ereditate dall'età romana – ma anche da certe tradizioni barbariche ad esempio dal bagno di vapore turcomongolo - , in parte reimportate attraverso il mondo musulmano, a sua volta erede della tradizione bizantina. 
Una stufa medievale con annessa camera da letto
E nei bagni non ci si limitava a lavarsi: “stufa” era sinonimo di bordello.
D'altro canto, lo spettacolo della nudità, aborrito dalla riforma protestante in poi – era nei secoli di mezzo alquanto comune e consueto.
E allora, il Medioevo mistico, innamorato della Vergine Maria e per il resto tutto onore e gelosia, nel quale circolavano congegni come le cinture di castità?
L'amore mistico e spirituale, quello rivolto alla Madonna e passato poi, attraverso trovatori , trovieri e Minnesänger all'amor cortese e al culto della “donna angelica”, costituiva senza dubbio una grande, etica ed estetica.
Ma c'era anche ben altro.
L'amore fatale, l'amore-passione travolgente e inestinguibile è, secondo un ormai classico studio di Denis de Rougemont, L'amour et l'Occident (1939), un'invenzione dell'occidente medievale, i grandi modelli del quale sono un romanzesco (Tristano e Isotta) e uno storico (Abelardo ed Eloisa).
Jack Goody (il furto della storia, Feltrinelli 2006) ha obiettato che le cose non stanno proprio così: e che anche l'Antico Egitto, poi almeno India, Cina e Giappone la sapessero lunga al riguardo.
Certo comunque, il medioevo conosceva bene la lussuria, che Dante tratta come un grande peccato, (il più lieve tuttavia tra quelli mortali) e ci mostra condannata nell'Inferno.
Ma eccoci al punto:
la poesia cavalleresca e più tardi quella lirica e la novellistica, al pari magari di certe dissimulate forme d'arte plasticofigurativa, sono meno molto amare di quanto siamo abituati a pensare di esempi d'amore fisico anche alquanto spinto: al limite, non di rado, quel che per noi sarebbe l'erotismo se non addirittura la pornografia.
Il bel libro recente di Florence Colin-Goguel, L'image de l'Amour charnel au Moyen Âge (Seuil 2008, prefazione di Michel Pastoureau) ci dà ampia materia di modificare a proposito del nostro medioevo, parecchie idées reçues che pigramente ci portiamo dietro.
Codice di Manesse.
Scena di amor cortese
Zavorrato dall'austera continenza d'origine paolina e poi ascetica, ma insidiato non solo dall'eredità erotica della cultura latina bensì anche da certi modelli biblici ( il Cantico dei Cantici... ), il Medioevo occidentale ha coltivato un interesse e una propensione per l'amore fisico spesso sconfinato – come nella tradizione goliardica – in forme grottesche, dissacratorie e paradossali, ma alimentato anche da una raffinata tensione intellettuale che si sfogava perfino in un accurata trattatistica e raggiungeva, invadendola, perfino la teologia morale.
Tempo di gelosia e di segregazione, il Medioevo era anche età di società di soli uomini e di donne sole, dove rapporti omosessuali e autoerotismo avevano modo di espandersi.
Dietro le stesse tradizioni cavalleresche e monastiche, chiericali e universitarie, si avverte spesso, e nemmeno troppo nascosto, il brivido dell'androginia e dell'eros “alternativo”.
Gli stessi cacciatori d'una “repressione della donna” in età medievale avrebbero modo di ricredersi, quanto meno studiando la società aristocratica.
In pieno dodicesimo secolo, corti come quella di Eleonora duchessa di Aquitana (la madre di Riccardo cuor di Leone) erano luoghi nei quali si praticava e si teorizzava l'adulterio, mentre più tardi, nelle società mercantili l'uso delle more delle russe e delle circasse tenute come schiave domestiche avrebbe diffuso forme di poligamia pratica e popolato il mondo di bastardi: che sovente avevano anzi un loro ruolo e perfino araldico riconosciuto.
Scorrendo le immagini e le pagine proposte della colin-Goguel, allieva di Le Goff e di Chastel, si resta addirittura stupiti nel constatare come dalla musica ai tornei, dai giochi alle passeggiate in giardino, dagli usi enogastronomici alle stesse metafore religiose, il medioevo fosse pervaso di erotismo e di attrazione carnale .
La stessa eresia catara, che proclamava come il massimo peccato contro Dio fosse la riproduzione, che perpetuava la schiavitù dello spirito entro la prigione carnale, era poi molto meno severa nei confronti delle forme di erotismo che contassero dispersione del seme e non dessero quindi frutti.
E questa considerazione attenua di molto lo stupore di qualcuno, allorché constata quanto il catarismo fosse diffuso in contrade gioiose come la dolce Provenza.
Per tacere dei frequenti coiti diabolici.
Immaginari, d'accordo, anzi illusori.
Ma dopo il dottor Freud, la sappiamo lunga al riguardo.
 
Tratto da Medioevo in Umbria articolo di Franco Cardini - dalla rete)

 
bufere nel cuore, nelle anime,
i pentimenti fanno parte del gioco,
io ho perduto gli amici da tempo
ma loro non ancora lo sanno...
 

martedì 23 ottobre 2018

Tùrbine

Sensazione di turbine
 
Ansia.
Gonfia imminenza della morte.
Le case sagomate;
i campanili stagliati;
le porte incise.
Bronzee lastre di silenzio.
Tra cielo di nubi lanose,
e terra calma,
il cuore,
sospeso ai fili interminabili
dell’ignota paura.
Un battistrada leggiero:
fremito di fronte, bricioli di carta,
strepito indistinto nei giardini,
sui selciati…
Un rapido squadrone:
nuvole di polvere, palpito di veli,
flutto di tende
– qua e là –
misterioso vacillìo della città.
Una turba balzante in arme:
cappelli, gonne in aria,
accecanti orde di polvere.
Un esercito interminabile di ribelli:
usci, finestre, porte – schiantati –
fragorìo di vetri, panni volanti,
spettri balzanti,
braccia spalancate a un davanzale
contro sforzi di persiane.

Un urlo di maree popolose
espresse dal grigiastro, cavernoso
estuario degli orizzonti.
Sosta.
Pausa nella musica vertiginosa.
Tremola qualcosa
e si posa.
Poi di nuovo furibonde
le onde dei venti,
le correnti del turbine,
trascinano le case tra nebbie di polvere,
incalzano i giardini scapigliati.
Poi di nuovo
il suono, il rombo, il frastuono,
e l’orchestra formidabile,
con trombe di camini,
con timpani di vetri,
con grancasse di portoni,
e violini, violini di fili telegrafici.
 
Schizza talvolta dalle nubi
la fulminea bacchetta
del maestro urgano,
sul poema sinfonico dei venti.
 
Luciano Folgore
 
tùrbine
sostantivo maschile -TRECCANI-
[dal lat. turbo -bĭnis «vortice, movimento vorticoso; trottola»]
 
 - 1. Vortice di vento; vento impetuoso che gira vorticosamente: il turbine della bufera; piante sradicate dal turbine; un turbine sollevò la barca come un fuscello. Analogamente, turbine di neve, di polvere, di sabbia, che, sollevate dal vento, girino vorticosamente; fig., lasciarsi trasportare dal turbine delle danze.
- 2. figurato.
a. Moltitudine di cose astratte in tumulto: un turbine d’idee si agitavano nel suo cervello; essere travolto dal turbine delle passioni.
b. Gran quantità di persone, animali, cose, che avanzino o scendano e s’aggirino con impeto compiendo grandi danni: paese invaso da turbini di barbari, di fuggiaschi; turbini di cavallette distruggevano tutte le messi; vide sul vallo Fra un t. di dardi Aiace solo (Foscolo).
 
di ansie ne abbiamo fin troppe,
quelle di Lei che pesano al petto;
le mie, che nessuno conosce,
riesco ancora a tenerle per me...

lunedì 22 ottobre 2018

Piccola storia che parla di ascolto... e poesia

“C’era una volta un pover’uomo che chiedeva qualche spicciolo all’angolo di una strada.
Era conosciuto da molti negozianti e passanti della zona come una persona mite e che non dava assolutamente alcun fastidio: si limitava con molta discrezione ad esporre il suo cappello ed un breve biglietto per raccontare la sua storia.
Con regolarità passava da lui un signore molto distinto, che si fermava a parlare con lui.
All’inizio nessuno dei vicini ci fece caso, ma poi questa presenza periodica iniziò ad attirare l’attenzione.
Qualcuno notò che questo signore, sempre ben vestito, non lasciava mai neanche un soldo, e così incominciarono a circolare critiche di tutti i generi sulla “tirchieria” di questo personaggio.
Tuttavia l’ometto sembrava sempre molto contento di vederlo.
Una volta uno dei negozianti presso cui il nostro ometto stazionava, dopo che il signore distinto fu andato via, gli chiese: “Come stanno andando le entrate oggi?” “Molto poco… anzi quasi nulla…”
In quel momento passò una signora che lasciò qualche centesimo… 
 Al che il negoziante aggiunse con una punta di sarcasmo: “Certo però che se almeno quel signore così distinto ti desse una frazione dei suoi averi, potresti evitare di stare qui tutto il giorno…”
“Oh, no, non è così – rispose l’ometto –
Sai chi è quello? Quello è il presidente di una grande società: per parlare con lui la gente fa la fila per settimane. Ogni minuto del tuo tempo vale un sacco di soldi…”
“E allora? A maggior ragione dovrebbe dare di più…”
“Ma lui da di più… Mi dona ogni giorno il bene più prezioso che ha una cosa che non si riguadagna: un po’ del suo tempo per ascoltarmi e per farmi sentire importante per qualcuno… E’ qualcosa che non potrà più avere in nessun modo, perchè il tempo non ritorna…” (dalla rete)


Ascoltate!

Ascoltate!
Se accendono le stelle –
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d’essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella! –
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
“Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Sì?!”.
Ascoltate!
Se accendono
le stelle –
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?!
 
Vladimir Majakovskij
traduzione di Angelo Ripellino
 
 
ormai non si ascolta più,
viviamo di slogan, proclami, assurdità;
siamo orecchie da mercante nel limbo
di anime disperse nella corrente...