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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 19 marzo 2025

Antar

La suite sinfonica Antar fu ispirata a Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov da un racconto arabo di Senkovskij.
Antar
, nemico di tutta l'umanità, è divenuto eremita in un deserto (e si aggira tra le rovine di Palmira). Un giorno salva una gazzella da un grande uccello, con il quale ingaggia un combattimento, per poi esausto cadere addormentato: Antar sogna di trovarsi nel palazzo della bella regina Gul-Nazar, che è proprio la gazzella che ha salvato. Come ricompensa, la regina offre ad Antar di provare tre grandi gioie della vita: la vendetta, il potere e l'amore. Antar accetta e ringrazia, poi fa a sua volta una richiesta: di morire allorquando questi piaceri diventassero una noia. Intanto Antar si è innamorato della regina. Dopo qualche tempo, stanco di questa passione, viene preso dalla regina, e baciato con tale intensità da morire.

Tempio distrutto

Questa di magri citisi, di lente
Ginestre e d’orni screzïata altura
Sacra a un nume già fu, quando Natura
I voti udiva della umana gente.

Allora intorno al dittero nitente
Frondeggiando crescea la selva oscura,
E da quel greppo scaturia di pura
E tersa onda lustrale una sorgente.

E qui traeano al novo sole i cori
Delle danzanti la gioconda offerta
Di bianchi pani e d’odoranti fiori.

Squallido e sgombro giogo or la deserta
Luna contempla, e tra le balze e i fori
Le sacre pietre sparse giù per l’erta.

Arturo Graf

Tra le rovine antiche vibra
un cuore ritenuto duro e solo;
tra le pieghe del tempo rivedo
un giovanile errore, ancora... 
 
Antar, Op. 9 è una composizione per orchestra sinfonica di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov
L'opera fu scritta tra il 1867 ed il 1868, fu poi revisionata nel 1875 e nel 1897; il compositore inizialmente la chiamò Seconda sinfonia, solamente in seguito ne cambiò la denominazione in Suite sinfonica (dalla rete).

sabato 22 aprile 2023

Il giorno della terra e i Galagoni

I galagoni (Galagidae)
 
sono delle buffissime creaturine, caratterizzate da enormi occhi sferici e grandi orecchie.
Nonostante il loro aspetto questa famiglia di animali africani, che comprende ben cinque generi, è imparentata con la nostra specie, appartengono infatti alle proscimmie, un sottordine dell’ordine dei primati.
 
Versicoli quasi ecologici

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il
galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore.
Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: “Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra” 
 

Giorgio Caproni

Nel tuo giorno o terra ti imploro!
Sia il vento ad accarezzare i bimbi,
sia la pioggia a piangere il dolore dei tanti;
Terra madre, ti prego! fammi sognare... 
 
Non più grande di un gatto, il galagone è un animale notturno, durante il giorno vive nascosto sugli alberi per uscire la notte alla ricerca di cibo
Grazie alle lunghe zampe posteriori, i galagoni fanno grandi salti da un ramo all’altro e si muovono sul terreno come piccoli canguri. 
Hanno una vista straordinaria, un olfatto eccellente ed un ottimo udito. 
Gli occhi frontali sono talmente sensibili alla luce che consentono di vedere chiaramente anche nella quasi completa oscurità. Una volta che i raggi luminosi attraversano la retina rimbalzano indietro grazie ad una  superficie riflettente chiamata tapetum lucidum
È proprio questa particolarissima struttura anatomica che è responsabile della luminescenza degli occhi del galagone nell’oscurità.
I galagoni sono anche soprannominati “bush babies”, ovvero “bambini della selva”, per via dei loro peculiari tratti neotenici (ovvero quelle caratteristiche morfologiche e fisiologiche tipiche delle forme giovanili, come appunto gli occhioni e i lineamenti morbidi), ma anche per le ridotte dimensioni e perché emettono un verso che ricorda il vagito dei bambini (quello che tipicamente fanno i neonati).
 
Studiare i galagoni può fornirci molte informazioni sull’evoluzione della nostra specie
Queste proscimmie sono infatti primati ancestrali e alcuni comportamenti, come le strategie riproduttive (che nel galagone sono poliginiche, ovvero la strategia riproduttiva in cui un maschio si accoppia con più femmine) e le strutture sociali potrebbero essere quelle dei primati primitivi. 
Mentre un tempo le proscimmie erano considerate “primati inferiori”, oggi recenti ricerche hanno dimostrato la complessità “di sistemi sociali in cui le strategie di foraggiamento solitario non escludono altre forme di interazione tra i vari individui e in cui i modelli di comportamento non risultano rigidi ma consentono un elevato livello di variabilità”, si legge nel libro La scimmia e il cacciatore. Interpretazioni, modelli sociali e complessità nell’evoluzione umana”, di Francesca Giusti.
(dalla rete).

domenica 1 gennaio 2023

Sciocchezze #38 (sono liberi i mastini della guerra)

 “Invoca la strage! 
E lascia liberi i cani della guerra”
 

Propositi

Si comincia sempre
con buoni propositi,
la bontà, la gentilezza, l'amicizia;
schermati dal buio latrano
i mastini della guerra,
siamo noi, sempre noi...

Gujil

Le folle plaudono Giulio Cesare in seguito alla sconfitta di Pompeo il Grande, ma molti Romani sono preoccupati per il potere e l'autorità che il grande dittatore sta guadagnando. Fra loro figura un importante cittadino, Cassio, e il rispettato Marco Bruto, amico di Cesare. Le conseguenze delle loro azioni getteranno ben presto la Repubblica in uno stato di disordine violento e doloroso... La più grande tragedia romana di William Shakespeare rompe ogni convenzionale regola drammatica, creando né un eroe chiaramente definito, né un reale antagonista (dalla rete).
 

venerdì 25 febbraio 2022

Promemoria per la guerra in Ucraina

Promemoria

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno, né di notte,
né per mare, né per terra:
per esempio, la guerra.

Gianni Rodari

 
mi sentirei ridicolo a parlare di affetti
adesso, ora che la gente va in guerra;
sono costernato dalla stupidità che siamo
la violenza è dentro di noi da sempre...

mercoledì 16 febbraio 2022

Non voglio amare più

Status
sostantivo maschile, latino -TRECCANI-

Termine corrispondente all’italiano stato «condizione, posizione», usato, oltre che in espressioni latine storiche (per es., status civitatis, la condizione di possedere la piena cittadinanza romana), anche in contesti ital., soprattutto nel linguaggio politico e giuridico, per indicare la condizione giuridica di una persona, o la situazione politica e giuridica d’uno stato o di parte di esso; nelle scienze sociali (sull’esempio dell’uso ingl. di status: vedi anche status symbol), per indicare la posizione di una persona in un sistema sociale, o il livello gerarchico di un dirigente o di un funzionario; e in sociolinguistica, per designare la considerazione sociale di una varietà di lingua o di un dialetto, o anche di una forma linguistica (dalla rete).


  Non voglio amare più

Se ti dice la tua bella:
"T'amo tanto vita mia"
non t'illudere, che quella
è la prima sua bugia.
Se le dici: "Amore mio,
amerò sempre te sola"
ci scommetto vivaddio,
questo sull'onore mio,
che tu menti per la gola.

Non voglio amare più, non voglio amare;
l'amore è stato sempre un'avventura.
Non voglio amare più, non voglio amare;
l'amore a me fa tanta paura.

"Non voglio amare più, non voglio amare"
ho detto al cuore, al povero mio cuore.
"Non voglio amare più, non voglio amare;
non voglio darti più questo dolore".

Se ti dice: "Dalla sarta
sono andata" non è vero;
"Dalla mia cugina Marta
sono stata", c'è mistero.
"Ho comprato quest'anello"
ti dirà col suo candore:
stai tranquillo che per quello
brillantissimo gioiello
sotto c'è Commendatore.

"Non voglio amare più, non voglio amare"
lo dico sempre, si, ma non è vero;
"Non voglio amare più, non voglio amare"
non è la verità, non son sincero.
 

Antonio De Curtis

basta... basta... basta e ancora non sembra
che l'attimo ceda al pensiero, al dolersi;
affetti preclusi da inoppugnabili
"status" di fatto,
piccole vele, balia del vento che soffia...

martedì 8 febbraio 2022

Non buttiamo via

Non voglio gettare via la vita 
 
Perché si parla soltanto di capelli canuti
e di saggezza?
Quando si va spegnendo l’arbusto della vita,
le esperienze non hanno valore.
Del resto non ne hanno mai avuto.
Dopo la grandinata delle tombe
la colonna fu scagliata in alto con irruenza
e quattro poeti di stato
appoggiarono il dorso alla sua pesantezza,
per scriver sulle pagine dei libri
un loro bestseller.
La fontana è ormai vuota,
cicche vi sono sparse
e solo titubando il sole scopre
il lutto della pietra sconvolta.
Qui si potrebbe anche mendicare.
Ma gettar via la vita,
solo così per nulla,
è questo che non voglio
 
Jaroslav Seifert
 
“Non bisogna buttare via 
il bambino con l’acqua sporca”
  
è un modo di dire che si usa per criticare chi, rifiutando qualcosa del passato (un brutto periodo, un cattivo governo, un amore finito ecc.) finisce con il voler cancellare proprio tutto di quel passato, magari anche quel qualcosa di buono che certamente c’è stato e che potrebbe essere salvato.
 
questo vivere che per qualcuno è peso,
quel rimanere su binari che scartano spesso;
siamo fatti di sogni e di incubi profondi,
ricuciamo strappi soli e lontani...
 
Il modo di dire non è italiano: viene dal tedesco "Kind mit dem Bade ausschütten", documentato già in un libro del 1512 ("Narrenbeschwörung" di Thomas Murner, dove troviamo la bella illustrazione di una donna che butta via l’acqua sporca di una tinozza dimenticandosi che dentro c’è anche un bambino). 
In tempi più recenti è stato usato da scrittori importanti, come per esempio Günter Grass. 
Lo stesso modo di dire è presente poi anche in inglese nella forma “don’t throw the baby out with the bath water”. (dalla rete)

mercoledì 8 dicembre 2021

Giorni di minime #80

 
i depositari della ragione parlano
spesso incrociano i discorsi col vento;
sono un essere fatto di suono
e le parole incidono il cuore...
 
Gujil

lunedì 31 maggio 2021

Non illuderti

"Non t'illudere"
è il titolo di una poesia di Marino Moretti (Cesenatico 1885 - ivi 1979) che fu pubblicata per la prima volta nella raccolta "Poesie scritte col lapis", Ricciardi, Napoli 1910.
Esclusa nel 1919 da "Poesie (1905-1915)", ricomparve nel 1949 in una raccolta antologica di Moretti che portava il medesimo titolo di quella in cui apparve inizialmente.
Presente è anche in "Tutte le poesie" (Mondadori, Milano 1966) con alcune varianti.
In simil forma fu ripresentata in una nuova antologia avente ancora una volta il titolo: "Poesie scritte col lapis", uscita nel 1970 presso la Mondadori.
Il tema è quello delle illusioni: il poeta esorta fraternamente il lettore ad abbandonare ogni illusione ed a prendere atto della realtà delle cose, pur se questa si presenti in modo crudo e doloroso (dalla rete).

Non t'illudere

Non t'illudere, fratello,
se il cielo è tutto di rosa
e l'anima riposa
sotto il suo triste fardello:
sappilo, non ti rimane
che un pezzo di pane.

Non t'illudere per via
se in ora crepuscolare
tutto qui sembra affrettare
l'ansia dell'avemaria:
sappilo, non ti rimane
che un suon di campane.

Non t'illudere: hai finito
di pretendere qualcosa:
colta hai l'ultima tua rosa,
l'hai sciupata in un convito:
è molto se ti rimane
fedele il tuo cane.

Marino Moretti
da "Tutte le poesie"

illusioni comprimono il mio mondo,
ora che sai, ora che sono torvo;
nel senso del tempo ritrovo spesso
arditi pensieri e tenere parole...


Un'illusione
è una distorsione di una percezione sensoriale o cognitiva, causata dal modo in cui il cervello è solito organizzare ed interpretare le informazioni che riceve. Le illusioni possono coinvolgere tutti i sensi, ma quelle ottiche sono le più emblematiche e conosciute, dal momento che la vista spesso prevarica gli altri sensi.Si differenzia dall'allucinazione che è caratterizzata da uno stato in cui ciò che si percepisce non è empiricamente presente nella realtà in quel dato momento.L'allucinazione è infatti definita come “percezione senza oggetto”. (dalla rete)

martedì 1 gennaio 2019

Capodanno col botto... ed i ladri

 
Capodanno col botto
 
visite sgradite in casa nostra la notte di Capodanno,
ladri di sentimenti hanno rubato ricordi preziosi
più per l'anima che per il portafoglio, cose di madre,
piccole gioie di nonna, le spille dei vecchi.
Violati nel cuore ma non nell'anima...
Buon anno anche a loro... dopotutto
 
Gujil

mercoledì 12 dicembre 2018

Uccelli nel vento

Risultati immagini per uccello nel vento
Sei qui, volteggia l’uccello del vento,
tu mia dolcezza e ferita, mio bene.
Sfuma la luce di antichi torrioni,
la tenerezza schiude i suoi sentieri.

La terra ora ci è patria. E ci inoltriamo
tra l’erba e tra le acque, dentro il bosco,
dal luccichio dei baci in questa vasca
a quello spazio in cui cadrà la lama.

“Dove siamo?” Perduti dentro il cuore
della pace. Qui, più nessun rumore.
Ma sotto scorza e fango, sotto pelle,

il sangue con la sua forza di toro,
che fugge, che ci rimescola e scrolla,
come sui campi i rintocchi sonori.
 
Philippe Jaccottet
da "Lo slancio del vento"
Traduzione di Fabio Pusterla
 

La formazione a V
prevede che un uccello voli al vertice e tutti gli altri lo seguano sistemandosi in un doppio schieramento, nel quale ciascun individuo vola con una traiettoria parallela a quello che lo precede, ma leggermente spostata verso l’esterno.
Questa disposizione viene adottata sia durante brevi spostamenti, sia per i trasferimenti migratori e viene scelta per ragioni aerodinamiche.
Solo così, infatti, ogni elemento dello stormo riesce a sfruttare i vortici generati dall'uccello che lo precede:
vortici che "risucchiano" l'uccello che vola dietro.
L’uccello che apre la formazione fa dunque più fatica degli altri, e per questo avviene un cambio periodico nel ruolo di apripista.

Non tutte le specie però scelgono questo tipo di volo, tipico per esempio delle oche e dei cormorani.
I passeriformi, uccelli più piccoli e leggeri, volano sparsi o a gruppi, e ciononostante sono tra quelli che compiono i più lunghi tragitti di migrazione.
(dalla rete, Fonte: Focus)  
 
un inno alla natura, alla terra,
ci stiamo rovinando il futuro,
fingiamo che non sia vero, mentiamo
anche a noi stessi, ai nostri figli...

venerdì 23 novembre 2018

La sorte

6
 
Oscuramente
libri, stampe, le chiavi
han la mia sorte.
 
Jorge Luis Borges
 
 
ancora essenzialità, sintesi,
le attese sono così, crude;
la sorte è segnata, sempre,
probabilmente viviamo di sogni...
 
 
sorte
(Tyche)
vocabolario TRECCANI

Forza che si immagina regolare in modo imprevedibile le vicende umane, senza che la volontà degli uomini possa nulla contro di essa, e il complesso delle vicende e delle condizioni materiali e morali che essa distribuirebbe a ciascuno degli uomini.
La Sorte, come concetto o personificazione, appartiene da sempre a ogni cultura umana, e il mondo greco anche in questo non fa eccezione, con la presenza delle Moire prima e della Tyche poi.
Gli Elleni avevano un termine preciso per identificare il fato: μοῖρα, “moira”, parola che viene dal verbo μείρομαι, “meìromai”, che significa “avere in parte”. I Greci, infatti, avevano un’idea molto particolare del destino: ad ognuno di noi tocca una fetta della sorte umana, che nemmeno gli dei possono cambiare o toccare.
Le 3 Moire infatti, personificate in Cloto, Lachesi e Atropo, controllano addirittura il mondo divino e sono superiori ad esso (interessante come questa gerarchia sia passata al mondo etrusco, dove Tinia, la sorte, è riconosciuta al di sopra delle divinità, e molto meno a quello romano, dove le tre sono dette Parche) (dalla rete).

Tyche Moire sorte letteratura greca
 

martedì 30 ottobre 2018

Riflesso autunnale n°5 con rabbia

 quando la rabbia arriva, dentro, forte,
il mondo appare orribile e contro, sempre;
non si lasciano spiragli al dunque, al mentre,
siamo balia dei respiri affannosi, delle ansie
paure notturne agitano risvegli improvvisi...
 
Gujil
 
Quando si prova rabbia repressa è probabile che ci si senta come una pentola a pressione: si arriva un punto in cui non si regge e si vorrebbe esplodere. Il guaio è che questa rabbia non solo diventa distruttiva per le persone che ci circondano, ma è devastante per noi che la proviamo e ci stiamo male (dalla rete).

martedì 24 luglio 2018

La sciarpa rossa

La sciarpa rossa
 
In alto un atrio nel cielo.
Il sole, al di là. Il comandante
Del vecchio mercantile riceve un viaggiatore.

Un oblò è aperto, le onde sono vicine. 

E lui che fa? Si è alzato, lancia
Da questo oblò una cosa, poi altre.
Così: perché, mi dice, questa sciarpa,

Mio padre me la donò, alla mia partenza
 
Per il primo di tanti viaggi.
L’ho amata, mi è parso che mi dicesse,

L’ho serbata per questo giorno in cui muoio.
 
La spinge fuori, essa si ripiega
Sulla sua mano, e si rigonfia, poi si dispiega.

Per un istante su noi due tutto il cielo è rosso.
 
Yves Bonnefoy
da "L'ora presente", 1911
 
Genova, anno 2007:
manifestazione a dieci anni dal vertice del G8 Don Andrea Gallo
con sciarpa rossatra i manifestanti col pugno sinistro chiuso.Quella sciarpa rossa di don Gallo simbolo di lotta
La tela rossa che fu di don Andrea, il prete genovese,
è stato portato al funerale di Pietro Ingrao
 
è un colore che ormai si è stinto,
in me, nella mia anima;
sono più portato al ricordo
ora penso e ripenso, medito...

martedì 19 giugno 2018

Riflesso

 
 

nel caos qualcuno gode,
come sempre siamo soli con noi stessi
in un attimo tutto si scombina,
torniamo alle origini, sempre...
 
Gujil
 
 

domenica 17 giugno 2018

Riflesso

 


Irritato dalle brutture umane capisco
che il mio tempo è ormai ricordo,
smetto di congetturare e riposo,
poi,
in un insito moto di orgoglio grido,
peccato che nessuno mi senta...
 
Gujil