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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 31 luglio 2018

8° riflesso estivo

 

il caldo mi toglie le forze,
i pensieri scarseggiano all'afa,
vorrei ma no so, non posso,
sono solo respiro affannoso
 
Gujil

lunedì 30 luglio 2018

7° riflesso estivo

 
 
Questo caldo mi toglie
parole ai pensieri,
ritrovo scorse emozioni...
 
Gujil

domenica 29 luglio 2018

6° riflesso estivo

 
sto in disparte, aspetto,
il colore del mare conta,
contano le cose, eppure...
 
Gujil
 
 

sabato 28 luglio 2018

Straniero

Lo straniero
 
Quello che domandò la strada,veniva dalla Grecia.
Argo, Chio, Atene.
La strada per la stazione di Badem
era difficile da indicare.
Ho pensato all’Odissea.
Mi salutò togliendosi il cappello: nelle gocce di pioggia
brillavano delfini
d’argento.
 
Rainer Brambach
 
Milano. Pretende che uno straniero parli italiano e lo picchia spaccandogli gomito e braccio
Milano. Pretende che uno straniero parli italiano e lo picchia spaccandogli gomito e braccio

Pretende che uno straniero parli italiano e lo picchia spaccandogli gomito e braccio 


Follia pura nella periferia di Milano dove uno straniero, originario dello Sri Lanka, è stato aggredito da un 50enne di Caserta che pretendeva che parlasse in italiano. 
La vittima, un 42enne, era impegnata in una conversazione telefonica con un suo connazionale, in cingalese, attorno alle 13.30 di martedì. Stava passeggiando lungo via Antonio Martinazzoli, in zona Bruzzano, quando improvvisamente la sua chiamata è stata interrotta dall'aggressore. 
L'uomo, armato di taglierino, gli ha intimato di parlare in italiano, puntandogli addosso la lama.
A quel punto l'asiatico ha reagito. Nella colluttazione il 42enne è riuscito a disarmare il 50enne ma è caduto a terra.
Allora l'aggressore - che era insieme alla propria compagna che, però, non ha partecipato all'attacco - si è buttato addosso al cingalese e gli ha dato due schiaffoni in faccia mentre con l'altra mano ritorceva con veemenza il braccio dello straniero, schiacciandolo al suolo fino a provocargli una frattura. Poi, come se nulla fosse, si è rialzato e allontanato.
Sul posto sono intervenuti immediatamente i carabinieri e il 118 con un'ambulanza. Per il ferito è stato necessario il trasporto in ospedale, alla Multimedica di Sesto San Giovanni (Milano).
Per lui la prognosi è di quaranta giorni per una lussazione al gomito e una frattura del capitello radio.
Poco dopo i fatti, e poco distante da via Martinazzoli, i militari sono riusciti a rintracciare il violento: è un casertano residente a Parma, che ha dichiarato di trovarsi a Milano per trascorrere alcuni giorni. Il 50enne ha spiegato di fare l'artista - senza meglio precisare - e che per quella ragione aveva con sé il taglierino ma non ha spiegato le ragioni dell'aggressione.
Contro di lui è scattata una denuncia a piede libero per lesioni personali aggravate (Milano Today- cronaca - dalla rete).
 
straniero alla terra, come i tanti,
le paure superano i cuori;
è strano eppure rivedo bastimenti
carichi umani verso lidi lontani...

venerdì 27 luglio 2018

Girasoli e Haiku

Vincent Van Gogh
Vaso con tre girasoli, 1988
Nel terso e limpido cielo d'estate i
girasoli
cercano i benefici raggi carichi di energie.
Eliotropo per eccellenza il girasole insegue la stella fino al tramonto,
si nutre di lei e ricambia con doni meravigliosi,
quei semi che forniscono olio e becchime.
Poi, stremati dal tempo seccano nei campi fino alla nuova stagione.
 
46
 
Passano le nubi
e il cielo torna limpido
di ogni colpa.
 
Mario Benedetti
 
 
poche parole per dire,
poche, mirate e grandi;
haiku imprevedibili e improvvise,
fissano concetti semplici e veri...
 

giovedì 26 luglio 2018

Lettera in poesia

 Lettera
 
La tua insonnia entrò nel mio sangue
e le notti divennero bianche
la primavera non arrivò col sonno, qui
dall’altra parte del golfo è la veglia
più nuda d’ogni altra cosa
I cerchi di gesso delle betulle
Il rovello dei pensieri esce
nell’ampiezza delle strade: io ti scrivo
dalla città delle linee
la mania è desta, linee, linee
ebbrezza si chiamano le automobili gialle
banane infila su una specie di mensola
presso la facciata
e le strade sembrano andare dritte verso le acque: c’è
un meraviglioso rigoglio selvatico
nei parchi, immobili quadrati
in mezzo a tutto
Canali e inchiostro
il blu della Neva così
corrono le linee sull’acqua
ponti che spalancano

tegole riposano contro il grigio del cielo
e là sotto, forse
una barriera
che s’allunga in fuori verso la tua notte
e collega
un’intera città, una
singolare Vineta
di campane sonanti, strisce, rosse
ferite e un’aperta
pena ch’era così comune

 Katarina Frostenson
traduzione di Enrico Tiozzo


ne ho scritte tante, fa giovane,
sospiri amorosi e delusi,
soffrivo come gli amati eroi decadenti;
ora il dolore è solo più sordo... 

mercoledì 25 luglio 2018

5° riflesso estivo

 
mi manca l'estro, la voglia,
io che ho amato l'estate ora non la sopporto,
un insieme di pensieri orientati al sole,
troppe cose che virano in percorsi tortuosi;
cerco la mia anima sparsa nel mondo...
 
Gujil

martedì 24 luglio 2018

La sciarpa rossa

La sciarpa rossa
 
In alto un atrio nel cielo.
Il sole, al di là. Il comandante
Del vecchio mercantile riceve un viaggiatore.

Un oblò è aperto, le onde sono vicine. 

E lui che fa? Si è alzato, lancia
Da questo oblò una cosa, poi altre.
Così: perché, mi dice, questa sciarpa,

Mio padre me la donò, alla mia partenza
 
Per il primo di tanti viaggi.
L’ho amata, mi è parso che mi dicesse,

L’ho serbata per questo giorno in cui muoio.
 
La spinge fuori, essa si ripiega
Sulla sua mano, e si rigonfia, poi si dispiega.

Per un istante su noi due tutto il cielo è rosso.
 
Yves Bonnefoy
da "L'ora presente", 1911
 
Genova, anno 2007:
manifestazione a dieci anni dal vertice del G8 Don Andrea Gallo
con sciarpa rossatra i manifestanti col pugno sinistro chiuso.Quella sciarpa rossa di don Gallo simbolo di lotta
La tela rossa che fu di don Andrea, il prete genovese,
è stato portato al funerale di Pietro Ingrao
 
è un colore che ormai si è stinto,
in me, nella mia anima;
sono più portato al ricordo
ora penso e ripenso, medito...

lunedì 23 luglio 2018

4° riflesso estivo


ancora tempo di partenze,
Luglio,  il mese del sole alto,
Lei va in un clima sospeso
fatto di parole non dette, di silenzi;
probabilmente la colpa è mia
probabilmente io sono caduto...
 
Gujil
 
la partenza altro non è che il fatto e il momento di partire,
per me, oggi, è una persona che si allontana
per un tempo più o meno lungo da un luogo e da qualcuno...
 

domenica 22 luglio 2018

Ancora sul bacio


Auguste Toulmouche "Il bacio"

Il bacio

Pima di te m’avevano baciata
solo i venti del cielo e piogge chiare –
ora che ci sei tu, potrei quei baci
ancor desiderare?

Mi volsi al mare, e mi mandò i suoi venti,
incontro mi balzarono cantandomi del sud –
ma a loro mi sottrassi, e a te di nuovo
io porsi le mie labbra da baciare.

Ai lieti scrosci del radioso Aprile
negai la bocca a nuovi baci avvezza
e chinai il capo perché quell’ebbrezza
la pioggia non spegnesse come stella.

Appartengo al mio amore ed egli a me,
siamo legati da un suggello ardente –
potrei lasciar entrare un mendicante

dove dimora un re?
 
Sara Teasdale
traduzione di Silvio Raffo

Il Bacio, 1860 collezione privata
Il pittore francese Auguste Toulmouche (che peraltro era parente di Claude Monet, e quando il giovane impressionista si trasferì a Parigi, Toulmouche lo esortò a frequentare lo studio del suo maestro, Charles Gleyre, consiglio che Monet seguì) fu attivo nella seconda metà dell'Ottocento e si diede a una pittura di tipo accademico, molto raffinata e pulita, alle logiche della quale non si sottrae neanche questo intimo Bacio che rappresenta un momento d'intimità tra una madre e il suo bambino.
Il dipinto è datato e firmato (1860) ma evidentemente il soggetto fu replicato da parte di Toulmouche perché abbiamo una rivista del 1857 che parla di un'opera analoga, avente per soggetto "una madre che abbraccia suo figlio", giudicandola "un realistico soggetto di genere, dove il signor Toulmouche ha curato in modo particolare il disegno, ma non il colore".
Che Toulmouche profondesse impegno nella composizione e nel disegno è evidente in questo dipinto, per esempio, dalle pieghe traslucide della veste della madre (tipiche della pittura di Toulmouche), che offrono un certo grado di ricercatezza nella linea (non mancano, parlando invece del colore, certi effetti di luce, come attestano i guizzi bianchi su certe pieghe. Ad ogni modo, Toulmouche riesce bene nell'intento di comunicare tutta la tenerezza di questo gesto spontaneo che nasce tra una madre dallo sguardo dolce e il bambino che ha un'aria tra il trasognato e l'annoiato. (2 marzo 2017 - Finestre sull'arte - dalla rete)
 
da tempo non bacio più, bacio intendo,
quello che fa fremere e impazzire i corpi;
l'età condiziona le situazioni ed i gesti
in fondo resta solo noi stessi..., giù...

sabato 21 luglio 2018

Partenza e ritorno


inderogabilmente accade, sempre,
ogni partenza fa sperare il ritorno;
scrutando possibili percorsi si aspetta...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati
 
 

venerdì 20 luglio 2018

Piccola sinfonia


Piccola sinfonia

Chitarra suonava fanciullo
nel paese in meriggio addormentato;
in eco, zufolo sul monte.
In ghirlanda di roselle
e giacinto girava l'equatore;
senza gas e idrogeno era
piano piano in espansione il mondo..

(Tra la galassia d'Andromeda e quella del Granchio
si sentano, in sottofondo, suono, e suonelli, di violino,
tromba, piatti, arco e viola.)

Giuseppe Bonaviri
da "I cavalli lunari", 2004

 
e come la musica avvolgeva,
ora mi piace ricordarla più che udirla;
l'ascolto è viziato dal tempo che manca
o sono io che lo penso e così non è...

una piccola sinfonia è la vita,
è breve, per alcuni fin troppo;
i suoni spesso stridono e urtano
non sempre è melodico il vivere...
Gujil

giovedì 19 luglio 2018

Quando erano le mani...

Le tue mani esistevano.
 
Un giorno il mondo rimase in silenzio;
gli alberi, in alto, erano profondi e maestosi,
e noi sentivamo sotto la nostra pelle
il movimento della terra.
 
Soavi le tue mani nelle mie
e io sentii la gravezza e la luce
e tu che mi vivevi dentro il cuore.
 
Tutto era verità sotto gli alberi,
tutto era verità. Io capivo
tutte le cose come si capiscono
un frutto con la bocca, una luce con gli occhi.
 
Antonio Gamoneda
traduzione di Valerio Nardoni
 
 Prendersi per mano
solitamente è il primo approccio fisico che cerchiamo.
Questo genera la produzione di ossitocina: una sostanza chimica che provoca una strana sensazione di benessere.
Questo ormone aumenta con la stimolazione fisica e la sensazione di benessere può facilmente trasformarsi in piacere.
Se avvolge la vostra mano con le sue, cercando quindi una doppia presa, vuol dire che vuole maggiore contatto.
 
una volta l'amore era fatto di mani,
dappertutto, sul corpo nel cuore,
le mie mani esistevano unite alle tue;
ora le mani rattrappiscono e dolgono...
 
Quando entrambe le mani cercano contatto
vuol dire che si vuole andare nel profondo.
Questo è un gesto molto intimo e sappiamo bene
che alcune zone sono più sensibili di altre.
(dalla rete)
 
 

mercoledì 18 luglio 2018

Allarmismo

 Da’ l’allarme
a Ulrich Sonnemann
 
Da’ l’allarme
raduna i tuoi amici
non
quando urlano le iene
non
quando ti gira intorno lo sciacallo
o quando
abbaiano i cani da guardia
non
quando il bue aggiogato
fa un passo falso
o il mulo inciampa all’argano
da’ l’allarme
raduna i tuoi amici
quando i conigli mostrano i denti
rivelando la loro ferocia
quando i passeri scendono all’attacco
in picchiata
Da’ l’allarme
 
Heinrich Böll
Traduzione di Italo Alighiero Chiusano
da Poesie, Einaudi, 1974
 


non so cosa significhi il sogno che ho fatto
ma mi allarma, mi allerta;
sono momenti di crisi personali e soli...
 
Gujil 
 
 
ho sognato un serpente, vecchio e stanco,
si defilava senza fretta ed io, al solito,
l'ho colpito di sassi e di pietre e lui
si è trasformato in enorme gatto...

martedì 17 luglio 2018

4° riflesso estivo



mi è difficile scrivere in questo periodo,
sono sommerso da ansie e da dubbi,
sono insolitamente solo con me stesso;
in un crescendo di timori e paure cerco
una percorso che sia alternativo.
 
Gujil
 
 

lunedì 16 luglio 2018

Anonimo, Pan e Siringa

Sebastiano Ricci
"Pan e Siringa"
 Ovidio narra che, Pan, figlio di Ermes si innamorò di Siringa, ninfa seguace di Diana. La ninfa, per sfuggire a Pan, scappò nei pressi di una palude fino alla sponda del fiume Ladone, dove, vedendosi raggiunta, invocò le Naiadi che la mutarono in canne palustri. Pan, nel momento in cui pensava di aver raggiunto la ninfa, si trovò davanti ad un fascio di canne che, mosse da vento, mandavano un suono delicato.
Allora il dio utilizzò le canne per costruire uno strumento musicale:
la siringa appunto (dalla rete).
 
... e un flusso di cuore
nel battito cerco ritmate cadenze
eppure..., eppure...,
bucoliche imprese ricordo
i volti, quelli confusi...
 
Anonimo
del XX° Secolo
frammenti ritrovati


Pierre Mignard
"Pan e Siringa"
The Museum of Fine Arts, Boston - olio su tela,

domenica 15 luglio 2018

Proust poeta

Marcel Proust 1895.jpgLe Poesie di Marcel Proust furono pubblicate nel decimo dei Cahiers Marcel Proust, presso Gallimard nel 1982, introdotte da Claude Francis e Fernande Gontier.
Oltre alle otto poesie contenute in Les Plaisirs et les Jours (1894) e a poche altre sparse su riviste, si tratta di poesie ritrovate negli epistolari o come dediche, in buona parte inedite prima della raccolta francese.
I titoli spesso sono dei curatori.
L'impressione critica generale è che Proust non ci tenesse e le scrivesse soprattutto per scherzo o a imitazione d'altri, facendo inoltre qualche ritratto di pittore e musicista per il quale provava ammirazione.
Un gruppo di poesie sono dedicate agli amici Reynaldo Hahn, Daniel Halévy, e in misura minore a Robert de Billy, Madeleine Lemaire, Marie Nordlinger, Louisa de Mornand, Antoine Bibesco, Emmanuel Bibesco, Bertrand de Fénelon, Louis d'Albufera, ai conti Greffuhle, a Jean Cocteau, Armand de Gramont, Paul Morand e due alla fedele cameriera degli ultimi anni, Céleste Albaret.
La cronologia ricopre gli anni 1888-1922 spaziando dai primi schizzi giovanili all'ultimo anno di vita.
Ed è molto probabile che ve ne siano altre, sparse altrove e non ancora ritrovate.
Alla versione italiana di Franco Fortini, che uscì nel 1983, seguirono diverse polemiche, soprattutto da parte di Alberto Arbasino che mal sopportava la scelta, per una parte della raccolta, di tradurre in prosa. Un'edizione successiva, tradotta da Luciana Frezza, è uscita invece nel 1993. (da Wikipedia)

Può darsi ch’io scordi, Signora, il vostro
divino profilo d’uccello
e che strappi la mia pazzia
come se balzassi in un cerchio,
ma al soffitto del mio capo i vostri occhi,
fulgidi lumi, brilleranno. 

Marcel Proust
traduzione di Roberto Rossi Precerutti
 
 
Poesie,
traduzione di Franco Fortini,
Torino, Einaudi ("Supercoralli"), 1983,
e ("Gli struzzi" n. 345)
Poesie,
traduzione di Luciana Frezza,
Milano, Feltrinelli,  Universale Economica. I Classici, 2008

 ne ho scordati anch'io di volti,
qualcuno ricordo appena,
la vita scorre come un libro
speriamo il mio sia lungo e noioso...