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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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domenica 31 marzo 2013

sabato 30 marzo 2013

Poesia e riflesso

Rinascita

L'esangue primavera già tristemente esilia
L'inverno, tempo lucido, tempo d'arte serena,
E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena,
L'impotenza si stira ed a lungo sbadiglia.
Crepuscoli s'imbiancano tiepidi nella mente
Che come vecchia tomba serra un cerchio di ferro,
Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro
Pei campi ove la linfa esulta immensamente.
Poi procombo snervato di silvestri sentori,
E scavando al mio sogno una fossa col viso,
Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori,
Attendo nell'abisso che il tedio s'alzi... Oh riso
Intanto dell'Azzurro sulla siepe e sui voli
Degli uccelli ridesti che cinguettano al sole!

Stéphane Mallarmé




ancora è inverno,
magari solo nei cuori,
forse solo negli occhi;
dove volge lo sguardo
non vedo il verde,
no vedo colore... 

venerdì 29 marzo 2013

Venerdi Santo tra canzone, poesia e riflesso

Per la Chiesa cattolica, il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù Cristo, secondo giorno del Triduo Pasquale, che segue il giovedì santo. Come nel Mercoledì delle Ceneri, i fedeli dai 14 anni di età sono invitati all'astinenza dalla carne (sono ammessi uova e latticini), e quelli dai 18 ai 60 anni al digiuno ecclesiastico, che consiste nel consumare un solo pasto (pranzo o cena) durante la giornata (è ammessa, oltre a questo, una piccola refezione). Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati di tutti gli uomini, che Gesù è venuto ad espiare nella Passione, ed assume inoltre il significato mistico di attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù (Matteo 9,15); lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l'evento del suo ritorno e della liberazione dalla morte; questo evento si attua nel memoriale della sua resurrezione, la domenica di Pasqua. Non si celebra l'Eucaristia: infatti durante la celebrazione liturgica pomeridiana del Venerdì santo si distribuisce l'eucaristia consacrata il giorno precedente, il Giovedì Santo (Celebrazione In Coena Domini), in cui si ricorda l'ultima cena del Signore con i discepoli e il tradimento di Giuda. La liturgia inizia nel silenzio, come si era chiusa quella del giorno precedente e come si apre quella della veglia di pasqua nella notte del sabato santo, quasi a sottolineare come il triduo pasquale sia un'unica celebrazione per i Cristiani. La liturgia è incentrata sulla narrazione delle ultime ore della vita terrena di Gesù secondo il Vangelo di Giovanni e sull'adorazione della croce, molto importante, in questo giorno. La croce non è un semplice strumento di tortura, ma è segno dell'amore che Dio nutre verso gli uomini. Con la croce Dio riporta la vita vera nel mondo, con la croce Dio insegna all'uomo ad amare. I cristiani in questo giorno sono invitati ad adorare la croce di Cristo e a non vivere rassegnati dinanzi alle proprie croci di ogni giorno, perché solo morendo si risuscita a vita eterna. In questo giorno si celebra in modo "solenne" anche la Via Crucis (da wikipedia).




Perch'io...

... perch’io, che nella notte abito solo,
anch’io, di notte, strusciando un cerino
sul muro, accendo cauto una candela
bianca nella mia mente − apro una vela
timida nella tenebra, e il pennino
strusciando che mi scricchiola, anch’io scrivo
e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto
che mi bagna la mente...

Giorgio Caproni





io
invece erro,
viaggio e sbaglio,
nella penna,
nei fogli...





giovedì 28 marzo 2013

Aforisma

Alcuni di noi sono come l’inchiostro,
altri come la carta.
Se non fosse per il nero di alcuni,
altri sarebbero muti.
Se non fosse per il bianco di alcuni,
altri sarebbero ciechi.

Kahlil Gibran


a volte vedo,
altre no,
eppure credo
e spesso cedo...

mercoledì 27 marzo 2013

Frammento e riflesso







turbina il cuore
con il sonno che stanca,
ebbene il fiume
scorre a ritroso
e cerco riposo...


Anonimo del XX°secolo
frammenti ritrovati

martedì 26 marzo 2013

Racconto

Alice Cascherina

Questa è la storia di Alice Cascherina, che cascava sempre e dappertutto.
Il nonno la cercava per portarla ai giardini: - Alice! Dove sei, Alice? -
- Sono qui, nonno.
- Dove, qui?
- Nella sveglia.
Si', aveva aperto lo sportello della sveglia per curiosare un po', ed era finita tra gli ingranaggi e le molle, ed ora le toccava di saltare continuamente da un punto all'altro per non essere travolta da tutti quei meccanismi che scattavano facendo tic-tac.
Un'altra volta il nonno la cercava per darle la merenda: - Alice! Dove sei, Alice?
- Sono qui, nonno.
- Dove, qui?
- Ma proprio qui, nella bottiglia. Avevo sete, ci sono cascata dentro.
Ed eccola la' che nuotava affannosamente per tenersi a galla. Fortuna che l'estate prima, a Sperlonga, aveva imparato a fare la rana.
- Aspetta che ti ripesco.
Il nonno calo' una cordicina dentro la bottiglia, Alice vi si aggrappo' e vi si arrampico' con destrezza. Era brava in ginnastica.
Un'altra volta ancora Alice era scomparsa.
La cercava il nonno, la cercava la nonna, la cercava una vicina che veniva sempre a leggere il giornale del nonno per risparmiare quaranta lire.
- Guai a noi se non la troviamo prima che tornino i suoi genitori, - mormorava la nonna, spaventata.
- Alice! Alice! Dove sei, Alice?
Stavolta non rispondeva. Non poteva rispondere. Nel curiosare in cucina era caduta nel cassetto delle tovaglie e dei tovaglioli e ci si era addormentata. Qualcuno aveva chiuso il cassetto senza badare a lei. Quando si sveglio', Alice si trovo' al buio, ma non ebbe paura: una volta era caduta in un rubinetto, e la' dentro si' che faceva buio.
'Dovranno pur preparare la tavola per la cena, - rifletteva Alice - E allora apriranno il cassetto'.
Invece nessuno pensava alla cena, proprio perche' non si trovava Alice. I suoi genitori erano tornati dal lavoro e sgridavano i nonni: - Ecco come la tenete d'occhio!
- I nostri figli non cascavano dentro i rubinetti, - protestavano i nonni, - ai nostri tempi cascavano soltanto dal letto e si facevano qualche bernoccolo in testa.
Finalmente Alice si stanco' di aspettare. Scavo' tra le tovaglie, trovo' il fondo del cassetto e comincio' a betterci sopra con un piede.
Tum, tum, tum.
- Zitti tutti, - disse il babbo, - sento battere da qualche parte.
Tum, tum, tum, chiamava Alice.
Che abbracci, che baci quando la ritovarono. E Alice ne approfitto' subito per cascare nel taschino della giacca di papa' e quando la tirarono fuori aveva fatto in tempo a impiastricciarsi tutta la faccia giocando con la penna a sfera
da Favole al telefono di Gianni Rodari

lunedì 25 marzo 2013

Frammento



gocce di pioggia
continuo umidore sul viso,
le mani raccolgono
scivoli d'acqua
ch avido bevo
riarso dal sonno...

Anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

domenica 24 marzo 2013

Poesia e riflesso


Speranza

Immobilmente solitario e tetro
Lo sconfinato pelago si stende;
Alta in un cielo di spulito vetro
La luna come ammaliata splende.

Di mezzo all’onde morte una gran rupe
Di livido basalto alza le terga,
E orribil mostro par che dalle cupe
Profondità voraginose emerga.

Lì, bilicato sulla pietra bruna,
Si leva un brigantin; nessun sa donde
Venuto e come, né per qual fortuna
Lassù lanciato dal furor dell’onde.

Negro  é lo scafo; alle troniere i bruni
Cannoni stanno immobili all’agguato;
Il diagramma delle tese funi
E degli alberi in ciel sembra segnato.

Di fulvo e terso rame una sirena
Rutila a prora e guata il ciel remoto:
Assicurata ad una gran catena
Pende ivi presso l’ancora nel voto.
 
Nella custodia di metal, diritto,
S’appunta l’ago all’immutabil polo:
Sovra la poppa a cifre d’oro é scritto:
Speranza.

Arturo Graf


ancora piove
sulle mie tendenze.
sulle speranze;
gocce fredde di marzo,
viole nei campi,
primule ai cigli...

sabato 23 marzo 2013

Questo

questo [qué-sto]
agg., pron. dimostr. (f. -sta; pl.m. -sti, f. -ste) • agg. (sempre anteposto al s.)

1 Indica persona, animale o cosa presenti o vicini (nello spazio, nel tempo o psicologicamente) rispetto a chi parla (si contrappone a quello e, nell'uso tosc., a codesto): carino q. gatto; prendi q. valigia qua; sono già venuto in q. stesso posto; riferito a cose personali, equivale a “mio”, “nostro”: l'ho visto con q. occhi; in usi assol. può conferire una connotazione negativa: q. politici! || q. vita, q. mondo, la vita terrena, contrapposta all'aldilà | q. mattina, q. sera ecc. la mattina, la sera di oggi | q. settimana, quest'anno, la settimana, l'anno in corso | uno di q. giorni, uno dei prossimi giorni
2 Si riferisce a persona, animale o cosa di cui si è già parlato o comunque noti: q. pittore è uno dei più importanti del Rinascimento
3 Tale, simile: con q. pioggia è meglio non uscire • pron. 1 Indica, con gli stessi valori dell'agg., persona, animale o cosa presenti o vicini a chi parla: i nostri posti devono essere q.; ti piace più q. o quello?; preferisco queste qui 2 Si riferisce a persona, animale o cosa di cui si è già parlato o comunque noti: una sentenza controversa, q. di cui ci occupiamo || quest'ultimo, l'ultimo nominato, spec. in una serie 3 Indica una persona di cui non si sa o non si vuol dire il nome, spesso con valore spreg.: guarda q.! || q. e quello, chiunque, tutti: ha raccontato la cosa a q. e a quello
4 (solo m. sing.) Ciò, con valore neutro, con riferimento a un fatto o a una frase precedente o successiva: q. è vero; ti dico solo q., di essere prudente || per q., perciò, pertanto • locc. cong. testuali con tutto q., nonostante tutto | e con q., e allora, con valore conclusivo o come interrogativa retorica: avevi ragione tu, e con q.?
5 Ha lo stesso valore neutro al f. sing., in varie espressioni idiomatiche, perlopiù esclamative: questa è bella!, questa me la paghi • sec. XI • Nel parlato, si usa anche la forma aferetica sto: p.e. bello sto film (dalla rete).

Questo

Dicon che fingo o mento
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento.
Quanto traverso o sogno,
quanto finisce o manco
è come una terrazza
che dà su un'altra cosa.
É questa cosa che è bella.
Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge.

Fernando Pessoa

...e altro,
quello che non diciamo,
quello nascosto,
riposto...

venerdì 22 marzo 2013

Dormire tra poesia e riflesso

Nel sonno incerto sogno ancora un poco.
E' forse giorno. Dalla strada il fischio
di un pescatore e la sua voce calda.
A lui risponde una voce assonnata.

Trasalire dei sensi - con le vele,
fuori, nel vento? - lo sogno ancora un poco.

Sandro Penna

 
Katarzyna Matschay, olio su tela, pittura, polonia

ancora dormo,
ancora riposo;
come una questua stanca
mi pongo a ritroso
del tempo,
del fato...



Ciascuno di noi assume una posizione particolare prima di addormentarsi, mantenendola poi nel sonno. Negli ultimi anni, diversi gruppi di esperti, hanno analizzato il legame esistente fra tali posizioni e la personalità dei soggetti. Dagli studi è emerso come ogni posizione assunta nell’incoscienza notturna, riveli in realtà la natura intima delle persone, il suo vissuto e le sue emozioni. Le Posizioni Nel seguente prospetto riassumiamo i risultati significativi emersi da questi studi, in riferimento alle posizioni più comuni e caratteristiche assunte nel sonno, premettendo che la posizione “ideale” da assumere, sempre secondo gli specialisti, è quella di dormire distesi sul fianco destro con le gambe leggermente ripiegate e la testa appoggiata su un cuscino non troppo alto.
Posizione Fetale Questa posizione risulta preferita dalla gran parte delle persone (circa il 40%) ed indica la nostalgia del grembo materno ed il bisogno di raccogliersi in un bozzolo che isoli dal mondo esterno. Pare che chi dorma in questa posizione tenda a regredire, nel sonno, al mondo dell’infanzia. La sua personalità risulta emotivamente fragile ed insicura, egli ha inoltre ha bisogno di protezione ed il suo sonno può essere talvolta disturbato da incubi.
Posizione Semifetale Chi dorme in questa posizione risulta dotato di una personalità equilibrata e bilanciata. Egli risulta capace anche di adattarsi, senza difficoltà, alle situazioni e vicende della vita che riesce spesso ad affrontare con coraggio.
Posizione a Tronco Questa postura che ricorda quella di un soldato sull’attenti, indica una natura tendenzialmente estroversa, parte di una personalità che predilige stare fra la gente. Chi dorme in questa posizione tende ad essere troppo fiducioso negli altri ed a volte anche credulone.
Posizione Supina Dormire in questa posizione evidenzia una struttura mentale rigida, con difficoltà ad abbandonare il controllo delle proprie emozioni; colui che la assume risulta spesso molto sicuro di sè ed ostentano elevata autostima, risulta inoltre riservato e non ama la confusione.
Posizione Prona Chi dorme in questa posizione risulta avere una personalità precisa e meticolosa, che talvolta può assumere comportamenti ripetitivi. A livello fisico questa posizione alimenta il rischio di russare, soprattutto nei soggetti predisposti con possibile rischio di apnea. Nei bambini fino al primo anno di vita, questa posizione è stata associata alla possibile comparsa della “Sids”, meglio conosciuta come morte prematura in culla e viene pertanto apertamente sconsigliata.
Posizione a Stella Le persone che sono solite dormire in questo modo risultano spesso persone sicure di sè, estroverse, razionali e talvolta anche invadenti. A livello pratico questa posizione alimenta il rischio di russare, soprattutto nei soggetti predisposti. Nei bambini questa posizione indica un rapporto positivo con i genitori e soprattutto con la madre.
(dalla rete) 

giovedì 21 marzo 2013

Poesia e riflesso

Rotonda terra; scena che si ripete

Rotonda terra; scena che si ripete,
in te, del saluto serale: consuetudine
mia planetaria, con te e i tuoi tramonti:
trasalimento, di tegola in tegola,
del mio vivere che se ne va col tuo
trapassare, lume diurno, lento,
sul tetto davanti casa; e mio formarsi,
intanto, un petto come di colomba;
e metter piume amorose per la notte
che viene; ravvolgermi unitario
con essa: pigolìo interiore; perdita
dell’umano: divenir mio universale.

Carlo Betocchi
da Poesie del sabato, Mondadori, 1980
 
 
 
sfere contigue rotolano
in universi distratti, i miei...
infine adagiano
su coltri di nubi...

mercoledì 20 marzo 2013

Poesia e riflesso


Vecchio parco

Quasi in ansia (inattesa ora io m'attardo
presso il cancello d'un antico parco,
fra sbarra e sbarra acumino lo sguardo.
Certo, qualcuno apparirà nell'arco
verde-cupo che intrecciano le piante
laggiù, ove s'apre nell'azzurro un varco.
Una piccola dama in guardinfante
del minuetto striscerà l'inchino
ridendo a qualche incipriato amante?
Seduzione muta d'un giardino
chiuso su l'ombra morta delle cose
pel cui ritorno non v'ha più cammino,
pel cui sogno non nascono più rose!

Amalia Guglielminetti


anch'io cammino tra fiori
tra erbe ancora fredde,
intorno gli umori
di un verde che tarda...

lunedì 18 marzo 2013

Il Venticello e la Nuvoletta

C’era una volta una nuvoletta, le piaceva tanto giocare per il cielo con un fresco venticello.
Insieme passavano tanto tempo a rincorrersi ma, il gioco che piaceva di più alla nuvoletta, era quando cavalcava il piccolo venticello.
Quando si stancavano, si fermavano a osservare il mondo dall’alto, da quella posizione vedevano tutto ma proprio tutto.
Intanto, qualcuno li stava osservando, era un forte vento un po’ invidioso.
La nuvoletta e il venticello continuavano a giocare e a osservare. Mentre osservavano, la nuvoletta vide dei piccoli bagliori di luce, incuriosita disse al venticello:
“Presto spingimi verso quel campo, voglio vederlo più da vicino”.
Appena fu vicina, uno spettacolo si aprì ai suoi occhi in tutta la sua bellezza. Un meraviglioso campo di fiori pieni di gocce di rugiada che, illuminate dai raggi del sole, scintillavano come pietre preziose.
In mezzo, un girasole si girava lentamente a guardare splendere il sole.
Quando fu vicina al girasole, la piccola nuvola con aria sbarazzina disse:
“Buongiorno, come va?”.
Il girasole fece fatica a girarsi verso la piccola nuvola, la sua attenzione era esclusivamente rivolta a guardare affascinato il sole, ma... distolse lo sguardo per un attimo e asciugandosi le goccioline di sudore rispose:
“Non potrei stare meglio, sono in ottima compagnia in questo bellissimo campo di fiori e posso bearmi a guardare la luce del sole".
Il venticello che aveva ascoltato tutto, senza esitazione scese sul campo di fiori e incominciò a girare intorno al girasole, rinfrescandolo con la sua dolce brezza.
Il girasole ringraziò il venticello per la sua generosità e disse alla piccola nuvola:
“Sei fortunata ad avere un compagno di giochi tanto generoso”.
Adesso il sole illuminava il campo di fiori con il girasole al centro, il venticello girava intorno al girasole e la piccola nuvola si era abbassata per rincorrere il venticello.
Che gioia vedere tanta allegria a tanta felicità, ma l’invidia, si sa, è sempre in agguato.
All’improvviso un vento feroce e invidioso cominciò a soffiare forte ma così forte che presto divenne una tromba d’aria e in pochi attimi rase al suolo il campo di fiori.
Un vero campo di morte!!!
Non appena la tromba d’aria si allontanò, il venticello provò a rianimare il girasole con la sua brezza, anche se l’unica cosa che gli riuscì fu quella di spargere i semi del girasole e degli altri fiori che erano caduti per terra.
Mai vista tanta cattiveria; del campo di fiori nulla era rimasto in piedi, l’allegria del venticello e della piccola nuvola si era trasformata in una profonda tristezza.
Adesso avevano soltanto il ricordo di quel bellissimo campo.
La piccola nuvola non poté trattenere le lacrime e si mise a piangere, e...pianse una pioggia di lacrime sul campo di fiori per una notte intera.
La nuvoletta e il venticello avevano perso completamente la voglia di giocare, ogni tanto il piccolo venticello provava a soffiare sulla piccola nuvola ma non riusciva a smuoverla.
Passato l’inverno, ai primi tepori della primavera, la piccola nuvola e il venticello si misero lentamente in cammino.
Dopo aver viaggiato senza una vera e propria meta, si ritrovarono a passare per il campo distrutto dalla tromba d’aria.
Quello che videro li lasciò a bocca aperta; il campo che era stato distrutto, adesso era pieno di erba e fiori di tutti i colori e una miriade di farfalle, attirate dalle gocce di rugiada, avevano improvvisato una danza fantastica. Inoltre non c’era più un solo girasole ma tanti piccoli girasoli che osservavano incantati il sole.
Erano stati proprio loro a fare il miracolo: il venticello aveva sparso i semi del girasole e degli altri fiori, mentre le lacrime della piccola nuvola li aveva innaffiati per una notte intera e così i semi del vecchio girasole avevano dato vita a numerosi piccoli girasoli.
La piccola nuvola e il fresco venticello di nuovo felici ritornarono a giocare con grande gioia, inventando un nuovo fantastico gioco: lo slalom speciale tra i paletti dei piccoli girasoli, mentre le farfalle continuavano a danzare.
E vissero felici e contenti!!!

dalla rete


domenica 17 marzo 2013

Poesia e riflesso



Viene marzo

Viene Marzo
 ciel di quarzo,
vento molle
verdi zolle,
Viene Marzo, il giovinetto:
alla terra muta aspetto,
ghiacci e nevi ai monti scioglie,
sparge intorno fiori e foglie.

Carola Prosperi

non si direbbe ancora
ma il bello spinge
e la natura risponde,
lenta per ora qui a nord...

sabato 16 marzo 2013

Poesia e riflesso


Fiori

Di pie rugiade aspersi
Nascono i fior sui prati;
Di lacrime bagnati
Dal mio povero cor nascono i versi.
Tolto al suo cespo verde
Illanguidisce il fiore;
Strappato il verso al core
Entro la muta oscurità si perde.

Arturo Graf


li aspetto con ansia
a colorare i giorni
a sortire gli umori
li aspetto con voglia
come aspetto
ogni volta
con infinita speranza...

I fiori hanno molti significati, da Oriente a Occidente, nel corso dei secoli i fiori hanno rappresentato il mezzo migliore per trasmettere precisi messaggi.
E' quindi utile conoscere questo patrimonio simbolico per donare il fiore giusto per ogni occasione e per dare forza all'espressione di un sentimento.
Ci sono fiori adatti ad ogni occasione: per dichiararsi, per esprimere passione, possesso gelosia, tenerezza, ecc..
I fiori hanno un loro linguaggio, che può essere utile nel momento in cui non troviamo le parole.

venerdì 15 marzo 2013

Frammento



felicità reclusa
in cornici de vetro,
in mani deboli e stanche;
felicità raggiante
rivista in foto
ridotta ad immagine
si perde e ritrova...
Anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

giovedì 14 marzo 2013

Aforisma e riflesso

Amatevi, ma non tramutate l’amore in un legame.
Lasciate piuttosto che sia un mare in movimento
tra le sponde opposte delle vostre anime.
Colmate a vicenda le vostre coppe,
ma non bevete da una sola coppa.
Scambiatevi il pane,
ma non mangiate un solo pane.
Cantate e danzate insieme e insieme siate felici,
ma permettete a ciascuno di voi d’essere solo.

Kahlil Gibran


e ancora amore,
amore, amore...

mercoledì 13 marzo 2013

Aforisma e riflesso

aforisma
[a-fo-rì-sma] s.m. (pl. -smi)
Dal greco ἁφορισμός nasce la parola aforisma/aforismo cioe' una breve frase che riunisce un principio e un sapere di genere morale o filosofico.
Massima che esprime in forma sintetica un pensiero morale o un sapere pratico SIN motto, sentenza.

Dio mi liberi
dalla saggezza che non piange,
 dalla filosofia che non ride,
dall'orgoglio che non s'inchina
davanti a un bambino.

Kahlil Gibran


e liberi
il cuore che ride,
quello che piange
e quello che insorge...

martedì 12 marzo 2013

Poesia e riflesso

Per Musica

Tu m’hai scritto cosí: «Or che spezzato
è questo nostro amor fatto di ebbrezze,
io ti rimando i baci che m’hai dato
io ti rimando tutte la carezze».
Piccola bimba mia sempre malata,
una cosa ti sei dimenticata.
La prima cosa che ti ho data, o amore,
ti sei scordata di ridarmi il cuore!

Sergio Corazzini


suoni, nell'aria,
come nomi e volti,
suoni, come gemiti,
suoni e silenzi...

lunedì 11 marzo 2013

Poesia e riflesso


Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di ridere
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell'anima.
Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell'eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
E' la fonte della saggezza
E' la strada della felicità
E' il prezzo del successo.
Trova il tempo di fare la carità
E' la chiave del Paradiso.


Madre Teresa di Calcutta
(Iscrizione trovata sul muro
della Casa dei Bambini di Calcutta)


quando il tempo,
quando le cose,
quando ragione e torto,
quando il conforto...

domenica 10 marzo 2013

Marzo tra poesia e riflesso

Dal latino Martius, mese di Marte.
Marzo è il terzo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano, ed il primo della primavera nell'emisfero boreale, dell'autunno nell'emisfero australe, conta di 31 giorni e si colloca nella prima metà di un anno civile.
Il nome deriva dal dio romano Marte, dio della guerra, poiché era proprio nel mese di marzo che in genere iniziavano le guerre.
Marzo pazzarello guarda il sole e prendi l'ombrello, è un proverbio popolare, che tende a sottolineare la variabilità del tempo meteorologico, relativa a questo periodo dell'anno.


Marzo

Nei boschi, da sera a mattina,
si schiudono fresche sorprese:

leggero sui prati cammina
Marzo, incantevole mese.
Ancora non c'è l'usignolo
ricolmo di note e di trilli,
ma lungo le prode e nel brolo
già fremono e parlano i grilli.
E, guarda, la siepe s'è desta
coperta di fiori, odorosa;
il pesco s'ammala di festa
schiudendo i suoi petali rosa.
C'è pioggia, c'è vento, c'è Sole:
è Marzo, ogni cosa ha un incanto:
è Marzo che piange e non vuole..
che mostra il sorriso tra il pianto.

Alfred de Musset


dormo di sonno leggero
quando il sole filtra,
quando un breve calore
irradia la pelle increspata
dall'ultimo freddo...

sabato 9 marzo 2013

Frammento

insipido grigio di marzo
le erbe ancora nel freddo
abbracci inconclusi
baci sfiorati di labbra
concesse, stanchi trasporti,
le vaghe conquiste,
i miraggi assolati
e le vie della sete...

Anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati


Carovana nel deserto,
Alexis Auguste Delahogue

venerdì 8 marzo 2013

Asfodeli

L'ASFODELO
(Asphodelus microcarpus)

Sin dall'epoca omerica l'asfodelo, che ha foglie basali a ciuffo e fiori bianchi riuniti in grandi racemi, magica apparizione nella nostra gariga sul suo altissimo stelo, venne considerato una pianta degli inferi, come rammenta Omero nell'Odissea. Quando successivamenta si concepì una ripartizione del mondo infero secondo i meriti acquisiti da ognuno durante la vita terrenea, la casa dell'Ade fu divisa in tre parti: il Tartaro per gli empi, i Prati di asfodelo per coloro che non erano stati nè buoni nè cattivi e i Campi Elisi per i buoni. Nel carattere infero dell'asfodelo si avverte un'eco della vita grecadel tempo: di asfodeli e di malva si nutriva nei tempi di carestia. E poichè anche ai morti, secondo la generale credenza dei Greci, era necessario il nutrimento, l'asfodelo veniva piantato sulle tombe; sicchè rimase nell'immagginario popolare come una pianta funerea e i prati ricoperti dei suoi fiori furono considerati il soggiorno dei trapassati. Secondo Teocrito l'asfodelo è in rapporto con il Bacco funerario e infero dei misteri di Eleusi. Si vedono negli affreschi Persefone, Proserpina, Dionisio ctonio, Semele e altri dei ctonii con il capo ornato di sue corone.E' riconosciuto come fiore del Kèpos (giardino) ultraterreno, dove fiorisce fra le altre piante a bulbo nel giardino di Ecate.Plinio invece riferisce che ai suoi tempi lo si piantava davanti alla porta delle case di campagna come rimedio contro sortilegi negativi. Gli autori antichi citano molte ricette per cucinare la radice (tuberi). Teofrasto sostiene che i tuberi sono la parte migliore e si usa mangiarli con i fichi, ma riferisce anche altri usi culinari e medicinali. Plinio a sua volta afferma che i tuberi venivano cucinati nella cenere con l'aggiunta di sale e olio. Dell'asfodelo, rammenta, era ghiotto Pitagora mentre Plutarco scrive che si offrivano asfodeli e malve sull'altare di Apollo come ricordo del primo nutrimento degli uomini.La medicina greca lo raccomandava anche come contravveleno e panacea universale: Plinio, confermato da Dioscoride, fornisce molte ricette: i tuberi cotti e usati nella preparazione di tisane erano consigliati come ricostituenti; ridotti in poltiglia erano utili per curare le giunture e i nervi, mentre i semi nel vino guarivano morsi e punture di serpenti e scorpioni. Nel cuore del Medioevo Alberto Magno, considerandola erba saturnina, ne lodava le seguenti proprietà: "se il tubero è poco cotto, gli indemoniati che la portano addosso sono liberati, non soffrono che il demonio stia in casa, e se fossero fanciulli alla dentizione, metterebbero i denti senza dolore, e se l'uomo porta di notte la sua radice sarà preservato da qualunque disgrazia". Una pianta tanto importante fin dall'epoca arcaica avrebbe dovuto ispirare un mito di metamorfosi vegetale che tuttavia non ci è stato tramandato. Ma non casualmente Plinio riferisce che l'asfodelòo si chiama anche hastula regia, scettro, manifestazione dunque di una potenza superiore (dalla rete).

Asfodeli

Madonna, se il cuore v’offersi,
il cuore giovine e scarlatto,
e se voi, con un magnifico atto,
lo accettaste insieme a` miei versi
di fanciullo poeta, e se voi
con l’olio del vostro amore
teneste vivo il suo splendore
e lo appagaste de` suoi
capricci assiduamente,
perché ieri lo faceste
sanguinare, lo faceste
lagrimare dolorosamente?
Tutte le sue gocce rosse
caddero a terra, mute,
poi che furono cadute
il cuore piú non si mosse
e come per incantamento
in ognuna fiorí un asfodelo,
il triste giglio del cielo
da l’eterno ammonimento.

Sergio Corazzini 





silenzi e contesti,
parlare con altri
che più non odono,
le brine riscaldano
freddi ancestrali...