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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 31 marzo 2015

Ritorno


 
La primavera ritorna sul mondo.
Guardo l'aprile, che non ha colori
Per me, finché tu venga,
Come prima del giungere dell'ape
Restano inerti i fiori,
Destati all'esistenza da un ronzio.
     
Emily Dickinson
(c. 1865)
 
 
già...
ritorna...
dove noi siamo è un isola,
percorsa da venti e sospiri,
ritorna...

ritorno [ri-tór-no] s.m. - Sabatini Coletti

1 Azione di raggiungere il luogo da cui si era partiti SIN rientro: fare r. a casa; l'andare un'altra volta dove si è già stati: il r. delle rondini in Italia; in un moto ciclico o continuo, ripetizione di una fase; riattivazione di una funzione: il r. della primavera; il r. della luce; anche, ricomparsa: il r. della speranza || essere di r., essere appena tornato oppure, semplicemente, tornare | sport. girone di r., seconda parte di un campionato a squadre in cui queste si incontrano di nuovo ma invertendo la sede della gara | analfabetismo di r., quello di chi sapeva leggere e scrivere ma ha perduto tale competenza per mancanza di esercizio | aer. punto di non r., punto della rotta oltre il quale non è più possibile tornare indietro perché il mezzo non ha sufficiente autonomia ~fig. situazione irreversibile
2 tecn. Inversione della direzione di moto; rientro nella posizione normale: un volante con poco, troppo r. || r. di fiamma, nei motori a benzina, quello che si verifica quando la fiamma dell'accensione va in direzione inversa ~fig. riaccendersi di una passione: c'è stato un r. di fiamma per lei
3 Restituzione: r. di un libro a chi lo aveva prestato
4 econ. Reddito derivante da un investimento; fig. conseguenza positiva di un'azione || r. di immagine, nel l. della pubblicità, aumento della considerazione del pubblico o dei consumatori nei confronti di un personaggio, di un'azienda ecc. dopo una campagna pubblicitaria di successo.

 
 

lunedì 30 marzo 2015

Poesia e riflesso


"Vorrei mangiare
ma dimagrire"
fa una pubblicità
Vorrei essere amata
ma non amare
 
Tawara Machi
Traduzione di Paola D'Angelo
  

le figure perfette,
quelle socialmente amate,
poi dolore e schifo
anche qualche sorriso

domenica 29 marzo 2015

Indugio

Indugio
 
Attesi spesso, inerti,
indugi soppesano stati
è l'animo che scorre
rugiade irradiano sfuocati visi
poi le idee, corrose, quelle rotte
da gemiti unici, continui.
La via della vita,
quella che passa e sorride,
la via dl tempo,
perso, ritrovato, futile
e noi,
contesti continui
a volte contigui.
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate
 
 
indugio /in'dudʒo/
s. m. [der. di indugiare].
TRECCANI
 
- 1. [l'indugiare e, anche, il tempo stesso che si frappone: rispose con i.] ≈ ritardo, (non com.) temporeggiamento.
- 2. [stato d'animo incerto: mostrare un certo i.] ≈ esitazione, incertezza, indecisione, perplessità, tentennamento, titubanza. ‖ remora. ↔ certezza, decisione, sicurezza.
▲ Locuz. prep.: senza indugio ≈ all'istante, (lett., non com.) immantinente, immediatamente, istantaneamente, prontamente, senza por tempo in mezzo, subito. [⍈ ESITARE]
 
 

sabato 28 marzo 2015

Il pavone tra poesia e scienza

Uccello domestico originario dell’India appartenente all’ordine dei galliformi.
Il maschio adulto possiede, sulle penne del groppone e del sopraccoda, brillanti riflessi metallici tanto lunghi da formare uno strascico.
Quando il maschio corteggia la femmina, solleva e apre la coda a guisa di ventaglio; infatti questo modo di comportarsi lo fa considerare come simbolo di vanità.


Il pavone

Quando ruota la coda, questo uccello
Il cui piumaggio si strascica al suolo,
Si presenta ancora più bello,
Però si scopre il culo.


Guillaume Apollinaire
 
 
si dice pavoneggiarsi,
eppure questo uccello
così maestosamente bello
non fa che il suo sentire... 
 
Pavone comune
   Pavone comune- Pavo cristatus con strascico aperto

Pavo spp. Pavoni

Classificazione scientifica - Pavo spp.- dalla rete 


Regno: Animali
Phylum: Cordati
Subphylum: Vertebrati
Classe: Uccelli
Ordine: Galliformi
Famiglia: Phasianidi
I pavoni sono bellissimi uccelli ornamentali appartendenti al genere Pavo. Due sono le specie:
- il pavone comune (Pavo cristatus);
- il pavone specifero (Pavo muticus).
Noto fin dall'antichità, era apprezzato dai Greci e dai Romani anche come alimento. Orna parchi e giardini di tutto il mondo.

Pavone comune (Pavo cristatus)

Il Pavone comune (Pavo cristatus) è originario delle zone boscose dell'India, del versante sud dell'Himalaya e dell'isola di Ceylon. Specie poligama. Si adatta bene a qualsiasi ambiente. Caratteristico lo strascico del maschio che si apre a ventaglio. Sgradevole il verso che emette soprattutto durante il periodo degli amori. Sedentario, in natura vive in gruppi più o meno numerosi. La dieta, molto varia, è a base di frutti, semi, insetti e piccoli vertebrati. E' un abilissimo cacciatore di serpenti. Ama la libertà ed è solito appollaiarsi, di notte, nei punti più elevati. Se allevato, si affeziona a chi lo cura anche se è aggressivo nei confronti degli altri animali da cortile. La femmina depone da 8 a 10 uova di color crema (peso medio 120 grammi) che cova per circa 28 giorni. Alla fine di settembre i pavoni iniziano la muta e perdono le bellissime penne dello strascico che riformeranno in aprile.

Caratteristiche morfologiche

Il Pavone comune (o Pavone blu) è il più allevato nei parchi e nei giardini.
Il maschio presenta sulla testa un ciuffo di penne di colore verde-azzurro.
Il collo, la parte superiore del dorso e il patto hanno un bel colore blu con riflessi verdi.
Lo strascico, formato dalle penne del sopracoda, ha una colorazione bronzo-rame-dorata con vistosi "occhi". La vera coda ha un colore bruno come il ventre. I maschi giovani sono privi di strascico.
Anche le femmina hanno il ciuffo di penne occipitale. Il collo ha un colore dal verde al castano. Il corpo e castano con coda più scura e petto chiaro.
Le femmine giovani assomigliano alle adulte.
Pavone bianco - Pavo cristatus
Pavone bianco - Pavo cristatus

Razze di Pavone comune

Pavone nigripennis (o Pavone dalle ali nere): mutazione del pavone comune selezionata in Inghilterra intorno alla metà dell'Ottocento. Il maschio ha collo e petto di un colore blu più intenso; le ali sono nere con sfumature blu. Le femmine hanno un piumaggio biancastro con spruzzi verdi sul collo e sulla parte superiore del corpo.
Pavone bianco: mantello completamente bianco.
Pavone pezzato (o Pavone arlecchino): si ottiene incrociando il pavone dalle li nere con il pavone bianco. Collo e petto blu e ampie zone del corpo di colore bianco.


Pavone specifero (Pavo muticus): Il Pavone specifero (Pavo muticus) è originario dell'isola di Giava, Sumatra e dell'Indocina. Differisce dal pavone comune per la diversa mole (più grande) e soprattutto per la diversa forma del ciuffo occipitale. La dieta, molto varia, è a base di frutti, semi, insetti e piccoli vertebrati. Tra le due specie è possibile in cattività l'ibridazione. Una volta presa confidenza con il luogo dove è allevato, non lo abbandona mai. L'animale però difende in maniera tenace questo territorio aggredendo con facilità le persone e rivelandosi quindi pericoloso per i bambini.
La femmina depone da 8 a 10 uova di color crema (peso medio 160 grammi) che cova per circa 28 giorni.
La mole del pavone specifero è superiore a quella del pavone comune.
Diversa è la forma del ciuffo occipitale. La colorazione di fondo è verde.
Le femmine sono simili ai maschi, ma differiscono per la mancanza dello strascico e per la presenza di macchie brune sul dorso, sulle copritrici e scapolari.
Pavone specifero - Pavo muticus
Pavone specifero - Pavo muticus
   
 

venerdì 27 marzo 2015

Lawrence Alma Tadema, Primavera



E' dolce primavera

Alla selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera;
a primavera gonfia la terra avida di semi.
Allora il Cielo, padre onnipotente, scende
Con piogge fertili
E accende ogni suo germe. Gli arbusti risuonano
Del canto degli uccelli, i prati rinverdiscono.

E i campi si aprono: si sparge la tenera acqua;
ora al nuovo sole si affidano i nuovi germogli.
 
Virgilio



 bucoliche visioni riempiono
cuori semplici e complessi;
diverse le analisi, i riscontri,
poi insieme, adagiati,
si pensa sui prati...
  

 
Lawrence Alma Tadema (1836-1912)
"I suoi occhi seguono i suoi pensieri"
Lawrence Alma Tadema (1836-1912)
Pittore olandese, nasce a Leeuwarden, nella Frisia, l'8 gennaio 1836, divenuto inglese nel 1873.
Figlio di un Notaio che morì quando lui aveva quattro anni venne avviato alla professione del padre, ma al manifestarsi del suo grande talento artistico Lawrence venne mandato all'Accademia di Anversa.
Nel 1852, Alma-Tadema divenne allievo di Egide Charles Gustave Wappers e di Nicaise De Keyser, presto divenne apprendista all'atelier di Jan August Hendrik Leys, insieme al quale realizzò alcuni affreschi nel 1859.
Nonostante la formazione nei Paesi Bassi, in seguito venne riconosciuto come uno degli artisti vittoriani più rappresentativi.
Si specializzò nelle scene di genere storico, rivolgendosi dapprima ai soggetti medievali, e quindi, dopo una visita a Pompei nel 1863, verso il mondo antico.
I suoi quadri offrono una visione "hollywoodiana" del mondo antico greco e romano (e a volte egizio), rappresentando, con tratti sensuali, donne bellissime, costumi esotici e sfondi marmorei (Punch lo definì un "marbellous artist",  gioco di parole che voleva esprime la bellezza marmorea delle sue opere).
Questi lavori riscossero un successo enorme, che permise a Sir Lawrence Alma-Tadema di condurre uno stile di vita sontuoso nella sua casa di St John's Wood  (in precedenza di proprietà di
Tissot), risistemata in foggia di villa romana.
Lawrence Alma-Tadema ottenne la nazionalità britannica nel 1873, divenne membro della Royal Academy nel 1876, ottenne una cattedra nel 1879 e venne nominato Cavaliere in occasione dell'ottantunesimo compleanno della Regina Vittoria, nel 1899.
Nel 1907 venne incluso nel cosiddetto Order of Merit; divenne anche Cavaliere al Merito in Germania, in Belgio, in Bavaria, in Prussia e ufficiale della Legion d'Onore in Francia, oltre che membro della Royal Academy di Monaco, Berlino, Madrid e Vienna e ricevette numerose medaglie.
Il suo successo incoraggiò molti imitatori, inclusa la moglie Laura (1852-1909), la figlia (di un precedente matrimonio) Anna (1865-1943) e pittori come J
ohn William Godwar (1861-1922) e Edwin Long (1829-1891).
Sir Lawrence Alma-Tadema ha saputo attraversare l'abisso di diciotto secoli, ricostruendo sulla tela una società scomparsa, con tutta la sontuosa ricchezza o l'ordinaria semplicità dei suoi arredi, oggetti, costumi e abitudini, sempre attraverso il filtro dell'attualità sociale di fine Ottocento.
Codificando la quintessenza dello stile neopompeiano, Alma-Tadema "si slancia indietro attraverso i secoli e pianta il suo cavalletto nella vera vita pagana di Pompei".
Tuttavia, il favore critico che circondava il lavoro di Alma-Tadema si ridusse drasticamente dopo la sua morte, avvenuta a Wiesbaden, il 25 giugno 1912 e la sua reputazione riprese a brillare solo sessant'anni dopo.
Oggi continua a incontrare il favore del grande pubblico; un'inchiesta tra i visitatori del Getty Museum di Los Angeles ha rivelato che il suo quadro Primavera (1894) è l'opera più apprezzata della collezione (dalla rete).


Sir Lawrence Alma Tadema, "Primavera" - 1894,  particolare
 

giovedì 26 marzo 2015

Partenze e marinai


Partenze


I marinai raccontano
che nel partire sempre
guardano la terra ansiosi:
dove la terra muore
e le ultime palme ondeggiano
sorridenti fanciulle
coi fazzoletti muti
il volo dei capelli neri
promettono ai marinai perduti.
 
Giacinto Spagnoletti
 
 

per ogni partenza
c'è un vuoto nel cuore
molti si parte,
non ci si volta indietro
ed è un errore...
 

Un
marinaio
è un membro dell'equipaggio di una nave.

I compiti dei marinai sono molti. Devono governare la nave, svolgere la regolare manutenzione, e in alcuni casi devono provvedere anche alla cambusa. In Italia i marinai di professione sono immatricolati nella 'gente di mare' iscrivendosi alle Capitanerie di Porto che rilascia il libretto di navigazione. In questo documento sono registrati e certificati i movimenti d'imbarco e sbarco, i titoli professionali marittimi, attestazioni di benemerenze civili e militari, cambiamenti di domicilio, servizi militari, nulla osta per l'imbarco su navi estere, consenso per l'arruolamento dei minori, giuramento, servizi utili al conseguimento dei titoli professionali, periodi di inabilità al lavoro per infortunio o malattie che danno diritto a prestazioni di legge, pene accessorie, pene disciplinari della inibizione dell'esercizio della professione marittima.
Sulle prime navi il numero di marinai era molto ridotto, ma con lo sviluppo dei transatlantici e in seguito delle navi da crociera il numero dei membri dell'equipaggio è notevolmente cresciuto, ma in realtà la maggior parte è costituita da personale di cabina, alberghiero e di ristorante rispetto al personale di navigazione e di manovra addetto ai servizi di coperta, di macchina e in genere ai servizi tecnici di bordo.
In Italia nella Marina Militare i marinai semplici, compresi i fanti di Marina, sono detti marò (dall'abbreviazione burocratica scritta mar.o per marinaio) (da Wikipedia).
 
 

 

mercoledì 25 marzo 2015

Monet e la Primavera

Claude Monet - Orto a primavera

La primavera
   

L'inverno aveva rinfrescato anche
il colore delle rocce. Dai monti scendevano,
vene d'argento, mille rivoletti silenziosi,
scintillanti tra il verde vivido dell'erba.
Il torrente sussultava in fondo alla valle tra
i peschi e i mandorli fioriti, E tutto era puro,

giovane, fresco, sotto la luce argentea del cielo.
 
Grazia Deledda
 


il profumo è cambiato,
si respira la nuova stagione;
il merlo, da merlo,
danza la sua vita nel prato...
 
Claude Monet - Primavera, 1872 - Walters Art Museum, Baltimora
 
Primavera (50 x 65,5 cm) è un quadro molto interessante, dove la scena proposta è tipicamente impressionista, ma si arricchisce grazie alla presenza di una donna con un grande vestito rosa; tale donna non è altro che la prima moglie dell’artista, ovvero Camille Doncieux, la quale ha posato per questo quadro e anche per molti altri (in particolare per i quadri che si collocano tra il 1860 e il 1870.
Una menzione molto particolare la merita Camille, poiché si diceva che quest’ultima fosse veramente molto portata per essere modella per i quadri, a tal punto che venne richiesta per altri quadri e successivamente utilizzata da altri grandi artisti come Pierre Auguste Renoir e anche Édouard Manet, famosissimi pittori appartenenti allo stesso movimento pittorico di cui faceva parte Monet.
L’ambiente in cui è settato l’intera composizione è quello di Argenteuil, un piccolo villaggio a nord-ovest di Parigi, luogo in cui Monet e la sua famiglia si trasferirono a partire dal 1871; questo quadro e anche molti altri successivamente vennero realizzati nel giardino dell’abitazione del pittore in questo villaggio, che sembrava prestarsi particolarmente a tale utilizzo.
Cerchiamo di scoprire qualcosa in più su questa Primavera: Camille, è sdraiata su un bellissimo prato con diversi fiori che la circondano e un bellissimo chiaroscuro dovuto alla presenza degli alberi che filtrano i raggi solari rendendoli poco forti. Il vestito della donna è rosa ed è completamente coperta ed è ritratta nel momento in cui sta leggendo un libro e si sta rilassando. Non ha un particolare significato tale azione o l’intero quadro, ma è una semplice rappresentazione di una scena tipicamente domestica.
Camille, essendo così vestita, potrebbe non sembrare bella esteticamente e magari vedendola in questo modo non si capisce perché molti altri artisti decisero di volerla come modella per i propri quadri. C’è da dire anche che questo quadro è uno dei pochi resti che ci è rimasto e rappresentante Camille, poiché la seconda moglie di Monet, ovvero Alice Hoshedé volle che tutto ciò che riguardava la vecchia fiamma del pittore sparisse o venisse distrutto; possiamo risalire all’immagine di Camille unicamente tramite i quadri di Monet (Dario Mastromattei - dalla rete).

martedì 24 marzo 2015

Poesia


Al solo pensiero di te,
che
ci vediamo o non ci vediamo,

mi brucia un fuoco di brama,

perpetuo come il fumo
sulla vetta del monte Fuji.
 
Fujiwara no Tadayuki
 
 
 
pennacchi grigi,
sulle mie montagne;
il tempo della pioggia,
il tempo delle brume...

lunedì 23 marzo 2015

Primavera, Pavese

Primavera

Sarà un volto chiaro.
S'apriranno le strade
sui colli di pini
e di pietra....
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come
donne divertite: Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
 
Cesare Pavese
 
 
quando comincia è fatica,
poi scorre le vita, sovrasta,
s'ingegna in molte discipline
e vive, come giusto che sia...
 
 
pri-ma-vè-ra
dal latino: primo inizio ver primavera,
da una radice indoeuropea col senso di ardente, splendente.
 
L'etimo ci rivela una considerazione solenne: la primavera è inizio. Inizio di splendore, per tutto, per tutti.
Nei cieli freddi spazzati dal vento si fa spazio un caldo sole; la terra grassa al risveglio dal letargo inizia a fremere di margherite e si prepara a sollevare un manto smeraldino; le persone tornano ad uscire, vogliono levarsi i vestiti di dosso, riscoprono l'epidermico piacere del fuggire l'ombra.
Così, anche gli equilibri del cuore tendono ad allungare il giorno dei sentimenti, nuova energia di nascita e creazione fluisce intorno a noi, e dentro - ed è bene non farsela sfuggire, che ci metterà un anno a tornare.
Forse è il momento più sacro e tenero dell'immortale ciclo delle stagioni, l'occasione del riscatto e della palingenesi (dalla rete).

domenica 22 marzo 2015

Amori

 
Amori
 
Impeti raccolti, soffocati,
miriadi di sensuali pensieri,
nascosti, dolci, privati, .
Passi sparsi, sbadati,
sconnessi, perduti sentieri,
e recondite strade, selciati.
Amati ieri.
amori passati...
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

 
 
Siamo abituati a pensare che le storie d’amore finiscano, ma non è così.
Sarebbe più preciso dire che è l’amore a finire, mentre, in realtà, la storia sentimentale con qualcuno con cui abbiamo condiviso parte della nostra vita non terminerà mai.
La relazione può interrompersi nell’oggettività delle cose, come quando, per alterne vicende o a causa di conflitti insanabili, i membri di una coppia cessano di vedersi, smettono di avere notizie l’uno dell’altro e perdono traccia delle rispettive esistenze.
Tuttavia, persino in questi casi, la storia va avanti anche se l’amore si è concluso, prosegue quasi all’insaputa di entrambi, va avanti  nella mente di entrambi, indipendentemente dal modo in cui ciascuno condurrà la propria vita e da quanti altri nuovi amori possa incontrare.
 
“ex” è per sempre.

Quasi mai, la fine di un sentimento coincide con l’interruzione del rapporto e non esiste un modo “giusto” per separarsi  o una modalità universale per per elaborare il distacco. Oltre agli “ex” con cui la relazione viene del tutto interrotta in modo più o meno consenziente, ci sono:
 
“ex”
che rimangono amici e che, in alcuni casi, continuano a condividere amici comuni;
“ex”
che tengono per decenni un rapporto a distanza punteggiato da rari incontri;
“ex”
che continuano a inseguirsi, anche quando ormai sono impegnati con altre persone;
“ex”
che rimangono una coppia, sfidando l’evidenza dell’infelicità pur di preservare il legame.

 
In tutti i casi, la relazione passata rappresenta un valore che è importante comprendere perché influisce sulle scelte affettive successive ed è parte integrante del nostra biografia.
Volenti o nolenti, ogni “ex” permane come una nota significativa di quel “curriculum emotivo” che continueremo a scrivere per tutta la vita e dalla cui qualità dipende il nostro equilibrio emotivo.
Rapporti irrisolti. Molte persone intraprendono nuove relazioni senza aver portato emotivamente a termine una storia precedente. Come si dice,“ripiegano” su un nuovo partner nell’ingenua strategia di superare una separazione oggettiva che non è stata soggettivamente accettata e interiorizzata. In questo modo, gettano le premesse per un altro rapporto instabile, in cui il nuovo partner vive l’ex come una minaccia quando è presente come “amico”, o come presenza ostacolante anche quando non c’è. Un segnale che contraddistingue queste situazioni può essere la tendenza di uno o ambedue i membri della nuova coppia a parlare troppo degli “ex” e a porli come metro di giudizio per orientarsi nel presente. 
Scattano così scenate di gelosia, momenti di intemperanza, ripensamenti e un clima di sospettosità capace di erodere il rapporto o, quantomeno, di complicarne l’evoluzione.
Quando l’ex ritorna: le coppie “ricomposte”. Poi ci sono situazioni che restano sospese nel tempo in una sorta di stand-by emozionale che, da un momento all’altro, si “sbocca”. I due “ex” allora si ricongiungono con slancio tale che sembra rimettere in gioco la volontà di stare di nuovo insieme con migliori propositi, mentre, in realtà, consiste, prosaicamente nell’esigenza di negare il cambiamento e risponde a logiche di possesso più che di legame. 
E’ lo scenario delle coppie “ricomposte”, destinate, con poche eccezioni, a lune di miele brutalmente brevi, dopo cui ripeteranno in tempi da record la via crucis del distacco, spesso in modo ancor più deflagrante che in passato.
Viviamo immersi nello stereotipo abnorme dell’amore a prima vista e per sempre, a dispetto di una normale psicologia dei sentimenti umani intrinsecamente complessa e multi-dimensionale, una realtà che non sa che farsene dei “colpi di fulmine” e del “vissero per sempre felici e contenti”. Nell’idealizzazione dell’amore, non esiste il concetto di “ex”, vedere i film romantici e le fiabe, dove tutti sembrano ricevere l’amore quasi per grazia ricevuta e in uno stato pressoché virginale. Invece, nella realtà, chi incontra l’amore più vicino a come lo immaginiamo, ci arriva dopo qualche “ex”, dopo aver appreso da storie passate ciò che aveva bisogno di conoscere di sé per conoscere l’altro. In questa prospettiva, ogni relazione, anche la più traumatica, è utile. 
Ogni “ex” è prezioso come opportunità per riparare ai propri errori e per rivolgersi a un futuro rapporto, finalmente stabile e appagante. Così, dobbiamo imparare ad accettare i distacchi: alcune relazioni sono soltanto le crisalidi da cui l’amore deve liberarsi per prendere una forma nuova e insegnarci, un giorno, il vigore, i colori e leggerezza del volo più bello. Quella pura sostanza di reciprocità, di appartenenza, di lealtà e di pienezza a cui dobbiamo aspirare, mutazione dopo mutazione, legame dopo legame, “ex” dopo “ex”. 
Enrico Maria Secci (dalla rete)

sabato 21 marzo 2015

A Primavera

A primavera

A primavera,
quando l'acqua fluviale
irrora i campi
e il sacro giardino delle vergini,
è tutto un fiorir di meli cidonii
e tralci di viti tra le foglie.

In me Eros non conosce tregua.
Come vento del nord rapido muove,
carico di folgori: torbido, impavido,
invaso da Cipride di arida follia.
Custode, nel fondo della mente,
delle puerili voglie.
 
Ibico
 
 
nell'aria ancora fredda,
un cinguettio di merli;
la gatta si struscia e fusa
la sua voglia
di nuova stagione...
 
 
Il primo giorno di Primavera può essere il 19, il 20 o il 21 marzo e quest’anno, per l’ottava volta consecutiva cade il 20 marzo, alle ore 23:45 (quindi poco prima del 21 che tutti considerano essere il primo canonico giorno della nuova stagione). L’equinozio di primavera, , a differenza di quanto stabilito inizialmente dal Concilio di Nicea nel 325 d.C. e poi confermato nel 1582 da Papa Gregorio XIII, non cade necessariamente il 21 marzo.
(Quest’anno, inoltre, l’equinozio di primavera coincide con il giorno in cui avviene un’eclissi di Sole).
Tanto per cominciare, con il termine equinozio, ci si dovrebbe riferire non a un giorno, ma a un istante.
Quello in cui il Sole attraversa, passando dall’emisfero australe a quello boreale in marzo e viceversa in settembre durante l’equinozio di autunno, l’orizzonte celeste e tocca il cosiddetto punto vernale: ovvero l’intersezione tra l’ eclittica e l’equatore celeste.
Questo istante, in Italia e nel 2015, cade alle 23:45 del 20 marzo.
Ovviamente non è il Sole a muoversi, ma è la Terra a raggiungere il punto della sua orbita in cui poi apparentemente la nostra stella sembra compiere questo passaggio. Questo è il punto in cui l’asse terrestre, che possiede un’inclinazione di 23°27’ (motivo per cui eclittica ed equatore celeste non cadono sullo stesso piano), è quasi parallelo al Sole e quindi i suoi raggi arrivano perpendicolarmente o quasi sulla superficie terrestre.
Ciononostante e a discapito dello stesso nome equinozio (dal latino “equi-nox“, “notte uguale” al giorno), non è vero neanche che in questo giorno, o nel suo corrispettivo autunnale, le ore di luce siano esattamente quante quelle di buio.
Le prime sono leggermente di più a causa dell’effetto dell’atmosfera terrestre (vediamo la luce del giorno da prima che il Sole sorga a dopo che esso è tramontato).
È vero invece che nel giorno dell’ equinozio di primavera (come in quello d’autunno), all’equatore, il Sole sorge perfettamente a Est, tramonta perfettamente a Ovest e a mezzogiorno si trova esattamente allo zenit.
Oggi, poi, al Polo Nord comincia il giorno più lungo: terminerà solo fra sei mesi, a settembre, con l’equinozio d’autunno, quando comincerà la lunga notte, ovvero sei mesi di buio in attesa del ritorno di marzo.
Il contrario avviene invece al Polo Sud.
In realtà l’ equinozio di primavera (astronomica) è ogni anno leggermente in anticipo rispetto al precedente, a causa di un fenomeno chiamato precessione dell’asse terrestre o precessione degli equinozi e provocato dalla forma non perfettamente sferica della Terra e delle forze esercitate sul pianeta dal Sole e dalla Luna.
Tuttavia, sempre grazie al calendario gregoriano e all’introduzione degli anni bisestili (e delle loro eccezioni) l’equinozio cade sempre nello stesso periodo anche se non esattamente il 21 marzo, giorno scelto come ufficiale da Gregorio per fare in modo che Pasqua arrivi sempre “la prima domenica che segue il plenilunio successivo all’ equinozio di primavera”, come stabilito a Nicea.
Dall’inizio del nuovo millennio, l’ equinozio di primavera è stato il 21 marzo in due occasioni, nel 2003 e nel 2007, e tornerà a esserlo solo nel 2102.
Nel 2044 e nel 2496, cadrà invece il 19 marzo (dalla rete).
 

venerdì 20 marzo 2015

Invito

Invito

Lungo la strada bianca e solitaria
Sfilano gli olmi rabbuffati e torvi;
Sotto la luna turbina nell’aria
Un negro cerchio di stridenti corvi.
O pellegrin, fermate in cortesia:
Dite, gli e ver che siete stanco morto?
Deh, non istate andare all’osteria,
Che poco l’oste vi puo dar conforto.
Badate a me, guardate: ecco una fossa:
Non vi par fatta come si conviene?
Provate solo a porci dentro l’ossa,
Vedrete come ci si dorme bene.
Per dio se ci si dorme, e non canzona!
Chi v’entra non ne vuole uscir piu fuora:
Provate a porci dentro la persona,
Provatevici un poco alla malora!
 

Arturo Graf
 
nell'ipotesi di come venne,
quando ancora il sole,
quando le stelle avevano luce;
così ricordo ancora...
 
[in-vì-to] s.m. . Sabatini Coletti
  • - 1 Garbata offerta (fatta o ricevuta) di ospitalità, di partecipazione a qlco.: accettare, declinare un i.; estens. biglietto su cui è scritta tale richiesta || fig. i. a nozze, proposta molto gradita che non comporta la minima difficoltà
  • - 2 Sollecitazione, esortazione: un pressante i. a mettere fine al conflitto
  • - 3 Richiamo, tentazione: non saper resistere all'i. della buona tavola
  • - 4 sport. Nella scherma, il movimento che scopre il bersaglio per indurre l'avversario a colpire; nel pugilato, accorgimento con cui si lascia scoperta la parte in cui si è preparati a neutralizzare il colpo, colpendo a propria volta d'incontro
  • - 5 Nel gioco del poker, la posta fissata ogni giro dal giocatore che apre il gioco
  • - 6 mecc., tecn. Conformazione di un pezzo tale da rendere più agevole l'ingresso o l'inserzione di un altro pezzo
  • - 7 edil. Primo o primi gradini di una scala che si allargano oltre la ringhiera

giovedì 19 marzo 2015

Ancora silenzio



Come il silenzio trapassa
in un ronzio sotto la fronte,
così l'appartamento alla chetichella
è diventato proprietà
di mediocri oggetti da regalo.
Nel loro museo immaginario
nessuno gli ha assegnato un posto:
ci sono sempre stati;
qui si ergevano, foderati
di una paziente asfissia,
lasciati dal riflusso
di una festosa onda svanita.
E alla parete una foglia autunnale
turbina sul normografo.
L'aria pesante è zuccherina,
ma in essa non c'è delizia.

Michail Ajzenberg
traduzione di
Paolo Galvagni

 
 
già, il silenzio, molte volte,
troppo a volte;
attimi insensati e vuoti,
fatti di gelo e amarezza,
sempre nel silenzio...
 
Il silenzio non ci manca, perché lo abbiamo. Il giorno in cui ci mancasse, significherebbe che non abbiamo saputo prendercelo. Tutti i rumori che ci circondano fanno molto meno strepito di noi stessi. Il vero rumore è l'eco che le cose hanno in noi. Non è il parlare che rompe inevitabilmente il silenzio. Il silenzio è la sede della Parola di Dio, e se, quando parliamo, ci limitiamo a ripetere quella parola, non cessiamo di tacere.
I monasteri appaiono come i luoghi della lode e come i luoghi del silenzio necessario alla lode.
Nella strada, stretti dalla folla, noi disponiamo le nostre anime come altrettante cavità di silenzio dove la Parola di Dio può riposare e risuonare. In certi ammassi umani dove l'odio, la cupidigia, l'alcool segnano il peccato, conosciamo un silenzio di deserto e il nostro cuore si raccoglie con una facilità estrema perché Dio vi faccia squillare il suo nome: «Vox clamans in deserto». (Madeleine Delbrêl, dalla rete)

mercoledì 18 marzo 2015

Franco Manzoni

Sei venuta intera
mi hai preso la mano
ora che non è più sole
il mare fa notte
e l'anima non pesa
è tutta una luce
in essa affogo
la paura del viaggio
domani è il tempo
di entrare nella casa
e il corpo non pesa
è tutta una luce


Franco Manzoni
Esausto amore
 
 
 
soli insieme,
soli con qualcuno,
succede a volte
succede... 

Franco Manzoni è nato a Milano nel 1957. Si è laureato in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Milano. Come paroliere, su musiche di O. Prudente ha scritto testi per Christian, Loretta Goggi, Formula Tre, Viola Valentino; su musiche di G. Liguori ha composto le parole di alcune canzoni per le fiabe I tre porcellini e Cappuccetto Rosso; ha firmato il libretto dell'opera lirica Viva Verdi su musiche di A. Bassi. Già autore di programmi RAI, consulente della Triennale di Milano, dell’Atm e della Società Umanitaria, dal 1984 fondatore e direttore responsabile della rivista di poesia e cultura Schema, è una firma da trent’anni del Corriere della Sera in cronaca e in cultura. Ha diretto la rivista Nuova Prosa, ha redatto l'houseorgan Triennale Notizie, collaborando per anni come critico letterario ai quotidiani La Provincia di Como, il Corriere Adriatico, Il Giorno e ai periodici Club 3, Memorie e Ricordi, Prospettive nel mondo, Libera proposta, Uomini e libri, Chi è di scena, Poesia, e al mensile Leadership medica in qualità di storico e critico teatrale.
Ha curato numerose antologie della poesia italiana contemporanea, la prefazione a Frammenti inediti di Diodoro di Sinope (Edizioni Le Cinque Vie, 1984, con disegni di G. Maura) e il volume Dei sepolcri di Ugo Foscolo (Le cinque Vie, 1985, con un'acquaforte di M. Carnà), ha tradotto e commentato De bello gallico di Giulio Cesare (Mursia, 1989), Lirici greci (Schema Poesia, 1989) e la commedia Nuvole di Aristofane (Aragno, 2007), andata in scena allo Spazio Teatro No’hma di Milano. È autore di pièce teatrali, tra cui Voci dal Montestella (prima parte) e Voci dal Montestella (parte seconda), delle quali ha curato la regia al Teatro della Memoria. Ha pubblicato il volume Voci dal Coro (prefazione di A. Torno, Viennepierre edizioni, 2004), una raccolta degli articoli usciti nella rubrica Addii sul Corriere della Sera nelle pagine di cronaca milanese. In ambito narrativo ha scritto a quattro mani con Marilisa Dulbecco il volume A Piero Chiara - omaggio in forma di racconti (prefazione di R. Montanari, Tararà, 2009). Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche: imperatore! (Edizioni Le Cinque Vie, 1987, con disegni di G. Maura), Esausto amore (postfazione di R. Mussapi, Crocetti, 1987), Totò (presentazione di A. Sala, Fonèma Edizioni, 1989 ), Stanze d’argilla (testo critico dì G. Finzi, Prova d'autore, 1989), Padania (prefazione di R. Sanesi, Centro d'arte Edizioni, 1990, con disegni di A. Cattaneo), Verso la seta (nota critica di M. Collura, Fonèma, 1991, con disegni di F. Alto), Faccina (prefazione di V. Guarracino, Book Editore, 1991), Lettere dal fronte (Schema, 1993), Figlio del padre (postfazione di G. Oldani, Book Editore, 1999), Angelo di sangue (Edizioni Pulcinoelefante, 1999, con un disegno di A. Casiraghy), la Marisa (Gli Specchi edizioni, 1999, con un'incisione di G. Dradi), l’antologia En sombre de grito, prefazione e traduzione in spagnolo di E. Coco (Devenir Editore, 2001) e Casa di passaggio (Signum edizioni d’arte, 2001, con disegni di G. Marchese). Nel 2010 è uscita l'opera omnia in fervida assenza - trent'anni di poesia (Raccolto edizioni) con incisione, disegni e copertina di D. Oppi. Ha composto nel 2012 le liriche Nel segno l'Eros (con sessanta incisioni di G. Brusamolino, Upiglio Edizioni) (dalla rete)