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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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sabato 31 ottobre 2015

Sabatino

 
infliggo sconfitte all'anima,
poi pentimenti assopiscono
il cuore, la mente è serena;
compaiono freddi orizzonti
il cielo è terso stamane...
 
Gujil

venerdì 30 ottobre 2015

Lampeggiamento

sostantivo maschile
[derivato di lampeggiare].
– TRECCANI –
 
Il prodursi, il succedersi dei lampi.
Per estensione, qualsiasi variazione luminosa di notevole entità e rapidità: il lampeggiare dei fari delle automobili.
Anche figurato: il lampeggiare degli occhi.
 
[lam-peg-gia-mén-to]
1 - Serie di lampi
2 - Successione rapida di segnali luminosi: lampeggiamenti dei fari abbaglianti dell'automobile
3 - fig. Splendore improvviso e fugace: lampeggiamenti delle pupille

Lampeggiamenti
 
Buja è la notte; su per l’erto monte
Dorme la selva; in sugli aperti campi
Ristagna l’aria; in fondo all’orizzonte
Corrusca il ciel d’abbarbagliati lampi.

 
Buja è l’anima mia; più non mi mordi,
Acre desio, vano desio di gloria!
Freddo è il mio cor; balenano i ricordi
Sull’orizzonte della mia memoria.
 
Arturo Graf
 
 
intermittenze discontinue,
chiarori e buio,
nel contesto del cuore
implico disegni e tratteggi...

giovedì 29 ottobre 2015

Ci diamo una mano

Una mano
 
Fu caro, un giorno, a quella che va sola
sentirsi preso da una mano il cuore
e averne un riso in bocca e un pianto in gola.

Era una mano ambigua, di pallore
femineo, di linea virile:
mano bella di dolce ingannatore.

Lenta in ogni suo gesto, ma febbrile
nella carezza, quasi da far male,
forte alla stretta da parere ostile.

Forse in sue vene un fluido mortale
fluiva ed ella con labbra voraci
lo suggeva, e un sapor torbido, eguale

a un acror di veleno era nei baci.
 
Amalia Guglielminetti
da "La seduzione delle vergini"
 
 
MANO
a cento mani, a man salva, a mani nude, a mano armata, a piene mani, a portata di mano, a quattro mani, alla mano, allungare le mani (alzare le mani), alzare le mani (alzare le braccia), alzare le mani al cielo, aver le mani d'oro, avere in mano, avere la mano felice, avere la mano leggera, avere la mano pesante, avere le mani bucate, avere le mani in pasta, avere le mani legate, avere le mani lunghe, avere le mani sporche (avere le mani pulite), avere per le mani, avere una buona mano, calcare la mano, cogliere con le mani nel sacco (prendere con le mani nel sacco), con mano ferma, dar man forte, dare l'ultima mano, dare una mano, dare una mano di colore, dare una mano e vedersi prendere il braccio, di bassa mano, di mano di qualcuno, di prima mano, di seconda mano, esser di mano, essere la lunga mano di qualcuno, essere la mano di Dio, essere legato mani e piedi (legare mani e piedi; avere le mani legate), essere nelle mani di Dio, essere nelle mani di qualcuno, essere svelto di mano (essere di mano lesta), far man bassa, fare la mano morta, fare una cosa con la mano sinistra, fare una cosa con una mano sola, fregarsi le mani (sfregarsi le mani; stropicciarsi le mani), fuori mano, giù le mani da ..., in buone mani (in cattive mani; essere in buone mani; essere in cattive mani; mettere in buone mani; mettere in cattive mani), in mani sicure, lavarsene le mani (lavarsene mani e piedi; lavarsene le mani e anche i piedi), mani di fata, mani di pasta frolla (mani di burro; mani di ricotta; mani di burro), mano di ferro in guanto di velluto, mano lesta, menar le mani, mettere la mano sul fuoco, mettere le mani addosso, mettere le mani avanti, mettere le mani su ..., metter mano a ... (porre mano), mettersi le mani nei capelli, mettersi nelle mani di qualcuno, mettersi una mano sul petto (mettersi una mano sul cuore), mettersi una mano sulla coscienza (fam) (mettersi una mano sul cuore), mordersi le mani (mangiarsi le mani; rodersi le mani), non far sapere alla mano destra quello che fa la sinistra, passare la mano (cedere la mano), prender la mano a qualcosa (far la mano a qualcosa), prender la mano a qualcuno, reggere la mano a ... (guidare la mano; tenere la mano), restare a mani vuote, restare con le mani piene di vento, sentirsi prudere le mani, sotto mano, sporcarsi le mani, star con le mani sui fianchi, stare con le mani in tasca, starsene con le mani in mano, stendere la mano, tendere una mano a qualcuno, tener mano a qualcuno, tenere le mani a posto, tirarle fuori dalle mani (fam) (far prudere le mani), toccare con mano, torcersi le mani, venire alle mani, venire per le mani (Dizionario dei modi di dire, dalla rete).
 
 
una mano mi aiuta,
stare meglio, terapia,
solitaria sfinge non chiede,
si rivolta il pensiero, la pena...
 

mercoledì 28 ottobre 2015

Mattino d'autunno

Mattino d'autunno
 
Che dolcezza infantile
nella mattinata tranquilla!
C'è il sole tra le foglie gialle
e i ragni tendono fra i rami
le loro strade di seta.
 
Federico Garcia Lorca
 
 
e si aspetta il chiarore,
la luce radente mattinale;
poi un po' di caffè
e tutto riparte...
 

Andrea-Tavernier, "Mattino autunnale"
 
Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il sole s’alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce dalle sommità dei monti opposti scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendii e nella valle.
Un venticello d’autunno, staccando dai rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere qualche passo distante dall’albero.
A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancora tesi, brillavano le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra, lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta nei campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza.

Alessandro Manzoni
 

martedì 27 ottobre 2015

Fragranza di pane


Ho sfornato per te il pane
affinché sapessi di essere a casa.
 
Da dove eri giunto allora
dal paese delle magnolie, dalle steppe
sotto i cedri,
ora sei qui
al riparo dei pini del nord.
 
Ho sfornato per te il pane
dal grano di questa terra
affinché sapessi di essere a casa.

Eine Joutsijki.
Al riparo dei pini del nord
Traduzione di Antonio Parente
 
 

L’aroma del pane appena sfornato stimola… l’altruismo
Come una sorta di aromaterapia, la fragranza del pane appena sfornato non solo fa venire l’acquolina in bocca, ma pare riesca a favorire il buonumore, il benessere e rendere le persone più sensibili e ben disposte verso gli altri.
E’ difficile trovare qualcuno che non trovi delizioso l’aroma del pane appena sfornato. Questa particolare fragranza pare sia in grado di attivare in noi non solo l’attività delle ghiandole salivari – altresì detta acquolina in bocca – e l’appetito, ma anche risvegliare sensazioni di benessere e, pensate un po’, perfino l’altruismo o l’essere più ben disposti verso gli altri.
Strano, ma vero.
Ed è quello che hanno scoperto i ricercatori dell’Università della Bretagna del Sud, in Francia, i quali hanno condotto uno studio per valutare gli effetti degli aromi sulle persone, non solo a livello fisico ma anche e soprattutto a livello mentale ed emotivo.
I risultati completi sono poi stati pubblicati sul Journal of Social Psychology.
Ciò che hanno dunque scoperto i ricercatori francesi è che gli aromi piacevoli possono promuovere il buonumore e risvegliare in noi sentimenti di bontà. Lo hanno scoperto sottoponendo a una serie di esperimenti oltre 400 persone ignare di quanto stava accadendo.
Cosa hanno fatto i ricercatori? Per mezzo di una specie di candid camera hanno valutato il comportamento delle persone a seguito di alcuni episodi accaduti di fronte a due tipologie di esercizi commerciali: un negozio di abbigliamento e una panetteria.
Gli esperimenti prevedevano che un membro del team di ricerca fosse oggetto di alcuni incidenti di fronte a uno dei due esercizi commerciali. In un caso era vittima di una caduta; in un altro caso perdeva accidentalmente un oggetto che portava con sé, tipo un guanto, un fazzoletto o un pacchetto. Il resto del team di ricerca se ne stava appostato ad alcune decine di metri di distanza per osservare il comportamento dei passanti nei confronti della persona oggetto di questi eventi.
Quello che è subito emerso chiaro era la differenza di comportamento dei passanti se questi si trovavano a passare di fronte al negozio di abbigliamento o la panetteria – dalla quale usciva in tutta la sua bontà la fragranza di pane appena sfornato.
Quando le persone si trovavano a transitare di fronte alla panetteria, e avevano modo di annusare l’aroma di pane fresco, nel 77% dei casi vedendo che un perfetto sconosciuto (come era il ricercatore) perdeva un oggetto per strada, si fermavano per aiutarlo a recuperare l’oggetto caduto, chiamandolo e riportandoglielo.
Quando invece i passanti si trovavano di fronte al negozio di abbigliamento aiutavano il malcapitato soltanto nel 52% dei casi.
I ricercatori, alla fine dello studio e analizzando i risultati, sono giunti alla conclusione che l’altruismo può essere promosso dalla presenza di aromi piacevoli, e che questo possa spiegarsi con la sensazione di benessere e buonumore che questi infondono nelle persone. Per cui si evince che anche il solo fatto di sentirsi bene possa promuovere i buoni sentimenti verso il prossimo.
Questa sorta di aromaterapia dimostra pertanto che i profumi, gli odori in genere, possono influire sulle nostre emozioni e stimolare sentimenti diversi a seconda della caratteristica dell’aroma stesso: un aroma piacevole come in questo caso stimola dunque emozioni positive (da "La stampa salute").


 
fragranza di pane appena sfornato,
nel freddo del bavero rialzato...
e caffè, caldo e un treno
o un auto, non importa il mezzo...

lunedì 26 ottobre 2015

Ancora autunno


Mi ricorderò di questo autunno
 
Mi ricorderò di questo autunno
splendido e fuggitivo dalla luce migrante,
curva al vento sul dorso delle canne.
La piena dei canali è salita alla cintura
e mi ci sono immerso disseccato dalla siccità.
Quando sarò con gli amici nelle notti di città
farò la storia di questi giorni di ventura,
di mio padre che a pestar l'uva
s'era fatti i piedi rossi,
di mia madre timorosa
che porta un uovo caldo nella mano
ed è più felice d'una sposa.
Mio padre parlava di quel ciliegio
piantato il giorno delle nozze, mi diceva,
quest'anno non ha avuto fioritura,

e sognava di farne il letto nuziale a me primogenito.

Alda Manfrini
Nebbiolina d'autunno
- olio su tela, 2012 -
Il vento di tramontana apriva il cielo
al quarto di luna. La luna coi corni
rosei, appena spuntati, di una vitella!
Domani si potrà seminare, diceva mio padre.
Sul palmo aperto della mano guardavo
i solchi chiari contro il fuoco, io sentivo
scoppiare il seme nel suo cuore,
io vedevo nei suoi occhi fiammeggiare
la conca spigata.
 
Leonardo Sinisgalli
 
 
voci emotive fuori dal coro,
gli amici lontani ogni due anni,
il timore di errare, la paura,
poi tutto scompare e gli abbracci
le cose buone e l'affetto...
 

domenica 25 ottobre 2015

Intermittenze


Le intermittenze del cuore, a freddo,
di mattina, appena alzati a velare
già di malinconia il nostro finito
esistere, la fata Morgana
sono di un pallido accostarsi
al tuo inquieto lasciarti andare
alla serie impropria e multipla
degli addii in una terra abitata
da bambini per sempre. Ed io
che guardo attraverso la tua Luce
il mio ricordo posso anche alzarmi
di scatto, andare alla finestra
e piangere. Qualcuno, più
antico di me e di te, potrà dire
soltanto la forza dell'arte;
noi, abituati ad un'epoca ormai
cinicamente votata alla morte
restiamo perplessi nell'immagine
sacra di un tempo che ci è stato
tolto, il tempo che "fu"!

Dario Bellezza
Una passeggera eternità
 

spot, attimi, sussulti,
siamo ridotti a volte a istanti,
percorriamo via anguste,
ritroviamo freddi intensi...


intermittènza
sostantivo femminile
[der. di intermittente]
 – TRECCANI –

Condizione di ciò che è intermittente; discontinuità nella manifestazione di un determinato fenomeno, con sospensioni alternate a riprese: intermittenza d’una luce, d’un suono, dei fasci luminosi d’un faro; intermittenza della febbre; anticamamente anche sinonimo di intermissione.
In elettrotecnica, interruttore a i. (o anche, semplicem., intermittenza), interruttore costituito da un dispositivo (lamina bimetallica oppure lamina a contatto con una resistenza) che, riscaldato dalla corrente, si deforma interrompendo il circuito e, poi, raffreddandosi, ne ripristina la continuità (o viceversa), ripetendo regolarmente tale ciclo (interruttori di questo tipo sono usati, per es., nel circuito degli indicatori di direzione degli autoveicoli).
In semeiotica medica, intermittenza del polso, assenza, periodica e sporadica, di una pulsazione arteriosa, distinta in vera, se corrisponde a una mancata pulsazione del cuore (blocco cardiaco), e falsa, se è causata da una pulsazione cardiaca troppo debole (come si ha nell’extrasistolia).  
 

sabato 24 ottobre 2015

Minima #1

 
...e ogni ritorno,
ogni anelato ritorno
collima le pieghe del cuore...
 
Gujil


"Ritorno dal bosco" o "L'inverno a Savognino" è un dipinto autografo di Giovanni Segantini realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1890, misura 64,5 x 95,5 cm. ed è custodito da un proprietario privato a San Gallo (notizia del 1970, circa).
Sul retro della tela è riportata la scritta "G. SEGANTINI/Savognin 1890/Op. LXXXVIII". L'opera in esame viene citata dal Segantini nella lettera a Domenico Tumiati, con la titolazione "di sera, effetto di neve"; comparve nell'elenco del 1899 di Primo Levi con il titolo "Sera d'inverno sulle Alpi"  con la specifica di "neve, con donna che tira la slitta"; il Servaes la catalogò con il n. 95.
Questa composizione è una delle varianti del paesaggio invernale di Savognino, in cui le delicatissime gamme cromatiche, tendenti agli azzurri, ai variatissimi grigi, agli spenti verdi-bulastri, stese con forti ed efficaci contrasti, conferiscono all'insieme una carica di significato simbolico.
A questo proposito basti osservare la scena in primo piano con il grosso e contorto ceppo trasportato sulla slitta.
L'opera appartenne ad un milanese (1945) e poi ad O. Fischbacher a San Gallo (1956).
Fu esposta nel 1935 a Basilea; nel 1949 a Saint-Moritz con il n° 84; nel 1956 a San Gallo con il n° 77; nel 1958 ad Arco (dalla rete).
 

venerdì 23 ottobre 2015

Minima

 
 
 
ogni partenza
ha un vuoto,
nel cuore...
 
Gujil

giovedì 22 ottobre 2015

Pierrot

Frammento di Pierrot

Il cuore bianco tatuato
di sentenze lunari.
Hanno: "Fratelli bisogna morire!";
Come Evoé  per parola d'ordine.
 
Quando una vergine trapassa
seguono il suo corteo,
tenendo il collo ben dritto,
come si regge un bel cero.
 
Parte assai faticosa,
tanto più che non hanno nessuno
a casa che li frizioni con un unguento coniugale.
 
Quei dandy della Luna s'impongono, in effetti
di cantar "Permettete?"; alla bionda ed alla bruna.

Jules Laforgue
 

Antoine Watteau, Gilles - Pierrot
Il nome di Pierrot è un francesismo che deriva dal personaggio italiano della commedia dell'arte, uno dei primi Zanni, Pedrolino, interpretato nella celebre Compagnia dei Gelosi da Giovanni Pellesini alla fine del Cinquecento.
Il personaggio fu portato in Francia, dove entrò a far parte dei repertori delle Compagnie francesi con il nome di Pierrot grazie all'apporto di Giuseppe Geratoni che per primo lo introdusse nel 1673; ma il primo grande Pierrot fu ancora un italiano, Fabio Antonio Sticotti (1676-1741).
In seguito il personaggio fu perfezionato dal figlio Antonio-Jean Sticotti (1715?-1772) che lo esportò anche in Germania.
Gli Sticotti reinventarono e diedero nuova vita a questo personaggio adattandolo al gusto dei francesi e poi del pubblico delle corti europee.
Nella versione francese Pierrot perse le caratteristiche di astuzia e doppiezza proprie dello Zanni per diventare il mimo malinconico innamorato della luna, quello che compare con il nome di Gilles nel celebre quadro di Antoine Watteau.
Il mimo Jean-Gaspard Debureau (1796-1846), rappresentò il Pierrot ottocentesco dal 1826 al Théâtre des Funambules. La vita di Debureau ispirò al regista cinematografico francese Marcel Carné il personaggio di Baptiste del film Les enfants du Paradis.
Debureau definì le caratteristiche che in seguito ne definirono l'iconografia: un ampio abito bianco con bottoni neri e un piccolo cappello nero sul viso dipinto di bianco.
La cantautrice statunitense Lady Gaga ha richiamato la maschera di Pierrot per la copertina e per il videoclip di Applause, presente in Artpop.



Il cantante inglese David Bowie compare travestito da Pierrot nel videoclip della canzone Ashes To Ashes e sulla copertina dell'album Scary Monsters (and Super Creeps) dal quale è stata estratta la canzone
(da Wikipedia).

 
maschera triste sul volto,
non devono dire, vedere,
stanchissime cose, lo specchio,
il riflesso ed il volto...

mercoledì 21 ottobre 2015

Meditazione d'Ottobre #1


in un crescendo
di maledizioni e amore
scendo più giù
più sotto e arranco...
 
Gujil
 
 
giù
giù (ant. giuso) avverbio [lat. tardo iūsum, deosum, dal class. deorsum].
 
- 1. [verso il basso, con verbi di stato e di moto: essere, andare, scendere, cadere g.; così discesi del cerchio primaio g. nel secondo (Dante)] ≈ abbasso, dabbasso, (di) sotto, in basso. ↔ (di) sopra, in alto, su. ● Espressioni: andare giù → □; andare su e giù 1. [aumentare e diminuire alternativamente: i prezzi vanno su e g.] ≈ altalenare, (pop.) ballare, oscillare.
- 2. (fig.) [andare a spasso, senza destinazione precisa: andavano su e g. per il corso] ≈ bighellonare, passeggiare; balzare giù 

martedì 20 ottobre 2015

Tempus fugit


I muri della patria sono miele
che lega la tua sorte e forma il mondo,
nulla vi è conosciuto: in questo lago
avvenne forse l’Odissea, vicino
la nascita delle specie, le guerre
che hanno lasciato torri smozzicate.
Non anni, ma millenni nelle arterie
del bambino che apprende il tempo cavo
e prova orrore sacro a ritornare
dove è iniziato il film, e lampi e bestie
che visitano la memoria, eterna.
Non generare figli che dovranno
pagare questo prezzo, ma una bolla,
un soffio nel creato, che ci liberi.
 
Daniele Piccini
Inizio fine
 

Tempus fugit è un’espressione latina che nasce da un verso delle Georgiche di Virgilio - Sed fugit interea, fugit irreparabile tempus – e che passando per l'opera di Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, arriva ai giorni nostri e diventa locuzione di uso comune, una sorta di presa di coscienza del trascorrere inesorabile del tempo che alla malinconia di fondo aggiunge però l’invito a godere del presente perché Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza come scriveva Lorenzo de’ Medici nella seconda metà del ‘400.

Che cos'è dunque il tempo?
Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più. (S.Agostino)
 
E se Platone definiva il tempo come l'immagine mobile dell'eternità, Einstein con la sua teoria della relatività introduce nel Novecento un nuovo concetto più ampio di spaziotempo in cui il tempo è una dimensione dello spazio.
 
Tempo come dimensione fisica che si misura in istanti che si susseguono sempre uguali a formare i minuti e le ore e i giorni e gli anni della nostra vita.
Tempo come stato di coscienza e percezione soggettiva che si espande all'infinito nel tempo della gioia e dell'innamoramento, e si contrae nel tempo del dolore e della vecchiaia.
Tempo che corre, senza più una meta, nella frenesia del nostro vivere quotidiano, tempo che non solo fugge, ma tutto divora come già Kronos - Κρόνος - il dio greco.
(dalla rete)
 
orologi e tempo,
lo scorrere incessabile,
quello continuo, lento,
a volte troppo veloce...
 

lunedì 19 ottobre 2015

Stemperare

Autunno
 
Ho lasciato disperdersi i miei cari,
tutti i miei cari sono da tanto chissà dove,
e, nel cuore e nella natura, tutto
è pieno della solitudine di sempre.
 
Ed eccomi qui con te in questo capanno,
nel bosco senza nessuno e deserto.
Come nella canzone, i viottoli e i sentieri
già quasi li cancella l’erba.
 
Boris Pasternak
 
  
le spalle infreddolite
mi avvisano delle prime nebbie;
autunnali ricordi stemperano
passi nel silenzio del bosco...
 

Stemperare
(non comune. stemprare) verbo transitivo
[der. di temperare, col pref. s- (nel significato 1)] (io stèmpero, o stèmpro, ecc.). - TRECCANI -
 
1. - Disciogliere mescolando in un liquido, diluire: dipingere a tempera, stemperando i colori nell’acqua; mettere in una tazza il lievito con una cucchiaiata della farina e stemperandolo con un poco del detto latte tiepido (Artusi).
In senso figurato, far perdere di vigore, di intensità, di efficacia: ha stemperato le sue idee in una prosa sbiadita e prolissa; il Toscano tuo parlar celeste Ognor più stempra nel sermon straniero (Foscolo).
Nell’intr. pron., stemperarsi, disciogliersi: colori che si stemperano nell’acqua; il trucco attorno ai suoi occhi si è stemperato come acquerello (Andrea De Carlo); in senso figurato, non comune, sciogliersi, struggersi: in guisa che lo cor si stempre Di soverchia dolcezza (Petrarca); la madre, inginocchiata presso il capezzale, si stemperava in lacrime, in singhiozzi (Invernizio).
2.-
a. Far perdere la tempera (o tempra) a un metallo (anche intr. pron., stemperarsi, perdere la tempera).
b. non comune Far perdere la punta a un oggetto, spuntare: mi ha stemperato il pennino; nell’intr. pron., perdere la punta: mi si è stemperata la matita.
c. figurato Svigorire, avvilire: Donna, perché sì lo stempre? (Dante), perché lo mortifichi con le tue parole?
 
◆ Participio passato stemperato,
anche come aggettivo: aggiungere un po’ di colore, stemperato in acqua; un colore seppia appena stemperato (Mario Tobino); e in senso figurato: poche idee stemperate in un lungo discorso.
 

domenica 18 ottobre 2015

Meditazione ottobrina


gesti desueti accompagnano
colpi di tosse, scosse,
le miei ragioni cavillano,
le mie certezze vacillano...
 
Gujil


desüèto
aggettivo
[dal lat. desuetus, participio passato di desuescĕre «disavvezzare»], letter.
– TRECCANI –
1.- Non più abituato a qualche cosa; in questo significato, è meno comune che dissueto.
2.- Non più in uso, uscito dall’uso: parole desuete, termini desueti, consuetudini ormai desuete; in diritto, caduto in desuetudine: una norma desueta, diritti desueti, una servitù desueta.

sabato 17 ottobre 2015

Lilla, lillà

Sophie Gengembre Anderson
"La stagione dei Lillà"
(non comune lillà)
aggettivo e sostantivo maschile.
[lo stesso etimo di lillà], invar.
- Wikipedia - TRECCANI -
 
Il lilla è un colore della gamma del viola.
Può infatti essere considerato come un viola chiaro, illuminato.
Il nome deriva dai fiori di lillà, che hanno questo colore nella varietà più comune. In altre varietà il colore può essere però più scuro o più chiaro, sino ad arrivare al bianco.
- Il lilla viene a volte associato all'omosessualità, in quanto colore intermedio tra il rosa (femminile) e il blu (maschile).
- Colore della divisa ufficiale della società calcistica A.C. Legnano.
- Il lilla è il colore che contraddistingue la costruita Linea 5 della Metropolitana di Milano.
Sostanzialmente si tratta di un tono di colore tra il rosa e il viola, detto anche gridellino, caratteristico dei fiori di alcune razze della pianta lillà: un abito color lilla; stoffa lilla, camicetta lilla;
come sostantivo maschile: il lilla ti sta molto bene; un tramonto tinto di lilla.


Fuga in lilla
 
Bisognava scrivere senza perché, senza per chi.
 
Il corpo si ricorda di un amore come un accendersi la lampada.
 
Il silenzio è tentazione e promessa.

Alejandra Pizarnik
La figlia dell'insonnia
Traduzione di Claudio Cinti
 
 
colore caldo, pastello,
mi ricorda profumi di fiori,
tesori da raggiungere, scovare,
nascosti da pizzi e sete...

venerdì 16 ottobre 2015

Ritorni


Giovanni Segantini
"Ritorno al paese natio"
olio su tela, 1895
Berlino, Staatliche Museen Nationalgalerie

il senso dei ritorni,
quelli voluti, desiderati,
quelli imposti,
il senso dei ritorni
col capo alto,
o a testa china...
 

Sull'opera: "Ritorno al paese natio" o "L'ultimo viaggio" è un dipinto autografo di Giovanni Segantini realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1895 , misura 161 x 299 cm. ed è custodito negli  Staatliche Museen Nationalgalerie di Berlino.
La composizione è firmata e datata con la scritta "G. Segantini 1895" posta in basso a sinistra.
Si trova nella sede odierna dal 1901. Lo stesso Segantini, in una lettera indirizzata a Bice e priva di data – spedita da Milano – mentre l'opera stava per essere inviata a Venezia, dichiarò l'intento di conferire una caratteristica simbolica e letteraria alla figurazione, con una forte carica suggestiva: "Qui a Milano al disimballaggio del quadro ricevetti la sensazione di aver fatto opera brutta, brutale, orribile. Ma poi, portato fuori in corte, il quadro ritornò quello che noi conosciamo. Quel fascino che vado cercando di trasfondere nell'opera, trascinando coll'occhio la mente del riguardante, a non pensare più a se stesso e alle cose sue, ma a rimanere assorbito, pensoso nell'idealità, credo si trovi qui, più che in ogni mia opera precedente, perché osservai, in chi lo vide, lo sforzo fatto per staccarne gli occhi".
In un'altra lettera, indirizzata a Giuseppe Pellizza (Maloja, 23.5.1895), lo stesso Segantini scriveva: "Torno da Venezia, dove potei osservare il brutto scherzo giocateci colle nostre chiavi di rosso e d'azzurro, ed il collocamento unico nell'esposizione, per la sua luce radente al dipinto e la mancanza di spazio per vedere". Nonostante tutto, il dipinto vinse il premio internazionale del Governo e fu subito comprato dal berlinese Felix Koenigs, un noto e stimato gallerista.
L'opera fu esposta nel 1895 a Venezia all'Esposizione internazionale d'arte; nel 1926 a Venezia; nel 1935 a Basilea; nel 1960 a Salisburgo alla Die Alpen (dalla rete).

 
27
 
Nessun albero e nessun cielo
ti consolerà,

neanche il mulino
dietro il rumore del legno d'abete,

nessun uccello morente,
neanche il gufo e neanche la starna veloce,
 
è lunga la via del ritorno,
 
ormai nessun arbusto ti proteggerà
da fredde stelle
e da rami macchiati di sangue,
nessun albero e nessun cielo
ti consolerà,
nelle corone di inverni in frantumi
cresce la tua morte,
con rigide dita
lontano da erba e da lande selvagge,
nei detti della neve or ora caduta.
 

Thomas Bernhard
Sotto il ferro della luna
traduzione di Samir Thabet
 

giovedì 15 ottobre 2015

Un mattino d'Ottobre

Antonio Fontanesi
"Un mattino d'Ottobre",
olio su tela,1862
Un mattino d'Ottobre
 
Nel buio del mattino
inseguo
pene notturne e sogni,
ridesto attenzioni ed affetto
mi copro le spalle.
 
Nel mattino buio
correggo
insane passioni notturne,
ravvivo ricordi e pensieri
mi metto in disparte.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 
Il dipinto è appartenuto fino al 1901 al pittore Cristiano Banti "per dimostrare simpatia a quell'originale artista e per dare, in un certo modo, una lezione a quelli increduli".
Molti critici "increduli" non comprendevano la modernità della pittura di Fontanesi, invece già apprezzata dai pittori toscani del Caffè Michelangelo con i quali aveva esposto a Firenze.
"E' importante comunque sottolineare come in quell'anno il dipinto preferito dalla critica torinese fosse la misurata Quiete [...] piuttosto che il nostro Mattino, dipinto che il Banti vorrà in ogni caso esporre a Firenze nel 1863".
Il dipinto è noto anche come Pascolo nella Bassa Savoia, titolo che si riferisce invece a un'altra opera di Fontanesi pure appartenuta a Banti (dalla rete).

mercoledì 14 ottobre 2015

Solo due cose...








Solo due cose
sono infinite:
l'universo e
la stupidità umana
e non sono sicuro della prima.
 
Albert Einstein

  
che dire...
sono d'accordo
su tutti i fronti
 

martedì 13 ottobre 2015

Terra azzurra

 
La terra azzurra
 
Qui sono al sicuro, qui ci sono querce intorno ai muri,
qui scintilla lo stretto tra monti corrosi dal mare.
Se me ne sto in piedi alla finestra
le querce immense hanno
una profonda tonalità oleosa
come un dipinto antico,
sul cielo di smalto azzurro
nubi ritardatarie
si rincorrono dal mare.
 
Querce nel sole d’autunno!
Terra azzurra, terra di monti, terra di mare
ed ere alle mie spalle
in una festa di colori
e ardore.
 
Oggi ci sono freddo e fiocchi di neve nell’aria,
i rami nudi si protendono come artigli
verso il caldo e l’ultimo ozono.
Mi inoltro nella terra azzurra
sotto le foglie che cadono.
E un giorno sarà spoglio Yggdrasil.
 
Olav H. Hauge
Traduzione di Fulvio Ferrari
 
 
Olav H. Hauge

è nato il 18 agosto 1908 a Ulvik, comune agricolo della Norvegia, dove è morto il 23 maggio 1994.
Ha vissuto tutta la sua vita in questo villaggio, situato all’interno del Hardangerfjord, nel Vestland.
La natura di questo fiordo, molto profondo e ramificato, gioca un ruolo estremamente importante non solo nell’opera di Hauge, ma in tutta l’arte e la letteratura norvegesi.
Un esempio ne è il dipinto “Matrimonio nel Hardanger”, diventato una sorta di icona nazionale, e che Poesie in forma di rosa ha scelto per illustrare “La terra azzurra”
Fin da bambino Hauge coltivò la sua passione per la lettura: frequentava assiduamente la ricca biblioteca di Ulvik e si faceva consigliare dall’amico bibliotecario nella scelta dei libri.
Alla scuola superiore studiò l’inglese e un po’ di tedesco, mentre il francese lo imparò da autodidatta.
Frequentò inoltre corsi di giardinaggio e frutticoltura, divenendo giardiniere e lavorando nei frutteti del suo paese.
Nonostante le difficoltà economiche, riuscì a mettere insieme una vasta biblioteca personale che comprendeva, oltre a testi nelle lingue scandinave, anche libri in francese, inglese e tedesco.
Un altro interesse di Hauge era la letteratura asiatica, in particolare la poesia classica cinese e gli haiku giapponesi.
Oltre a scrivere poesie, Hauge le traduceva dalle lingue che aveva studiato. Tradusse, fra gli altri, Hölderlin, Blake, Tennyson, Browning, Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, Trakl, Brecht, Plath, Celan.
Per la propria poesia scelse il nynorsk, la variante del norvegese basata sui dialetti, alternativa al riskmål, la “lingua di stato”.
Hauge ebbe spesso problemi di salute e frequenti ricoveri in un ospedale psichiatrico.
Visse da solo, nella casa dei suoi genitori, fino a quando, nel 1975, all’età di 67 anni, decise di iniziare una convivenza con Bodil Cappelen.
Nel 2000 sono stati pubblicati i suoi diari, che cominciò a tenere fin dall’età di quindici anni (dalla rete).


terre lontane,
i desideri di un ragazzo
negli orizzonti lontani;
terre d'oltremare...