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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 27 febbraio 2019

'Hereafter'

Dopo la vita cosa? ma altra vita,
si capisce, insperata, fioca, uguale,
tremito che non s’arresta, ferita
che non si chiude eppure non fa male

– non più, non tanto. Lentamente come
risucchiati all’indietro da un’immensa
moviola ogni cosa riavrà il suo nome,
ogni cibo apparirà sulla mensa

dov’era, sbiadito, senza profumo…
Bella scoperta. È un pezzo che la mente
sa che dove c’è arrosto non c’è fumo
e viceversa, che fra tutto e niente

c’è un pietoso armistizio. Solo il cuore
resiste, s’ostina, povero untore. 

 

Giovanni Raboni

 
 
 
 (Adnkronos Salute)
 
Come in 'Hereafter' di Clint Eastwood: un tunnel di luce, un flash, un sole grande e luminoso o la sensazione di precipitare in acque profonde.
Ma anche i paramedici che rianimano il proprio corpo senza vita, steso sulla barella.
I racconti delle persone che hanno vissuto un'esperienza di pre-morte e poi sono tornate a vivere oggi trovano la conferma dal primo grande studio scientifico in materia, pubblicato su 'Resuscitation'.
La ricerca, condotta dall'Università di Southampton su oltre 2 mila persone che hanno subito un arresto cardiaco in 15 ospedali britannici, americani e austriaci, rivela la possibilità di una 'finestra' di consapevolezza di alcuni minuti dopo che il cuore ha smesso di battere.
Un tema controverso, quello delle esperienze di pre-morte, protagonista di libri e film.
Ora, dopo 4 anni di ricerche, gli studiosi hanno le idee più chiare e sono confortati dai numeri: quasi il 40% dei sopravvissuti a un arresto cardiaco descrive un qualche tipo di consapevolezza nel periodo di tempo in cui erano clinicamente morti, prima che il cuore ripartisse.
Un uomo addirittura ha ricordato di aver lasciato il suo corpo e di aver assistito alle manovre di rianimazione da un angolo della stanza.
Nonostante sia rimasto 'morto' per 3 minuti, il 57enne di Southampton coinvolto nella ricerca ha ricordato le azioni degli infermieri nel dettaglio, descrivendo pesino il suono dei macchinari.    
"Sappiamo che il cervello non può funzionare quando il cuore smette di battere", spiega al 'Telegraph' il coordinatore del lavoro, Sam Parnia, ricercatore un tempo alla Southampton University e oggi alla State University di New York.
"Ma in questo caso la consapevolezza cosciente è continuata per più di 3 minuti nel periodo in cui il cuore non batteva, nonostante il cervello si 'disattivi' 20-30 secondi dopo che il cuore si è fermato".
E non si tratta di immaginazione o autosuggestione.
"L'uomo - prosegue Parnia - ha descritto tutto quello che è accaduto nella stanza.
Ma cosa ancor più importante, ha udito due beep di un macchinario che fa un rumore a intervalli di 3 minuti.
Così possiamo misurare la durata della sua esperienza.
Ci è apparso molto credibile: tutto quello che ci ha detto gli era davvero accaduto".
Dei 2.060 pazienti in arresto cardiaco studiati, 330 sono sopravvissuti e 140 hanno avuto esperienza di un qualche tipo di consapevolezza mentre venivano rianimati.
I racconti, però, non sono tutti uguali.
Alcuni pazienti infatti non ricordano dettagli specifici, ma sembrano emergere dei temi comuni. Un 'resuscitato' su cinque ha sentito un insolito senso di pace, e quasi un terzo ha avuto la sensazione che il tempo rallentasse o accelerasse.
Alcuni hanno ricordato una luce intensa, un flash dorato o un grande sole luminoso.
Altri ricordano paura, o una sensazione come di annegamento.
Il 13% si è sentito separato dal corpo e altrettanti hanno percepito un affinarsi dei sensi.
Parnia crede che più persone possano aver esperienze simili quando sono vicine alla morte, ma i farmaci o i sedativi usati nel processo di rianimazione potrebbero 'cancellarne' il ricordo.
"Stime hanno suggerito che milioni di persone hanno avuto vivide esperienze in relazione alla morte, ma le prove scientifiche finora erano ambigue - nota Parnia - Molte persone hanno dato per scontato che queste fossero allucinazioni o illusioni, ma" i fatti descritti "sembrano corrispondere a eventi reali. Queste esperienze - conclude - necessitano di ulteriori indagini"
(dalla rete).
 
ricongiungersi, ritrovarsi, riunirsi,
enorme catarsi all'orizzonte, forse,
ciò che siamo saremo, vedremo;
l'attesa conduce pensieri lontani...

martedì 26 febbraio 2019

Unghie?

10
 
L’uomo è spirato.
La barba non lo sa.
Crescono le unghie.
 
Jorge Luis Borges
 
La  storia morbosa di capelli e unghie che continuano a crescere dopo la morte? Non è vero. Può sembrare che le unghie di una persona morta siano ancora in crescita, ma questo è solo perché il corpo si sta asciugando; la retrazione della pelle intorno alle unghie le fanno apparire come se stessero crescendo. Un processo simile avviene anche con i capelli (dalla rete).
 
ancora essenzialità, sunto,
le nostre anime vagano nel nulla
sono preda di sentimenti complessi;
l'essenziale conta e definisce...

lunedì 25 febbraio 2019

Aspettatemi

Aspettami e io tornerò

 

Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c’è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.

Aspettami ed io tornerò,
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell’anima mia…
Aspettami. E non t’affrettare
a bere insieme con loro.

 

Aspettami ed io tornerò
ad onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato
in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.

 
Konstantin M. Simonov
Traduzione di Angelo Maria Ripellino
 
 si aspettatemi miei cari ed io verrò,
sarà un po' come tornare a casa, da voi;
mi mancano abbracci lontani nel tempo,
ho bisogno di udire il suono di voci perdute...
 
Aspettare
(dalla rete)
Disporsi all'arrivo di qualcuno o di qualcosa, o al verificarsi di un fatto; attendere: a. un amico; a. ospiti; a. una telefonata; prov. chi ha tempo non aspetti tempo, non si ritardi il compimento di un'azione se è possibile farla subito; prov. chi la fa l'aspetti, chi fa un torto a qualcuno deve mettere in conto di subire lo stesso trattamento.
 
 

domenica 24 febbraio 2019

Apertura 2019

Vita di vento, vita d’acqua
tirare i remi in barca
e aspettare una coperta
di sonno: lunga quanta
l’acqua di mare che ha visto
passare.
 
Vita d’acqua, vita di vento
farsi pesce nel mare
e morire contento.
 
A poche miglia
già si vede dove
il fiume nel mare
s’impiglia.
 
Basterà saltare
qualche onda, portare
il gozzo fra le prime
alghe di fiume
e poi lasciare che la trota
con il mare alla schiena
ritrovi il suo tema.
 
Nico Orengo
da “Trota blu”
 
 oggi si apre, inutile mattanza,
volentieri rinuncio, andrò domani;
meglio non vedere, meglio credere,
domani, domani sarà meglio, spero...
 
l'aperura della pesca alla trota
è sempre stato un momento catartico per ogni pescatore d'acqua dolce,
da anni però è diventato qualcosa di orribile, poveri pesci in una macellazione continua che di sportivo ha veramente poco.
Io ho deciso di rinunciare almeno a una delle aperture,
andrò domani, dopo la mattanza nella speranza di trovare
un ambiente tranquillo, dopo l'imponente l'eccidio...
Gujil
 

sabato 23 febbraio 2019

Fuoco, fuoco

Fuoco, fuoco

Il fuoco di Cartesio, il fuoco di Pascal,
la cenere, la scintilla.
Di notte brucia un falò invisibile,
il fuoco, che ardendo non distrugge
ma crea, come se in un attimo
volesse restituire ciò che le fiamme
hanno rubato in molti continenti,
la biblioteca di Alessandria, la fede
dei Romani ed il terrore di una bimba
in Nuova Zelanda.
Il fuoco come gli eserciti
dei Mongoli devasta e brucia le città
di legno e di pietra, e poi eleva
case leggere e palazzi invisibili,
impone a Cartesio
distruggi la filosofia e costruiscine una nuova,
si tramuta nel roveto ardente,
sveglia Pascal, percuote le campane
e le fonde per eccesso di zelo.
Avete visto come legge i libri?
Pagina per pagina, lentamente,
come chi ha appena imparato
a sillabare.
               Fuoco, fuoco, il fuoco
               eterno di Eraclito, l’avido messaggero,
il ragazzo dalle labbra nere come bacche.

 
Adam Zagajewski
Traduzione di Valeria Rossella


Risultati immagini per fuoco
20 Curiosità sul fuoco
(dalla rete) 
  1. Il fuoco è una reazione chimica che rilascia luce e calore.
  2. Gli antichi Greci accendevano le torce o appiccavano incendi concentrando la luce solare. Uno specchio parabolico in grado di concentrare i raggi solari viene ancora oggi usato per accendere la torcia olimpica.
  3. La terra è l’unico pianeta conosciuto dove il fuoco può bruciare o appiccarsi spontaneamente. In qualunque altro punto dell’universo non si trova abbastanza ossigeno perché un incendio si verifichi.
  4. Il triangolo del fuoco rappresenta l’unione dei tre componenti che costituiscono un focolare: calore, ossigeno e “carburante”(combustibile). Il fuoco si estingue quando uno di questi componenti manca.
  5. La quantità di ossigeno influenza il colore della fiamma. Un fuoco in bassa concentrazione di ossigeno dà un bagliore giallo. Un fuoco in presenza di quantità elevate di ossigeno brucia con colore blu.
  6. La fiamma di una candela ha la base azzurra perché è il punto in cui “respira” ossigeno, mentre in alto è gialla perché i fumi dal basso in parte soffocano la fiamma superiore.
  7. Il fuoco può generare acqua. Posizionate un cucchiaio freddo sopra una candela e osserverete il vapore acqueo condensato sul metallo. Oppure: la cera contiene idrogeno che si combina con l’ossigeno per generare acqua.
  8. Assumendo costanti le quantità di combustibile, calore e ossigeno, l’incendio di una comune abitazione per ogni minuto che passa  raddoppierà di dimensione.
  9. Il fuoco è più veloce di quanto generalmente si pensi: in determinate condizioni, occorrono meno di trenta secondi perché un incendio diventi molto difficile da controllare.
  10. La fiamma di una candela brucia tipicamente a circa 1000 gradi Celsius (1800 Fahrenheit).
  11. Muoiono più persone per inalazione di fumo che per esposizione diretta alle fiamme. Il fuoco può esigere tutto l’ossigeno presente in una stanza e sostituirlo con fumo tossico e gas prima che le fiamme raggiungano la stanza stessa.
  12. Durante grandi incendi boschivi è possibile che gli alberi “esplodano”, se l’acqua in profondità all’interno dell’albero si trasforma rapidamente in vapore.
  13. Il calore proveniente da un focolare 1 mq basta per uccidere. Può generare fino a 315 gradi Celsius a livello degli occhi, quindi abbastanza caldo da danneggiare i polmoni in caso di inalazione e fondere i vestiti alla pelle.
  14. Se sei in una casa che brucia, potresti non essere in grado di vedere. L’ambiente diventa completamente nero a causa del fumo scuro.
  15. In caso di incendio, potresti non essere in grado di trovare l’uscita anche se hai vissuto in quel luogo per anni perché il fumo può essere estremamente disorientante. Memorizzare in anticipo il tuo piano di fuga e percorrerlo bendato può prepararti a un’eventuale situazione di emergenza.
  16. L’aria ha una concentrazione di ossigeno del 21%. Combinandosi con acetilene, l’ossigeno genera una torcia di saldatura di ossiacetilene che brucia a oltre 5500 gradi Fahrenheit, ed è la fiamma più calda che si possa incontrare.
  17. 4 litri di benzina hanno il potenziale esplosivo di 30 barili di dinamite.
  18. In particolari condizioni è possibile innescare un incendio con il ghiaccio.
  19. A 1.000 gradi Fahrenheit (500°C circa), l’acciaio non protetto al fuoco, non è più considerato materiale strutturale e può crollare sotto il proprio peso durante l’incendio.
  20. Gli incendi forestali si muovono più velocemente in salita che in discesa! Più forte è la pendenza, più veloce è il fuoco. 
fuoco dentro quello passionale,
fuoco di legna, nel camino d'inverno,
riscaldarsi al calore del fuoco,
bello, rilassante, solitario o in compagnia...
 

venerdì 22 febbraio 2019

Capinera

Capinera


La capinera cuce cuce e cuce.
Dalla quercia solitaria
con le acce lunghe lunghe del suo canto
ombra e sole in terra cuce,
cuce sereno e nuvole nell'aria,
finché tra i tronchi l'erba è tutta luce
e il cielo è tutto eguale liscio e bianco
come una pura conchiglia di canto.
 
Arturo Onofri
da "Arioso", 1921
 
 
 Capinera
(Sylvia atricapilla) 
La capinera è unuccellino passeriforme lungo circa 14 cm, per 20 grammi di peso.
Il maschio presenta una colorazione grigio cenere con calotta nera, mentre le femmine sono più brune, con calotta rosso ruggine o marrone.
La calotta ben delineata (da cui si deduce il perché del nome stesso) è comunque l’elemento che la distingue immediatamente da altre specie di Silvidi.
Il becco e le zampe sono sempre scure.
I giovani mostrano parti superiori più fulve e parti inferiori più giallastre.
È una specie vivace e socievole, anche se prudente, motivo per cui sosta spesso tra il fogliame di alberi e cespugli.
È raro vederla saltellare sul terreno e, anche in questi casi, si muove con circospezione e con le zampe molto flesse.
Il volo è in genere breve e ondulato.
Comportamenti che mutano, in parte, durante il periodo della cova e della cura dei pulcini, quando la Capinera mostra doti di coraggio e “disprezzo” del pericolo nella difesa del nido da potenziali intrusi.
(dalla rete)

uccellini colorati nei mie mondi,
da qualche anno li vedo, li ammiro;
volare sereni tra i rami del noce,
io sono l'albero, loro le anime grandi...

giovedì 21 febbraio 2019

Riflesso invernale




siamo a volte preda del nulla,
siamo lente derive, scogli,
gli anfratti solitari ci inducono
a pesanti veglie notturne,
siamo uomini....
 
Gujil







 
Homo sapiens
(Linnaeus, 1758; dal latino «uomo sapiente»)
è la definizione tassonomica dell'essere umano moderno.
Appartiene al genere Homo, di cui è l'unica specie vivente, alla famiglia degli ominidi e all'ordine dei primati.
Il periodo che va dal periodo interglaciale medio, circa 300 000 anni fa, all'epoca odierna, vede la comparsa in Africa orientale e la diversificazione della specie Homo sapiens. Secondo le teorie prevalenti, dal continente africano, circa 65-75 000 anni fa (o secondo altre evidenze alcune decine di migliaia di anni prima), in stretta coincidenza con un evento di fortissima riduzione della popolazione globale, tuttora in fase di definizione, parte della specie iniziò un percorso migratorio che attraverso un corridoio medio orientale la portò a colonizzare l'intero pianeta. La precisa datazione dei primi esemplari definibili sapiens, tradizionalmente posta a circa 130 000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche più indietro nel tempo, grazie a ritrovamenti nei tufi vulcanici della valle del fiume Omo in Etiopia. Per mezzo di tecniche basate sui rapporti fra gli isotopi dell'argon, alcuni reperti anatomicamente simili all'uomo moderno sono stati datati a 195 000 anni fa, con una incertezza di ± 5 000 anni. Nuovi ritrovamenti rinvenuti nel 2017 in Marocco sposterebbero l'origine dell'Homo sapiens a circa 300 000 anni fa. (da Wikipedia)

mercoledì 20 febbraio 2019

A mia figlia

A mia figlia

“Le famiglie” dico, sapendo che non è
la parola giusta, “sono belle”.
“Le famiglie belle”, rispondi, aggiungendo
all’aggettivo scontato un po’ di sale,
“sono belle”. Ma volevo dire quanta strada
noi (famiglia itinerante) abbiamo fatto
dal giorno che son sceso portandoti a cavalluccio
in quel canyon dell’Arizona con il suo torrente
che indugiava ampio e lento sotto di noi;
poi è stato il Susquehanna col suo corso regolare;
e ora la rapida corrente del Severn ricorda
che il tempo non si ferma, anche se la figlia
che tu tieni per mano a me sembra
la stessa bambina che portavo in Arizona.
No – hai ragione – belle non va.
Ma solo una famiglia può rivisitare
il tempo a questo modo: i legami di sangue
ci radicano nello spazio, non immobili come alberi,
ma egualmente soggetti alla terra, al tempo, al clima,
le nostre dimore e storie legate come in rima.


Charles Tomlinson
Traduzione di Massimo Bacigalupo
 
 
cresci così, bene, bella, ridente,
cresci come l'erba nei prati,
cresci come la marea, alta,
sei nel mio cuore come non mai...

martedì 19 febbraio 2019

Male e bene


Mio male, mio bene, così vicini

Mio male, mio bene, così vicini
ormai che tante volte vi confondo,
che risse facevate quando il mondo
era pieno di luce e i teatrini

del cuore non scritturavano ombre
ma angeli e demoni in carne e ossa
e da tutte le parti, nella fossa
di chi rammenta, nelle quinte ingombre

di macerie, nei cessi, nel foyer
annerito dagli incendi ferveva
l’incauta vita… Certo, si solleva
ancora il sipario, ogni sera c’è

spettacolo – ma senza vincitori
né vinti, senza sangue, senza fiori.
 
Giovanni Raboni
  
in un posto lontano, via dai problemi,
il quotidiano mi assilla, da sempre;
ricordo la bella spensieratezza di quando,
ragazzo imberbe spadroneggiavo il mondo...
 
bene e male, da sempre, loro,
ondeggiano sulle nostre vite, ci plagiano;
eppure crediamo di avere chiaro il concetto,
ci illudiamo di sapere agire nel giusto;
spesso sbagliamo,
a volte riusciamo;
rimane il senso continuo di questo viaggio,
duro, pesante, lieve, soffice,
siamo noi...
 Gujil
 

lunedì 18 febbraio 2019

Pane

Il pane
è un prodotto alimentare ottenuto dalla fermentazione, dalla formatura a cui segue una lievitazione, e successiva cottura in forno di un impasto a base di farina (normale o integrale) di cereali, acqua, confezionato con diverse modalità, arricchito e caratterizzato frequentemente da ingredienti differenti a seconda del luogo in cui viene preparato.
Può anche essere non lievitato, detto perciò azzimo, soprattutto nel caso sia da conservare per lunghi periodi.
Tale non è però il biscotto del marinaio, detto anche "galletta", cibo di lunga durata (anche mesi) tipico della marineria a vela, che è proprio un "bis-cotto", cioè cotto due volte; anche diversi pani regionali italiani sono azzimi.
Il pane non lievitato è diffuso in diversi paesi medio-orientali, ed è maggiormente prodotto senza aggiunta di sale (da Wikipedia).


 
E il nostro pane
 
Di te conosco soltanto
il sorriso giocondo
con le labbra separate
il mistero
la mia caparbia ossessione
di svelarlo
e avanzare caparbio
e sorpreso
esplorando il tuo passato.      
Conosco soltanto
il dolce latte dei tuoi denti
il latte placido e burlone
che mi separa
per sempre   
dal paradiso immaginato
dall'impossibile domani
dalla pace e dalla fortuna silenziosa
dal rifugio e dal pane diviso
da ogni oggetto quotidiano
che io potrei chiamare
nostro.
 
Juan Carlos Onetti
 
 
In partic., pane quotidiano, nell’invocazione «dacci oggi il nostro pane quotidiano» del Pater noster (lat. cotidianus, con cui la Vulgata traduce nel Vangelo di Luca 11, 3, il gr. ἐπιούσιος che in Matteo 6, 11 è invece tradotto supersubstantialis, cioè «necessario a vivere»), parole intese spesso in un senso traslato, riferite cioè al nutrimento dello spirito; cfr. anche Dante, Purg. XI, 13, Dà oggi a noi la cotidiana manna, parafrasi poetica del passo del Pater noster, con riferimento alla grazia divina, cibo spirituale dell’anima (con altro uso estens., nel linguaggio corrente, provvedere al pane q., guadagnare il necessario per il sostentamento).
- TRECCANI -
 
una dichiarazione di amore,
amore totale, indiscusso e forte;
si può avere per i figli, i genitori,
per chi ci accompagna è già più difficile...
 

domenica 17 febbraio 2019

Avo e discendente

avo
sostantivo singolare maschile avo avi plurale  femminile ava ave plurale.
(letterario) (arcaico) lo stesso che nonno o un qualsiasi antenato da cui una famiglia discende (per estensione) progenitore.
(dalla rete)

Né lieto avo né discendente

Né lieto avo né discendente,
né parente né conoscente,
non sono di nessuno,
non sono di nessuno.

Sono, come tutti, maestà,
Capo Nord, mistero, estraneità,
fuoco fatuo e lontano,
fuoco fatuo e lontano.

Ma, ahimè, qui non posso restare,
vorrei tanto farmi vedere,
per essere visto davvero,
per essere visto davvero.


E tutto per questo: straziarmi, cantare.
Amerei essere amato
e a qualcuno appartenere,
a qualcuno appartenere.
 
Endre Ady
Traduzione di Vera Gheno e Gabriella Caramore

 
Discendente
Aggettivo: discendente inv sing (pl.: discendenti) che discende, che cala, traettoria discendente, luna discendente. 
Sostantivo: discendente inv sing (pl.: discendenti) un discendente è un parente collocato in avanti lungo la linea generazionale: è un figlio, o un figlio dei figli, o un figlio dei figli dei figli, ecc.... 
Vale sia per le persone che per ogni altra forma di vita: tu sei un discendente degli antichi sovrani, questo cavallo è un discendente dei campioni del secolo scorso.
(dalla rete)

gli antenati, i figli, i nipoti;
un gioco di conseguenze,
le discendenze continuano
come la vita nel mondo...