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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 31 dicembre 2018

Pensierino di fine anno

 
pensierino di fine anno,
anche questo passato, alle spalle,
percorsi di fronte, i soliti, normali,
gioie e dolori, forse più gioie,
ma le tristezze si sentono più forti;
mi ritroverò a cercare sereni approdi,
mi dedicherò all'ambiente col cuore...
 
Gujil

domenica 30 dicembre 2018

Amici robusti

Cuore di legno

 Il mio vicino di casa è robusto.
E’ un ippocastano di corso Re Umberto.
Ha la mia età ma non la dimostra.
Alberga passeri e merli, e non ha vergogna,
in aprile, di spingere gemme e foglie,
fiori fragili a maggio,
a settembre ricci dalle spine innocue
con dentro lucide castagne tanniche.
È un impostore, ma ingenuo: vuole farsi credere
Emulo del suo bravo fratello di montagna
Signore di frutti dolci e di funghi preziosi.
Non vive bene. Gli calpestano le radici
I tram numero otto e diciannove
Ogni cinque minuti; ne rimane intronato
E cresce storto, come se volesse andarsene.
Anno per anno, succhia lenti veleni
Del sottosuolo saturo di metano;
è abbeverato d’orina di cani,
le rughe del suo sughero sono intasate
dalla polvere settica dei viali;
sotto la scorza pendono crisalidi
morte, che non saranno mai farfalle.
Eppure, nel suo tardo cuore di legno
sente e gode il tornare delle stagioni.

10 maggio 1980
 
Primo Levi
 
 Gli alberi ad alto fusto contribuiscono anche a rendere l'aria più respirabile e hanno un ruolo essenziale nell'ecosistema ambientale.
Gli alberi ad alto fusto sono tali se il loro tronco raggiunge o supera i tre metri di altezza, hanno spesso dimensioni imponenti e circonferenze di chioma molto ampie.
Fanno parte degli alberi ornamentali ad alto fusto aceri, pioppi, betulle, magnolie, salici e molti altri latifoglie e sempreverdi.
L'altezza complessiva dell'albero
supera spesso i 7 – 8 metri di altezza.
L'albero ad alto fusto richiede grandi spazi attorno a sé:
almeno 3 – 4 metri di terreno libero deve circondare il tronco,
mentre esistono tutta una serie di limitazioni relative alla presenza
nella zona limitrofa di cavi elettrici, costruzioni, ferrovie, strade etc.
(dalla rete)
  
anch'io ho un amico robusto,
sta crescendo, vive, dà riparo;
il noce è maggiorenne ora,
mi guarda dall'alto, mi vedrà partire...

sabato 29 dicembre 2018

Countdown

 Countdown
 
Meno 3, vediamo chi c'è?
dietro i vetri appaiono fantasmi
luce di giorni passati.
 
Meno 2, dove mai saremo?
ricordo partenza di un treno
che mai non seppi fermare.
 
Meno 1, no dirlo a nessuno
ma ho molto peccato in parole,
opere e omissioni senza pentirmi.
 
0, a volte sono sincero,
spesso ripiego a posizioni tranquille,
cerco la vita, si sta assottigliando.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate
 
 Il
conto alla rovescia (countdown)
 
altro non è che il conteggio in senso inverso del tempo
che manca alla partenza di un missile,
caratterizzato dall’istante zero come istante finale
 
fig.,
computo del tempo che manca
a un avvenimento particolarmente atteso
          

venerdì 28 dicembre 2018

C'era una volta...


A quel tempo

Di notte si sente l’eco dei grandi giorni gloriosi,
case, foreste e navi incendiate,
cavalieri galoppavano sui campanili, scendevano giù

          in pianura,
altri raccoglievano i morti, levavano bandiere,
altri disegnavano mezzelune rosse sui muri. Ora
un calesse senza vetturino passa sulla litoranea
e il cane randagio nero guarda il fiume
come se conoscesse già quello che noi ci rifiutiamo

          di vedere.
Karlòvasi, 30.VI.87

Ghiannis Ritsos
da "Molto tardi nella notte"
traduzione di Nicola Crocetti

 
  C'era una volta è una tipica espressione utilizzata come introduzione in numerose fiabe.
Formule simili risalgono quasi all'origine della scrittura, essendo già utilizzate quattromila anni fa nei racconti babilonesi, e si ritrovano in tutte le lingue del mondo.
Nella letterature europee, è attestata da Apuleio, che apre la favola di Amore e Psiche nelle Metamorfosi con "Erant in quadam civitate rex et regina..."
 
tempo fa, "once upon a time",
ho rivisto vecchie fiabe, amate,
condivise con chi ho amato tanto;
rimane un accenno di solitaria tristezza...
 
Nella lingua francese, la formula corrispondente (Il était une fois) è attestata da Charles Perrault . Egli la utilizzò per la prima volta in I desideri ridicoli, apparso nel 1694, ove però compare solo al verso 21, e non all'inizio del racconto. Successivamente, egli la riprende per aprire il suo racconto fantastico, Pelle d'asino, dopo un preambolo dedicato al modo di lettura. La utilizzerà in sette delle otto fiabe presenti ne I racconti di mamma l'oca.
Nella lingua inglese, il primo uso dell'espressione Once upon a time risale, secondo l'Oxford English Dictionary, al 1380; venne accettata comunemente come modo per iniziare un racconto nel 1600. Tale espressione è più frequente nei racconti per bambini di età compresa tra i sei e gli otto anni.
Nella lingua italiana, l'espressione C'era una volta è attestata già al 1300 ed è utilizzata, diventando canonica[senza fonte], nel 1634 dal Pentamerone di Giambattista Basile, prima raccolta di fiabe della letteratura europea, scritto in lingua napoletana (in cui è presente, tra l'altro, la prima redazione al mondo della fiaba di Cenerentola, la Gatta Cenerentola). L'uso viene poi ripreso da tutte le raccolte successive, comprese quelle di Collodi (che traduce e in parte riscrive le principali fiabe delle raccolte francesi e tedesche, inventando nomi come "Cappuccetto Rosso") e quelle di Imbriani (che stenografa fiabe milanesi e fiorentine direttamente dalla voce popolare).
Nella lingua tedesca, Es war einmal è utilizzato dai fratelli Grimm, autori della raccolta di fiabe forse più celebre dell'intera tradizione europea; ma era già diffuso in precedenza, tanto che E.T.A. Hoffmann, ne L'uomo della sabbia del 1815, lo giudica "il miglior attacco per un racconto; ma troppo freddo!"
Successivamente, il danese Hans Christian Andersen avrà la raccolta dei Grimm come base per le sue celebri Fiabe (da wikipedia).
 

giovedì 27 dicembre 2018

Daghestan


Il sogno
 
Nel Daghestan scosceso bruciava il mezzogiorno,
ed io giacevo inerte dal piombo trapassato:
l'orribile ferita bruciava ancora intorno;
a goccia a goccia il sangue colava inesorato.
Solo giacevo steso nella sabbiosa valle.
Si stringevano le rupi frastagliate e contorte:
il sole divampava sulle loro vette gialle
e su me, chiuso in un sonno tenace come morte.
Sognavo... Nel mio luogo natale, a tarda sera,
ferveva un gran banchetto fra ceri sfavillanti:
giovani donne, cinte da fresca primavera
di fiori, discorrevano di me gaie e festanti.
Ma sola, pensierosa, ignara del rumore
delle altre, una sedeva stretta in silenzio arcano:
in un funereo sogno pareva il giovane cuore
sperduto e trasportato chissà dove, lontano...

Risultati immagini per daghestanEssa un profondo borro del Daghestan sognava,
dove una forma nota giaceva irrigidita:
fumava, nereggiando nel petto, una ferita,
e il sangue a goccia a goccia, seccando al sole, colava.
 
Michail Lermontov

 
Il Daghestan
è una repubblica della Federazione Russa, per area e per popolazione la più grande del Caucaso settentrionale, coi suoi 50.300 km² di superficie e i suoi due milioni e mezzo circa di abitanti.
(ripartiti fra i gruppi "avari", "darghino-lak" e "samuro", i turchi azeri, i raggruppamenti iranofoni essenzialmente rappresentati dai tati, e gli "ebrei delle montagne", ovvero Dāgh Čufut).
In questa terra del Sud convivono popolazioni appartenenti a diverse etnie, legate da una religione comune.
C’è un problema che affetta i residenti del Daghestan:
la gente ha paura di fargli visita.
Secondo quanto scrivono i giornali, sembra che dalla repubblica nata tra le montagne non arrivino buone notizie.
È risaputo, infatti, che viaggiare in questi luoghi non sia del tutto sicuro.
In realtà ci sono posti in Daghestan che, oltre a essere di eccezionale bellezza, sono anche sicuri, e meritano di essere visitati.
Lo sapevate che lì è possibile visitare la gola più profonda del mondo, ammirare alcuni insediamenti umani tra i più antichi della Terra, godendo al contempo di un’incredibile accoglienza?
 

 posti brulli, lontani e vicini,
insorge un alibi da sempre;
scoscese rupi intentano ostili
ambiti reconditi e recessi...
 
Nell’antichità la Via della Seta passava anche attraverso il Daghestan.
Il territorio occupava infatti le frontiere della Turchia con l’Iran, fino a quando i mongoli invasero questi territori.
“Siamo tutti stranieri (nomadi) del Caucaso.
Ma c’è sempre stata una rivalità nel tentativo di possedere il titolo di nazione più autoctona”, racconta Muslim Alimirzaiev, fondatore del progetto “Il Caucaso sconosciuto”.
Sulle montagne ogni popolo ha il proprio idioma, leggende e tradizioni proprie. Nel Daghestan si crede che i “dargin” sappiano come fare soldi, mentre agli “avari” piace godersi la vita.
“Ciò che ci ha sempre unito è stata la religione. Il 95% della popolazione infatti è musulmana”, dice Muslim Alimirzaiev (dalla rete).
 
 

mercoledì 26 dicembre 2018

Santo Stefano, protomartire

Filippo Lippi
"Nascita di Santo Stefano"

Santo Stefano
protomartire
(il primo martire cristiano)

Secondo la leggenda, tra i vari pastori accorsi ad adorare Gesù Bambino, c’erano anche delle donne che avevano portato i propri bambini affinché Gesù li benedicesse.
Tecla, una giovane sposa, non aveva figli, ma desiderava tanto averne uno e desiderava adorare il bambinello.
Per non essere da meno delle altre, prese una grossa pietra, l’avvolse in uno scialle, mise sulla sommità una cuffietta e se la teneva fra le braccia, proprio come se fosse stato un bambino appena nato.
Vedendo Gesù così bello e sorridente, si commosse e scoppiò in un pianto a dirotto intanto che si trovava in ginocchio, davanti alla capanna.
Quando si alzò per ritornare a casa, Maria, che aveva letto nel suo cuore comprendendo il suo innocente inganno le domandò:
”Tecla, che cosa porti in braccio?”
Sentendosi scoperta, la donna rispose: “Allatto un figlio maschio.”
Allora la Madonna le disse:
 “Su, scopriti il seno e allatta tuo figlio;
da questo momento il tuo desiderio é stato esaudito.
La tua pietra é diventata un bel bambino.”
La donna scostò lo scialle che avvolgeva la pietra e rimase meravigliata per il miracolo che era stato compiuto per lei: tra le braccia aveva il suo primo figlio.
“Ricordati però”,
le disse ancora Maria,
“che egli é nato da una pietra e morirà a colpi di pietra.”
Questo bambino fu chiamato Stefano, divenne discepolo di Gesù e fu il primo ad affrontare il martirio ( da qui l'appellativo di protomartire).



Francesco Francia
"Santo Stefano Martire"
Roma Galleria Borghese
Santo Stefano
1938
 
Stasera s'indovina al chiaro delle nevi
Che il giorno avanza con passi di gallo.
Dalla mia stanza erta
Guardo il ballo delle ombre nel solstizio.
C'è nell'aria un indizio
Di vita nuova, una speranza certa.
Forse è il cuore che smania
In questa bianca squilla remota
O il vento che si stana.
Tra lo stridore delle pale il giorno
Vuoto è scacciato, un anno s'allontana.
La luna tardi splenderà sul selciato.


Leonardo Sinisgalli
da 'Vidi le Muse', Mondadori, 1943
 
Il giorno dopo Natale, si riposa,
un cuore di sasso ora è carne
l'anno s'inoltra alla sua fine
il tempo, fuori, s'annebbia...

 
Paolo Uccello-Andrea di Giusto
(1435-1437)
"Lapidazione di santo Stefano"
Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
Ed, alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’, nel quale ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato, per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore.
Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse:
O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato?
Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”. Mentre l’odio ed il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito Santo, alzò gli occhi al cielo e disse:
“Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”.  
Fu il colmo: elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e lo trascinarono fuori dalle mura della città, presero a lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione. In realtà non fu un’esecuzione, in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte, ma non fu in grado nemmeno di emettere una sentenza in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato. Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.

Lorenzo Lotto
"Martirio di Santo Stefano"

martedì 25 dicembre 2018

Buon Natale


Natale

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l'asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
 
Salvatore Quasimodo


 amore, saggezza, dolore,
una festa che arriva di notte;
Natale, è qui, stamattina,
nel silenzio mattutino di oggi...
 

lunedì 24 dicembre 2018

Vigilia di Natale

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Stepan Feodorovich Kolesnikov
"Vigilia di Natale"
 
 Alla vigilia di Natale
 
Oggi siamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:

perchè tu ci sei davvero necessario.
 
Bertolt Brecht
 
vigilia, ma non sento il clima festivo,
Natale è dei bimbi, gli adulti si scordano;
la neve, manca la neve ma nessuno la vuole,
intasa le strade, soffoca il traffico...
 
Il grande drammaturgo, poeta, regista teatrale e saggista tedesco di fede marxista e considerato lontano dalla religione ha sempre espresso tuttavia nelle sue opere un grande senso di spiritualità.
Nella sua raccolta
" Poesie (1918-1933)" compare questa breve lirica per dire quanto l'arrivo di Gesù sia necessario a chi vive nella povertà
(da "Famiglia Cristiana", dalla rete).
 
chi lo avrebbe mai detto,
in ognuno di noi rimane un residuo di vita,
sempre, comunque,
immagino le fredde notti del passato, senza agi,
qualche comodità solo i più ricchi,
lo "Spirito del Natale",
ecco che forse un poco ci manca...
Gujil

domenica 23 dicembre 2018

Poesia e riflesso

La visita
 
Dimmi ragazza implacabile chi
ti credi di affamare
 
con quel tuo eterno silenzio?
rifiuti di vedermi non
 
rispondi alle mie lettere né
al telefono eppure il mese scorso
 
per ben sei volte sei
entrata nei miei sogni e con una
 
luce incommensurabile hai
inondato il mio sonno le tue
 
visite sono meravigliose sei
più tenera più gaia di quanto
 
tu sia mai stata prima ritorna
ancora e ancora ragazza
 
implacabile torna il mio amore
ti sta aspettando
 
James Laughlin
Traduzione di Marco Datini
 
 
andare a trovare qualcuno, invitati,
si spende qualche ora lieta, serena;
lasciamo gli affanni nelle nostre case,
lasciamoli soli, almeno per ora....

sabato 22 dicembre 2018

Malìa

Malìa e compianto
             a Emilia, in memoriam

(…)
Regina, la verità non rese mai giustizia ai dispersi
né al custode della loro memoria, escluso qualche
suddito del mito. Dopo una grande morte
dopo una morte che tutti fa più morire, il grido
batte contro la parete dei gesti, contro gli onesti
e torpidi plurali (chiavi, resti, bottoni, avvisi, occhiali)
poche notti e si disfa in dolenzìa, refuso bianco,
usata spina.
Dicono che patire è come tutto, è quantità finita.
E trovi sempre chi lavora a provartelo, dovunque trovi
piatti di carne, reti di strade ammalorate e gatti senza
ritegno, indifferenti persino a sé, figurarsi agli assenti.
Ma per chi muove le mani nella terra, il ricordo
di un viso è il cristallo improvviso di sale.
Buonanotte regina, siamo qui, ti tengo fra le braccia. 
 
Lucio Mariani
da "Farfalla e segno"
 
 
 malìa
 sostantivo femminile
 [der. del lat. malus «cattivo»].
-TRECCANI-
(dalla rete)

- 1. a. Fattura, pratica magica che pretende di ottenere effetti soprannaturali, o di determinare certi comportamenti in altre persone:
Fecer malie con erbe e con imago (Dante);
gli hanno fatto la malia, l’incantesimo, il malocchio.
b. non comune: Serie di avvenimenti sfavorevoli, che sembra determinata da una misteriosa forza maligna: rompere la malia; sottrarsi a una malia.
- 2. In senso figurato, fascino, incanto, forza di seduzione: la malia di uno sguardo, di un sorriso; la sottile malia delle sue parole;
la dolce malia delle sere, a fine agosto (C. E. Gadda).

tanti i compianti, tra malìe dimenticate,
le spose antiche, le vesti e le fotografie;
come in un retaggio di cultura passata
mi vedo a origliare nei nomi saputi...

venerdì 21 dicembre 2018

Oceani e mari si scaldano


O di oceano
 
Antonio
le navi caricano e scaricano come gli occhi dei testimoni
ma con tutto ciò son ben lontano dall'amare la boxe
lontano dalla vita lontano dalla morte
lontano dal pensare alla spugna bucherellata di punti di vista
Sui lillà di carne che assorbono l'equinozio
guarda questo colore di frase guarda questi nodi di ruscello
guarda questa speranza che cambia livello sotto i tuoi occhi
e queste pieghe di speranza che la rivestono
Vecchia zitella il mare
s'allontana soave
Ha un nodo alla gola ma io son lontano
lontano dalla morte lontano dalla vita

lontano dal circondare d'attenzione le  mie vecchie ossa di prateria
avendo come sola esperienza le nebbie
 
Antonio amico mio
non ci sarebbero volti senza paesaggi dopo la pioggia
 
Juan Larrea
 
 
 il mio nome campeggia sui volti
si staglia, reclina, arretra spesso;
amico mio di sempre dove stai?
ancora ricordi, ancora passato...
 
Gli oceani della Terra hanno assorbito il 60% di calore in più di quanto si pensasse.
Oceani  e mari più caldi provocheranno super-tempeste ancora più forti ed amplificano gli impatti climatici come lo sbiancamento delle barriere coralline (www.greenreport.it)
Secondo lo studio “Quantification of ocean heat uptake from changes in atmospheric O2 and CO2 composition,” pubblicato su Nature da un team internazionale di ricercatori guidato dall’università di Princeton e della Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California-San Diego.
«Ogni anno dello scorso quarto di secolo, gli oceani del mondo hanno assorbito una quantità di energia termica che è 150 volte maggiore dell’energia che gli esseri umani producono come elettricità ogni anno». (dalla rete)

giovedì 20 dicembre 2018

Haiku n°3, un cocktail


Haiku n°3
 
il gelo è un decoro
di acqua compattata in ghiaccio,
il cocktail è pronto da bere.
 
Anonimo
del XX° Secolo
Haiku
 
 
Un cocktail
(anticamente conosciuto in Italia con il nome di "bevanda arlecchina" o "polibibita") è una bevanda ottenuta tramite una miscela proporzionata ed equilibrata di diversi ingredienti alcolici, non alcolici e aromi.
Un cocktail ben eseguito deve avere struttura, aroma e colore bilanciati; se eseguito senza l'uso di componenti alcoliche viene detto cocktail analcolico.
Il cocktail può presentare all'interno del bicchiere del ghiaccio, non presentarlo affatto (come alcuni cocktail invernali quali grog e punch), oppure può essere solo raffreddato con del ghiaccio. Una classe particolare di cocktail è costituita dagli shot, piccoli cocktail che possono avere tutte le caratteristiche di un normale cocktail e sono serviti in due tipologie di bicchieri, gli shot e i bite.
Per prevenire l'abuso sia di nomi fittizi di cocktail sia di modifiche arbitrarie a cocktail conosciuti, l'International Bartenders Association ne ha codificati 77 a cui ogni anno si aggiungono o vengono eliminati altri  (da Wikipedia).

mercoledì 19 dicembre 2018

Scriccioli!


Lo Scricciolo

Su e giù, va e viene sempre inquieto,
fruga e becca tra gli spini:

qua un seme, là una goccia ed una foglia
senza che di mangiare abbia gran voglia,
senza saper se voli o se cammini.

Somiglia alle ragazze più vivaci:

le tieni ferme solo con i baci.

Corrado Govoni

 
 

 
Lo scricciolo
(Troglodytes troglodytes)
 
è tra gli uccelli europei più piccoli, per questo il suo nome è sinonimo di qualcosa di minuscolo e delicato.
È un uccellino agile, dinamico, ingegnoso, tanto da essere eletto il re degli uccelli”.
 
Secondo
un’antica favola celtica,
lo scricciolo gareggiava in volo con l’aquila
per decidere chi dovesse essere il re.
Lo scricciolo partì per primo
ma si stancò dopo pochi battiti di ali
e fu presto raggiunto dall’aquila.
Lo scricciolo colse al volo l’occasione
e saltò sulla schiena della rivale
facendosi trasportare più in alto
per poi scattare verso il cielo e vincere la gara.
 
Lo scricciolo, oltre che in Europa, vive anche in Nord Africa, Nord America, Asia e non è raro vederlo nei nostri giardini in inverno.
Puoi riconoscerlo facilmente per il suo piumaggio: sul dorso, sulle ali e sulla coda è di colore castano mentre le ali e i fianchi sono barrati di nero.
Segni particolari: un lungo sopracciglio bianco.
Lo scricciolo si muove in maniera molto agile, dinamica e scattante.
Ha una coda corta e appuntita che tiene sempre ben sollevata.
Il becco è piuttosto lungo e sottile.
Le zampe sono lunghe e robuste. Ha un canto melodico e squillante, un trillo acuto e potente, molto prolungato.
Lo scricciolo è la dimostrazione che la bellezza e la perfezione della natura possono stare in soli 10 centimetri di lunghezza e 10 grammi di peso.
(dalla rete)
 
sui rami spogli del noce, due,
insieme danzano nel gelo pungente;
scriccioli, credo, folletti del freddo
rallegrano un poco il mio declino....