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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 30 settembre 2015

Indissolubile

In attimi indossolubili sento
svanire le cose per amare,
le cose andate, perdute
come un oggetto di pessimo gusto,
come un ricordo di viaggio.
 
Gujil
 
 
indissolubile
[in-dis-so-lù-bi-le] aggettivo.
Che non può essere sciolto, rescisso: patto indissolubile.
• avverbio indissolubilmente, in modo indissolubile.
indissolùbile aggettivo. [dal lat. indissolubĭlis]. – Non dissolubile, che non si può sciogliere, generalmente in senso fig.: vincolo, legame i.; unirsi con patto i.; la fine di un amore, di un’amicizia che sembrava indissolubile.
◆ Avverbio indissolubilménte, in modo indissolubile: legare, unire indissolubilmente

martedì 29 settembre 2015

Muri o mura?

La notte crolla alle porte di vecchie mura,
la luna pende irrequieta, la terra cerca
di conservarsi il gelo della passata estate
e sui monti si ergono le stelle, bianche,
con occhi verdi le palpebre ormai stanche
degli alberi pendono giú, mute.
Reco dispregio nella valle e molti dicono
che porto solo morte e sogno e gelosia
in grossi cesti, per il tramonto.
Le stelle imprecano! Singolare, il giorno cade
nei suoi solchi vicino al fiume che scorre giú
profondo nelle fantasie
con duri detti del mio giorno d'inverno.

Thomas Bernhard
Traduzione di Samir Thabet
Sotto il ferro della luna

 
MURI O MURA?
- TRECCANI -
 
Il sostantivo maschile muro ha due plurali, che rispondono a sfumature di significato diverse tra di loro.
 
• Il plurale maschile muri indica la singola opera muraria, considerata separatamente:
i muri portanti,
i muri di collegamento
 
 • Il plurale femminile mura si usa quando ci si riferisce all’opera muraria considerata nel suo complesso, in quanto serve a chiudere, recingere o proteggere:
le mura della città,
le mura domestiche,
le mura di casa.
 
 
luna rossa, bianca, assente,
come un  disco dorato o un lume,
la luna di traverso,
quella dell'amore...

lunedì 28 settembre 2015

Preghiera e leggenda

 La preghiera del silenzio

Siediti ai bordi dell’aurora,
per te si leverà il sole.
Siediti ai bordi della notte,
per te scintilleranno le stelle.
Siediti ai bordi del torrente,
per te canterà l’usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio,
Dio ti parlerà.
 
Swami Vivekananda soul
 
 
LA LEGGENDA DELLA CREAZIONE DEGLI ANIMALI
 
In origine il Sole aveva un aiutante, che si chiamava Napi.
Un giorno, dopo aver terminato il suo lavoro, Napi trovò un grosso pezzo di argilla cominciò a lavorarla per trarne fuori qualcosa.
Era un bravo artigiano e riuscì a realizzare la prima figurina, con una bella forma simmetrica; successivamente ne realizzò delle altre e così realizzò le figurine di tutti gli animali della Terra.
Appena ne aveva completata una, vi soffiava sopra, le dava un nome e una destinazione.
La figurina si animava e cominciava a popolare la terra.
Con l’ultima rimanenza di argilla realizzò una figura nuova; la chiamò uomo e lo mandò a vivere con i lupi.
Gli animali si lamentarono perché non riuscivano ad adattarsi all’ambiente loro assegnato, perciò Napi assegnò a ciascuno l’habitat ideale.
Tutti gli animali furono soddisfatti, tranne l’uomo, che vaga ancora alla ricerca di un luogo soddisfacente.

 
nel silenzio risposte,
i suoni sono attimi,
melodie incomplete,
scarne ritmiche accorate...

domenica 27 settembre 2015

Sole del mattino

Domenica di Settembre
 
Domenica settembrina
fa freddo la mattina,
in un turbine di nuvole
rassetto la mente volubile.
Ho dormito stanotte,
sul filo del sogno
ho ritrovato le rotte
le vie del  bisogno.
Domenica settembrina
il sole, tiepido, capolina.
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

 
Sono molti i metodi per dimagrire e trovare il proprio benessere fisico, uno tra i più naturali e facili da seguire è quello dell’esposizione al sole durante le prime ore del mattino.
Stare sotto la luce solare mattutina porta ad un collegamento diretto con l’Indice di Massa Corporea, più si sta esposti e più si può perdere peso.
 
La luce del sole mattutino fa perdere peso
 
Lo studio condotto da Northwestern Medicine ha dimostrato che le persone che stanno sotto alla luce quotidianamente, hanno il BMI decisamente più basso rispetto a quelle che ne stanno per poco tempo e quelle che si alzano presto e si espongono alla luce solare prima lo hanno ancora più inferiore.
Kathryn Reid, professoressa associata di neurologia della Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato:
«Quanto prima si verificava l’esposizione alla luce durante il giorno, tanto più l’indice di massa corporea degli individui era basso».
Cambiare l’esposizione di una sola ora, ritardandola, comporta effetti differenti.
Per influenzare positivamente il BMI sono esaustivi 20-30 minuti di esposizione durante le prime ore del mattino.
Allo studio mancano ancora alcuni dati, come ad esempio le persone che lavorano di notte o quelle che si alzano troppo presto, ma è certo che la luce sia collegata con il metabolismo e con il senso di sazietà o fame (dalla rete).

sabato 26 settembre 2015

Agricoltore

sostantivo maschile. (femminile, non comune, -trice)
[dal latino agricultor -oris, comp. di ager agri «campo» e cultor «coltivatore»]
- TRECCANI -.
 
 – Chi esercita un’attività agricola, sia come responsabile della conduzione del fondo (proprietario, enfiteuta, usufruttuario, affittuario) sia come prestatore d’opera o lavoratore.
Con significato più limitato, nel linguaggio giuridico, l’imprenditore agricolo.
 - (agricoltore, mestiere) [chi esercita un'attività agricola] ≈ (anticamente) agricola, coltivatore (diretto), contadino, (anticamente) villano, (anticamente) villico. ‖ colono, fattore, mezzadro.
 
L'agricoltore (detto anche contadino, soprattutto in passato) è una persona impiegata nel settore agricolo come coltivatore della terra, specializzato nella coltivazione di frutta, verdura cereali e altre piante variamente utili, in base alle caratteristiche climatiche e del terreno.
Può affiancare alla sua attività anche l'allevamento di animali da cortile o di bestiame da stalla e/o da pascolo.
L'agricoltore può svolgere la propria attività come proprietario, affittuario, mezzadro o dipendente di una impresa agricola.
 
 
L'agricoltore
 
Sono nato agricoltore per il tuo seno di donna
pelle bruna e voce levigata dal monte silenzioso
grazie al mio aspetto respirano i fitti boschi della luna
e nel mio sguardo emerge inebriata la tenerezza dell'anima.
Hanno anima questi monti che mi cullarono
bontà di radice inumidita dalla musica del vento.
Vento è stata la mia anima avvinghiata alla fede che resuscita
a che pro ritornare alla luce assetata
se per pura sete posso trasformarmi in acqua.
 
Jesús Urzagasti
Traduzione di
Claudio Cinti e Silvia Raccampo
 
 

coltivare i propri interessi,
come un orto ordinato,
zolle di risa e piacere,
lacrime e incertezze...

 

venerdì 25 settembre 2015

Sublimazione

Sublimazione del sonno
 
Turbinio di eventi nel cuore,
silenzi, ardori, ira;
la sera s'acquieta l'umore
in un angolo chiudo il rumore,
ritorno bambino.
Un suono vicino
concreta gioia e dolore
ai sensi mi giunge un sentore
come di mare, mi stira
le membra pronte al torpore.
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate 
 
 
In psicoanalisi, la sublimazione è un meccanismo che sposta una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta non sessuale o non aggressiva. Questo consente una valorizzazione a livello sociale delle pulsioni sessuali o aggressive nell'ambito della ricerca, delle professioni o dell'attività artistica, fino alla vita religiosa e spirituale.
Ad esempio, una pulsione aggressiva può essere incanalata in una socialmente accettata: il chirurgo.
Secondo Sigmund Freud, in questo modo, «la pulsione sessuale mette enormi quantità di forze a disposizione del lavoro di incivilimento e ciò a causa della sua particolare qualità assai spiccata di spostare la sua meta senza nessuna essenziale diminuzione dell'intensità. Chiamiamo facoltà di sublimazione questa proprietà di scambiare la meta originaria sessuale con un'altra, non più sessuale ma psichicamente affine alla prima».
Freud ricorre a questo concetto per spiegare, da un punto di vista economico e dinamico, certi tipi di attività sostenute da un desiderio che non è manifestamente rivolto verso una meta sessuale come, ad esempio, la creazione artistica, l'indagine intellettuale e in generale le attività più elevate dello spirito umano cui la società attribuisce, in genere, grande valore.
La spinta originaria verso queste attività è rinvenuta da Freud in una trasformazione delle pulsioni sessuali:
«La pulsione sessuale mette a disposizione del lavoro culturale delle quantità di energia estremamente grandi; e ciò è dovuto alla peculiarità particolarmente accentuata in essa di poter spostare la sua meta senza ridurre sensibilmente la propria intensità. Questa capacità di scambiare la meta sessuale originaria con un'altra meta che non è più sessuale, ma è psichicamente imparentata con la prima, viene chiamata capacità di sublimazione.»
Le forze utilizzabili per il lavoro culturale provengono quindi, sempre secondo le teorie freudiane, in gran parte dalla repressione dei cosiddetti "elementi pervertiti" dell'eccitazione sessuale.
La trasformazione di una spinta pulsionale in una attività sublimata, richiederebbe un tempo intermedio.
Durante questa fase si ha un ritiro della libido sull'Io, che rende possibile la desessualizzazione della pulsione.
È proprio in questo senso che Freud in L'Io e l'Es, parla dell'energia dell'Io come di una energia «desessualizzata e sublimata», capace di essere spostata su attività non sessuali.
«Se questa energia di spostamento è libido desessualizzata, la si può chiamare anche sublimata, poiché, servendo a istituire l'unitarietà o l'aspirazione a essa che caratterizza l'Io, essa si mantiene sempre fedele all'intenzione fondamentale dell'Eros, che è quella di unire e di legare.»
La teoria della sublimazione è rimasta però poco elaborata nel pensiero di Freud e perciò manca di una chiara delimitazione rispetto ai processi limitrofi come lo spostamento, formazione reattiva, rimozione.
La nevrosi creativa è un tipo frequente di sublimazione. 
Nei Tra Saggi sulla Sessualità, Freud sostiene che la teoria della libido non riesce a spiegare le basi chimiche e le fonti, né dell'eccitazione, né della sublimazione dell'istinto sessuale.
Nella pratica tantrica, la sublimazione non avviene attraverso la repressione della sessualità. Consiste in esercizi di meditazione e di contrazione muscolare e di ritenzione del seme, che hanno il risultato di stabilire la consapevolezza e il controllo di un flusso continuo di energia vitale fra i sei livelli somato-pscichici-spirituali.
Poi il singolo può fare questi movimenti e esercizi sia prima e durante il rapporto sessuale sia per migliorare durata e qualità per entrambi i partner, che in assenza di rapporti per restare in contatto con la componente spirituale di ciascun livello (da Wikipedia).
 
Sinonimi:
elevazione, glorificazione, nobilitazione
Significato:
quel meccanismo che sposta un impulso sessuale o aggressivo verso un nuovo obiettivo di tipo sociale.
Etimologia:
dal latino tardo sublimis da sub – limina

La sublimazione fa parte di quelle difese dell’Io che lo stesso Freud analizzò, e permette la scarica di quelle pulsioni in azioni o attività socialmente accettabili.
I comportamenti più diffusi che originano da tale difesa si riscontrano nell’ambito:

• dello sport,
• dell’arte, in cui si può manifestare come talento
• e a volte anche nell’ambito professionale o dell’impegno nel sociale


giovedì 24 settembre 2015

Due madri


Giovanni Segantini ((1858 - 1899)
Le due madri, 1889
Galleria d'Arte Moderna Milano
Altri titoli: Effetto di lanterna, Interno di stalla
Galleria d'Arte Moderna di Milano
Tela cm. 157 x 280

Nessuno più mi consola
 
Nessuno più mi consola, madre mia.
Il tuo grido non arriva fino a me
neppure in sogno. Non arriva una piuma
del tuo nido su questa riva.
 
Le sere azzurre sei tu
che aspetti i muli sulla porta
e avvolgi le mani nei panni,
leggi nel fuoco le risse
che disperdono i tuoi figli
ai margini della città?
 
Un abisso ci separa, una fiumana
che scorre tra gli argini alti di fumo.
Sono queste le tue stelle,
è il vento della terra
è la nostra speranza
questo cielo che accoglie le tue pene,
la tua volontà di pace?
 
Tu vivi certa della tua virtù:
hai vestito i cadaveri variopinti
dei padri, hai trovato ogni notte
la chiave dei nostri sogni,
hai dato il grano per la memoria dei morti.
 
Noi aspettiamo il tuo segnale
sulla torre più alta.
Tu ci chiami. Sei tu
la fiamma bianca all'orizzonte?
Un'estate di lutti
ha rimosso nel ventre le antiche colpe,
ha cacciato i lupi sotto le mura dei paesi.
I cani latrano al sole di mezzogiorno,
la civetta chiede ostaggi per il lugubre inverno.
 
Tu ascolti, madre mia,
il pianto sconsolato delle Ombre
che non trovano requie
sotto le pietre battute
dal tonfo di fradici frutti.

Leonardo Sinisgalli
da Scienza e poesia
 
 
 "Le due madri"
è un dipinto autografo di Giovanni Segantini realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1889, misura 157 x 280 cm. ed è custodito nella Galleria d'Arte Moderna Milano.
 
L'opera in esame è firmata e datata in basso sul lato sinistro. Il Segantini la citò nella lettera a Domenico Tumiati (Maloja, 29.5.1898) con la definizione di "effetto di lanterna"; Primo Levi nel 1899 la elencò col titolo di "Le madri (interno di stalla)"; Il Servaes nel 1902 la catalogò con il numero 84. Il dipinto appartenne a Grubicy (Milano), che lo diede in prestito per lungo tempo al Museo Segantini a Saint-Moritz; poi appartenne a Benzoni, anch'egli a Milano (dalla rete).
A quell'epoca il Segantini stava lavorando ad una serie di composizioni aventi per tema gli ambienti interni, ma qui cercava una soluzione più articolata e cromaticamente più sviluppata: avrebbe dovuto creare effetti di luce artificiale con la sua rinnovata forza coloristica, e così fece.
Alla manifestazione della Triennale di Brera del 1891, dove era esposta anche la "Maternità" di Previati – un'interpretazione simbolica un po' mistica, eterea ed onirica – "Le due madri" ebbe un notevole successo ove apparve, per l'analogia, abbastanza evidente, la nuova tecnica, quale rappresentazione del divisionismo naturalistico contro un simbolismo idealizzante. L'interpretazione del simbolismo, concepito come "maternità universale", in effetti comparirà in Segantini solo più tardi.
Un giornalista della "Cronaca dell'Esposizione di Belle Arti – Esposizione Triennale di Brera del 1891" del 28.5.1891 interpreta il dipinto in chiave nettamente chiave luministica: "Le due madri sono una mucca che ha vicino, sullo strame, il suo vitello, e una contadina che tiene in braccio il suo pattino, sonnecchiando al lume di una rustica lampada che pende dal soffitto. L'osservanza del fenomeno luminoso e la evidenza sono in questo quadro ammirevoli [...]";
Grubicy lo interpreta in chiave naturalistica, oltre che luministica: "È curioso il fatto che nelle numerose discussioni e nelle molte critiche pubblicate sulla Triennale nessuno ha approfondito lo studio dell'essenza caratteristica di quest'opera importante di Segantini, benché tutti, senza eccezione, vi abbiano riscontrato la forza poderosa del giovane maestro, ed alcuni, come il Sormani, l'abbiano anche acclamata pel sentimento della maternità, dirò così animale che essa racchiude. A mio avviso il movente generatore di quest'opera fu l'emozione provocata da un interessante effetto di luce artificiale e il capriccio di voler vincere l'enorme difficoltà che presentava l'interpretazione pittorica di essa. [...] L'interesse e la difficoltà della scena consisteva nell'esprimere, nel suo giusto carattere, quell'ambiente colla sua luminosità bassa, ma diffusa abbastanza da circolare dappertutto, sì da sopprimere i neri — nero significa assenza di luce — e permettere allo sguardo di rilevare la natura di tutti gli oggetti. E Segantini, nel suo quadro, ha potuto vittoriosamente superare le difficoltà, ricorrendo all'applicazione dei colori divisi invece che al solito impasto sulla tavolozza".
Il Barbantini nel 1945 vi trasse trasse alcune considerazioni come ad esempio quella che, intorno alla testa della donna in atteggiamento patetico "alla Botticelli" tirasse "un'aria da museo".
Esiste una copia dell'opera custodita al Museo Segantini di Saint-Moritz,  realizzata da Gottardo, figlio del Segantini.
Fu esposta nel 1891a Milano alla Triennale di Brera con il n° 209; nel 1896 a Vienna alla manifestazione "Secession" (gran medaglia d'oro dello Stato austriaco); nel 1900 a Milano alla  "Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente", alla "La pittura lombarda nel secolo XIX, n. 209"; nel 1904 a Londra alla manifestazione "Italian Exhibition at Earl's Court"; nel 1906 a Milano con il n° 4; nel 1907 a Parigi col n° 281; nel 1908 a Saint-Moritz; nel 1913 a Saint-Moritz col n° 20; nel 1926 a Milano nella Galleria Scopinich ed all'Aasta Benzoni; nel 1926 a Venezia; nel 1930 a Londra al "The Exhibition of Italian Art at Burlington House"; nel 1935 a Parigi nel Musée des Écoles étran-gères contemporaines e nell'art italien de XIX et XX siècles;
 

quante parole, dette, scritte,
quanti sospiri e respiri;
poi il nulla prevale,
il ricordo sbiadisce
la mente barcolla...

mercoledì 23 settembre 2015

Poesia

Colori
 
Sparsi nel grigio di pioggia,
come macchie di sorrisi,
colori si stingono;
vedremo un giorno fiorire,
nell'autunno le viole?
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

martedì 22 settembre 2015

Costellazione d'Autunno

Il cielo autunnale è dominato dalla figura zig-zagante di Cassiopea, una costellazione che alle latitudini italiane si presenta circumpolare, ma che in questo periodo dell'anno raggiunge la sua altezza massima sopra l'orizzonte.
Cassiopea è individuabile verso nord, altissima in cielo; due delle sue stelle centrali possono essere utilizzate per trovare altre figure importanti senza possibilità di errore: collegando infatti queste due stelle nel modo indicato dalla mappa a lato e proseguendo verso sud nella stessa direzione per circa sei-sette volte, si giunge al centro di un grande quadrilatero di stelle di seconda magnitudine, ben visibili anche dalle città in alto nel cielo.
Quest'asterismo prende il nome di Quadrato di Pegaso ed è il gruppo di stelle
più importante del cielo autunnale.
Grazie al quadrato è possibile raggiungere un gran numero di costellazioni sfruttando diversi allineamenti.
Il Quadrato di Pegaso deve il nome alla costellazione in cui il quadrato è contenuto quasi totalmente, ossia Pegaso.
Pegaso si estende in direzione ovest rispetto al suo quadrato, dove sono presenti altre stelle luminose, la più importante delle quali è Enif, che rappresenta la testa del cavallo alato mitologico; Enif è raggiungibile tramite una concatenazione di stelle minori che dal quadrato su dirigono verso sud-ovest, rappresentando così il collo dell'animale.
A nord-ovest invece si evidenzia la rossa stella Matar, che rappresenta le zampe anteriori di Pegaso; la costellazione si presenta alle nostre latitudini come "capovolta".
Il Quadrato di Pegaso può anche essere considerato come il corpo di un grande asterismo la cui forma ricorda molto quella del Grande Carro; dalla stella Sirrah (quella del vertice nord-est del quadrato) infatti è possibile seguire una concatenazione di tre stelle disposte ad arco, tutte di luminosità simile fra loro, che disegnano la figura del timone, esattamente come avviene nel Grande Carro.
Le dimensioni di questo nuovo "Carro" sono nettamente superiori rispetto a quelle del Carro "originale".
Al pari del vero Grande Carro, quello dell'Orsa Maggiore, anche questo consente di individuare un buon numero di stelle e costellazioni: le stelle Mirach e Almach fanno parte della costellazione di Andromeda, altra figura nota del cielo d'autunno, mentre la stella terminale, Algol, appartiene a Perseo, una costellazione dominante anche nei mesi invernali, che in autunno è visibile verso nord-est e la cui parte settentrionale si presenta circumpolare.
A sud del timone si trovano invece il Triangolo e l'Ariete, due costellazioni relativamente piccole, ma abbastanza facili da individuare (dalla rete).
 
 
Costellazione  d'Autunno
 
Io sono sotto il segno della Costellazione d'Autunno
E perciò amo i frutti e detesto i fiori
I baci che do li rimpiango uno per uno
Noce bacchiato che dice al vento i suoi dolori
Mio eterno Autunno mia stagione mentale
Mani d'antichi amanti costellano il tuo suolo
Una sposa mi segue è la mia ombra fatale
Le colombe stasera spiccano l'ultimo volo.
 
Guillame Apollinaire
 
nuova stagione incombe,
quella dei ripensamenti,
il bene usato, le perplessità,
la stagione che prelude,
quella che il freddo...

lunedì 21 settembre 2015

Astro

Astro
 
O voi fulgide stelle, onde il fiorito
Etra sfavilla; e voi, diffusi e strani
Nembi di luce che nei gorghi arcani
Maturate dei soli il germe ignito;
E voi, pallide Terre; e voi, crinito,
Randagio stuol delle comete immani;
E quanti siete, astri del ciel, che in vani
Cerchi solcate il mar dell’infinito;
Un astro, un mondo al par di voi son io,
Travolto in cieco irresistibil moto,
Non so ben se del caso opra o d’un dio.
Folgorando pel freddo etra m’addentro,
Vita, lume, calor sperdo nel voto,
E dell’orbita mia non veggo il centro.
 
Arturo Graf
 
 
stelle lontane, disegni celesti,
antichi miti e risorse,
in un solo istante le vedo,
mi appello alla luce, risorgo,
il mio stare diventa giacere...


astro
sostantivo maschile [dal lat. astrum, gr. ástron].
astro- [dal gr. ἄστρον].
 
– Primo elemento di composti dotti derivati dal greco o formati modernamente (come astrocita, astrofisica, astrolatria, ecc.), nei quali significa «astro» o «a forma di astro» (v. anche astero-).
In alcuni nomi composti, funge da abbreviazione di astronomia o di astronautica. -TRECCANI-
 
- 1. (astronomia) [nome generico di qualsiasi corpo celeste] ≈ ⇓ pianeta, stella.
- 2. (figurato) [persona che eccelle e si distingue fra gli altri] ≈ divo, star, stella, vedette.
 
L'astro è un oggetto naturale visibile nel cielo notturno o diurno, al di fuori dell'atmosfera. Esso può essere una stella, un pianeta, un satellite naturale o un asteroide.
Generalmente non si considerano astri le comete, le galassie, le nebulose e le supernova.
I fenomeni meteorologici non rientrano in questa categoria, interessando esclusivamente la troposfera dell'atmosfera terrestre.
 

domenica 20 settembre 2015

Curriculum vitæ


Curriculum vitæ
 
Non sono né pietra né nuvola
né campana e neppure liuto
percosso da angelo o demone
Fin dall'inizio non sono stato che un uomo
e non voglio essere altro
 
Sono cresciuto come uomo
ho subìto il torto
talvolta ho fatto il torto
e talvolta il bene
 
Come uomo mi indigno
per l'ingiustizia e mi rallegro
per ogni barlume di speranza
Come uomo sono desto e stanco
e lavoro e ho apprensioni
e sete di comprendere
e d'essere compreso
 
Come uomo provo piacere per i miei amici
e provo piacere per la donna e i figli e i nipoti
e temo per loro e ho nostalgia della sicurezza
e voglio stare con gli uomini e talvolta solo
e compiango ogni notte trascorsa senza amore
 
Come uomo sono malato e vecchio
e morirò
e non sarò né pietra
né nuvola né campana
ma terra o cenere
ma questo non importa
 
Erich Fried
Traduzione di Gio Batta Bucciol
La libertà come l'amore

 

curriculum vitae
 ‹kurrìkulum vìte› locuz. lat. (propr. «corso della vita»), usata in ital. come sostantivo maschile
– Espressione usata spesso (anche soltanto curriculum) in luogo della forma italianizzata curricolo (v. curricolo): allegare alla domanda il proprio curriculum. - TRECCANI -

CURRICULUM O CURRICULA? 
 
Il plurale della parola latina curriculum (dall’espressione curriculum vitae ‘corso della vita in breve’) dovrebbe essere, seguendo l’etimo, curricula.
Come per molti ➔prestiti provenienti da altre lingue, nel tempo si è diffuso un plurale invariabile curriculum, oggi usato quasi con la stessa frequenza di quello etimologico: è possibile inviare i curriculum via mail (comune Torino)
Almeno in contesti formali, tuttavia, sarà bene usare soltanto la forma curricula o ricorrere al più raro curricoli, plurale dell’italianizzato curricolo
si comunica il termine ultimo per la presentazione dei curricula (regione Sicilia).

 
verso orizzonti sfumati,
vorremmo vedre, sapere,
eppure ci siamo,
dove siamo? dove andiamo?..
 

sabato 19 settembre 2015

Fronde

Tra fronde
 
Tra fronde scomposte
di felci nascoste
rivedo il mio tempo,
veloce, in un lampo;
il frusciare del vento
provoca un lento
ondeggiare di rami
come fossero mani.
Alle fronde nascoste
di canne scomposte
risento flebile voce
allontanarsi, veloce.
Poi tutto che tace.
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate
 
 
La fronda,
in botanica, è una struttura di foglie simile alle felci.
Questo termine è generalmente usato per indicare le foglie delle palme e di altre piante con composizioni di foglie pennate.

Fronda
In botanica, foglia composta delle Felci; talvolta viene definito fronda anche il tallo di alghe, licheni, epatiche talloidi, ad aspetto fogliaceo. 
Si dice frondoso il lichene o il tallo di alcuni licheni, quando è laminare, di aspetto fogliaceo e più o meno frastagliato al margine; per esempio, il lichene polmonario
La fronda quindi è genericamente quella parte dell'albero composta dalle foglie(...c'è un nido nella fronda di quella quercia)

dalla rete.
 

venerdì 18 settembre 2015

Rosa di macchia


L'amore è simile alla rosa di macchia
 
L'amore è simile alla rosa di macchia,
l'amicizia assomiglia all'agrifoglio:
l'agrifoglio è scuro quando la rosa fiorisce,
ma chi è più costante nella fioritura?
La rosa di macchia è odorosa in primavera,
i suoi fiori estivi profumano l'aria;
ma aspetta che torni l'inverno:
chi si ricorderà della rosa di macchia?
Disprezza allora l'inutile corona di rose
e ricopriti della lucentezza dell'agrifoglio
che – quando dicembre rattrista la tua fronte –
ancora sa mantener verde la tua ghirlanda.
 
Emily Brontë

 
In un battito di ciglia, nell’attimo in cui la terra si è aperta ai raggi tiepidi del sole, la bellezza della regina ha toccato anche i luoghi più aspri del paesaggio.
E’ la Rosa di macchia, che ha aperto le sue corolle in un girotondo di cinque cuori accomunati nelle loro punte da un piccolo sole giallo fatto di teste di polline dorato e un umido ovario.
La generosa Rosa selvatica, canina per la scienza, abitante di pascoli incolti e bordi delle strade, accompagna il viandante sempre pronta a porgergli un dono, un ricordo, un motivo per celebrare la stagione presente. Il verde tenero e frizzante delle sue giovani foglie saluta la primavera e le corolle aperte al mondo preannunciano le gioie estive.
Andiamo allora dentro il tessuto vellutato di questi petali, nei boccioli arrotolati di grazia, nella forza delle robuste spine, nella generosità di ospitare e nutrire insetti e passanti che si approvvigionano di tale gratuita bellezza. Abbondanza e nutrimento sono le parole di Rosa di macchia.
Forte e sublime, risuona tutta nell’espressione del numero 5 che si mostra, si moltiplica e si rintraccia nel canto-forma di questa specie. Il cinque è il 4 dell’uomo in cui si è innestata la scintilla divina, come dire: il cielo celeste che scende e diventa espressione della realtà terrena.

Così che il suo fiore simboleggia l’amare passionale della carne, la voluttà ed il desiderio, come l’amore virginale e l’estasi della bellezza naturale.
La Rosa di macchia entra nel fluire impetuoso della vita, lo accetta e lo governa con leggiadra presenza.
Da sempre i fiori ed i boccioli di Rosa entrano nelle preparazioni legate alla cura della pelle, occhi e cuore e, per dirlo con S. Ildegarda, la Rosa ha una grande azione benefica sull’anima passando attraverso il corpo. Circa mille anni dopo, il Dott. Edward Bach raccolse fra i suoi 38 fiori anche le corolle della Rosa selvatica, diventata famosa come Wild Rose dei fiori di Bach, e nel suo delicato profumo di rugiada vitale rintracciò le sue qualità che possono interagire con le emozioni dell’animo umano.
Così di lei scrisse Bach:
“Per quelli che, senza ragioni chiare e sufficienti, si rassegnano a tutto ciò che accade e si lasciano trasportare dalla vita, la prendono così com’è, senza sforzarsi di migliorare le cose e di trovare un po’ di gioia. Si sono arresi alla lotta esistenziale senza protestare”.

Aggrappata su di una corolla con lo sguardo attento, raccolgo l’intenzione di Wild Rose: quello di osare a vivere, di uscire dall’ anestesia totale per riprendersi il senso partendo dalle cose piccole e quotidiane.
Mi auguro che ogni protesta costruttiva, con l’aiuto di questo fiore, prenda inizio partendo dal cambiare la propria vita (dalla rete).

 
amore, amore un tempo,
flessuoso e sinuoso nei sensi;
umori continui e sonno
riposo e frenetici scomposti...

giovedì 17 settembre 2015

Emily ancora


Poesia per Emily Dickinson
 
Dall'altro lato della notte
l'attende il suo nome,
la sua ansia surrettizia di vivere,
dall'altro lato della notte!
 
Qualcosa piange nell'aria,
i suoni disegnano l'alba.
 
Lei pensa all'eternità.

Alejandra Pizarnik
La figlia dell'insonnia
traduzione di Claudio Cinti
 
 
 
scalinate infinite
sono gli amori sognati,
passi falsi, remore,
ore a guardare le stelle...
 
 
5 cose da sapere su
Emily Dickinson
Alcune curiosità sulla grande poetessa americana che 130 anni fa rivoluzionò il modo di fare poesia
- Panorama -
 
 
1 – Mai una sola versione
Molte delle sue poesie avevano più varianti.
L’autrice riempiva i suoi manoscritti di asterischi, che si riferivano a note indicanti diverse scelte di parole alternative per ogni poesia o verso.
In questo modo non aveva mai la versione conclusa o definitiva.

2 – La poesia non è solo parole
Quello che abbiamo oggi non è esattamente ciò che scrisse l’autrice.
Oltre alla censura su parole e linguaggio, al momento della pubblicazione venne fatta una grande pulizia anche sulla punteggiatura e l’ortografia, elementi importantissimi nell’arte della Dickinson.
I suoi famosi trattini su manoscritto, per esempio, non erano per nulla uniformi: verso l’alto alcuni, altri verso il basso e le dimensioni variavano.
Con buona probabilità la cosa serviva alla scrittrice per dire qualcosa anche attraverso la grafia.
 
3 – Ha scritto più di quello che possiamo immaginare
Di tutto il materiale prodotto dalla poetessa non ne abbiamo che una manciata.
La Dickinson scrisse in realtà oltre 3.500 poesie, alcune delle quali in forma di lettera o di frammento.
 
4 – Meglio non pubblicare
Thomas Wentworth Higginson, patriota statunitense e amico della Dickinson, riconobbe immediatamente il genio della scrittrice, ma le consigliò di non pubblicare nulla, perché riteneva che non sarebbe stata compresa dal pubblico e dalla critica contemporanea.
Ciononostante (o anche per questo) i due rimasero molto amici e, anzi, la poetessa riteneva che l’amico le avesse “salvato la vita”.

5 – La poesia prende forma
Non solo pagine o quaderni, per scrivere le sue liriche la scrittrice utilizzò anche buste da lettera. Aprendole, chiudendole o tagliandole accompagnavano la metrica e il significato delle poesie.

mercoledì 16 settembre 2015

Serenata

La Serenata al balcone
Appartiene ad una tradizione antica ma che sopravvive ancora oggi ...qual e' il segreto? la sua capacita' di manifestare il piu' grande dei sentimenti senza cadere nella banalita', accompagnata anzi da un fresco ed originale romanticismo...
La Serenata non e' da noi intesa come ''la linea retta tracciata dall'esperienza dei nostri nonni'' da seguire come fosse una moda, bensi un tratto legato a tradizione e attualita' da definire insieme a chi richiede questo servizio.
Cosi facendo non si rischia di cadere nella monotonia di una finestra aperta ed uno strumento musicale,ma si riesce a donare freschezza e naturalezza a quella che sara' una importante dichiarazione d'amore... questa e' la Nostra chiave di lettura che ci permette di regalare una colorata esperienza da ricordare insieme ad amici e parenti.
E cosi c'e' chi racconta di quella volta in cui ... Giulietta affacciata dal balcone sembrava confondersi tra le stelle del cielo ma per il suo Romeo restera' sempre la piu' luminosa oscurando anche luna....Lui le cantava il suo amore, un sentimento a cui solo la musica o un bacio possono rendere giustizia (ma come si dice? cosi?...:-O)  e cantava, sussurrava, con voce tremante perche' in cuor suo si scateno' una tempesta d'emozioni dopo averla guardata negli occhi....e tutt'oggi tale tempesta persiste ad ogni sospiro...
Si, dunque... non e' Shakespeare, me ne rendo conto, ma questa e' comunque la ''scena madre'' che salta in mente nell'immaginario della maggior parte delle persone che pensano alla serenata.... una delle possibili ''opzioni'', classica e romantica e sempre ben accetta! ma cari Romeo e Giulietta... avete mai sentito parlare di serenate nel garage del palazzo o nido d'amore in cui andrete a vivere?
Ebbene si! Seguitemi come se stessimo guardando insieme un quadro colorato da note di musica e allegria ... Tra qualche ora gli sposi rientrano a casa stanchi dopo aver trascorso una delle giornate piu' impegnative ma anche piu' belle e piu' importanti della vita di coppia ... qualche parente/amico che non ha potuto assistere alla cerimonia aspetta che arrivino per poter augurare loro tanta felicita'... ed ecco il migliore amico che grazie a qualche furba bugia, scusa, e' riuscito ad allontanarsi per raggiungere i musicisti all'indirizzo prefissato.....naturalmente ha con se le chiavi di casa...
Gli sposi arrivano, gli invitati porgono i saluti per una buona notte e i due innamorati corrono dentro casa per ... riposare?...ma si dai, per riposare...e complice il buio della notte, la loro stanchezza e la professionalita' ed esperienza dei musicisti tanto discreti in ogni movimento... gli sposi non si accorgono di nulla.
Passano pochi minuti, giusto il tempo per permettere a lui di allentare il nodo alla cravatta e a lei di mettere via le scomode scarpe che... MUSICA MAESTRO! 
E se in un qualunque film lei sposta le tende e si affaccia dalla finestra, qui si alza la saracinesca del garage come fosse un sipario e lascia i due sposi letteralmente a bocca aperta!
I vicini di casa sentono cantare e incuriositi (non infastiditi poiche' il buongusto viene prima di tutto) scendono in strada o si affacciano dalle porte...l'atmosfera profuma d'allegria, lei lo guarda sorridendo,lui la bacia e un ballo insieme fa passare via anche la stanchezza!la musica e l'amore saranno gli ultimi ricordi di quel giorno unico in TUTTI I SENSI! ...ma le proposte sono tante...non finisce qui....CE N'E' PER TUTTI I GUSTI... !!! ( articolo di Marisa Scuto, dalla rete)
 


Serenata

 
Non ti chiedo di schiudermi il verone
Perchè sarebbe troppo grande gioja,
Fa sol ch'io sappia che la mia canzone
Non ti dà noja.
 
Fa che intenda il fruscio della tua vesta,
Fa che indovini le adorate forme
Tanto ch'io veda che per me sei desta
E amor non dorme.
 
E se non dormi spegni il lumicino
E traguarda un istante in sulla via,
Tanto ch'io senta che mi stai vicino,
E che sei mia.
 
E se tu m'ami, e se lo vuoi tacere,
Bacia con le tue labbra il bianco fiore
Che porti in seno, e lascialo cadere
Sovra il mio core.

Angelo Zanardini
 
 
 
antiche danze e musiche,
i sogni di chitarre scordate
e melodie raccolte,
per lei, per altre...