...........................................................................................................................................

L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


...........................................................................................................................................

lunedì 31 luglio 2017

Vedere, osservare...

Vedere le cose
come realmente sono
quando io non ci sono.
La visione
è questo educarsi
ciechi alla vita.


Rossana Abis
da Voci della presenza
 
 tutto questo vedere ci porterà a qualcosa? Riuscire infine a scorgere i contorni della meta? Domande e domande si accavallano mano a mano che ci avvicina alla fine della corsa...non mi piace per niente
ma niente è tutto ciò che è possibile fare.
 
Gujil
 
vedere, osservare, cose, persone
è un insieme di congetture la vita;
scendiamo dai piedistalli, usciamo,
rendiamoci fieri di ciò che siamo... 

domenica 30 luglio 2017

Il ciliegio


Il ciliegio e Thomas Mann

Le piogge hanno assalito la primavera. Hanno scosso
Gli alberi gettando i petali in una pozzanghera,
Essi giacciono, luccicando, il loro sonno è esile,
Il ciliegio si agita nel vento
Come una legione di cagnolini adirati.
La primavera tosata,
La primavera offesa,
E la gola è assediata da nubi
Così azzurre.
Il ciliegio è una Montagna Magica –
Con dentro un tedesco tisico
Il cui allegro rossore fatale
È come i fiori tremanti del ciliegio
.
 
Elena Schwartz
"Tu mi hai creato poeta"
traduzione di Paolo Galvagni
 
 Il ciliegio, originario d'Europa, cresce in qualunque tipo di clima e in piena luce.
Poco esigente sul tipo di terreno, teme solo le terre troppo umide e impermeabili.
Albero rustico a portamento svasato, il ciliegio si arrotonda con il tempo raggiungendo in età adulta i 6/10 m di altezza.
La sua abbondante fioritura bianca in marzo-aprile teme le gelate tardive : i fiori muoiono a -2°C.
I frutti vengono raccolti a seconda delle varietà da maggio a fine luglio.
L'albero è venduto a radice nuda da ottobre ad aprile sotto forma di mini fusto (60 cm) o mezzo fusto.
La fruttificazione interviene 2/3 anni dopo la messa a dimora (dalla rete).
 
il sapore buono, appena raccolto,
il rosso dipingeva le labbra;
ora un colore sbiadito, vago,
come il sapore che ancora ricordo...

sabato 29 luglio 2017

Mancanze


Se non ci sei

Se non ci sei,
ho sempre
quel che hai detto
e ho il tuo volto.

Delle tue parole
conservo più a lungo
quelle sommesse.
Quasi soltanto il loro suono,
il loro carezzare.
Poi ci sono quelle
che fanno male,
– difficili da dimenticare.

Dei colloqui rimarrà
solo quanto era nuovo per noi.
Dove i pensieri si incontravano.
Lì il tono della tua voce è
poco femminino,
molto umano.

Non si può dimenticare il tuo volto.

A volte è la vicinanza a farci dimenticare
la bellezza
.


Heinz Kahlau
Niente vince la debolezza
traduzione di Gio Batta Bucciol
 
  
mancanza
(man'kantsa)
 sostantivo femminile [der. di mancare]
- TRECCANI - 
 
- 1. a. [il fatto di essere privo di qualcosa: m. di viveri; m. di tempo] ≈ assenza, carenza, difetto, insufficienza, penuria, (non com.) pochezza, ristrettezza, scarsezza, scarsità. ↔ abbondanza, (lett.) copia, (lett.) dovizia. ↑ eccedenza, eccesso, esuberanza.
▼ Perifr. prep.: in mancanza di ≈ in assenza di. ↔ in presenza di.
b. [di persona, il fatto di essere lontano da un luogo in cui si è attesi o desiderati: abbiamo sentito molto la tua m.] ≈ assenza, distacco, distanza, lontananza, separazione. ↔ presenza, vicinanza.
 
- 2. (fig.) a. [anche al plur., mancato adempimento di un impegno, di un dovere e sim.: ho perdonato le sue m.] ≈ colpa, errore, fallo, manchevolezza, sbaglio. ‖ peccato.
b. [caratteristica di ciò che è difettoso: ognuno di noi ha le proprie m.; m. di stile] ≈ carenza, deficienza, difetto, errore, imperfezione, inadeguatezza, limite, manchevolezza, (non com.) menda, neo, pecca, tacca, (non com.) zoppicatura.
 
- 3. (non com.) [malessere improvviso con perdita di coscienza]
 
 
quando ci sei mi disturbi,
quando non ci sei mi manchi;
il dilemma continuo della vita insieme,
quello di quando ci si capisce di un amore grande...

venerdì 28 luglio 2017

Flash!

 

Il lampeggiatore fotografico (per metonimia spesso chiamato flash)  un dispositivo in grado di emettere lampi di luce in sincronia con il periodo di apertura dell'otturatore di una macchina da presa fotografica.
La sua funzione è di illuminare la scena ripresa dalla fotocamera, in modo da ottenere fotografie più luminose in ambienti poco illuminati, o addirittura consentire la ripresa notturna in esterni.
Il lampeggiatore fotografico può essere un dispositivo a sé stante, oppure essere integrato nella macchina fotografica.
Come dispositivo a sé stante, può essere predisposto per essere collocato a terra o su appositi supporti, oppure essere tenuto in mano o fissato alla fotocamera mediante un piedino dotato anche dei contatti elettrici di sincronizzazione con l'otturatore.
Come dispositivo incorporato nella fotocamera, ha il vantaggio di essere sempre disponibile e di non comportare alcun ingombro aggiuntivo (da Wikipedia).
 
 
Senza flash

Senza flash!
(un divieto spesso incontrato nei musei italiani)

Senza fiamma, senza notti insonni, senza ardore,
senza lacrime, senza una forte passione, senza

convinzione,
così continueremo a vivere; senza flash.

Tranquilli e calmi, docili, assonnati,
le mani macchiate dall’inchiostro dei quotidiani,

i volti unti di crema; senza flash.

I turisti sorridono nelle loro camicie linde,
Herr Lange e Miss Fee, Monsieur, Madame Rien

entrano nel museo; senza flash.

E stanno davanti a un Piero della Francesca dove
Cristo, quasi folle, esce dalla tomba,

risorto, libero; senza flash.

E forse allora accadrà qualcosa di imprevisto:
si scuote il cuore, nascosto sotto il cotone liscio,
cala il silenzio, scatta il flash.
 

Adam Zagajewski
Il cosmo e la storia
Traduzione di Paola Malavasi
 
 
attimi sparati di luce fermano,
quei fatidici colori, le luci;
stagliati contorni figurano
quello che siamo in quel solo momento...

giovedì 27 luglio 2017

Gagge e fanciulezza

Ricordo di fanciullezza
 
Le gaggie della mia fanciullezza
dalle fresche foglie che suonano in bocca..
Si cammina per il Cinghio asciutto,
qualche ramo più lungo ci accarezza
la faccia fervida, e allora, scostando
il ramo dolce e fastidioso, per inconscia vendetta
si spoglia di una manata di tenere foglie.
se ne sceglie una, si pone lieve
sulle labbra e si suona camminando,
dimentichi dei compagni.
Passano libellule, s'odono trebbiatrici lontane,
si vive come in un caldo sogno.
Quando più la cicala non s'ode cantare,
e le prime ombre e il silenzio della sera ci colgono,
quasi all'improvviso, una smania prende le gambe
e si corre sino a perdere fiato,
nella fresca sera, paurosi e felici.
 
Attilio Bertolucci
da Fuochi in novembre, 1934
 
gaggia
 
Nome comune di piante arboree delle Leguminose appartenenti a tre diversi generi, Acacia, Albizzia e Robinia, e part. dell’ Acacia farnesiana, con fiori piccoli, gialli, odorosissimi, dai quali si ricava un'essenza pregiata

 
fanciullo, come una volta,
nei prati sui rivi assolati;
come ieri quando ero e fui,
come oggi quando ripenso...

mercoledì 26 luglio 2017

Poesia


 
 

Tamerici riarse

Ritrovo le mie tamerici
dove assolate rive rimangono
ad aspettare i sogni.
Attimi sparsi e arenili
lambiti da marine correnti
irriverente ripiego il capo
il ritmo che sento e' quello di sempre.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate


martedì 25 luglio 2017

Giorni di minime estive #01

 
Stranito contrasto,
immense distese di ansia
mi piego, sospiro
non ritrovo la pace...

Gujil

Risultati immagini per ansia

lunedì 24 luglio 2017

Tattica e Strategia

Tattica e strategia
 
La mia tattica è guardarti
imparare come sei
volerti come sei
la mia tattica è parlarti
costruire con parole
un ponte indistruttibile
la mia tattica è rimanere nel tuo ricordo
non so come
né so con quale pretesto
ma rimanere in te
la mia tattica è essere franco
e sapere che tu sei franca
e che non ci vendiamo simulacri
affinché tra i due
non ci sia teloni
né abissi
la mia strategia è
invece
molto più semplice
e più elementare
la mia strategia è
che un giorno qualsiasi
non so con che pretesto
finalmente abbia bisogno di me.
 
Mario Benedetti
 

tattica per riuscire, per uscire,
strategicamente utile, a volte,
poi ci si ritrova, sempre,
soli o quasi tali...

domenica 23 luglio 2017

Topo di campagna


Sono un topo di campagna
 
Forse un giorno partirò dai campi miei,
dal gorgheggio delle passere di luce
per la grigia città. Me ne andrò
alle pallide ombre dei vicoli,
nella folla dei monotoni passaggi
delle ore sui viali, alla muraglia
delle case contro il cielo delle lodole.
Non avvenga. Lasciatemi all'aperto
mattino, al cammino sulle orme del passato,
alla luna ch'è la Luna al mio paese,
alla casa ch'è la Casa.
Sono un topo di campagna, sono il grillo
che nel cuore mi ricanta ogni sera
se l'ascolto dal paterno focolare.
 
Umberto Bellintani
da Forse un viso tra mille, 1954
 
 
Il topo selvatico, lungo non più di dieci centimetri, si adatta facilmente su ogni territorio, qui in Italia è diffusissimo; preferisce scavare il suo dedalo di tane sotto terreni coperti da uno strato verde di fragranti vegetali, ma le sue case preferite sono i sottoboschi arbustivi, le pinete e le boscaglie, soprattutto se di noccioleti.
Si può incontrare anche in parchi e giardini, nonché in campi coltivati con cereali e terreni incolti!
Insomma, per questo esserino baffuto non ci sono proprio problemi per costruire la sua abitazione ideale.
L'unica cosa che il topino selvatico cerca di evitare è la vicinanza con la presenza umana, che lo spaventa e lo allontana.
Vive per lo più nell'oscurità della notte, quando pensa di non poter essere visto dai predatori.

Si arrampica con una grande agilità, il nostro amico acrobatico, e può capitare che trovi riparo in nidi di uccello abbandonati; è un roditore ricco di inventiva e molto adattabile, insomma.
Costruisce tortuose gallerie sotto il terreno ricoperto di foglie morte insieme alla sua numerosa famiglia baffuta, ma talvolta può capitare che vengano utilizzati i cunicoli scavati da altre specie; una caratteristica che non manca mai nelle casette dei topolini selvatici è quella di avere tante vie di fuga, per poter scappare via in caso di pericolo.
Il sistema di tunnel sapientemente scavato conduce a nidi sotterranei, rivestiti di erbe tritate finemente.
Pensate un po' che calde e accoglienti devono essere le loro casette!
Di cosa si nutre questo animaletto?
Tanto per cominciare c'è da dire che è un grande golosone e, diciamolo, è proprio ingordo!
Mangia bacche, ghiande, frutti, piante verdi, semi, cortecce, funghi, piccoli insetti, lumache e piante da orto, ma i suoi piatti preferiti sono le nocciole e i pinoli!
Il topolino buongustaio sapete cosa fa?
Per paura di ritrovarsi senza cibo, accumula una grandissima quantità di semi nelle sue gallerie sotterranee; spesso non riesce neppure a mangiarli tutti, ed è allora che entra in gioco il suo ruolo di "topo ecologico". G
ià, perché grazie alla sua ingordigia spropositata, il cibo che non viene sfruttato resta nel sottosuolo, dando così un importante contributo per il rinnovo delle foreste, che germogliano spontaneamente!
Questo suo comportamento vorace però finisce per metterlo ahimè nei guai...
Spinto dalla voglia di arraffare tutto il cibo che il suo fine odorato percepisce, giunge a fare razzia di nocciole, pinoli e semi in generale dalle coltivazioni umane, rovinando così irrimediabilmente i nostri raccolti.
Per prevenire i loro attacchi di fame a discapito delle nostre coltivazioni e delle nostre case, esistono diversi sistemi.
Uccidere degli esserini così piccoli e indifesi è davvero un peccato, oltre che una vera crudeltà, per cui è bene trovare metodi alternativi al problema.

E poi, diciamocela tutta, la morte non può mai essere un rimedio; in questo caso, uccidere un topo non farebbe altro che lasciare spazio ad altri topolini che, attratti dall'abbondanza di cibo dentro e fuori le nostre case, non tarderanno a presentarsi alla nostra porta (dalla rete).
 
forse perché la città finisce,
i prati, le case, l'erba;
un gioire di cose nell'aria,
annuso una stato latente...

sabato 22 luglio 2017

Poesia e riflesso in un atomo


X.

Gl'invisibili atomi dell'aria
palpitano e s'infiammano intorno;
la terra sussulta rallegrata;
il cielo si dissolve in raggi d'oro.
Odo, fluttuando in onde d'armonia,
suoni di baci e battere un'ala;
le mie palpebre si chiudono... Che succede?
Dimmi...? Silenzio!
- È l'amore che passa!
 
Gustavo Adolfo Bécquer
da "Rimas"
 
L'atomo:
in fisica è la più piccola particella di un elemento che non subisce alterazioni nelle trasformazioni chimiche, ma che può subire trasformazioni fisiche quali eccitazione, disintegrazione, fissione, ecc.: si compone di un nucleo in cui sono concentrate particelle cariche positivamente (protoni) e particelle elettricamente neutre (neutroni), attorno al quale ruotano particelle cariche negativamente (elettroni) disposte su livelli energetici distinti; il numero dei protoni (numero atomico), diverso per ogni elemento, è uguale a quello degli elettroni, cosicché l'atomo risulta elettricamente neutro. 
 
atomi come fugaci cose,
in un brivido cozzano,
incontrano e scontrano
mentre si vive...

venerdì 21 luglio 2017

Giorni di minime #61

 
 
 
in condizioni di stato,
rimango seduto, in disparte,
gusto sensazioni passate che tornano
 
Gujil

giovedì 20 luglio 2017

Sospiro

E tu levami dall'anima il sospiro,
ch'io possa trattenere il fiato
che l'essenza rivolga fugaci
attenzioni distorte, racchiuse;
levami dall'anima il peso
che mi lasci riprendere corsa
ch'io possa partire di nuovo
per andare, per poi ritornare;
levami dall'anima il dolore,
ridammi quella gioia persa
quegli attimi soli e giocosi
ch'io possa tornare bambino...
 
Anonimo
del XX° Secolo
Poesie ritrovate
 
 
Sospiro
(Suspìir in dialetto cremonese) è un comune italiano di 3.094 abitanti della provincia di Cremona, in Lombardia. Il toponimo è origine latina e deriva da "sex pilae", ossia sei pietre miliari (la distanza che separa il comune dal capoluogo Cremona).
Di natura prettamente agricola, nel suo territorio possiamo trovare esempi di cascine risalenti al XVIII secolo: Cascina Colombarolo, Cascina Bruciacuore, Cascina Casaletto, Cascina Orezoletta. A Sospiro è presente la Fondazione Istituto Ospedaliero di Sospiro - onlus, una delle più grandi Aziende Multiservizio di Regione Lombardia per la cura e l'assistenza di persone disabili e anziani. Sospiro è perciò scherzosamente chiamata "Il Paese dei Matti".
(da Wikipedia)

mercoledì 19 luglio 2017

Il Letto


A letto

 

Ieri sera a letto mi ero messo
dalla parte destra quella che occupa
lei quando è qui
e stamani svegliandomi mi son ritrovato
a sinistra di dove nel buio ascolto insonne talora
il battito possente del suo
esserci
Cosa mi ha indotto dunque durante la notte
ad abbandonare lo spazio del suo grande
corpo assente
se non l’ansia d’essere anche io
niente?
 
Giorgio Bassani
da Epitaffio, 1974
 
 
Letto
[lèt-to] sostantivo maschile
- Sabatini Coletti -
 
1.- Mobile adatto al sonno e al riposo, fatto per una comoda posizione distesa: l. singolo, matrimoniale; andare a letto || rifare il letto, rimetterlo in ordine || figg. andare a letto con qlcu., portarsi a letto qlcu., avere rapporti sessuali | etto. di morte, dove è disteso un morto o un moribondo | essere inchiodato a letto, essere gravemente infermo | andare a letto con le galline, molto presto
2.- estens. Giaciglio o struttura su cui coricarsi: un letto di paglia, di foglie || letto operatorio, attrezzato per interventi chirurgici | letto funebre, cataletto | letto da campo, brandina pieghevole o smontabile utilizzata da militari, escursionisti ecc.
3.- Giaciglio per animali SIN lettiera
4.- Parte piana di un carro su cui si dispone il materiale trasportato SIN pianale
5.- Piano inferiore, strato su cui è posto qlco.: letto di ghiaia, di calcestruzzo; in geologia, massa rocciosa su cui posano gli strati superiori incoerenti
6.- Solco di un fiume o di un torrente in cui scorre l'acqua
7.- gastronomia. Guarnizione che viene posta in un piatto sotto una pietanza: scaloppine su un letto di purè
 
In funzione di agg. inv., che funge o può fungere da letto: poltrona letto; posto letto
dim. letticciolo, lettino, lettuccio | accr. lettone | pegg. lettaccio
 
una volta il mio letto, isola
di nulla ad accogliermi,
ora è solo faticoso riposo;
nel dubbio mi macero sempre...

martedì 18 luglio 2017

Erba falciata

L'erba falciata
 
Il profumo dell'erba falciata
rende acre il tuo sapore, vita,
e accende sul prato la giovinetta
che trema e, nell'aria d'amore,
apre le braccia
e dischiude la faccia
alla bellezza del rossore.
O colomba di un cielo immacolato.

Antonio Barolini
 
 
L'odore dell'erba tagliata in anni recenti è stato identificato come un modo per la pianta di richiedere soccorso, ma una nuova ricerca dice che l'aroma richiama in aiuto gli insetti benefici, secondo quanto riferisce il Dr. Michael Kolomiets, fitopatologo presso Texas A&M AgriLife Research a College Station.
L'odore dell'erba tagliata in anni recenti è stato identificato come un modo per la pianta di richiedere soccorso, ma una nuova ricerca dice che l'aroma richiama in aiuto gli insetti benefici.
'Quando c'è bisogno di protezione, la pianta emette segnali nell'ambiente attraverso l'emissione di composti organici volatili, che sono riconosciuti come un richiamo alimentare con il fine di far giungere le vespette entomofaghe verso la pianta che gli insetti stanno mangiando, affinché lascino uova negli insetti parassiti,' riferisce il Dr. Michael Kolomiets, fitopatologo, presso Texas A&M AgriLife Research, a College Station.
Questa ricerca origina da uno sguardo alle funzioni di un'ampia famiglia di segnali molecolari derivati dai lipidi, che regolano processi differenziali in uomini, animali e piante, secondo quanto riferisce Kolomiets, la cui ricerca è stata pubblicata in 'The Plant Journal'.
In uno sforzo di meglio comprendere questi segnali, il Dipartimento di Agricoltura Statunitense (USDA) sta offrendo a Kolomiets una borsa di studio da 490.000 dollari per il 2015, per studiare come i segnali possano anche impattare la tolleranza alla siccità.
I segnali molecolari sono stati meno compresi nelle piante che negli animali e nell'uomo, egli ha evidenziato.
'La gente assume certi medicinali come l'aspirina per sopprimere l'attività di questi segnali, poiché la sovrapproduzione di queste molecole può condurre a mal di testa, dolori e ogni genere di disordine' dice Kolomiets e aggiunge: 'E' lo stesso gruppo di metaboliti che sono prodotti dalle piante, ma noi sappiamo davvero poco riguardo essi.'
Tuttavia una pianta 'comunica' quando attaccata, sia dalla lama di un tagliaerba, che dalle mascelle di un insetto predatore – producendo proteine difensive e metaboliti secondari, sia per repellere il parassita, che per rendersi meno appetibili, egli riferisce. Ciò che avviene dopo è quanto gli scienziati hanno tentato di riuscire a capire.
La molecola dei segnali derivanti da acidi grassi meglio caratterizzata è denominata acido jasmonico, perché fu isolata la prima volta come composto volatile prodotto dal gelsomino (jasmin), riferisce Kolomiets. L'acido jasmonico, una delle forse 600 molecole di oxylipin identificate nelle piante è conosciuta per avere diverse funzioni. Un altro gruppo di sostanze volatili derivato dagli acidi grassi è noto come i (composti) volatili delle foglie verdi.
Per testare come questo meccanismo si attivi nelle piante durante l'attacco degli insetti, Kolomiets e il suo gruppo hanno utilizzato una pianta di mais mutante che potesse non produrre i composti volatili delle foglie verdi, cioè l'odore di erba falciata quanto tagliata, o strappata.
In corrispondenza di tale azione essi osservarono che le vespe parassite non consideravano con attenzione le piante prive del composto volatile delle foglie verdi.
Ci sono attualmente due ruoli per questa molecola' egli ha detto. 'Primo, essa attiva l'ormone jasmonato che coinvolge l'attivazione delle difese contro insetti e piante. Poi questa molecola, poiché è un composto volatile, attrae le vespe parassite. Esse arrivano alla pianta che è nella fase in cui è masticata dagli insetti erbivori e depongono uova nel corpo delle larve.'
'Abbiamo provato che, quando sono eliminati questi composti volatili, le vespe entomoparassite non sono più attratte da quella pianta anche quando un insetto ne mastica una foglia. Cosicché questo composto volatile è richiesto per attrarre i parassitoidi. Abbiamo fornito evidenza genetica che i composti volatili delle foglie verdi hanno questa duplice funzione nella pianta in cui essi attivano la produzione di composti insetticidi, ma hanno anche un'indiretta abilità di difesa, poiché inviano un segnale tipo-SOS, che ha l'effetto di attrarre le vespe entomoparassite.'
Kolomiets ha testato questo fenomeno sia in laboratorio che in pieno campo.
'Noi non abbiamo dovuto creare alcuna infestazione artificiale poiché avevamo una grande quantità di insetti', egli ha riferito, 'abbiamo scoperto che anche nelle condizioni di campo, quando c'è abbastanza pressione da parte degli insetti, le piante sono più suscettibili ai danni da insetto se esse sono prive dei composti volatili delle foglie verdi'.
Il dott. Kolomiets spera di continuare la ricerca, testando l'impatto della presenza di jasmonati e 'composti volatili delle foglie verdi' in altre colture di pieno campo, come ad esempio il sorgo.
Ciò è solo la punta di un iceberg. Abbiamo trovato che lo stesso gene che controlla questo processo è necessario per molti altri processi fisiologici, come la tolleranza alla siccità.' Egli riferisce. 'Abbiamo osservato che le piante mutanti sono suscettibili tanto alla siccità come all'attività nutrizionale degli insetti.
Stiamo cercando di identificare l'esatta funzione dei composti volatili delle foglie verdi nella tolleranza alla siccità e come essa funzioni.'
Tali ritrovamenti possono aiutare gli ibridatori delle piante a conoscere come sviluppare nuove varietà che siano più resistenti agli insetti e alla siccità, egli evidenzia.
 

Autore dell'articolo: Kathleen Phillips, 29 settembre 2014
Fonte/i: Dott. Michael Kolomiets
Sito fonte: Texas A&M University - AgriLife Research
Pubblicato da Agrolinker, in data 30 settembre 2014; traduzione di Luca Federico Fianchini (dalla rete).
 
 
il profumo del fieno, verdastro,
quello non ancora asciugato,
quello nei campi a seccare;
la  mia infanzia riaffiora...

lunedì 17 luglio 2017

Gramigna

Gramigna

 

Nell’orto, il vecchio professore strappa
la
gramigna, le radici delle viti
selvatiche, ossa e crani un po’ sbrecciati,
poi il turgore ardente per coltivare
delle fragole, fragilità
candida di un ciliegio, la speranza
delle
future mele rosse, l’oro
dei fiori, dell’alloro, il melograno
e tutte le altre immagini del tempo
ch’egli crede con la primavera
trionfalmente si rinnovi. Oh fede
vana della ragione più che voce
vuota n
ell’ombra di un cespuglio debole,
neppure appare un nome che lì voglia
mostrarsi un poco per fargli capire
che il tempo non esiste, ma soltanto
l’attimo eterno del bel corpo nudo.


Giorgio Bàrberi Squarotti
Firenze, 28 aprile 2002
 
 
La comune gramigna dei prati ha un nome scientifico cynodon dactylon ma è anche conosciuta volgarmente con il nome di erba canina. In poche parole stiamo parlando del classico grano selvatico che tutti noi abbiamo spesso osservato nelle enormi praterie. E’ tra le piante maggiormente infestanti: le sue radici possono arrivare fino a 2metri di profondità e si adattano a qualsiasi tipo di terreno, diventando un agente disturbatore anche per le altre specie vegetali. La gramigna è una pianta appartenente alla grande famiglia delle graminacee ed è molto comune in Europa, in Asia e nel Nord dell’Africa.
Quella che sembra un’erba comune e poco utile all’organismo è, a differenza di quanto di potrebbe pensare, ricchissima di proprietà nutritive
La gramigna, anche se non sembrerebbe, contiene molte sostanze benefiche per il nostro organismo. Le principali proprietà della gramigna sono certamente la sua azione antisettica ed antinfiammatoria, molto utile all’organismo.
L’erba gramigna è utile per chi soffre di problemi renali e contro la cistite. Essa, grazie alla sua azione antiinfiammatoria e diuretica, svolge un’importante ruolo nella disinfezione delle vie urinarie e, chiaramente nella prevenzione della cistite. L’agropirene, sempre contenuto nella pianta, inoltre, è un valido aiuto per curare le infezioni delle vie urinarie.
Viene utilizzata anche come rimedio contro la cellulite.
Perché? Perché la “droga” della pianta, tratta dagli stoloni, contiene un derivato, la tricitina, in grado di svolgere una potente azione diuretica sull’organismo.
Tra le proprietà della gramigna non possiamo non sottolineare la sua azione per i disturbi dell’apparato digerente. Essa, infatti, è molto impiegata per ridurre le infiammazioni esofagee e contro la gastrite. Inoltre, svolge un’importante azione contro la stitichezza.
Per ultimo, ma non meno importante, dobbiamo ricordare che la gramigna spesso viene usata anche per curare piccoli disturbi estetici come semplici orticarie (dalla rete).
 
sentirsi a disagio, erba cattiva
in contesti che non pensano e non sanno,
trovarsi in disparte, risoluti e soli
questo siamo, ogni tanto, nel mondo...

domenica 16 luglio 2017

Placido scorso

placido
/plà·ci·do/ aggettivo - (dalla rete)

Indica una calma associata a serenità e tranquillità, momentanea o permanente (stava placido in poltrona ; Muori compianta e placida, Manzoni; un'indole placida ), che, a proposito di elementi naturali, può ricondursi anche a uno stato di riposante quiete (Placida notte, e verecondo raggio Della cadente luna, Leopardi).
Origine: dal lat. placĭdus, derivato di placēre ‘piacere’, passato al valore di ‘tranquillo’ da quello originario di ‘che piace’.
• sec. XIV.

 
Placido scorso
 
Ho vissuto placido scorso
come fosse rimorso
di cose terrene, reali
 
ho trovato ancestrali
i ricordi, serali
profumi di cucina
 
intanto nel sogno si china
un pensiero di prima mattina
nel sole, nel caldo, in me...
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

sabato 15 luglio 2017

Fernando Bandini


Fossero i miei versi quello che la neve
è per i bambini quando si svegliano
e guardano dal vetro sbalorditi la lieve
polvere caduta da lontani mondi.
 
Fossero i miei versi quello che l'acqua
di maggio è per i meli dalla foglia lustra
quello che il vento è per i pini (una frusta
verde che schiocca sulla selva e sul pascolo).
 
Quello che per i pesci guizzanti è la ghiotta
esca, per il tordo bottaccio
la trappola insidiosa fatto col setaccio
di casa ancora sporco di farina.
 
Capaci di catturare, capaci di ferire,
capaci di serbare un segno segreto,
un mistero d'origine nel lieto
turbinio delle cose che lievita la massa.
 
Fossero i miei versi quello che le stelle
sono per la notte quando esplodono in cielo
come larghi rododendri sullo stelo
d'un sospiro che veglia alle finestre.
 
Fossero i miei versi di bella fattura
ma nutriti di umana realtà.
Fossero i miei versi come la libertà
aria della lotta e pane del riposo.
 
Fernando Bandini
 
 
Fernando Bandini
è scomparso a Vicenza il giorno di Natale del 2013, dopo lunga malattia. 
Nato a Vicenza nel 1931, dopo aver svolto la professione di maestro elementare, ha insegnato Stilistica e Metrica all’Università di Padova e Letteratura italiana contemporanea all’Università di Ginevra.
a scritto saggi ed articoli sul manierismo dialettale del Cinquecento e sul linguaggio poetico del Novecento ed è stato autore di un commento ai Canti di Leopardi. 
Poeta neolatino – oltre che autore in lingua e in dialetto –, ha ricevuto premi al Certamen Hoeufftianum indetto dall’Accademia Reale Olandese di Amsterdam e al Certamen Vaticanum della Fondazione Latinitas.
È stato direttore dell’Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma della Fondazione Cini di Venezia, presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza (dal 2003 al 2011) e presidente del Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna. 
Tra le pubblicazioni: In modo lampante, Neri Pozza, Venezia 1962; Per partito preso, Neri Pozza, Venezia 1965; Memoria del futuro, Mondadori, Milano 1969; La mantide e la città, Mondadori, Milano 1979; Il ritorno della cometa, Accademia Olimpica, Vicenza 1982 (A1, Padova 1985, con illustrazioni di Emilio Farina). 
Sue raccolte più recenti: Santi di Dicembre, Garzanti, Milano 1994; Meridiano di Greenwich, Garzanti, Milano 1998; Dietro i cancelli e altrove, Garzanti, Milano 2007; e la plaquette Quattordici poesie, L’Obliquo, Brescia 2010, con tre note di Pietro Gibellini, Massimo Raffaelli e Francesco Scarabicchi. Nel 2007 gli è stato conferito il Premio di poesia “Dino Campana”, mentre nel 2012 si è aggiudicato il Premio Librex Montale (dalla rete).
 
già, fossero i miei versi,
le mie frasi, i commenti,
fossero qualcosa che rimane,
qualcosa che qualcuno fa proprio...
 
 
La divisione di un testo in versi indirizza subito il lettore
verso un'interpretazione del testo focalizzata
non solo sul suo significato ma anche
sul modo in cui questo è espresso e organizzato,
in altre parole sulla dialettica tra forma e contenuto.