L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.
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sabato 9 agosto 2025
Protocollo marino #89 (Respiro) e Tamerici
lunedì 28 luglio 2025
Cipressi e palme
O notturni cipressi e sonnolente
Palme, laggiù, sulla deserta china,
A specchio della tersa onda turchina,
Nereggianti sul rutilo occidente;
Mentre nell’alto ciel, dietro la trina
D’una rosata nube evanescente,
Come un profil di vergine languente
Della luna il sottile arco s’affina;
O lente palme, o rigidi cipressi,
Dite, se novo e ignoto vïatore
L’orme pur ora in queste rive impressi;
Perché la nostra visïon di tanto
Dolce tumulto mi rïempie il core,
Perché mi trae sulle pupille il pianto?
Arturo Graf
I Romani iniziarono ad piantare i cipressi come simbolo di elevazione spirituale. Poi il Cristianesimo diede sacralità alla pianta utilizzandone il legno per la croce di Gesù Cristo. Le sue caratteristiche di sempreverde poi si adattano al luogo funebre.
venerdì 4 luglio 2025
"Tree hugging" (Silvoterapia)
venerdì 19 aprile 2024
Davanti...
Davanti a San GuidoI cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.Mi riconobbero, e – Ben torni omai –
Bisbigliaron vèr’ me co ’l capo chino –
Perché non scendi? Perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d’una volta: oh, non facean già male!Nidi portiamo ancor di rusignoli:
Deh perché fuggi rapido cosí?
Le passere la sera intreccian voli
A noi d’intorno ancora. Oh resta qui! –– Bei cipressetti, cipressetti miei,
Fedeli amici d’un tempo migliore,
Oh di che cuor con voi mi resterei –
Guardando io rispondeva – oh di che cuore!Ma, cipressetti miei, lasciatem’ ire:
Or non è piú quel tempo e quell’età.
Se voi sapeste!… via, non fo per dire,
Ma oggi sono una celebrità.E so legger di greco e di latino,
E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtú:
Non son piú, cipressetti, un birichino,
E sassi in specie non ne tiro piú.E massime a le piante. – Un mormorio
Pe’ dubitanti vertici ondeggiò,
E il dí cadente con un ghigno pio
Tra i verdi cupi roseo brillò.Intesi allora che i cipressi e il sole
Una gentil pietade avean di me,
E presto il mormorio si fe’ parole:
– Ben lo sappiamo: un pover uom tu se’.Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
Che rapisce de gli uomini i sospir,
Come dentro al tuo petto eterne risse
Ardon che tu né sai né puoi lenir.A le querce ed a noi qui puoi contare
L’umana tua tristezza e il vostro duol.
Vedi come pacato e azzurro è il mare,
Come ridente a lui discende il sol!E come questo occaso è pien di voli,
Com’è allegro de’ passeri il garrire!
A notte canteranno i rusignoli:
Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;I rei fantasmi che da’ fondi neri
De i cuor vostri battuti dal pensier
Guizzan come da i vostri cimiteri
Putride fiamme innanzi al passegger.Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
Che de le grandi querce a l’ombra stan
Ammusando i cavalli e intorno intorno
Tutto è silenzio ne l’ardente pian,Ti canteremo noi cipressi i cori
Che vanno eterni fra la terra e il cielo:
Da quegli olmi le ninfe usciran fuori
Te ventilando co ’l lor bianco velo;E Pan l’eterno che su l’erme alture
A quell’ora e ne i pian solingo va
Il dissidio, o mortal, de le tue cure
Ne la diva armonia sommergerà. –Ed io – Lontano, oltre Apennin, m’aspetta
La Titti – rispondea – ; lasciatem’ ire.
È la Titti come una passeretta,
Ma non ha penne per il suo vestire.E mangia altro che bacche di cipresso;
Né io sono per anche un manzoniano
Che tiri quattro paghe per il lesso.
Addio cipressi! addio, dolce mio piano! –– Che vuoi che diciam dunque al cimitero
Dove la nonna tua sepolta sta? –
E fuggíano, e pareano un corteo nero
Che brontolando in fretta in fretta va.Di cima al poggio allor, dal cimitero,
Giú de’ cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di nero
Parvemi riveder nonna Lucia;La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l’ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch’è sí sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,Canora discendea, co ’l mesto accento
De la Versilia che nel cuor mi sta,
Come da un sirventese del trecento,
Pieno di forza e di soavità.O nonna, o nonna! deh com’era bella
Quand’ero bimbo! ditemela ancor,
Ditela a quest’uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!– Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. –Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio cosí.
E quello che cercai mattina e sera
Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,Sotto questi cipressi, ove non spero
Ove non penso di posarmi piú:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
Tra quegli altri cipressi ermo là su.Ansimando fuggía la vaporiera
Mentr’io cosí piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo
E a brucar serio e lento seguitò.Giosuè Carducci
mercoledì 21 febbraio 2024
L'ontano
Vecchi ontani
Ai vecchi ontani il vento,
Ghignando, urlando, narra
Non so che storia lugubre e bizzarra,
Non so che storia d’ira e di spavento.
Tremanti di paura,
Sotto il gel che li allaccia,
I vecchi ontani al cielo ergon le braccia
Gemendo a gara nella notte oscura.
Arturo Graf
Le radici si prolungano spesso fino all’acqua stessa, tramutandosi in un habitat ideale per piccoli pesci o per altre specie acquatiche (bisce, girini, rane, anfibi etc.).
La corteccia è di colore brunastro e invecchiando tende a diventare più scura, con la contemporanea comparsa di solchi.
La chioma, invece, non è fitta ma appare leggera, pur essendo costituita da foglie abbastanza larghe.
L’Ontano è un albero di cui si alimentano molte varietà di insetti.
Sono diverse, tra l’altro, le specie di funghi che si sviluppano in un rapporto di simbiosi con l’Ontano.
Siamo quindi di fronte a una pianta essenziale per la biodiversità.
(dalla rete).
venerdì 22 settembre 2023
Quercia caduta
(dalla rete).
La quercia caduta
Dov'era l'ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo:era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo:era pur buona!
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria, un pianto… d'una capinera
Giovanni Pascoli
venerdì 1 settembre 2023
Fronde...
fronda /'fronda/ (ant. fronde)
sostantivo femminile [lat. frons frondis] (pl. -e, ant. e poet. -i). -TRECCANI-
a. [piccolo ramo con foglie] ≈ frasca, ramoscello.
b. (estens.) [al plur., insieme dei rami e delle foglie di una pianta] ≈ chioma, fogliame.
Oscillano le fronde, il cielo invoca
la luna. Un desiderio vivo spira
dall'ombra costellata, l'aria giuoca
sul prato. Quale presenza s'aggira?
Un respiro sensibile fra gli alberi
è passato, una vaga essenza esplosa
volge intorno ai capelli carezzevole,
nel portico una musa riposa.
Ah questa oscura gioia t'è dovuta,
il segreto ti fa più viva, il vento
desto bel rovo sei, sei tu venuta
sull'erba in questo lucido fermento.
sei penetrata qui dove la lucciola
vola rapida a accendersi e sparire,
sfiora i bersò e lascia intatta la tenebra.
Mario Luzi
mercoledì 9 febbraio 2022
Piantina
La pianta di Malus sylvestris (Melo selvatico) è un piccolo albero che
spesso assume una forma arbustiva, considerato il progenitore del Melo
domestico, può raggiungere circa 9 metri di altezza. Il tronco ha un
andamento tortuoso e ricurvo. Possiede rami spinosi ed intricati, con
chioma irregolare, bassa, a cupola, corteccia bruno-grigia a scaglie in
età avanzata. Foglie ovali, a margine dentellato, lunghe 4-8 cm e fiori
profumati, con corolla a cinque petali, di colore bianco e sfumature
rosa, riuniti in mazzetti, che sbocciano nel mese di Maggio.
I frutti
simili a quelli del Melo domestico, sono più piccoli (2,5 cm di
larghezza) e sono di colore verde giallastro, sfumati di rosso, dal
sapore asprigno, che maturano a settembre-ottobre. I frutti si possono
consumare freschi, per preparare marmellate e gelatine.
(dalla rete)
verde perenne come noi siamo nel cuore;
foglie imbevute di turbinii indicibili
sono appunti presenti dell'anima...
Melo
Quando sei via, pendono macine di pietra
dal mio albero.
Quando apri la porta del cortile, spuntano
tante orecchie rosa dal fogliame.
Ma con la pioggia, quando dormi, tutte le civettine
spalancano gli occhi tra le fronde.
Oskar Pastior
Traduzione di Gio Batta Bucciol
lunedì 6 settembre 2021
Dal "Diario di un inguaribile vecchio" - 12 -
- 12 -
Il rassicurante approdo di una luminosa insegna di locanda si staglia di fronte, non c'è suono nell'aria se non il rintocco mattutino del campanile immerso nella nebbia che circonda la mia anima.
venerdì 23 luglio 2021
Il salice tra pensiero, Haiku, riflesso
Ancora un bellissimo haiku
per regalare sensazione di pace,
per ricacciare i malinconici pensieri
dentro l'anima profonda.
La vita è fatta di momenti catartici e banali,
mettiamoli tutti insieme
e viene fuori quello che siamo davvero.
Tra la barca e la riva
a separarci si alza
un salice.
Masaoka Shiki
alberi pieni di foglie e vita,
la mia, confusa discesa;
nel gesto di un attimo
ritrovo me stesso, ancora...
Il termine Salice ha origini celtiche e il suo significato è “vicino l'acqua”.
Il Salice
sia dal punto di vista prettamente simbolico che naturale è fortemente
legato all'elemento acqua e alla magia insita in essa.
Per i Celti in particolare e per altri popoli in generale, il Salice era considerato una divinità femminile e il suo culto, legato ai cicli lunari e alla fecondità, ricoprì sempre una grande importanza nel corso dei secoli.
Nella Grecia
antica il Salice era considerato, per eccellenza, l'albero in connessione con l'aldilà (dalla rete).
domenica 17 gennaio 2021
Cipressi (e cimiteri)
Un oscuro cipresso,
Nella brezza d’aprile,
Va cantando sommesso
Una canzon gentile:
— Io son l’arbore antica
Sacra al pallido Lete,
Dell’eterna quiete
E del silenzio amica.
La negra arbore io sono
Cui non isfronda il verno,
L’arbore del perdono
E del riposo eterno.
O voi che per la via
Mute e stanche passate,
Anime addolorate,
Venite all’ombra mia.
Sdrajatevi al mio piede,
Ov’è più fitta l’erba,
E troverà mercede
La vostra doglia acerba.
L’umil vostro soggiorno
Io parerò dal sole,
Anemoni e vïole
Vi crescerò d’intorno.
Voi dormirete un blando
Sonno, e perché v’annoi
Meno il tempo, cantando
Io veglierò su voi. —
Nella brezza d’aprile
Un oscuro cipresso
Va cantando sommesso
Questa canzon gentile.
Arturo Graf
Al mondo esistono migliaia di tipologie differenti di piante, eppure ce ne sono pochissime evocative come i cipressi: chi può dire che questa pianta non evochi immediatamente l’idea di morte e quindi, di conseguenza, di tristezza?
Il perché è presto detto: i cipressi sono gli alberi che solitamente adornano e circondano le mura dei cimiteri.
Ma perché la scelta, già da secoli, è caduta su questa pianta?
Innanzitutto per il valore simbolico: il cipresso è emblema
dell’immortalità e della vita dopo la morte, poiché la sua altezza
notevole, che arriva anche a 50 metri, designa proprio l’anima che si
avvia verso il regno celeste.
In più, nella mitologia, il suo legno era considerato incorruttibile, dato che fu addirittura usato per intagliare la freccia di Eros, lo scettro di Zeus e la mazza di Ercole.
Ma esiste anche un’altra motivazione ben più “concreta”: questo albero è un sempreverde, il che significa che anche durante i
periodi più freddi non perde le foglie, ed è quindi molto adatto in un
ambiente come il cimitero dove la manutenzione non è certo quotidiana.
(dalla rete)
cipressi e cimiteri, un tutt'uno,
alberi assecondano viali di dolore;
sono canzoni di passato e ricordi
quelle che cantano solitari la notte...
domenica 10 gennaio 2021
Amarena
"Hai freddo?" - mi hai chiesto
e mi hai stretto in un abbraccio.
In te rannicchiata con fiducia,
sono sbocciata appieno… E quali
canti di uccelli d'oltremare ho udito!
Venti del sud iniziavano a soffiare.
E come un'amarena, ancora intimidita
Ho dato via i miei colori.
Dove sei, libero, oggi,
dopo avermi lasciata sola nella neve?
Incurante, non mi chiedi più:
Hai freddo? … Adesso
Quell'inverno è intorno a me,
col gelo e un bianco deserto.
Ed io, amarena matura innanzi tempo,
tremo con le mie foglie bruciate.
1959
Blaga Dimitrova
Antica varietà.
Il frutto medio-piccolo è di color rosso scuro, la polpa rossa, morbida e acidula, ricca di vitamine B,C.
Ottima per confetture e liquori.
Matura a fine Giugno.
ora non è detto, è diverso;
imperano timori e paure, spesso,
siamo preda di insicuri orizzonti...
sabato 11 gennaio 2020
Riflesso e poesia
Milo De Angelis
da "Poesia e destino"