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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 30 aprile 2025

Tuscia #05 (Subiaco)

 

Tuscia #05


Sacro, profano, benedettino, 

il suono dell'organo carica

di significato l'anima, in ritardo

il colore stempera il lampo...

Gujil

venerdì 13 dicembre 2024

Santa Lucia

Un tempo il solstizio d’ inverno cadeva proprio nella giornata del 13 dicembre e in tale circostanza nelle campagne era uso praticare una specie di perequazione: chi aveva avuto raccolti più abbondanti ne donava una parte ai meno fortunati. 
Si riallaccia ad analoga forma di solidarietà la storia di un presunto miracolo che risale al sedicesimo secolo. 
Si narra infatti che il Bresciano fosse stato colpito da una grave carestia e che alcune signore di Cremona avessero organizzato una distribuzione di sacchi di grano da lasciare anonimamente sulle porte di tutte le famiglie. 
Così una carovana di asinelli carichi raggiunse Brescia presa nella morse della fame: ma poiché la distribuzione avvenne di nascosto, la notte tra il 12 e il 13 dicembre, si pensò che fosse stata una grazia della martire. 
L’ antica ospitalità, poi, voleva che si accogliessero nelle case i pellegrini che cercavano riparo dal freddo e questi ultimi, a loro volta, prima di ripartire, dovevano lasciare un dono sulla porta della casa che li aveva accolti. 
Con il trascorrere del tempo si consolidò così l’usanza di fare regali in occasione del 13 dicembre (dalla rete).
 

Asinello di Santa Lucia 

Asinello di Santa Lucia
vuoi passar da casa mia?
Io ti ho preparato il latte
e ti aspetto in questa notte!

E con te Santa Lucia
entrerà in casa mia
e i suoi doni donerà
a me, pieno di bontà!

Io ti aspetto mio asinello,
tanto buono e tanto bello,
vieni a prendere un biscotto
per poi ripartire al trotto.

Jolanda Restano

La tavola di Francesco del Cossa, conservata attualmente alla National Gallery of Art di Washington, faceva parte di un polittico (smembrato nel ‘700) commissionato da Floriano Griffoni per la cappella di famiglia nella chiesa di San Petronio a Bologna
Si noti il dettaglio degli occhi, che, grazie a un’invenzione tutta personale del pittore, invece di essere appoggiati su un vassoio, sembravano foglie o petali sbocciati dal delicato stelo verde che Santa Lucia reggeva con grazia tra le dita affusolate. 
Una preziosa cosa minuta in un quadro, che è anche affine alla mia ricerca di piante e fiori nelle opere d’arte. 
Francesco del Cossa si è distinto in questo dipinto con una grazia rara, uno degli elementi che contraddistinguono questa santa sono gli occhi, di solito appoggiati su un vassoio o in una coppa che lei stessa tiene in mano.
 
Fa ti prego che gli occhi che amo
rimangano belli e possano vedere
le cose che il mondo ha e dispone;
Luci a venire siano sempre accese!
 
Molto spesso gli attributi iconografici sono associati alle torture o al martirio subito, ma in questo caso non è così. 
Lucia è protettrice della vista, degli oculisti e dei non vedenti, ma pare che questa tradizione sia legata all’etimologia del suo nome: dal latino lux, cioè luce.
(dalla rete)

domenica 1 settembre 2024

Sant' Egidio abate

L’epoca in cui visse l’abate Egidio non si conosce con precisione. Alcuni storici lo identificano con l’Egidio inviato a Roma da S. Cesario di Arles all’inizio del secolo. Altri lo collocano un secolo e mezzo più tardi, e altri ancora datano la sua morte tra il 720 e il 740. Numerose sono le testimonianze del suo culto in Francia, Belgio e Olanda. Secondo alcuni nasce ad Atene all’inizio del secolo VII e in seguito si reca in Provenza dove fonda un monastero nei pressi di Arles in cui fu nominato abate. Sul luogo della sua cripta, sul finire del IX secolo, viene costruita una basilica nella quale, in una tomba di età merovingia, si sarebbe conservato il suo corpo. La località, posta nella regione di Nîmes, prese da allora il nome di “Saint Gilles du Gard”. L’abbazia di Sant’Egidio diventò luogo di numerosi pellegrinaggi soprattutto nel X secolo.
Egidio proviene da una nobile famiglia ateniese profondamente religiosa. Morti i genitori, dona tutti i suoi beni ai poveri.
È uno dei santi più popolari dell’Europa occidentale del tardo Medioevo: nella sola Inghilterra gli vengono dedicate più di centocinquanta chiese.
Si trasferisce in Provenza per fare vita eremitica. Lasciata la solitudine, crea una numerosa comunità di monaci a Saint-Gilles.
Dirige il monastero da lui fondato fino alla morte.
Si rifugia con tutti i suoi monaci presso Carlo Martello a Orléans, durante le incursioni dei musulmani.
E’ sempre il re a offrire i fondi per la ricostruzione dell’abbazia distrutta dai saraceni.
Riceve un avvertimento soprannaturale della morte imminente. 
Si addormenta santamente e nella pace del Signore.
Numerosi i pellegrinaggi per venerare le sue spoglie mortali, conservate nel monastero da lui fondato.
 
Il santo Patrono accompagna
la vita quotidiana di ognuno;
per chi crede è importante, presente,
ma spesso lo si ricorda solo un giorno...
 
La tradizione riporta anche un altro episodio della vita del Santo. Durante il suo periodo da abate viene supplicato da Carlo Martello affinché pregasse per ottenere il perdono di un peccato che per la vergogna non aveva mai voluto confessare a nessuno. Il Santo prega intensamente per lui. Mentre celebra messa vede un angelo nell’atto di porre sull’altare una pergamena dove era stata scritta la grave colpa di Carlo Martello, che andò cancellandosi di pari passo allo svolgersi della celebrazione eucaristica. 
Una conosciuta e bella leggenda racconta che una cerva, che nutre col suo latte Egidio, inseguita dal re goto Wamba durante una partita di caccia, si rifugi nella grotta dell’eremita.
Il sovrano ferisce senza volerlo e con una freccia Egidio a una gamba.
Quando il re entra nella grotta, trova Egidio ferito dalla freccia, con la cerva tra le sue braccia e i cani completamente immobilizzati.
Per risarcirlo, Wamba gli dona un territorio dove viene edificato un monastero chiamato “Saint-Gilles”.
(dalla rete)

martedì 2 gennaio 2024

"God bless you..."

Nuovo anno

Cosa posso dirvi per aiutarvi a vivere meglio in questo anno?
Sorridetevi
gli uni gli altri;
sorridete a vostra moglie,
a vostro marito,
ai vostri figli,
alle persone con le quali lavorate,
a chi vi comanda;
sorridetevi a vicenda;
questo vi aiuterà a crescere nell’amore,
perché il sorriso è il frutto dell’amore.
 

Madre Teresa di Calcutta

Strade nuove, laterali di vie
percorse con l'ansia di arrivare;
la deriva ritarda l'ineluttabile?
nessuna deviazione torna indietro... 
 
Ricordo benissimo quando incontrai Madre Teresa, 
fu a Roma negli anni 90 a un Congresso medico.
"God bless you" disse regalandomi
una medaglietta raffigurante la Madonna.
La diedi a mia madre che la portò sempre con sè.
Fu un grande incontro,
non avevo mai visto in una persona così minuta
tanta potenza e gentilezza.
Porto con me questo ricordo ed esempio...
 
Gujil

mercoledì 13 dicembre 2023

Santa Lucia

Racconta de Gregori: "Mia madre, che è leggermente miope, quando cercava qualcosa e non riusciva a trovarla, quando la trovava diceva 'Santa Lucia, santa Lucia, non l'avevo vista'. La canzone è nata così, questa è una canzone per tutti quelli che non vedono. Non capisco perché debbo vergognarmi di aver usato questa mediazione cattolica. Se le critiche sono rivolte solo al fatto che si nomina una santa, non me ne vergogno. Poi si può dire che faccio delle canzoni commissionate dal Papa, nessuno è al di sopra di ogni sospetto." (dalla rete)

Santa Lucia

Santa Lucia, per tutti quelli che hanno gli occhi
E un cuore che non basta agli occhi
E per la tranquillità di chi va per mare
E per ogni lacrima sul tuo vestito
Per chi non ha capito

Santa Lucia, per chi beve di notte
E di notte muore e di notte legge
E cade sul suo ultimo metro
Per gli amici che vanno e ritornano indietro
E hanno perduto l'anima e le ali

Per chi vive all'incrocio dei venti ded è bruciato vivo
Per le persone facili che non hanno dubbi mai
Per la nostra corona di stelle e di spine
Per la nostra paura del buio e della fantasia

Santa Lucia, il violino dei poveri è una barca sfondata
E un ragazzino al secondo piano che canta, ride e stona
Perché vada lontano, fa che gli sia dolce
Anche la pioggia nelle scarpe, anche la solitudine. 

Francesco De Gregori

 Negli occhi e nel cuore un suono
come le voci lontane, i dolori;
perdutamente bella nel buio
porta regali ai bimbi buoni...

martedì 17 gennaio 2023

Sant' Antonio abate

Sant Antoni dala barba bianca
famm'trua' chel che ma manca
Sant Antoni du'l purscell


famm'truà propri chel..
 
 
SANT'ANTONIO TRA PROVERBI E STORIA

Bisogna ammettere che la maggior parte delle feste popolari di origine religiosa, rischiano spesso di diventare pagane.
E' forse interessante cercare di capire chi era questo Santo di nome Antonio che oggi celebriamo dopo circa 1800 anni dalla sua morte.
La festa di Sant'Antonio Abate era in passato una delle ricorrenze più sentite nelle comunità contadine.
Anche oggi è piuttosto diffusa, soprattutto nelle zone rurali e nei paesi della provincia dove le tradizioni sono molto più radicate che nelle grandi città.
Il Santo spesso era rappresentato con lingue di fuoco ai piedi e aveva in mano un bastone alla cui estremità era appeso un campanellino; sul suo abito spiccava il tau, croce egiziana a forma di "T", simbolo della vita e della vittoria contro le epidemie, cosa a cui sembra alludere anche il campanello.

Malgrado tutte queste connotazioni "agresti" attribuitegli da una tradizione secolare, in realtà Antonio aveva poco o nulla a che fare col mondo contadino: era infatti un eremita ed un asceta tra i più rigorosi nella storia del Cristianesimo antico.

(Sant') Antonio (abate),
nacque in Egitto, a Coma intorno all'anno 250.
Malgrado appartenesse ad una famiglia piuttosto agiata, mostrò sin da giovane poco interesse per le lusinghe e per il lusso della vita mondana: alle feste ed ai banchetti infatti preferiva il lavoro e la meditazione, e alla morte dei genitori distribuì tutte le sue sostanze ai poveri.
Compiuta la sua scelta di vivere come un eremita, si ritirò dunque in solitudine a lavorare e a pregare. 
Trascorse molti anni vivendo in un'antica tomba scavata nella roccia, lottando contro le tentazioni del demonio, che molto spesso gli appariva per mostrargli quello che avrebbe potuto fare se fosse rimasto nel mondo.  
A queste provocazioni Antonio rispondeva con digiuni e penitenze di ogni genere, riuscendo sempre a trionfare. 
Malgrado conducesse una vita dura e piena di privazioni, fu molto longevo: la morte lo colse infatti all'età di 105 anni, il 17 gennaio del 355 (o356). 
La sua tomba fu subito oggetto di venerazione.

I riti che si compiono ogni anno in occasione della festa di Sant'Antonio sono antichissimi e legati strettamente alla vita contadina e fanno di Antonio Abate un vero e proprio "santo del popolo".
Egli è considerato il protettore per eccellenza contro le epidemie di certe malattie, sia dell'uomo, sia degli animali.
E' infatti invocato come protettore del bestiame (che durante la festa viene benedetto), dei macellai e dei salumieri e la sua effigie era in passato collocata sulla porta delle stalle.
Il santo veniva invocato anche per scongiurare gli incendi, e non a caso il suo nome è legato ad una forma di herpes nota appunto come "fuoco di Sant'Antonio".
Questo morbo invase ripetutamente l'Europa tra il X e il XVI secolo, e fu proprio in questo periodo che si diffuse la credenza nei suoi poteri contro questo male.

La festa di Sant'Antonio è ancora oggi molto viva in molte parti di Italia, tra cui la Brianza, dove la si celebra tra frittelle e vino brûlé, ed ovviamente tra i falò
Antonio infatti era considerato il patrono del fuoco. 
Secondo alcuni i riti attorno alla sua figura testimoniano un forte legame con le culture precristiane, soprattutto quella celtica presso i quali è nota l'importanza che rivestiva il rituale legato al fuoco come elemento beneaugurante.
Una festa, dunque, di origini antichissime, festeggiare la quale significava e significa, ogni anno, scatenare le forze positive e, grazie all'elemento apotropaico del fuoco, sconfiggere il male e le malattie sempre in agguato.
Una festa di buon auspicio per il futuro e all'insegna dell'allegria, in passato ma anche oggi.

In molte parti di Italia, la figura e la celebrazione della festa del Santo si accompagna con l' uso di detti proverbiali diffusi a livello popolare tramite i quali lo si invoca. Questi modi di dire si declinano in varietà differenti secondo i dialetti e le tradizioni della popolazione. Facciamo un breve giro di Italia per ricordarne alcuni tra i più famosi.

Nel Sud dell' Italia è molto diffuso "Sant'Antonio di velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto" in quanto si è diffusa nel tempo a livello popolare una sorta di giaculatoria scaramantica, nella quale si invoca il Santo per ritrovare qualcosa che si è smarrito.

A Varese invece, in Lombardia, la festività di Sant'Antonio Abate è molto sentita: qui il detto si trasforma in "Sant’Antoni dala barba bianca famm'truà che'l che ma manca, Sant’Antoni du'l purscel famm'truà propri che'l" ossia "Sant'Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca, Sant'Antonio fammi trovare proprio quello". In Piemonte invece si dice: "Sant'Antoni fam marié che a son stufa d'tribilé" ossia "Sant'Antonio fammi sposare che sono stufa di tribolare", invocazione che le donne in cerca di marito fanno al Santo per potersi presto sposare. In Serrano, dialetto parlato in provincia di Foggia, si dice "A Sènt'Endòn 'llong n'or", con riferimento al fatto che a partire dal 17 gennaio, la durata media del giorno, inteso come ore di luce, è di un'ora più lunga rispetto al giorno più corto, tradizionalmente fissato nel giorno di Santa Lucia, ossia il 13 dicembre. Nel Comune di Teora in provincia di Avellino invece si usa dire "Chi bbuon' carnuval' vol' fà da sant'Antuon' adda accum'enzà", ossia "Chi buon carnevale vuole fare da sant'Antonio deve iniziare" e "Sant'Antuon... masc'ch're e suon'" ovvero "Sant'Antonio..... maschere e suoni". In Veneto vige il detto "A Nadal un passo de gal e a Sant'Antonio un passo del demonio" riferendosi al progressivo allungamento delle giornate. Nella tradizione contadina umbro-marchigiana troviamo invece "A Natale 'na pedeca de cane, a Sant'Antò un'ora 'vò" che sarebbe "A Natale un passo di cane, a Sant'Antonio un'ora in avanti". In Napoletano infine si usa: "Chi festeggia Sant'Antuono, tutto l'anno 'o pass' bbuon". Ed è proprio a quest' ultimo proverbio che in conclusione vogliamo affidarci con l'auspicio di passare anche noi un piacevole 2015. Sarà quindi il caso di dirlo alla bagnaiola "Chi festeggia Sant Antonio, tutto ell'anno le passa bono". E chi più ne ha, più ne metta!Evviva Sant' Antonio! (dalla rete).

lunedì 14 febbraio 2022

San Valentino 2022

San Valentino

Festa degli innamorati
del sole dei monti dei prati,
di tutte le cose del Creato,
del dolce e anche del salato,
di tutti gli animali della Terra,
ma non dell'inutile guerra
che in ogni parte del Globo si consuma;
miliardi di cose, meno una,
ci fanno in questa festa innamorare,
perciò la pace, che è bello festeggiare,
di quell'una ne vale altri miliardi…
E' quasi San Valentino, non facciamo tardi,
che festa sia in ogni angolo più oscuro,
via le barriere e soprattutto giù ogni muro!

Marzia Cabano


saper ancora amare diventa difficile
con gli anni, le stagioni, i capelli radi;
sento ancora vivo il mio cuore pesante,
ora ritma più lento, ora batte più stanco...

giovedì 3 febbraio 2022

Poesia, riflesso e leggenda di San Biagio

Tu

Devi essere arrivato in città!
Lo vedo chiaramente.
Tutte le case mi stanno sorridendo.
Hanno capito che ti amo.
Devi essere arrivato in città!
Lo vedo dagli alberi del parco.
Hanno foglie vibranti,
ricevono baci dal sole e dal vento.
Devi essere arrivato in città!
Perciò
questa gioia incredibile
dalla luce e dall’aria
dalle barche a vela nella brezza.
Tutto è diverso oggi.
Quel che ieri era una lunga serie di case grigie
oggi è dipinta di oro e porpora
dal tramonto del sole.
Quella che ieri era gente qualunque
che andava al bus o all’auto
oggi sono persone
con una vita dentro.
Ciò che ieri era traffico e frastuono
oggi è il battito del cuore della città,
quello grande che fa muovere tutto!
In breve: Tu devi essere arrivato in città!

Marie Takvam

il frastuono della nostra città ben conosce
la mia anima e la tua tra riflessi argentati;
non sarà facile incontare il momento che scorre
sarà difficile fermare il tempo e il pensiero...
 
San Biagio
 
L'onomastico si festeggia tradizionalmente il 3 febbraio, in onore di San Biagio vescovo, uno dei quaranta martiri di Sebaste, in Armenia, nel 306 (ricordati dalla Chiesa il 10 febbraio). 
Patrono dei suonatori di strumenti a fiato, materassai, agricoltori, cardatori, laringoiatri e di molti comuni italiani è assai venerato in Lazio: nella sola Roma ebbe ben 54 edifici, tra oratori e chiese, dedicati al suo nome. Tradizionalmente lo si invoca contro i mali di gola e la tosse.
Le ragazze in età matrimoniale si rivolgono a lui per trovare un buon marito. 
Con questo nome si ricordano ancora altri due santi: un vescovo di Verona, commemorato il 22 aprile e un martire di Veroli, nel Lazio, venerato il 29 novembre.

Secondo la tradizione lombarda vi è una leggenda popolare più recente che associa al santo il panettone e da questa deriverebbe l’usanza di mangiare un pezzetto del dolce natalizio milanese per eccellenza durante questo giorno di celebrazione religiosa.
Una donna si sarebbe recata poco prima di Natale presso l’abazia del paese per far benedire da un frate un panettone preparato con le sue mani  e poterlo poi offrirlo alla sua famiglia nei giorni di festa. Il frate però si era dimenticato di quella gustosa preparazione e passato circa un mese decise di benedire il dolce e di mangiarselo. La donna però tornò speranzosa il 3 febbraio a chiedere del suo panettone e quando il frate si recò nella sacrestia per fare ammenda e mostrare alla donna che il dolce non c’era più, lì vi trovò un panettone grande il doppio di quello preparato dalla umile donna. San Biagio aveva compiuto il miracolo e da quel momento per omaggiare il protettore della gola si iniziò a conservare una fetta di panettone per poterlo consumare il 3 febbraio e ricordare quel miracolo (dalla rete).

mercoledì 19 gennaio 2022

Mercanti della neve (o del freddo)


 

I Mercanti del freddo

 Stanno finendo il loro cammino
i Mercanti del freddo e Gennaio
si riempie di luce e calore.
Nel gelo del cuore un pensiero
balena, come luce dispersa,
si dirada nel buio il dolore.
Passi distratti continuano
le vie consuete, la vita
rimane un sospiro latente.
Incrociarsi veloci di volti
come frettolosi annunci ,
passaggio di treni veloci.
Le cose d'amore ritornano
a brillare nell'ombra
di un fiammifero spento.
Il tempo che scorre, i capelli,
confusi da grigi sfumati,
aspettano dita impazienti.
Aroma di caffè e sogni
infranti nell'alba, ma belli
come il sole di prima mattina
 
Anonimo
del XX° Secolo
da "Le implicazioni sentimentali"
 
 
 La leggenda  dei mercanti del freddo (o della neve) è molto antica e la tradizione vuole che si attribuiscano le abbondanti nevicate ai seguenti Santi:

San Mauro (15 Gennaio) protettore di  tutti gli ammalati e di quelli che corrono seri pericoli. A San Maur (15 gennaio) una fred dal diàvol, a sant’ Antoni (17 Gennaio) un fred dal demoni . Ed e’ proprio Sant’Antonio a mietere una serie infinita di detti popolari: Sant’Antonio, gran freddura, Sant’Antonio dalla barba bianca se non piove la neve non manca, S. Antonio dalla barba bianca, se non nevica non si mangia San Lorenzo gran caldura, l’uno e l’altro poco dura, per San Bastiano (20 gennaio), sali il monte e guarda il piano; se vedi molto, spera poco; se vedi poco, spera assai. , Per San Sebastiano un’ora abbiamo. San Fabian e Sebastian i ven via cun la viöla in man Sant’Agnese (21 gennaio), il freddo è per le siepi. A san Vincenzo (22 gennaio) l’inverno mette i denti- San Vincenz de la gran fredüra, San Lorenz de la gran caldüra: vün e l’ alter poch el düra , Se per San Paolo (25 gennaio) è sereno, abbondanza avremo , De le calendule e de le crescendule no me ne cüre, basta che’ l dé de San Paol no’ l sé scüre.

 
 
 
San Antonio Abate (17 Gennaio) protettore degli animali, viene festeggiato  con la benedizione degli animali, il falò e la “busecca” (trippa in brodo con verdure).
Poi abbiamo San Sebastiano (20 Gennaio), il giovane martire milanese viene raffigurato legato e trafitto da frecce. 

San Mauro, Sant’Antonio abate e San Sebastiano
sono chiamati
i mercanti della neve (o del freddo)
perché se nel loro giorno fa bel tempo e splende il sole ne approfittano e vanno al mercato a comperare la neve da spargere sulla terra nei giorni successivi
se non piove a santa Emerenziana il grano è a rischio
dove cade, la neve può fioccare fino al 23 del mese

Santa Agnese (21 Gennaio) patrona delle giovani dei giardinieri e degli ortolani, Santa Agata (5 Febbraio). San Biagio (3 Febbraio) protettore della gola.  
I cosiddetti "giorni della merla"
solitamente erano i più freddi dell'anno e portavano copiose nevicate e per questo venivano abbinati ai Santi Mercanti della Neve.
Questi giorni erano considerati dai contadini come un almanacco, in base al tempo che si verificava nei tre giorni si ipotizzava come potesse essere il tempo per tutto il resto dell’anno (dalla rete).

domenica 3 gennaio 2021

Mistica

Mistiche

Simili a gru, migranti ad oriente,
trasvolavan le Mistiche, in sì mite,
in sì celestial sogno rapite,
ch'ogni atto lor ne sorridea eloquente.

Del passato obliose, del present
inconscie, già viventi delle vite
serafiche, già assunte alle infinite
promesse, il cui promettitor non mente.

Già le fronti raggianti, quasi incluse
nell'aureola. Già le lunghe ciglia,
quasi abbagliate dal fulgor, socchiuse.

Già presso al limitar della vallea
sacra, ove il re in clamide vermiglia
dirà a ciascuna: – Veni Sponsa mea.

Amalia Guglielminetti

rapite dall'estasi come le sante nei quadri,
oppure come coloro che sognano sempre;
il misticismo rafforza il sentimento imperante,
quello che tutti vorremmo avvitarci nel cuore...
 

Mistica

 
La mistica
è la contemplazione della dimensione del sacro
e ne comporta una esperienza diretta,
"al di là" del pensiero logico-discorsivo
e quindi difficilmente comunicabile.
Nell'estasi mistica
l'uomo si unisce con
la "Verità ultima"
della propria esistenza
e dell'intera realtà cosmica.
(dalla rete)

mercoledì 4 novembre 2020

San Carlo

un onomastico ancora, in solitudine e riflessione
Cocki, San Carlo, mia nonna defunta ed amata;
viviamo strani momenti, chiusi perfino a noi stessi,
siamo aliti di vento infranti su muri di pietra...

 Gujil 


dove maggiormente rifulsero la sua carità e il suo zelo, fu nella terribile peste scoppiata a Milano, mentre egli si trovava in visita pastorale nel 1572. Tutti i personaggi più distinti fuggivano terrorizzati: San Carlo invece, tornato prontamente in città, organizzò l'assistenza agli appestati, il soccorso ai poveri, l'aiuto ai moribondi, dappertutto era il primo, ovunque dava l'esempio. Per invocare poi l'aiuto divino, indisse processioni di penitenza, alle quali partecipò a piedi scalzi e prescrisse preghiere e digiuni. Alla peste seguì la più grave miseria, e il santo prelato, dopo aver dato quanto possedeva, vendette i mobili dell'arcivescovado, contraendo anche forti debiti. Nell'ottobre 1584 si ritirò sul monte Varallo per un corso di esercizi spirituali. Ivi s'ammalò e trasportato a Milano spirò il giorno 3 novembre.   (dalla rete).  

martedì 3 novembre 2020

Breve riflesso su Santa Silvia

Quasi anonima sorridi
e il sole indora i tuoi capelli.
Perché per essere felici
È necessario non saperlo? 

Fernando Pessoa 

Santa Silvia

Il Santo del giorno 3 Novembre è Santa Silvia. Silvia è stata una nobile donna romana, moglie del senatore Gordiano e madre del futuro papa Gregorio I. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica. Il nome Silvia deriva dal latino e letteralmente significa “abitatrice delle selve”, “donna dei boschi” e “selvaggia”. Il suo martirologio romano recita:  

«A Roma, commemorazione di santa Silvia, madre del papa san Gregorio Magno, che, secondo quanto lo stesso Pontefice riferì nei suoi scritti, raggiunse il vertice della vita di preghiera e di penitenza e fu per il prossimo un eccelso esempio». Nacque a Roma intorno al 520 in una famiglia di modeste condizioni. Silvia ebbe due sorelle:Emiliana e Tarsilia, anche loro proclamate sante. Nel 538 sposò il senatore Gordiano, che apparteneva alla gens Anicia, nobile famiglia romana. La coppia andò ad abitare nella villa degli Anici sul colle Celio al Clivo di Scauro, dove oggi si trova la chiesa di San Gregorio al Celio. Ebbe due figli, il primogenito fu Gregorio, poi eletto papa nel 590. Rimasta vedova intorno al 573, si ritirò in una casa sull’Aventino chiamata Cella Nova, seguendo la regola benedettina e dedicando il resto della sua vita alla preghiera, alla meditazione e all’aiuto dei malati e dei più bisognosi. Santa Silvia morì il 3 novembre 592 (dalla rete).

 dedicata a mia sorella, all'altro capo
di un simbolico ponte che unisce le vite;
soffriamo insieme e insieme camminiamo
un sentierodi vita, di passaggi atavici...

 

venerdì 17 gennaio 2020

Sant'Antonio abate

Sant’Antòni del porscèll,
ch’el sònava el campanèll,
el campanèll el se s’cepaa,
Sant’Antòni l’è scapaa,
l’è scapaa dedree ‘na pòrta,
gh’era là ‘na dònna mòrta,
la dònna mòrta l’ha sguagnii,
Sant’Antòni el s’è stremii,
el s’è stremii d’ona manèra,
che ogni ann ghe fann la fèra.

Gh’èra pizz i candilee,
Sant’Antòni el gh’è andaa ‘dree,
el gh’è andaa ‘dree per fagh onor,
Sant’Antòni l’era on scior.
l’era on scior senza peccaa,
sant’Antòni el s’è salvaa,
el s’è salvaa in paradìs:
sant’Antòni e san Luìs.

 




Sant’Antonio del porcello,
che suonava il campanello,
il campanello si è rotto
Sant’Antonio si è nascosto,
si è nascosto dietro una porta,
ha trovato una donna morta,
la donna morta ha dato un lamento,
Sant’Antonio si è spaventato ,
si è spaventato in una maniera,
che ogni anno gli fanno la Fiera.

C’erano accesi i candelieri,
Sant’Antonio gli è andato dietro
gli è andato dietro per fargli onore,
Sant’Antonio era un signore.
era un signore senza peccato,
Sant’Antonio si è salvato,
si è salvato in Paradiso,
Sant’Antonio e San Luigi.



"Sant'Antoni del purcel": tra fede e tradizione



Sant’Antonio Abate, egiziano di nascita e morto nel deserto della Tebaide il 17 gennaio del 357, è considerato un Santo protettore degli animali domestici. che di solito viene raffigurato con accanto un maialino che reca al collo una campanella. Questa particolare festa, oltre a ricordare gli animali e la vita del Santo, scandisce anche il tempo tra le semine e i raccolti in agricoltura.
Soprattutto nel passato, ma in alcuni paesi è ancora in voga, i festeggiamenti comprendevano la benedizione degli animali in occasione delle celebrazioni in onore del Santo.
Secondo la tradizione e sulla base di antiche leggende, durante la notte di Sant’Antonio Abate agli animali è data la facoltà di parlare
(dalla rete).

Ma l'abate Antonio, per la storia dell'arte, è soprattutto il santo delle tentazioni demoniache: sia che esse assumano – in accordo con la Vita Antonii scritta da Atanasio di Alessandria – l'aspetto dell'oro, come avviene nella tavola del Beato Angelico (circa 1436) posta nel Museo delle Belle Arti di Houston, oppure l'aspetto delle lusinghe muliebri come avviene nella tavola centrale del celebre trittico delle tentazioni di Hieronymus Bosch al Museo nazionale dell'Arte antica di Lisbona, oppure ancora quello della lotta, contro inquietanti demoni, scena che fu popolarissima nel XVI e XVII secolo soprattutto nella pittura del Nord .
(dalla rete).

Il falò di Sant’Antonio, dedicato a Sant’Antonio Abate, protettore dei contadini e degli animali domestici il cui giorno dedicato cade il 17 gennaio, la ricorrenza trae origini dagli antichi culti celtici e illuminava le campagne per celebrare la vittoria della luce sul buio e augurarsi di avere raccolti fecondi e abbondanti (dalla rete).