...........................................................................................................................................

L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


...........................................................................................................................................

mercoledì 31 luglio 2013

Poesia e riflesso


 
 
 
Come bolle

Come bolle siamo,
bolle di sapone
iridate nel tocco del sole
eppure fragili, esili
balia di vento e soffi;
bolle siamo e il sole
ci scalda e ci uccide..il sole.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

domenica 28 luglio 2013

L'Orsa Maggiore

Questa costellazione è certamente tra le più famose e belle di tutto il cielo, infatti comprende stelle e galassie di estremo interesse. Le sue sette stelle principali formano il Grande Carro, anche se la fantasia popolare a volte vi a riconosciuto un aratro, un pentolino o una bara. Diversamente dalla maggior parte delle costellazioni, composte da stelle che non hanno nulla in comune se non il fatto casuale di sembrare vicine per motivi prospettici, 5 delle stelle più luminose (Merak, Phekda, Megrez, Alioth e Mizar) e una dozzina di quelle deboli dell'Orsa Maggiore sono fisicamente legate, formano cioè un ammasso aperto. Queste stelle si muovono tutte nella stessa direzione, con velocità simile (15 chilometri al secondo) e sono probabilmente nate dalla stessa nebulosa. La distanza che le separa dalla terra è circa pari a 75 anni luce (al).
La stella più luminosa della costellazione è Dubhe (Alfa Ursae Majoris), di magnitudine 1,81 ha colore giallo e distanza che si aggira sui 105 al. Questa stella insieme a Merak (Beta Ursae Majoris, magnitudine 2,37, distanza 80 al) forma la coppia conosciuta come i "untatori" il nome deriva dal fatto che costruendo un allineamento che parte da Merak, attraversa Dubhe e prosegue per 5 volte la distanza che separa queste 2 stelle si arriva, senza difficoltà, alla stella Polare. Phekda (Gamma Ursae Majoris) ha magnitudine 2,4, splende come 75 soli e si trova a 90 al dalla terra. Megrez ? la stella pi? debole del Grande Carro (magnitudine 3,3), anche se probabilmente in passato era più luminosa: Tycho Brahe alla fine del 1500 la registrò di magnitudine 2. Alioth ha magnitudine 1,79, si trova a 70 al e brilla come 85 soli. La stella certamente più interessante dell'Orsa Maggiore è Mizar, situata al centro del timone che questa stella disegna con Alioth e Benetnash. Guardando Mizar a occhio nudo la prima cosa che attira la nostra attenzione à una debole stellina molto vicina, chiamata Alcor. Questa stella, di magnitudine 4,02, era difficilmente osservabile in passato a causa della minor luminosità o della maggior vicinanza con Mizar: intorno all?anno mille il riconoscimento di Alcor era considerato dimostrazione di grande acutezza visiva. Se si osserva con un piccolo telescopio, ad almeno 50 ingrandimenti, si scopre che in realtà Mizar è una stella doppia costituita da due componenti rispettivamente di magnitudine 2,4 e 4 separate da 14,4 secondi d'arco. Studi spettroscopici hanno inoltre dimostrato che Alcor e la prima componente di Mizar sono stelle doppie e che la seconda componente di quest'ultima è tripla!! In definitiva, dove a occhio nudo si distinguono due stelle in realtà ce ne sono sette. Benetnash (nota anche con il nome di Alkaid) ha magnitudine 1,87, si trova a 210 anni luce dalla Terra e brilla come 630 Soli.  Oltre alle numerose stelle brillanti, la costellazione dell'Orsa Maggiore contiene alcune tra le più note galassie osservabili con telescopi amatoriali. M81 e M82 sono due galassie che costituiscono una coppia abbastanza stretta, infatti possono essere inquadrate nel campo di un telescopio usato con 50 ingrandimenti. Questa coppia dista da noi circa 8-9 milioni di anni luce e costituisce, insieme ad altre galassie minori, un sistema fisicamente legato. M81 è una maestosa spirale con un diametro di circa 100.000 al e una luminosità pari a 20 miliardi di Soli. M82 è invece un sistema molto più caotico: nel suo cuore sta avvenendo una colossale esplosione che dura ormai da un milione e mezzo di anni. La causa di questa catastrofe è da ricercarsi probabilmente in un'avvicinamento troppo stretto tra la massiccia M81 e la più piccola M82: l'intenso campo gravitazionale della prima avrebbe sconvolto la struttura interna della seconda generando l'esplosione. Un'altra galassia che vale la pena di osservare è M101. Si tratta di una spirale vista di fronte, tra le più belle nel suo genere. Possiede un nucleo molto brillante (la parte che di solito si riesce a osservare nei telescopi amatoriali) e ha un diametro paragonabile a quello della Via Lattea (90.000 al), la sua distanza ammonta a 15 milioni di anni luce. Inserita posteriormente nel catalogo di Messier (contraddistinto dalla lettera M), M108 è una bella galassia a spirale vista quasi di taglio. La sua osservazione è alla portata di telescopi da 10-15 cm, anche se la fotografia a lunga posa (come sempre accade con oggetti così deboli) è l'unico mezzo per ammirare gli innumerevoli dettagli di questa galassia. Il diametro di M108 è pari a 77 anni luce mentre la sua luminosità assoluta ammonta a circa 31 miliardi di Soli; la magnitudine (luminosità apparente) è invece bassa (10), ciò è dovuto all'enorme distanza che ci separa da questa galassia: 45 milioni di anni luce!! L'ultimo oggetto che descriviamo non è una galassia ma bensì una nebulosa planetaria. Con questo termine, si indicano le nebulose che si generano alla fine del ciclo vitale di una stella come il Sole, quando l'astro non è più in grado di trattenere, con la sua forza di gravità, il gas che lo costituisce. La nebulosa planetaria che si può osservare nell'Orsa Maggiore è catalogata con il nome di M87. Questo oggetto appare in un telescopio da almeno 15 cm (sotto un cielo molto limpido) come un evanescente dischetto, del diametro di 3' 20", nel quale si possono distinguere due piccole cavità scure. La distanza di M87 è molto controversa, si va infatti a seconda delle stime da 1600 a 8000 anni luce. Ipotizzando una distanza di 3000 anni luce il diametro attuale della nebulosa sarebbe di 3 anni luce. L'osservazione di questo oggetto è estremamente interessante: ci consente di vedere in anticipo quello che succederà al nostro Sole tra circa 5 miliardi di anni (dalla rete).


L’Orsa Maggiore

L'Orsa, quest'arcipelago del mare senza bordi,
ben prima scintillava che l'uomo la guardasse,
ben prima che in Caldea qualche pastore errasse
e che le ansiose anime scendessero nei corpi.

Quel remoto splendore ciecamente irradiato
da allora va mirando l'umanità vivente;
agli ossessivi sguardi del tutto indifferente,
sull'ultimo dei morti l'Orsa avrà un dì brillato.

Non hai l'aria cristiana, ne stupisce il devoto,
o figura fatale, monotona ed esatta,
dai sette chiodi sopra un nero broccato.

La tua gelida luce, la lenta precisione
sconcertano la fede. Fu per te che, perplesso,
m'indussi a esaminare, di sera, l'orazione.


Sully Prudhomme


come una via
tracciata nel nulla
seguirla?

sabato 27 luglio 2013

Poesia e riflesso


Il poeta. lui solo, ha unificato il mondo
che in ognuno di noi in frantumi è scisso.
Del bello è testimone inaudito,
ma esaltando anche ciò che lo tormenta
dà alla rovina purezza infinita:
e persino la furia che annienta si fa mondo.

Rainer Maria Rilke


vuoto e sospiro
nel mentre che aspetto
consegno le cose
e resto

giovedì 25 luglio 2013

Frammento





Visioni diroccate redimono
falsi pentimenti in corso,
parole vuote e dissonanti
precisano
schemi disgiunti
e la voce tremante
li nega...

Anonimo
del XX* secolo
frammenti ritrovati

martedì 23 luglio 2013

Emily, Emily


Whether my bark went down at sea -
Whether she met with gales -
Whether to isles enchanted
She bent her docile sails -

By what mystic mooring
She is held today -
This is the errand of the eye
Out upon the Bay.
   Se la mia barca sprofondò nel mare -
Se incontrò tempeste -
Se a isole incantate
Piegò le sue docili vele -

Da quale mistico ormeggio
È trattenuta oggi -
Questo è il compito dello sguardo
Fuori sulla Baia.
  
Emily Dickinson


Lo sguardo del penultimo verso è quello che si spinge oltre i confini del visibile per diradare il mistero, o quello più ampio, e finalmente rivelatore, che ci sarà concesso dopo la morte?
Nel primo caso quello sguardo è una sorta di epilogo, deve dirci se il nostro viaggio nel mare della vita ha o no esaurito le possibilità a nostra disposizione, ma ha soprattutto il compito di capire, spingendosi oltre la baia del visibile, il mistero di quell'ormeggio che trattiene, per un tempo più o meno lungo, la barca della nostra vita, per poi lasciarla libera nel mare dell'eternità, o del nulla.
Se la risposta è la seconda, quello sguardo, ormai liberato dai ristretti confini della mortalità, sarà l'unico che potrà svelarci lo scopo della vita, di quel viaggio più o meno accidentato descritto nella prima strofa, e dell'ormeggio eterno a cui saremo ancorati quando il viaggio mortale sarà finito (dalla rete).

lunedì 22 luglio 2013

Poesia e riflesso

Tempo

I
Mentre tu dormi
le stagioni passano
sulla montagna.
La neve in alto
struggendosi dà vita
al vento:
dietro la casa il prato parla,
la luce
beve orme di pioggia sui sentieri.
Mentre tu dormi
anni di sole passano
fra le cime dei làrici
e le nubi.
II
Io posso cogliere i mughetti
mentre tu dormi
perché so dove crescono.
E la mia vera casa
con le sue porte e le sue pietre
sia lontana,
né io più la ritrovi,
ma vada errando
pei boschi
eternamente –
mentre tu dormi
ed i mughetti crescono
senza tregua.

Antonia Pozzi
28 maggio 1935




senza tregua
come un
fiato rotto
che rantola
e torna
al cuore

domenica 21 luglio 2013

Canzone per l'estate



Canzone per l'estate

Con tua moglie che lavava i piatti in cucina e non capiva
con tua figlia che provava il suo vestito nuovo e sorrideva
con la radio che ronzava
per il mondo cose strane
e il respiro del tuo cane che dormiva.

Coi tuoi santi sempre pronti a benedire i tuoi sforzi per il pane
con il tuo bambino biondo a cui hai dato una pistola per Natale
che sembra vera,
con il letto in cui tua moglie
non ti ha mai saputo dare
e gli occhiali che tra un po' dovrai cambiare.

Com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare

Con le tue finestre aperte sulla strada e gli occhi chiusi sulla gente
con la tua tranquillità, lucidità, soddisfazione permanente
la tua coda di ricambio
le tue nuvole in affitto
le tue rondini di guardia sopra il tetto.

Con il tuo francescanesimo a puntate e la tua dolce consistenza
col tuo ossigeno purgato e le tue onde regolate in una stanza
col permesso di trasmettere
e il divieto di parlare
e ogni giorno un altro giorno da contare.

Com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare

Con i tuoi entusiasmi lenti precisati da ricordi stagionali
e una bella addormentata che si sveglia a tutto quel che le regali
con il tuo collezionismo
di parole complicate
la tua ultima canzone per l'estate.

Con le tue mani di carta per avvolgere altre mani normali
Con l'idiota in giardino ad isolare le tue rose migliori
col tuo freddo di montagna
e il divieto di sudare
e più niente per poterti vergognare.

Com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare
com'è che non riesci più a volare
 
Fabrizio De Andrè
 

 

sabato 20 luglio 2013

Frammento





Gialle gru
divagano
come alianti pesanti
e volano
e scorrono
frasi di saggi...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati

venerdì 19 luglio 2013

Poesia e riflesso

Dimmi, qual è il tuo compito, Poeta?

- Io celebro.
Ma il Mostruoso e il Micidiale,
come l'accetti, come lo sopporti?
- Io celebro.
Ma il Senzanome, ma l'Anonimo,
come, Poeta, tuttavia lo nomini?
- Io celebro
Donde trai il tuo diritto d'esser vero
in ogni maschera, in ogni costume?
- Io celebro
E come può la quiete ed il furore
conoscerti, la stella e la tempesta?
: - perché io celebro.

Rainer Maria Rilke




le vite nostre
futili attimi
pieni di vivere
le vite nostre
possenti e sole...

giovedì 18 luglio 2013

Emily ancora

I never lost as much but twice -
And that was in the sod.
Twice have I stood a beggar
Before the door of God!
Angels - twice descending
Reimbursed my store -
Burglar! Banker - Father!
I am poor once more!
   
Non persi mai tanto se non due volte -
E fu nell'erbosa zolla.
Due volte sono rimasta a mendicare
Davanti alla porta di Dio!
Angeli - due volte discendendo
Ripianarono la mia provvista -
Ladro! Banchiere - Padre!
Sono povera ancora una volta!

Emily Dickinson

Per le due perdite del primo verso (definitive, vista la zolla del secondo) la contabilità divina ha disposto un compenso, ma ora, per la terza volta, la scomparsa, o l'abbandono, si ripete.
E così, negli ultimi due versi, il Dio misericordioso diventa un padre ladro, perché non smette di rubarci ciò che amiamo, e banchiere, perché quell'illusorio concedere dei primi versi sembra trasformarsi in un crudele ciclo di dolori per costringerci a un eterno mendicare, davanti a una porta che ci promette un paradiso futuro e ipotetico, ma è in realtà chiusa alle concrete preghiere del presente (dalla rete).

 
Melozzo da Forlì, Angeli musicanti


in quale trama?
dove?
come un astro
perduto nel nulla
come una stella...
morente

mercoledì 17 luglio 2013

Incomprensione

incomprensione

[in-com-pren-sió-ne] s.f. (pl. -ni)
1 Mancanza di comprensione: i. fra generazioni diverse; i. familiare
2 estens. Malinteso, dissapore, screzio tra due o più persone: un matrimonio minato da molte incomprensioni


Non capirsi è terribile
non capirsi e abbracciarsi,
ma benchè sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.

In un modo o nell'altro ci feriamo.
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l'incomprensione,
nè con la comprensione uccidere.

Evgenij A. Evtusenko


così rimane un suono
come un appello suadente
il sonno, quello che manca
il sonno quello che riposa...

martedì 16 luglio 2013

Pierina







Pierina

Pierina è ritornata bambina,
ha perso lontano i pensieri,
barcolla quando cammina.

Pierina ripercorre i pensieri,
la paura che la si svergogni
a camminare lontani sentieri.

Pierina affanna nei suoi bisogni
metre siede assopita in poltrona,
non dorme ma indugia nei sogni.

Pierina la mente è lontana e corona
la vita passata, la poca che resta
e in silenzio la urta la squassa, la sprona.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

domenica 14 luglio 2013

Turbamento

turbaménto s. m.
[dal lat. turbamentum].

- 1. In senso attivo, l’atto, il fatto di turbare la normale situazione o il normale svolgimento di qualche cosa; t. della pace, della quiete, dell’ordine pubblico, della disciplina; t. di un comizio, di una funzione religiosa, di un funerale, ecc., come figure di reato.
- 2. Con sign. intr. o passivo, il turbarsi dell’animo o della mente; stato di alterazione psichica provocato da fatti emotivi: vidi che le mie parole provocavano in lei un leggero t.; è con profondo t. che apprendo questa notizia; essere preso da un t. improvviso; i t. dell’amore, della passione; non riuscire a nascondere il proprio turbamento.

turbamento /turba'mento/ s. m.
[dal lat. turbamentum].
- 1. [il turbare la normale situazione o il normale svolgimento di qualcosa: t. della pace, dell'ordine pubblico; t. di un comizio] ≈ disturbo, molestia, perturbazione, turbativa. ↑ sconvolgimento, sovvertimento.
- 2. (fig.) [stato di alterazione psichica provocato da fatti emotivi: t. dell'animo, della mente; essere preso da un t. improvviso] ≈ agitazione, ansia, costernazione, inquietudine, perturbazione, sgomento, smarrimento. ↑ scombussolamento, sconvolgimento. ↓ alterazione, fastidio, preoccupazione, (fam.) stranimento...


Turbamento

L'anima mia nel mezzo della notte
è paralizzata e confusa. Fuori,
fuori di lei si compie la sua vita.

E attende la favolosa aurora.
E anch'io dentro di lei, con lei,
attendo, m'annoio, mi consumo.

Kostantin Kavafis


agito l'anima
in un sostenuto sospiro
agito il cuore,
la mente respira...

sabato 13 luglio 2013

Per una partenza


Milesi Alessandro,
La traversata o la partenza del marinaio,



Per ogni partenza
c'è un gran vuoto nel cuore,
si aspetta il ritorno
nell'ansia sospira
l'attesa che pesa...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati



venerdì 12 luglio 2013

Poesia e riflesso



Monet, Filari di Pioppi


Monet, Filari di pioppi
Pioppi a filari

Pioppi a filari
lungo vie d'acqua
percosse dal sole
assetate dal vento;
filari di pioppi
come vele lontane
di un verde assoluto
messaggio sereno.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

giovedì 11 luglio 2013

Poesia e riflesso


Canzone d'amore

Per dire cos' hai fatto
di me, non ho parole.
cerco solo la notte
fuggo davanti al sole.

La notte mi par d'oro
più di ogni sole al mondo,
sogno allora una bella
donna dal capo biondo.

Sogno le dolci cose,
che il tuo sguardo annunciava,
remoto paradiso
di canti risuonava.

Guarda a lungo la notte
e una nube veloce-
per dire cos' hai fatto
di me, non ho la voce.

Hermann Hesse


amare e amore
come sospiri
e vento di lontano,
tuttuno con lei...

mercoledì 10 luglio 2013

Terra in bocca



Ecco una cosa
 a cui tengo davvero,
un lavoro unico
che mi porta nel tempo
lontano,
lontano...
chi mi darà la mano?

martedì 9 luglio 2013

Sento respiro..., di Anonimo


Sento respiro
sento sospiro
rivedo
e ritrovo

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati

lunedì 8 luglio 2013

Cicale

Le Cicadidi (Cicadidae Westwood, 1840) sono una Famiglia di insetti dell'ordine dei Rhynchota (sottordine Homoptera Auchenorrhyncha, Infraordine Cicadomorpha). Appartengono a questa famiglia la maggior parte delle specie di insetti comunemente noti come cicale. Il periodo in cui risuona il canto delle cicale è l'estate. Alla cicala australiana spetta il titolo della più rumorosa, visto che riesce a emettere ben 100 decibel alla frequenza di 4,3 kHz; dato che le femmine sono tutt'altro che sorde, e riescono a percepire suoni al di sopra dei 30 decibel, varie altre spiegazioni sono state addotte per giustificare questi suoni: è possibile che la femmina scelga il maschio in base anche alla intensità del suono, oppure che lo scopo sia quello di spaventare o stordire gli eventuali predatori, o invece che il territorio da coprire sia in effetti molto ampio. I due muscoli che con la loro contrazione iniziano la catena di eventi che produce l'impulso acustico, realizzano un suono avente una modulazione di 240 Hz. L'energia elastica rilasciata durante questi movimenti genera uno schiocco acustico, ma data la rapidità dei movimenti, lo schiocco si accoda ad un trenino di vibrazioni caratterizzate da una frequenza di 4,3 kHz. Lo schiocco realizza pressioni notevolissime, sfiorando i 160 decibel. La regione addominale, abitualmente, contiene una sacca aerea, oltre ad una coppia di timpani che fungono da casse armoniche, che collegano la sacca con l'esterno e riescono ad amplificare il suono di circa 20 volte. L'apparato addominale è abilitato a correggere il sistema acustico per ottimizzare la qualità del suono (da wikipedia).

Canto di cicale

Talora nell’arsura della via
un canto di cicale mi sorprende.
E subito ecco m’empie la visione
di campagne prostrate nella luce…
E stupisco che ancora al mondo sian
gli alberi e l’acque
tutte le cose buone della terra
che bastavano un giorno a smemorarmi…
Con questo stupor sciocco l’ubbriaco
riceve in viso l’aria della notte.
Ma poi che sento l’anima aderire
ad ogni pietra della città sorda
com’albero con tutte le radici,
sorrido a me indicibilmente e come
per uno sforzo d’ali i gomiti alzo…

Camillo Sbarbaro

da Pianissimo


ricordo,
bambino nel fieno,
stelo d'erba,
odore di sole
e loro a frinire...

domenica 7 luglio 2013

Frammento



Silenzi perfetti
animano spazi
e vuoti a rendere,
la mente inciampa
e cade...

Anonimo
del XX° secolo
frammenti ritrovati

sabato 6 luglio 2013

Sempre Emily

Frequently the woods are pink -
Frequently are brown.
Frequently the hills undress
Behind my native town.
Oft a head is crested
I was wont to see -
And as oft a cranny
Where it used to be -
And the Earth - they tell me -
On it's axis turned!
Wonderful Rotation!
By but twelve performed!

Emily Dickinson
   
Sovente i boschi sono rosa -
Sovente sono bruni.
Sovente le colline si spogliano
Dietro il mio paese natio.
Spesso è coronata una testa
Che ero solita visitare -
E altrettanto spesso un recesso
Dove usava stare -
E la Terra - mi dicono -
Sul suo asse ha girato!
Prodigiosa Rotazione!
Da appena dodici compiuta!



La descrizione del ciclo della natura come "prodigiosa rotazione"
che ha bisogno soltanto dei suoi dodici mesi per compiersi ogni volta.
I versi 5-8 si riferiscono probabilmente alla fioritura, che corona le teste di fiori, o anche di rami o alberi, e al suo contrario, a quel recesso spoglio dove le stesse cose risiedono, come se fossero nascoste, nei mesi invernali
(dalla rete).

venerdì 5 luglio 2013

Comete

Comete

Scie di infinito
striano neri profondi
illuminano angoli
di sconosciuti universi.
Così siamo noi,
piccole luci del nulla.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate


Il Mago delle comete

Una volta un mago inventò una macchina per fare le comete.
Somigliava un tantino alla macchina per tagliare il brodo, ma non era la stessa e serviva per fabbricare comete a volontà, grandi o piccole, con la coda semplice o doppia, con la luce gialla o rossa.
Il mago girava paesi e città, non mancava mai ad un mercato, si presentava anche alla Fiera di Milano e alla fiera dei cavalli a Verona, e dappertutto mostrava la sua macchina e spiegava com'era facile farla funzionare.
Le comete uscivano piccole, con un filo per tenerle, poi man mano che salivano in alto diventavano della grandezza voluta, ed anche le più grandi non erano più difficili da governare di un aquilone.
La gente si affollava intorno al mago, come si affolla sempre intorno a quelli che mostrano una macchina al mercato, per fare gli spaghetti più fini o per pelare le patate, ma non comprava mai neanche una cometina piccola così.
"Se era un palloncino, magari" diceva una buona donna. "Ma se gli compro una cometa il mio bambino chissà che guai combina."
E il mago: " Ma fatevi coraggio! I vostri bambini andranno sulle stelle, cominciate ad abituarli da piccoli."
"No, no grazie. Sulle stelle ci andrà qualcun'altro, mio figlio no di sicuro."
"Comete! Comete vere! Chi ne vuole?"
Ma non le voleva nessuno.
Il povero mago, a furia di saltar pasti, perché non rimediava una lira, era ridotto pelle ed ossa.
Una sera che aveva più fame del solito, trasformò la sua macchina per fare le comete in una caciottella toscana e se la mangiò.

da Favole al telefono di Gianni Rodari

Le comete

Le comete sono tra i corpi celesti più caratteristici e affascinanti, grazie alla loro lunga coda luminosa. Esse hanno sempre affascinato e intimorito l'uomo per il loro aspetto e la loro improvvisa apparizione in cielo. Secondo le antiche credenze popolari, le comete erano portatrici di sventure, pestilenze e guerre.
In realtà, esse non sono altro che innocue "palle di neve sporca", composte da rocce mescolate a gas congelati, acqua, metano, ammoniaca e polvere.


 
La cometa Hyakutake, apparsa nella primavera del
1996. (H. Mikuz)
 
Le comete provengono da un insieme di milioni e milioni di corpi rocciosi, detto "nube di Oort". Questa nube, a forma di guscio sferico, si trova ai confini del Sistema Solare e si estende fino a cinquantamila volte la distanza Terra-Sole.
Le comete si trovano nella nube di Oort fin da quando il Sistema Solare si è formato e si sono conservate uguali ad allora, come in un grande "frigorifero cosmico". Ogni tanto, quando qualche cosa disturba la loro orbita, uno di questi pezzi di roccia ghiacciata sfugge dalla nube e si avvicina al Sole a grande velocità. Esso entra in un'orbita molto allungata e diventa una cometa.
Alcune comete percorrono un'orbita chiusa, di forma ellittica, perciò si ripresentano periodicamente, mentre altre percorrono un'orbita aperta e quindi passano solo una volta in prossimità del Sole.

I diversi tipi di orbita di una cometa.
Non appena la cometa si avvicina a poche centinaia di milioni di chilometri dal Sole, il ghiaccio che contiene incomincia a vaporizzare, formando attorno al nucleo roccioso una nube sferoidale di gas e polveri, detta chioma.
In effetti, il nome "cometa" deriva dal latino "coma" che significa chioma. Quando la cometa si avvicina a meno di due-trecento milioni di Km dal Sole, la radiazione solare incide sulle particelle di polvere della chioma, esercita su di esse una pressione e le spinge via lungo la direzione opposta al Sole. La polvere forma dunque una coda, rivolta dalla parte opposta del Sole.
La combinazione del moto della cometa e della spinta della radiazione fa sì che la coda assuma una forma leggermente arcuata.
La radiazione del Sole ionizza il gas della chioma, cioè strappa agli atomi del gas i loro elettroni. Il gas diventa quindi un plasma, cioè un insieme di nuclei atomici e di elettroni liberi. Anch'esso viene spinto via dalla pressione della radiazione solare, nella direzione opposta al Sole, e forma una coda di ioni. Tuttavia, essendo più leggero della polvere, non "resta indietro" mentre la cometa si sposta: la coda di ioni dunque è rettilinea. È questo il motivo per il quale si osservano due code separate nelle comete.
Il diverso aspetto della coda di una cometa mentre si muove lungo l'orbita. Man mano che la cometa si avvicina al Sole, l'intensità e la pressione della radiazione solare aumentano: la quantità di gas e polveri che vaporizzano aumenta, così la coda si allunga.
 
Le comete non sono così luminose solo perché emettono luce propria, ma soprattutto perché le particelle che compong ono la chioma e la coda diffondono la luce del Sole. La coda di una cometa può raggiungere i 150 milioni di chilometri, pari alla distanza Terra - Sole! Ma mano che la cometa si allontana, la coda si accorcia sempre più fino a non essere più visibile. La cometa ritorna nel buio profondo da dove è venuta.
Il nucleo di una cometa ha dimensioni di pochi chilometri, ma ad ogni successivo passaggio nelle vicinanze del Sole, una buona parte del materiale di cui è composta va dispersa nello spazio. Le comete quindi si "consumano": non sono eterne, ma dopo un certo numero di passaggi si disgregano (dalla rete).

giovedì 4 luglio 2013

Confini


Confini

Confini incerti
dove vagano anime
perdute nel loro incedere
stanco, perenne,
mesto corteo si staglia
nel pallido cielo lunare.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate




confine[con-fì-ne]
s.m. (pl. -ni)

1 Linea reale o immaginaria che segna i termini di una proprietà privata oppure di un territorio, di una regione, di uno Stato: il c. tra Francia e Italia; i confini dello Stato; dispose una siepe lungo il c. del giardino
Confine amministrativo, tra Comuni o Regioni
Confine fondiario, quello che delimita una proprietà fondiaria
Confine naturale, segnato da elementi geografici naturali
Confine politico, stabilito convenzionalmente, tra uno Stato e l'altro
Oltre confine, all'estero
Varcare il confine, passare da uno Stato all'altro
2 Pietra, cippo, sbarra e sim. posti a delimitare un terreno di proprietà privata: porre, rimuovere, spostare il c.
3 estens., fig. Termine, estremo limite: giungere sino ai confini del mondo; i confini della mente, del sapere, della scienza; il c. tra la vita e la morte; varcare, oltrepassare i confini del lecito, del giusto
I confini naturali, i termini imposti dalla natura
Passare i confini, esagerare, eccedere
Senza confini, sterminato, illimitato
4 spec. al pl. ant. Confino: mandare ai confini.
Il confine è una curva immateriale, frontiera della superficie controllata da un soggetto, che sia una persona, nel caso di proprietà privata, o autorità locali e statali in altri casi, e che la separa perciò da quelle controllate da altri enti (dalla rete).

mercoledì 3 luglio 2013

Sasso


Ci sono dei fiori che vogliono uscir fuori
tra i sassi.
Basterebbe forse una piccola scossa
per farli spuntare.
So che la Gioia esiste.

Paul Claudel

sassi nel cuore,
contro il sole,
nell'acqua
a fare rumore...

“…Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore.
Altri movimenti invisibili si propagano in profondità...
Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta, suoni, immagini, analogie, ricordi, significati e sogni”.
Gianni Rodari, La Grammatica della Fantasia, Einaudi, 1997 (dalla rete).

martedì 2 luglio 2013

Poesia e riflesso

Canta il sogno del mondo
Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta
(nessuno saluta
del condominio,
ma neppure per via).
Dai la mano
aiuta
comprendi
dimentica
e ricorda
solo il bene.
E del bene degli altri
godi e fai
godere.
Godi del nulla che hai
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco
-se necessario-
dividi.
E vai,
vai leggero
dietro il vento
e il sole
e canta.
Vai di paese in paese
e saluta
saluta tutti
il nero, l'olivastro
e perfino il bianco.
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi si contendano
d'averti generato

David Maria Turoldo


di canto
in canto,
la melodia espande
poi torna
e giace
dentro
di noi...

lunedì 1 luglio 2013

Canto indiano

Fanciulle del grano maturo,
qui nei campi,
macchie di fagioli in fiore,
campi tutti fioriti
acqua che brilla dopo la pioggia,
nubi azzurre che appaiono in alto.
Ora guarda!
fra splendenti grappoli di fiori,
farfalle gialle
si inseguono giocando
e fra i fagioli fioriti
farfalle azzurre
si inseguono giocando.

Canto indiano