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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 4 settembre 2025

Gellio e Catullo

89

Gellio è ridotto uno scheletro. Certo, con una madre
cosí attraente e sfrenata, quell'incantevole sorella,
con uno zio tanto accomodante e tutta quella schiera
di ragazze sue parenti, che sia stremato è naturale.
Anche se non toccasse niente oltre ciò che è proibito,
vi son fin troppe ragioni perché sia cosí stremato.

Gaio Valerio Catullo

"Gellio Catullo" non identifica una singola persona, ma si riferisce alla figura di Gellio, che è attaccato da Catullo in diverse poesie (Carmi 74, 80, 88, 89, 90, 91, 116) per i suoi presunti rapporti incestuosi.
Gellio (forse) potrebbe essere il figlio del console e generale romano Lucio Gellio Poblicola.
(dalla rete)

Ridurre a mera fisicità l'amore o
credere nell'immensa bugia cosmica?
Catullo non sapeva o non voleva,
ai posteri la sentenza pare ovvia...

 

 


lunedì 25 agosto 2025

Sibilla e Dino

I nostri corpi su le zolle dure, le spighe che frusciano sopra la fronte, mentre le stelle incupiscono il cielo. Non ho saputo che abbracciarti.
Tu che m’avevi portata così lontano.
Oh tu non hai bisogno di me!
È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni.
È vero che mi aspetti?
Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto.
Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno.
Ho paura di morire prima!
Dino, Dino, ti amo!
Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo.
Non so, ho paura.
È vero che mi hai detto ‘amore’?
Non hai bisogno di me.
Eppure la gioia è così forte.
Son tua.
Sono felice, tremo per te ma di me son sicura.
E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli.
Dimmi.
Io non posso più dormire,ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni?
Scrivimi!

Sibilla Aleramo

Quando l'amore ama tanto
in sospirate frasi e parole,
rimane un senso di impotente
attesa, mentre cala il sole... 
 
La passione tra Sibilla Aleramo e Dino Campana è una delle storie d'amore più note della letteratura italiana, immortalata per sempre in un carteggio:
“Un viaggio chiamato amore 
(Lettere 1916-1918)”
Non certo un amore felice tra i due scrittori.
Quello tra la scrittrice Sibilla Aleramo e il poeta Dino Campana fu un incontro straordinario avvenuto nella torrida estate italiana del 1916, una passione esplosa in mezzo al tumulto della Prima guerra mondiale.
Fu un amore tempestoso, brevissimo e pieno di violenza: si picchiavano, si avvinghiavano, si lasciavano e si scrivevano lettere di fuoco e poi si insultavano, se ne andavano e ancora si supplicavano di tornare. 
Quello tra Sibilla Aleramo e Dino Campana fu quel che forse oggi chiameremmo amore tossico.
(dalla rete)

venerdì 22 agosto 2025

"Due"

Due

Uomo e donna si guardano supini sul letto:
i due corpi si stendono grandi e spossati.
L’uomo è immobile, solo la donna respira piú a lungo
e ne palpita il molle costato. Le gambe distese
sono scarne e nodose, nell’uomo. Il bisbiglio
della strada coperta di sole è alle imposte.
L’aria pesa impalpabile nella grave penombra
e raggela le gocciole di vivo sudore
sulle labbra. Gli sguardi delle teste accostate
sono uguali, ma piú non ritrovano i corpi
come prima abbracciati. Si sfiorano appena.
Muove un poco le labbra la donna, che tace.
Il respiro che gonfia il costato si ferma
a uno sguardo piú lungo dell’uomo. La donna
volge il viso accostandogli la bocca alla bocca.
Ma lo sguardo dell’uomo non muta nell’ombra.
Gravi e immobili pesano gli occhi negli occhi
al tepore dell’alito che ravviva il sudore,
desolati. La donna non muove il suo corpo
molle e vivo. La bocca dell’uomo s’accosta.
Ma l’immobile sguardo non muta nell’ombra.
[4-6 aprile - maggio 1938].

Cesare Pavese

Quel dopo che pervade l'anima
soccombe il cuore al ritmo;
negli anfratti nascosti perdura
un senso di rassegnata pace...
 
"Due" può riferirsi a una delle più famose poesie di Cesare Pavese, contenuta in Lavorare stanca (1936) e pubblicata anche in altre raccolte, che descrive l'intimità e la stanchezza di due amanti dopo la passione.
(dalla rete)

venerdì 1 agosto 2025

Leopoldina Rodriguez

«Perché la puttana ha una sorte malsana…»

PERCHÉ LA PUTTANA HA UNA SORTE MALSANA
LA SIFILIDE L’ASPETTA
E LA PASSERA DELLA PUTTANA
SGOBBA TUTTA LA SETTIMANA
MENTRE ANCHE IL SUO CANE NON STA BENE.
Parigi, 1922

Ernest Hemingway 

I biografi parlano di Leopoldina come una delle prostitute che vagavano per El Floridita e che talvolta finivano nel letto di Hemingway.
Come se fosse una donna insignificante…
in realtà, Hemingway la amava molto.
Era una donna colta e intelligente, che ha influenzato il suo lavoro”.

La donna di turno si chiama Leopoldina Rodríguez; in una fotografia è ritratta mentre beve con Hemingway, a L’Avana, ha un foulard sulla testa, mani bellissime, l’atto con cui tiene la sigaretta denota una connaturata nobiltà.
Zevallos ha ricostruito con devozione la biografia di Leopoldina: figlia di una domestica, padre sconosciuto, è cresciuta nella famiglia Pedroso, abbiente, per cui lavorava la madre
.
Leopoldina
pare aver ispirato la Liliana di Isole nella corrente, fu l’amante di José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della ‘Falange Española’, che le facilitò il ritorno a Cuba, Hemingway le faceva leggere i suoi manoscritti.

Una volta donne come cose,
nelle strade, in città affollate;
non ho mai permesso questo,
non mi sono mai prestato... 
 
Leopoldina si ammala di cancro, è il 1950,Hemingway la ha accompagnata fino alla fine della malattia, ha partecipato al funerale, che ha pagato. 
Incaricò il custode del cimitero di non far mancare mai fiori sulla sua tomba”.
(dalla rete)

domenica 20 luglio 2025

Paul Celan a Ingeborg Bachmann

Il bellissimo libro di Helmut Böttiger ("Ci diciamo Loscuro - La storia d'amore tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan" traduzione di Alessandra Luise, Neri Pozza, pp. 251, € 19,00) ripercorre bene la complessa relazione sentimentale intercorsa tra i due poeti, che si prendono e si lasciano, tra occasioni pubbliche del Gruppo 47 e incontri, distanziati negli anni.
Nel frattempo le reciproche produzioni si incrociano, finché in Malina Ingeborg Bachmann torna al suo rapporto con Paul Celan, inserendo come fil rouge nel testo delle pagine in corsivo che diventano "I segreti della principessa di Kagran", diario segreto di un amore alquanto tormentato.
(dalla rete)

Mia cara Ingeborg,
dunque non verrai prima di due mesi – perché?
Non dici neppure per quanto tempo, non dici se ti concedono la borsa di studio.
Intanto, come tu consigli, possiamo, perché no, “scambiarci lettere”.
Ingeborg sai perché in quest’ultimo anno ti ho scritto così poco?
Non soltanto perché Parigi mi aveva imposto un terribile silenzio dal quale non riuscivo ancora una volta a liberarmi, ma anche perché non sapevo che cosa tu pensassi di quelle brevi settimane a Vienna.
Cosa potevo mai capire dalle tue prime righe scritte frettolosamente, Ingeborg?
Forse mi inganno, forse è vero che noi ci schiviamo proprio quando vorremmo tanto incontrarci, forse colpevoli siamo tutti e due.
Ma talvolta mi dico che il mio silenzio è, in qualche modo, più comprensibile del tuo, perché il buio che mi impone è più antico.
Come sai: le grandi decisioni bisogna prenderle sempre da soli.
Quando è arrivata quella lettera in cui mi chiedevi se era meglio per te Parigi o gli Stati Uniti, non avrei esitato un istante a dirti quanto sarei stato felice se fossi venuta.
Riesci a capire, Ingeborg, perché non l’ho fatto?
Mi dissi che, se davvero ti importava qualcosa (ovvero, più di qualcosa) di vivere nella città in cui anch’io vivevo, non saresti venuta prima da me a chiedere consiglio, proprio no.
Un anno intero adesso è trascorso, un anno durante il quale ti sarà successo senz’altro qualcosa.
Ma tu non mi dici quanto lontani sono, dietro quest’anno, il nostro maggio e il nostro giugno…
Quanto lontana o quanto vicina sei, Ingeborg?
Dimmelo, così saprò se tu chiudi gli occhi, quando io adesso ti bacio.

Paul

occhi chiusi per fermare quell'attimo
intriso di passionali umori e gesta
che sanno di eroi desueti e falsi;
resta la clip fissata dal cuore...

domenica 13 luglio 2025

Lasciami respirare a lungo...

Charles Baudelaire s’innamora perdutamente di Jeanne Duval, soprannominata “La Venere Nera”, una bellissima danzatrice di origine haitiana.
Il poeta visse la storia in maniera tormentata e una notte le scrisse questa lettera.
 
“Lasciami respirare a lungo, a lungo, l’odore dei tuoi capelli.
Affondarvi tutta la faccia, come un assetato nell’acqua di una sorgente, e agitarli con la mano come un fazzoletto odoroso, per scuotere dei ricordi nell’aria.

Se tu sapessi tutto quello che vedo! tutto quello che sento! tutto quello che intendo nei tuoi capelli!
La mia anima viaggia sul profumo come l’anima degli altri viaggia sulla musica.
Nell' oceano dei tuoi capelli vedo un porto brulicante di canzoni tristi, di uomini vigorosi dei più diversi paesi, e navi d'ogni forma, le cui intricate, delicate architetture si stagliano nel cielo immenso, invaso da un'immobile calura. Se carezzo i tuoi capelli, ritrovo il languore delle ore passate su un divano, nella cabina di una bella nave, cullato dal dolce rollio del porto, tra vasi di fiori e terrine rinfrescanti.
Nell’ardente focolare della tua capigliatura, respiro l’odore del tabacco, confuso a quello dell’oppio e dello zucchero: nella notte della tua capigliatura, vedo risplendere l’infinito dell’azzurro tropicale”.

Belli capelli, ora radi e di colore
diverso, come differente il viso;
rimango legato al sogno di ieri
che scende le scale, l'addio... 
 
Una grande gonna bianca e morbida come una nuvola, un busto imponente e scuri boccoli mori. Così Edouard Manet dipinge Jeanne Duval, ballerina e attrice francese di origine haitiana, amante del suo grande amico Charles Baudelaire. Il poeta la incontra nel 1842, una storia d’amore tempestosa che tra alti e bassi segna i successivi 20 anni della vita e delle poesie del poema maledetto. Jeanne Duval è l'incarnazione dell'attrazione di Baudelaire per ciò che è stravagante, scandaloso, che nell'uomo risveglia tutti gli istinti primordiali, anche quelli più animaleschi (dalla rete).

domenica 6 luglio 2025

Franz e Milena (1920)

Ancora sabato. Questo incrociarsi di lettere deve cessare, Milena, ci fanno impazzire, non si ricorda che cosa si è scritto, a che cosa si riceve risposta e, comunque sia, si trema sempre. Capisco benissimo il tuo ceco, odo anche la risata, ma m’ingolfo nelle tue lettere tra la parola e il riso, poi odo soltanto la parola, poiché oltre a tutto la mia natura è angoscia. Non so rendermi conto se dopo le mie lettere di mercoledì-giovedì tu voglia ancora vedermi. So il rapporto fra te e me, (tu appartieni a me, anche se non dovessi vederti mai più), lo conosco in quanto non sta nel territorio confuso dell’angoscia, ma non conosco affatto il rapporto tuo verso di me, questo appartiene tutto all’angoscia. E neanche tu mi conosci Milena, lo ripeto. Ciò che accade è per me qualcosa di mostruoso, il mio mondo crolla, il mio mondo risorge, vedi come tu (questo tu sono io) ne possa dare buona prova. Non mi lagno del crollo, il mondo stava crollando, mi lagno del suo ricostruirsi mi lagno delle mie deboli forze, mi lagno del venire al mondo mi lagno della luce del sole. Come continueremo a vivere? Se dici di sì alle mie lettere di risposta, non devi più vivere a Vienna, è impossibile. Milena, non si tratta di questo, tu non sei per me una signora, sei una fanciulla, non ho mai visto nessuna che fosse tanto fanciulla, non oserò porgerti la mano, fanciulla, la mano sudicia, convulsa, unghiuta, incerta e tremula, cocente e fredda.

Franza Kafka

Milena Jesenská e Franz Kafka si scrissero più di 150 lettere in appena un anno di relazione ma quelle di lei le intuiamo soltanto, perché non sono state conservate.
Abbiamo quelle di Franz, le cui relazioni sentimentali si svolsero quasi esclusivamente per lettera.
Tra Aprile e Novembre del 1920 lo scambio di lettere fu fittissimo ma si incontrarono appena due volte.
Poi i rapporti si fecero sporadici per i seguenti due anni, fino al silenzio.

Nelle mie lettere sempre ho trovato
 conforto, ragione, possibili parole;
 ora la mano tremante ed incerta
sconnette i pensieri alla mente...

Lei era sposata e non intendeva lasciare suo marito benché avessero una relazione burrascosa e infelice.
Lei era libera, indipendente, vitale mentre lui era un uomo chiuso, tormentato e ammalato:Sono malato di mente, la malattia polmonare è soltanto uno straripare della malattia mentale.”
Il primo incontro era capitato in un caffè nel 1919 ma Kafka di quell’episodio non conservava una memoria chiara.
Milena invece sì e l’anno seguente lo contattò per chiedergli il permesso di tradurre in ceco un suo racconto.
(dalla rete)

sabato 5 luglio 2025

Corporalità

Pierre Auguste Renoir
"Donna nuda stesa sul letto" 

Stamattina

alzandomi per chetare i nostri figli,
il seme della notte scorsa
una scia di luce che scende lungo le tue cosce. 

This Morning

arising to quiet our children,
last night’s seed
a trail of light down your thighs.

David Meltzer

 
La corporalità si riferisce alla condizione o all'esistenza di un corpo, sia in termini fisici che come entità materiale. 
In ambito filosofico e religioso, spesso si utilizza per indicare la materialità dell'essere umano e il suo rapporto con il mondo.
 
 A volte, l'amore non è,
solo nel cuore, è nei gesti
nei rituali spesso costretti;
l'amore a volte è corporalità... 
 
Inoltre, può riferirsi all'aspetto fisico di una persona, spesso usato per descrivere la sua forma o figura.
La corporalità può essere vista come un elemento chiave per comprendere la condizione umana e la sua relazione con il mondo.
"Educare alla corporalità" significa considerare il corpo come espressione completa e totale dell'essere, dei sentimenti, delle emozioni e della storia personale di ogni singolo individuo. 
In alcuni contesti religiosi, la corporalità può assumere un significato simbolico.
(dalla rete)

giovedì 3 luglio 2025

Una poesia a T.

Poesia a T.

Anche tu sei l’amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole – cammini
in attesa. L’amore
è il tuo sangue – non altro.
[23 giugno 1946].

Cesare Pavese  

Qualche tempo dopo il suo suicidio, Italo Calvino pubblicò Le piante del lago e Anche tu sei l'amoreliriche di Cesare Pavese trovate su due foglietti dattilografati, nella cartella Racconti e poesie inedite, e in minuta in due foglietti scritti a matita, nella cartella delle brutte copie delle poesie.
 
 Amori, quelli difficili, intrapresi
durante quell lungo tempo, ieri,
cunicoli scuri, percorsi immaturi;
ora siamo percorsi degli anni... 
 
Entrambe le poesie ritrovate sono dedicate a T. ovvero Teresa, moglie di Mario Motta, collaboratrice di Cesare Pavese all'Einaudi di Roma, verso la quale l'autore deve aver provato un forte sentimento; restano infatti, tracce della loro relazione nel diario dello scrittore.
(dalla rete)

sabato 21 giugno 2025

Treni che si incrociano

L'immagine di due treni che si incrociano può essere una metafora potente, spesso utilizzata per rappresentare incontri fugaci, destini che si incrociano brevemente o percorsi di vita che si intersecano temporaneamente prima di divergere di nuovo.  Questa metafora può essere applicata a vari aspetti della vita, come relazioni personali, incontri professionali o anche momenti di svolta in un percorso individuale.

 Ho visto partire il tuo treno, tu al finestrino,
t’ho salutata, non visto, dal finestrino del mio treno, bellissima…

Il treno che mi sta trascinando su per l’Italia
e quello che ti porterà verso il Sud

mi paiono un’immagine di feroce violenza,
come due cavalli frustati in direzioni opposte, 
che dilaniano un unico corpo.

 Italo Calvino

I treni che si incrociano, nel contesto ferroviario, si riferiscono all'incontro di due treni che viaggiano in direzioni opposte su binari adiacenti o sullo stesso binario, gestito tramite apposite manovre e segnalazioni.

  Treni come vettori di emozioni,
lontani, su binari inconcludenti;
le stazioni, noi, spesso deserte,
le banchine, noi, a volte affollate...
 
 
In linea, possono esistere punti specifici, a volte segnalati, dove i treni possono incrociarsi, utilizzando scambi per instradare i treni sui binari corretti. 
I sistemi di segnalamento ferroviario guidano i treni, indicando se un binario è libero o occupato e gestendo le precedenze.
L'incrocio di due treni fermi in stazione può verificarsi in diverse situazioni, principalmente legate alla gestione della circolazione e alla necessità di dare precedenza a determinati convogli.
Generalmente, in una stazione con doppio binario, un treno può essere fermato per far passare un altro treno che ha precedenza, oppure per evitare di generare ritardi a catena a causa di un treno già in ritardo.
(dalla rete)

sabato 14 giugno 2025

Cara, amore...

“Cara, amore ho sempre un’apprensione quando apro una tua lettera e uno slancio enorme di gratitudine e amore leggendo le tue parole d’amore.
Il ritratto del giovane P.P. [Pier Paolo Pasolini, ndr] è molto bello, uno dei migliori della tua vena ritrattistica, di questa tua intelligenza delle personalità umane fatta di discrezione e capacità di intendere i tipi più diversi, questa tua gran dote largamente provata nei coetanei.
È la stessa dote che portata all’estremo accanimento dell’amore ti fa dire delle cose così acute e sorprendenti quando parli con me di me che ti sto a sentire a bocca aperta, abbacinato un insieme d’ammirazione per l’intelligenza, o incontenibile narcisismo, e di gratitudine amorosa.
Ho più che mai bisogno di stare fra le tue braccia.
E questo tuo ghiribizzo di civettare che ora ti ripiglia non mi piace niente, lo giudico un’intrusione di un moti psicologico completamente estraneo all’atmosfera che deve reagire tra noi. 
Gioia cara, vorrei una stagione in cui non ci fossi per me che tu e carta bianca e voglia di scrivere cose limpide e felici. 
Una stagione e non la vita? 
Ora basta, perché ho cominciato così questa lettera, io voglio scrivere del nostro amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo, non altro.
È forse anche qui la paura di soffrire che prende il sopravvento? 
Cara, cara, mi conosci troppo, ma no, troppo poco, devo ancora farmi conoscere da te, devo ancora scoprirmi a te, stupirti, ho bisogno di farmi ammirare da te come io continuamente ti ammiro”.

Italo Calvino

"Cara, amore" è una espressione affettuosa che evoca sentimenti di amore e desiderio, spesso utilizzata in contesti romantici, come nelle lettere di Italo Calvino alla sua amata Elsa De Giorgi. 
Italo Calvino si innamorò di Elsa De’ Giorgi al primo sguardo, ma lui era un uomo libero, ancora un ragazzo scanzonato, mentre lei una donna sposata. 
Quell’amore letterario - sfociato in un fiume di lettere e in un libro scritto dalla De' Giorgi (Ho visto partire il tuo treno) - sarebbe stato un sentimento irrazionale capace di tenerli legati in un vincolo impossibile, come quello tra un “calabrone e una farfalla”, come scrisse lo stesso Calvino.
 
 Lettere che scrissi ricordo,
canzoni, velate poetiche non rime;
confusi amori e passioni ora vedo
risvolti, nei riflessi nascosti...
 
Italo Calvino e Elsa De Giorgi: un amore appassionato in oltre 400 lettere. 
Calvino, nelle sue opere e nelle sue lettere, esplora il tema dell'amore in molteplici modi, spesso intrecciandolo con la realtà e la fantasia.  
Nelle sue lettere, l'amore è descritto come un sentimento potente e complesso, capace di superare le distanze e le difficoltà. 
Allo stesso tempo, Calvino riflette sulla natura dell'amore, a volte descrivendolo come un sentimento che si manifesta anche nel silenzio e nella lontananza.
(dalla rete)