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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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domenica 31 marzo 2019

Haiku e domanda

luna, ombre, buio,
sospesi i pensieri, sempre;

nel tedio ritrovo tepore

rivedo la gialla gru...
 
13

Sotto la luna
l’ombra che si allunga
è una sola.
 
Jorge Luis Borges
 
I lupi, conosciuti scientificamente come canis lupus,
sono animali affascinanti e misteriosi che l'uomo ha studiato durante il corso dei secoli.
Tra le molte incognite che circondano questi mammiferi, ne esiste una molto comune, che spinge le persone a domandarsi:
"Perché i lupi ululano alla luna?"
Esiste un'antica leggenda sul fatto che una notte la Luna scese sulla Terra per svelare i suoi misteri, ma mentre si muoveva tra gli alberi, rimase impigliata tra i rami. La storia narra che fu un lupo a liberarla e, durante tutta la notte, la Luna e il lupo si raccontarono storie, scherzarono e si divertirono insieme.
La Luna si innamorò dello spirito del lupo e in preda a un attacco di egoismo, prima di ritornare al suo posto nella galassia, rubò l'ombra dell'animale in modo da non dimenticare mai quella fantastica notte. Pertanto, da allora, il lupo ulula alla Luna perché rivendica la sua ombra (dalla rete).

sabato 30 marzo 2019

Bene...dire

Bene, diciamo...
 
Bene, diciamo che abbiamo vissuto,
non certo - sebbene sarebbe elegante -
come i greci della polis radiosa
ma simili a statue crisoelefantine
e con un inizio di steatopigia.
Abbiamo vissuto in un'isola
forse non come volevamo,
ma come potevamo.
Così abbiamo abbattuto alcuni templi
e ne abbiamo innalzati altri
che ancora rimangono
o che sono stati a loro volta abbattuti.
Abbiamo scritto instancabilmente,
sognato quanto basta
per penetrare nella realtà.
Abbiamo alzato dighe
contro l'idolatria e il crepuscolare.

       Abbiamo adorato il sole
e, cosa ancora più splendida,
abbiamo lottato per risplendere.
Ora, in silenzio per un po',
ascoltiamo città ridotte in polvere,
ardere in scintille illustri manoscritti,
e il lento quotidiano sgocciolio dell'odio.
Ma è solo una pausa del nostro futuro. 
      Presto saremo pronti a conservare.      
Non sopra le rovine, ma sopra il ricordo,
perché guarda: non hanno peso
e noi ora cominciamo.
1972
 
Virgilio Piñera
da “Una broma colosal”, 1988
 
 
 benedire
verbo transitivo
 [lat. benedicĕre, comp. di bene e dicĕre, propr. «dir bene»
e nel lat. eccles. (come traduz. del gr. εὐλογέω) «benedire»]
 (coniug. come dire; nell’imperf. indic. ha anche, come forma pop.,
benedivo, e nel pass. rem. benedìi, benedisti, ecc.; imperat. benedici).
-TRECCANI- 
 
-1. a. Invocare da Dio bene e protezione per una persona o una cosa, per lo più alzando la mano destra e facendo con essa un segno di croce: benedisse il figlio che partiva; b. il cibo, la mensa.
b. Rendere grazie, esprimere riconoscenza: tutti lo benedicono per il suo buon cuore; b. il nome, la memoria di una persona.
Con senso più partic., b. Dio (o la Vergine, i santi), ringraziarlo del bene ricevuto e insieme esaltarne, glorificarne il nome (con questo sign., specialmente nella formula sia benedetto).
c. Di cose, ricordarle con animo grato e dirsene fortunato: benedirò sempre il giorno che lo conobbi.
- 2. Riferito a Dio come soggetto, proteggere, assistere, concedere grazie: benedite, Signore, la nostra famiglia; Dio benedica le nostre fatiche; benedite, gran Dio, l’Italia!, parole di Pio IX nel motu proprio del 10 febbr. 1848; Dio ti benedica!, esclam. d’affettuoso augurio, spec. nel congedare, o per esprimere riconoscenza, per compiacersi di un evento lieto, per attenuare un rimprovero, e sim.
- 3. Nella liturgia, e riferito al sacerdote, impartire la benedizione a persone o cose con il segno di croce accompagnato o no da particolari formule, da aspersione con acqua benedetta, ecc.: alla fine della messa il celebrante benedice i fedeli; o consacrare con cerimonia religiosa: b. le palme, le ceneri, le candele, le uova, ecc.; b. le nozze; b. le case, per Pasqua; b. la nuova chiesa, consacrarla al culto.
- 4. Per antifrasi: andare o mandare a farsi b., alla malora, all’inferno; di cose: la frutta è andata tutta a farsi b., s’è sciupata, s’è guastata.
- 5. scherz. Bagnare, spruzzare: prese un po’ d’acqua nel cavo della mano e lo benedisse.
 
◆ Part. pres. benedicènte, anche come agg., spec. nelle espressioni mano, gesto benedicente.
◆ Part. pass. benedétto, frequente anche come agg. (v. la voce).
  
 
dire bene, forse benedire,
è una ricerca incessante del giusto,
di quello che riteniamo adatto e vero;
a volte ci perdiamo nel nulla...

venerdì 29 marzo 2019

Merlo e poesia


Un canto

Sulle sue ali incontro a te è volato via il mio amore,
in luoghi solitari dove posano i tuoi passi
e passato come antica pena il rapido acquazzone
dilagano le stelle. Come lo vorrei volando
giungere alla tua verde solitudine di selve
e sentirti cantare ai suoni delle foglie e degli uccelli,
ma provo una tristezza fonda più del fondo
dove scende la parola, ché giammai noi due ci riavvicineremo.

Solo avessi terre ricche, greggi in coro
e fienili di riposte messi bionde,
una casa grande con malvoni rampicanti
e giovani domestiche che cantano nei campi,
mi ameresti, ma non ho raminghi armenti,
le mie sole ricchezze sono i canti dell’amore per te,
e ora che sei perduta tengo dietro a questa vita

di tristezza fonda più del fondo dove scende la parola.
 
Francis Ledwige
da "Canto di merlo"
traduzione di Alessandro Gentili
 
Merlo
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Turdidi
                     
L’habitat naturale del Merlo è il bosco, ma si adatta a vivere in numerosi ambienti e non raramente lo si trova nei frutteti e nei vigneti, in aree urbane a contatto ravvicinato con l'uomo.
Il maschio del Merlo è lungo fino a 25 centimetri e presenta un piumaggio in genere completamente nero o marrone scuro.
Il becco e il contorno degli occhi sono in genere di un giallo tendente all'arancione (in alcuni casi bruno) e le zampe brune e squamose.
La femmina presenta invece dimensioni più ridotte, con una lunghezza che può andare dai 15 ai 20 cm circa e una colorazione bruno scuro.
La gola nel suo caso si presenta più chiara e striata.
Il nido, costruito dalla femmina, si trova sui rami degli alberi, fra i cespugli o anche semplicemente in buche nel terreno.
La femmina depone le uova tre volte l'anno; generalmente sono in numero da 4 a 6 e di un colore azzurro-grigio, maculate in modo irregolare con puntini grigi.
Il periodo di incubazione va dai quattordici ai quindici giorni ed è principalmente la femmina a covare le uova.
A una attenta osservazione, si può notare che il nido viene realizzato ad altezze  dal suolo variabili.
In particolare cresce il livello dal terreno, a seconda che si tratti di prima, seconda o terza nidiata.
I merli infatti per ogni nidiata cambiano il nido, non usano mai lo stesso per le nidiate successive alla prima.
In genere questa specie vive in coppie isolate, anche se durante le migrazioni può capitare che si raduni in stormi.
Per quanto riguarda l’alimentazione, si ciba principalmente di frutta, bacche e piccoli invertebrati.
Dopo il passero, questo inconfondibile pennuto dal mantello nero è l'uccello più diffuso in Italia e ci fa compagnia in ogni parco o giardino del nostro paese.
Le popolazioni ormai abituate alla vita cittadina hanno in parte perso la naturale diffidenza e non esitano ad avvicinarsi all’uomo.
(dalla rete).
                 
canto di uccelli, primavera che arriva,
ho l'ansia nel petto e il respiro fatica;
le incertezze, i dubbi e le attesa, non sono
che un attimo indistinto nella scia del tempo...

giovedì 28 marzo 2019

Poesia e riflesso

Custodia
Octavio Paz
da "Versante est"
 
 
tenere qualcosa, segreto, unico,
gelosamente custodire un cimelio,
oppure un ricordo solo nostro;
in fondo, nel profondo, dentro...

mercoledì 27 marzo 2019

Io

Come può essere giusto che io dia
Quello che posso dare?
Lasciare che tu sieda
Sotto una pioggia di lacrime salate
Dove si ascoltano gli anni sospirosi
Risospirare sulle mie labbra una rinuncia
Tra infrequenti sorrisi cui la vita
Vien meno, nonostante
Le tue suppliche? O miei timori
Che ciò sia affatto ingiusto!
Non siamo pari noi, da essere amanti
Lo so e per questo mi affliggo
Che chi offre doni come i miei
Sia annoverato tra gli avari.
Suvvia, non macchierò
La tua porpora di polvere
Né appannerò col fiato
Avvelenato il tuo cristallo
Veneziano, né ti darò amore
Che sia ingiusto. Solo, amore mio…
Io ti amo tanto!
Ma lascia correre.
 
Elizabeth Barrett Browning
da "Eccesso e oblio dei sensi"
traduzione di Edoardo Albinati
 
quello che si riesce, che si può,
è sempre una questione di misure;
valutare è facile, il difficile è fare,prigionieri siamo di un lungo sogno...
 
Io è il più interno dei satelliti galileiani, posizionato tra Tebe e Europa ed è il quinto satellite che si incontra a partire dall'interno. Io orbita intorno a Giove ad una distanza di 421.800 km dal centro del pianeta e a 350.000 km dalla sommità delle sue nubi; impiega 42,456 ore per completare la sua orbita, il che implica che una buona parte del suo movimento può essere rilevata durante una singola notte di osservazioni. È in risonanza orbitale 2:1 con Europa e 4:1 con Ganimede. Questa risonanza contribuisce a stabilizzare l'eccentricità orbitale di 0,0041 che a sua volta costituisce la fonte principale di calore per la sua attività geologica.
Senza questa eccentricità, l'orbita di Io sarebbe circolare, riducendo così la sua attività geologica in seguito alla stabilizzazione mareale.
Come gli altri satelliti di Giove e la Luna terrestre, la rotazione di Io è in sincronia con il suo periodo orbitale e pertanto il satellite mostra sempre la stessa faccia a Giove. Questa sincronia è utilizzata anche nella definizione del sistema longitudinale del satellite. Il meridiano fondamentale di Io interseca i due poli nord e sud e l'equatore nel punto sub-gioviano; tuttavia non è ancora stata identificata nessuna caratteristica superficiale da assegnare come riferimento univoco per questo meridiano. Il lato rivolto verso il pianeta viene detto emisfero sub-gioviano, mentre il lato opposto viene chiamato emisfero anti-gioviano. Inoltre viene definito come emisfero anteriore il lato rivolto nella direzione del moto e emisfero posteriore quello volto nella direzione opposta (da Wikipedia).

martedì 26 marzo 2019

Ombreggiatura e haiku

 
 
Haiku n°0
 
Didascalie del passato
ombreggiano i versi mai scritti;
sarò poeta o ciarlatano?
 
Anonimo
del XX° Secolo
Haiku
  
L'ombreggiatura in disegno e in pittura
rappresenta la distribuzione delle ombre e dei toni scuri
mediante il chiaroscuro o il tratteggio,
allo scopo di suggerire il rilievo e la profondità
 (dalla rete: Sabatini-Coletti)

lunedì 25 marzo 2019

Il fascismo di Ezra Pound

Nel 1928 Pound ha quarantatre anni e risiede in Italia ormai da quattro.
Tra Rapallo e Venezia, la sua vita è tutta di contatti con poeti, scrittori e musicisti e scorre indisturbata nell’Italia fascista.
Si accentua in lui un inconsapevole progressivo distacco dalla realtà, che si manifesta nelle valutazioni storiche che egli esprime su opposti sistemi sociali:
“Sia la rivoluzione fascista che quella russa sono fenomeni interessanti”.
Il suo giudizio si basa infatti unicamente sulla virtù dei capi e sui piani di moralizzazione della vita pubblica che essi propagandano.
Le forme di stato già attuate in passato, come le città stato e l’organizzazione feudale in genere, per Pound valgono come modello più di qualsiasi utopia.
Certo egli non ebbe a soffrire molto del regime fascista: nell’esilio di Rapallo e nella casa di zattere di Venezia, un artista che parla con ammirazioni di Mussolini non può recare disturbo, anzi.
La sua vita, che vuole essere esemplare, è lontanissima dagli occhi degli italiani che in quegli anni soffrono le conseguenze di un regime che deve la propria immagine di rispettabilità a una serrata propaganda.
Quanto Pound scrive viene pubblicato a Parigi e manca il minimo contatto con persone che non appartengano al mondo intellettuale e artistico.
Dal canto XXXI al LI dei suoi “Cantos”, come poi in un’opera successiva (Jefferson and/or Mussolini) incontriamo il suo interesse per Mussolini.
Pound riconosce in lui lo splendore del genio, ma soprattutto lo colpisce l’effetto della propaganda del regime, al di là della quale Pound non si spinse mai ad indagare sulla realtà che vi si nascondeva.
I provvedimenti presi dal fascismo per mantenere sotto il controllo dello stato l’economia, insieme al corporativismo, all’autarchia e alle opere di bonifica, dimostravano secondo Pound una lotta contro il sopravvento dell’ “usura”.
Ha inizio in questi anni un processo di degenerazione non tanto ideologica – perché le premesse di un tale processo si trovano già negli atteggiamenti giovanili quanto nel comportam,ento di Pound.
Egli compie continui atti di fede nei confronti di Mussolini, e nel tentativo di far coincidere le teorie economiche del Douglas con quelle del duce, esalta la politica fascista come complessivamente “anti-usocratica”.
Ai suoi occhi Mussolini è il “maestro” di stampo confuciano, il capo carismatico che deve il potere alla forza della propria virtù: “Mussolini ha mantenuto una misura aurea, in unh senso, per la sua moneta; ma quella moneta è basata sulla fede dell’Italia nel Duce”...

Così dissi Sono Ezra

E così dissi Sono Ezra
e il vento mi sferzò la gola
inseguendo i suoni della mia voce
       Ascoltai il vento
passarmi sulla testa e nella notte
Rivolgendomi al mare dissi
          Sono Ezra
ma non venivano echi dalle onde
Le parole erano ingoiate
       dalla voce della spuma
oppure balzando sui frangenti
si perdevano nell’oceano

       Nei campi sbiancati e rotti
mi avviai e staccandomi dal vento

       che strappava pagine di sabbia      
dalla spiaggia e le gettava
      me brume marine sulle dune
oscillai come se il vento mi portasse via
e dissi
          Sono Ezra
Come una parola troppo ripetuta
cade fuori dall’essere
così io Ezra uscii nella notte
come un refolo di sabbia
e caddi nell’avena ventata
che si aggrappa alle dune
di mari dimenticati 

Archibald Randolph Ammons
da "L'angelo storpio"
traduzione di Paola Loreto
 
 quell'ombra sul pensiero, nero,
fuliggine su un poetare diverso;
delusione di miti americani ha invaso
una mente di versi racchiusi....

Nel 1932 Pound cominciò a cercare contatti con Mussolini. Inviò anche a Palazzo Venezia un copione cinematografico per realizzare un film sulla nascita del fascismo, da lui ideato. Il film non si fece mai. Ma il 30 gennaio del 1933, dopo alcuni tentativi falliti, Pound riuscì a essere ricevuto da Mussolini.
Durante l’incontro, che lo lasciò entusiasta, Pound presentò al duce delle proposte per una riforma economica e monetaria sulla base del Social credit. Mussolini pare lo ascoltasse con attenzione. Pound gli sottopose una copia di “A Draft of XXX Cantos”.
Il ricordo è così immortalato:
"Ma questo"disse il Capo, “è divertente”,
arrivando prima degli esteti a cogliere l’essenza;
poiché aveva ripulito il liquame intorno a Vada
Dalla palude del Circeo, ove nessun altro lo avrebbe.2000 anni attesero, cogliendo granaglie dalla palude;
fornì acqua a dieci milioni, e un altro milione di “vani” stanze, cioè, perché la gente vi abitasse.
XI della nostra era.
(Canto XLI)
L’imbarazzato commento di Mussolini parve a Pound la rivelazione del suo genio estetico. L’incontro, tuttavia, non ebbe conseguenze né sembra che il duce si ricordasse del poeta in seguito.
Nel 1935 Pound fece avere a Mussolini una copia del suo Jefferson e/o Mussolini per il suo compleanno. Il volume non sembra provocasse alcuna reazione da parte del duce, ed, egli, non rispose a Pound.
Ma in Mussolini, Pound vedeva il fautore di una rivoluzione sociale non implicata in complicazioni burocratiche. Tanto è vero che la rivoluzione fascista è condotta non a livello burocratico, ma dall’ “Italia organica, composta dagli ultimi aratori e dalle ultime ragazze degli uliveti”. In tal modo il sostenitore della chiarezza del linguaggio cadeva vittima della propaganda fascista più grossolana (dalla rete).

domenica 24 marzo 2019

Uva e pesticidi

 L'uva
                 

Non starò a rimpiangere le rose
Appassite a una lieve primavera;
Mi è cara anche l'uva sui tralci
A filari maturata su un pendìo.
Bellezza della mia fertile valle,
Gioia d'autunno dorato,
Affusolato e diafano,
Come le dita di una tenera fanciulla.


Aleksandr Puskin
Traduzione di Giovanni Giudici e Giovanna Spendel
  
 
Fino a 15 pesticidi diversi in un singolo grappolo d'uva.
Una nuova analisi ha mostrato cosa si nasconde in questo frutto, molto presente sulle nostre tavole in questo periodo.
L'indagine, condotta dalla rivista svizzera KTipp, ha scoperto che tutti i 20 tipi di uva esaminati contenevano numerosi pesticidi.
(dalla rete)
 
buona, succosa, piena di sapore,
sulla bocca, sulle labbra assetate;
"in vino veritas", la vita,
e si beve d'un fiato il calice amaro...

sabato 23 marzo 2019

Assiuolo


L'assiuolo
 
Dov’era la luna? ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.

Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù...
 
 
Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:

 chiù...  

Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
chiù...
 
Giovanni Pascoli
da "Myricae", 1891
 
 
L’assiuolo è un uccello rapace simile al gufo, che in Toscana prende il nome dal suo verso: chiù.
Pascoli prende spunto da una leggenda popolare secondo la quale il verso di questo uccello all'alba annuncia disgrazie e, come per X Agosto, la trasforma e le dà un significato nuovo, più ampio: il canto dell'assiuolo diventa simbolo inquietante della morte, sempre vicina e in agguato.
L'assiuolo è una delle poesie più significative di Pascoli per la ricchezza delle sensazioni visive e sonore, per l'alternarsi di immagini ben definite – come il mandorlo e il melo – con altre sfumate – come l'alba di perla contro la quale si stagliano – che contribuiscono creare un'atmosfera misteriosa e inquieta in cui gli elementi naturali diventano portatori di significati profondi e universali.
La parola chiù, collocata al termine di ognuna delle tre strofe (anafora), assume, in un drammatico crescendo, significati sempre più precisi e inquietanti:
nella prima strofa è una voce che viene dai campi,
nella seconda un singhiozzo, un pianto (singulto),
nella terza un pianto di morte. 
(dalla rete)

la natura ci crea e ci distrugge,
questo mondo ormai è pesante
pieno di insulti e dolori e morte;
l'uomo... il virus della terra...