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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 31 gennaio 2013

Frammento

quanto fragore
in questo silenzio,
le linee del cuore
cosparse di tracce;
qualcuna non riesce
che a sanguinare...

Anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

mercoledì 30 gennaio 2013

Orologio a cucù

L’orologio a cucù è un particolare tipo di orologio a pendolo.
L’orologio a cucù nfatti, segna le ore come un normale orologio, tuttavia, la sua peculiarità risiede nel fatto che le ore vengono battute con un suono simile al verso di un volatile. Il volatile in questione è il cuculo, da cui il nome orologio a cucù In commercio esistono differenti modelli di orologio a cucuùosicché ciascuno può trovare quello più adatto alle proprie esigenze. Acquistare e collocare un orologio a cucu nella propria abitazione è, senza dubbio, un’idea originale e di sicuro effetto. Grazie all’orologio a cucù arà possibile essere costantemente informati circa il trascorrere delle ore, per mezzo del suo tipico e caratteristico segnale . Alcuni modelli di orologio a cucù ossono essere appesi ai muri e alle pareti di qualsiasi stanza della casa, oppure, qualora si preferisca optare per un’altra soluzione, è possibile decidere di sistemare nella propria abitazione una pendola di maggiori dimensioni, con il basamento direttamente poggiato sul pavimento. Pure in questo secondo caso essa potrà essere collocata in qualsiasi stanza della casa, anche se, generalmente, i più preferiscono sistemarla in ben precisi ambienti quali, ad esempio, l’ingresso, lo studio o il salotto.
I più famosi sono senz'altro gli orologi a cucù fabbricati in Svizzera.

 

Io vivo come il cuculo

Io vivo vome il cuculo nell'orologio,
non invidio gli uccelli dei boschi.
Mi danno la carica e canto.
Tu sai, una simile sorte
a un nemico soltanto
posso augurarla.

Anna Achmatova

sorte come destino
in un casolare cadente
ramingo e dolente
viandante da sempre...

martedì 29 gennaio 2013

Poesia e riflesso

Old, New, Borrowed, Blue

The day we met.
This unexpected envelope.
My San Francisco Mime Troupe T-shirt which you wore
   to potter in the flat, whose sleeve-trim matched
Your eyes.

That sleepless night.
This sleepless night.
The face I'll wear to shake your hand and wish you well.
The way I'll feel when i do.

'Paper Moon'. our song.
'Jesu, joy of Man's Desiring'.
My Ella Live at Montreux which I hope he plays one night
   by accident and makes you cry.
This honky-tonk parade.

Mark Haddon

Vecchio, nuovo, preso in prestito, blu

Il giorno in cui ci siamo incontrati.
Questa busta inaspettata.
La mia maglietta del San Francisco mime Troupe che
   indossavi per gingillarti nell'appartamento, le cui
   maniche tagliate si abbinavano
Ai tuoi occhi.

Quella notte senza sonno.
Questa notte senza sonno.
La faccia che indosserò per stringerti la mano ed augurarti il
   meglio.
Il modo in cui mi sentirò quando lo faccio.

"Paper Moon". La nostra canzone.
"Jesu, Joy of Man's Desiring".
Il mio Ella Live at Montreux che spero che lui metta su una
   notte per sbaglio e ti faccia piangere.
Questa squallida rassegna

Mark Haddon

senza fine,
come un insieme di note,
come un suono,
un bel suono...

lunedì 28 gennaio 2013

Snow in San Anselmo


Snow in San Anselmo

The deer cross by the lights
The mission down in old San Rafael
A madman looking for a fight
A madman looking for a fight
The massage parlor's open
The clientele come and they go
The classic music station
Plays in the background soft and low
Plays in the background soft and low
The silence round the cascades
The ice crisp and clear
The beginning of the opera
Seem to suddenly appear
Seem to suddenly appear
The pancake house is always crowded
Open 24 hours of every day
And if you suffer from insomnia
You can speed your time away
You can speed your time away
Snow in San Anselmo
My waitress my waitress my waitress
Said it was coming down
Said it hadn't happened in over 30 years
But it was laying on the ground
But it was laying on the ground

Van Morrison

domenica 27 gennaio 2013

Poesia e riflesso

La mia bohème (Fantasia)

I pugni nelle tasche rotte, me ne andavo
con il mio pastrano diventato ideale;
sotto il cielo andavo, o Musa, a te solidale;
oh! Là, là! Quanti splendidi amori sognavo!

La sola braca aveva un largo buco. - In corsa
sgranavo rime, Puccetto sognante. E l'Orsa
Maggiore ea la mia locanda. - Lassù
le stelle in cielo avevano un dolce fru fru;

le ascoltavo, seduto ai lati delle strade,
nelle sere del buon settembre ove rugiade
mi gocciavano in fronte un vino di vigore;

e, rimando in mezzo ai tenebrosi fantastici,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie scarpe ferite, un piede sul cuore!
Arthur Rimbaud


melodici ritmi e leggo
le poesie dei maestri,
quelle del cuore;
così mi ripiego
e ripenso...

sabato 26 gennaio 2013

Fraseggio

FRASEGGIO, FRASEGGIARE
Enciclopedia Italiana (1932) di Guido Pannain

Termini musicali più comunemente usati dagli esecutori per indicare la messa in particolare rilievo degli elementi espressivi del discorso musicale i quali costituiscono un periodo in sé conclusivo, cioè una frase musicale. Essa implica la delimitazione dei singoli elementi da cui risulta l'organismo dei motivi, secondo il ricorrere degli accenti, il flettersi dei suoni nel gioco delle varie intensità, il senso espressivo; insomma la formazione dell'arco melodico nel volgere della parabola espressiva. Elementi molteplici concorrono, in musica, allo sviluppo della frase; elementi talvolta imponderabili, sì che il precisarli riuscirebbe vano, tanto lieve e misteriosa è la sottile vicenda degli accenti nel pulsare di misura, intensità, ritmo. La misura, o battuta, costituisce l'aspetto materiale del ritmo: in essa il movimento dei suoni, che è un movimento ideale, prende forma e si determina in ordine secondo la logica ispirata della creazione artistica. Vi è un momento primo in cui le formazioni elementari del motivo si raccolgono intorno a un tempo forte e in esso trovano il loro centro di gravità. Al momento primo succede un secondo, a questo un terzo e un quarto, e dall'armonico alternarsi di tempi forti o deboli, dall'aggrupparsi vario di suoni e misure, risulta la frase musicale. Ad essa trova adeguato riscontro il verso in poesia. Alcuni teorici chiamano "ritmi" gli elementi di frase che concorrono a formare la frase musicale, ma la denominazione appare imprecisa, essendo equivoco chiamare nello stesso modo, ritmo, il fenomeno generale del movimento sonoro, e quell'elemento particolare della misura musicale che i grammatici della prosodia classica chiamavano "piede". Gli elementi della frase musicale, come quelli del verso, vengono anch'essi limitati da opportune cesure che sono come il respiro del fraseggio. J. Mattheson, nella sua Kernmelodische Wissenschaft (1737) distingueva nella fraseologia musicale veri e proprî segni d'interpunzione. Per indicare esplicitamente la limitazione della frase o di elementi di frase, i musicisti usano principalmente gli archi di legatura. Anche i segni dinamici possono talvolta essere indizî per distinguere la frase e definirne il risalto. In musica una frase è una raggruppamento di motivi o nuclei melodici di senso musicale compiuto (analogamente a quello che sintatticamente è una frase all'interno di un discorso). La sua conclusione è generalmente sancita da una cadenza. Nella comune pratica musicale moderna le frasi hanno una durata tipica di otto misure (dalla rete).

Fraseggio

gazzarre festose inarcano
vite flessuose, eteree,
un convitato di pietra
annovera frasi e idiozie;
nel tempo perduto
un raggio di sole
sul volto, a volte.

anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate

venerdì 25 gennaio 2013

Poesia e riflesso


Notte

Io vado nella notte alta al tuo fianco.
Non so da chi, non so da che atterrita,
spesso trasalgo e al tuo braccio m'abbranco.
Ascendiamo io non so quale salita
passo passo, e la notte è come un mare,
come un'onda nel mar la nostra vita.
Più non vedo il tuo sguardo tutelare
vigilarmi nell'ombra. Su qual traccia,
dove come perchè dobbiamo andare ?
Verso qual meta ? La paura diaccia
quasi nel seno il battito m'arresta...
Ma tu mi levi fra sicure braccia,
mi baci lento, mi susurri:- A questa.

Amalia Guglielminetti


 
 
così portavo il sonno
fuori, oltre le dune,
il buio era un canto,
dolce, quasi d'amore...

giovedì 24 gennaio 2013

Frammento



cicatrici stampate
in improbabili sensi
cpme incudine assorbo
i colpi del tempo;
le vie che percorro
sono sature di pioggia...
anonimo 
del XX° 
secolo
frammenti 
ritrovati

mercoledì 23 gennaio 2013

Amor che vince

Com più vi fere amor

Com più vi fere Amor co' suoi vincastri,
più li vi fate in ubidirlo presto,
ch'altro consiglio, ben lo vi protesto,
non vi si può già dar: chi vuol, l'incastri.
Poi, quando fie stagion, coi dolci impiastri
farà stornarvi ogni tormento agresto,
ché 'l mal d'Amor non è pesante il sesto
ver ch'è dolce lo ben. Dunque ormai lastri
vostro cor lo cammin per seguitare
lo suo sommo poder, se v'ha sì punto
come dimostra 'l vostro buon trovare;
e non vi disviate da lui punto,
ch'ellil sol può tutt'allegrezza dare
è suoi serventi meritare a punto.

Dante Alighieri

Caravaggio, Amor vincitor, 1602-1603

e ancora amore, amore,
nei passi lenti,
in quelli svelti,
ancora amore in me...


Questo quadro - il cui titolo è derivato dalla locuzione latina Amor vincit omnia, L'amore trionfa su ogni cosa - è stato eseguito su commissione di Vincenzo Giustiniani che lo pagò 300 scudi. Il quadro, da un punto di vista iconologico, rappresenta la vittoria dell'amore sulle arti, qui riconoscibili nello spartito, nei libri e negli strumenti musicali ai piedi del fanciullo. Come modello, posò il garzone preferito di Caravaggio, Cecco Boneri, col quale si dice che il pittore avesse una relazione. D'altro canto, i sostenitori dell'omosessualità di Caravaggio ritengono che il fanciullo "inviti" chi guarda, con un gesto della mano destra, a raggiungerlo sul letto dove posa a gambe divaricate con compiaciuta licenziosità. Questa tesi può essere a priori smentita: Caravaggio era un grande ammiratore dell'opera di Michelangelo, e per quest'ultimo la posa a gambe sollevate o divaricate sottintendeva resurrezione, vittoria, trionfo.
Il quadro divenne subito, insieme al Suonatore di liuto, il quadro più bello e più celebre della collezione Giustiniani, tant'è vero che Giovanni Baglione, rivale del Caravaggio, tenterà inutilmente di dipingerne una copia (dalla rete).

martedì 22 gennaio 2013

Poesia e riflesso


Foglie Secche

Oh, come lugubre
Veder sull’arido
Suolo cinereo
Discolorite,
Tremule, tacite
Cader dagli alberi
Le foglie morte!
Oh, come lugubre
Veder da un’anima
Cader le povere
Fedi tradite
E i segni gracili
Cui franse l’invida
Man della sorte!

Arturo Graf


ancora, sotto di me,
nel mio pesante sonno
che non ritrovo che falla,
sbriciolo con mano
foglie dell'anno prima...

lunedì 21 gennaio 2013

I mercanti della neve

A GENNAIO, I SANTI “MERCANTI DELLA NEVE”

ANNUNCIANO L’ARRIVO DELLA PRIMAVERA


Quando il clima, e la natura, non erano ancora manipolati e stravolti dal progresso e dall’inquinamento, i contadini, privi delle previsioni meteo che oggi ci assillano su tutti i mezzi di comunicazione, avevano il loro almanacco legato al calendario ma anche ai mutamenti climatici stagionali del loro territorio.
Da qui nascevano i detti popolari che annunciavano l’arrivo di questi cambiamenti.  
In Lombardia, ma anche in altre regioni italiane, nel mese di gennaio sono tante le feste popolari dedicate ai santi chiamati “Mercanti della neve” a causa delle abbondanti nevicate che, di norma, si verificano durante questo mese.
San Mául, un fréc dal diául, sant'Antóni, un fréc da demóni; san Sebastiän, un fréc da cän
(San Mauro, un freddo del diavolo; sant'Antonio, un freddo da demonio; san Sebastiano, un freddo da cani).

 

San Mauro, 15 Gennaio,
viene celebrato con la vendita sulle bancarelle dei “filsòn”, castagne secche raccolte in lunghe collane.
 
Sant' Antonio Abate, 17 gennaio
(Sant' Antonio dalla barba bianca, se non piove la neve non manca). Questo grande patrono del mondo contadino è ancora oggi festeggiato con un gran numero di manifestazioni, riti e consuetudini antiche non solo nei paesi della pianura padana: falò, mercatini e benedizione degli animali. I falò che si accendono nella sera della vigilia sono ricchi di significati propiziatori e rimandano alla leggenda che narra come sant'Antonio sia sceso all'inferno per riscaldarsi e rubare al diavolo un tizzone ardente da donare agli uomini: da qui la sua elezione a protettore contro i pericoli degli incendi.
 
San Bassiano, 19 gennaio,
si celebra solennemente a Lodi. In cambio del patrocinio riceve ogni anno l'omaggio dei ceri e dei prodotti della terra, mentre fuori dalla cattedrale romanica la folla si snoda quasi in corteo fra le bancarelle inebriandosi di aromi di vino e di buseca, saporita trippa fumante.
 
Il 20 gennaio, San Sebastiano
(San Sebastiän, 'n'úrä in mäan; A san Sebastiano, un'ora in mano.) che annuncia la primavera. San Sebastiano, giovane martire milanese, famoso per la sua bellezza efebica, venne raffigurato da molti insigni pittori legato e trafitto da frecce.
 
Nel calendario lo segue Santa Agnese, 21 gennaio
(Sänta Gnèsä, la risärtä la cûr in da la scésä; A sant'Agnese la lucertola corre nella siepe) giorno in cui si vuole che le lucertole escano dalle siepi.
 
Attenzione però, a smentire i presagi di primavera, sono in agguato, a fine mese. i giorni della merla. Ma questa è un’altra storia (dalla rete).

domenica 20 gennaio 2013

Poesia e riflesso

Sonetto

Il verginale, il bello e il vivace presente
Con un colpo dell'ala ebbra ecco ci spezza
Il duro lago obliato chiuso dal trasparente
Ghiacciaio di quei voli che mai seppero altezza!

Un cigno d'altri giorni se stesso a ricordare
S'abbandona magnifico, ma ormai senza rimedio
Per non aver cantato la plaga ove migrare
Quando già dello sterile inverno splenda il tedio.

Questa bianca agonia inflitta nello spazio
Al collo che lo nega lo scuoterà di strazio,
Ma non l'orror del suolo dove sta prigioniero.

Forma che dona ai luoghi il suo candor di giglio,
Il Cigno senza moto nell'inutile esilio
Si veste del disprezzo d'un gelido pensiero.

Stéphane Mallarmé


come scordare le luci
di quando il buio era troppo,
di quando sentivo pressione;
poesie mai lette e discorsi
e frasi nel gelo notturno...

sabato 19 gennaio 2013

Nevischio

In meteorologia con il termine nevischio si intende una precipitazione di neve a piccoli fiocchi e scarsamente intensa.
Il codice METAR è SG.
Di solito la precipitazione è costituita da frammenti cristallizzati o granellini bianchi di circa 1 mm o meno, appiattiti, che non rimbalzano né si frantumano (a differenza della neve tonda) quando giungono al suolo. In genere attacca meglio al suolo della neve a fiocchi e forma una leggera copertura uniforme. Il nevischio ha maggior densità rispetto alla neve a grandi fiocchi per cui solitamente cade con maggior velocità. Si tratta in effetti della precipitazione solida equivalente alla pioviggine.
Può originarsi da nuvole stratiformi o costituire una fase della precipitazione nevosa, esattamente come la pioviggine nei confronti della pioggia. Le temperature al suolo sono le stesse richieste per la neve: occorrono 0-2 °C al suolo, non di più, altrimenti si scioglie in acquaneve o pioviggine.
I dizionari d'italiano definiscono il nevischio come "neve minutissima" ma talvolta aggiungono "mista a pioggia" o "accompagnata da vento".
Con il termine "nevischio" si può intendere anche la neve tonda, ovvero una neve granulare e friabile, formata da piccoli granelli di ghiaccio che, cadendo a terra, non rimbalzano e che si può produrre in piccola quantità in grossi strati di nebbia sopraffusa (da wikipedia).

Nevischio

bianche briciole volano
sorrette da gelide correnti
su terre gelate si posano
portate dal soffio dei venti.
In attimi immoti si stagliano
in cieli velati di brume
le bianche farfalle si infiammano
di candidi bagliori dal lume.

Anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate

un attesa incerta,
come questo cielo
di gennaio,
la mia finestra si apre
ai primi chiarori dell'alba...

venerdì 18 gennaio 2013

Poesia e riflesso

La boccuccia

Sei come un piccolo fiore
tu tieni una boccuccia
un poco, davvero un poco
appassionata
Suvvia, dammelo, dammelo
è come una piccola rosa
dammelo un bacino
dammelo, Cannetella!
Dammelo e pigliatelo
un bacio piccolino
come questa tua boccuccia
che somiglia ad un piccola rosa
un po', davvero un poco
appassionata.

Gabriele D'Annunzio


quanti baci!
dati, presi, qualcuno reso,
qualche altro atteso;
baci e baci e baci...

giovedì 17 gennaio 2013

Le labbra tra poesia e riflesso

O labbra, labbra disunite e bianche

O labbra, labbra disunite e bianche
nel valore del pianto penitente,
labbra disunite dentro il bacio
in tenera protesta di follia,
o labbra senza tempo
che avete amato un uomo,
labbra senza perdono
ponete la protesta fuori da una finestra.
O labbra della Vergine divina
che cantan l’Angelo che ormai si avvicina,
è pronto il gran segreto,
vengo meno a un divieto.

Alda Merini 
da “Ballate non pagate”


mentre invade il cuore
il corpo ritempra le forze;
poesia e rime si fermano
là sulle soglie del bosco...

In anatomia, labbra è un termine usato per indicare l'orlo che contorna alcuni orifizi; comunemente designa i due orli muscolomembranosi sovrapposti che si trovano all'esterno della bocca. Il termine è usato anche per definire gli orli esterni della vagina (labbra e piccole labbra). In chirurgia il termine labbro viene usato per indicare i margini di una ferita o di un'incisione. Anche se meno usato, in senso lato le labbra sono tutti gli orli che contornano un materiale. Quando questi materiali perdono la forma propria nella parte delle labbra, ad esempio per tensione meccanica o riscaldamento, si dicono slabbrati.
Le labbra della bocca sono definite con i nomi labbro superiore e labbro inferiore. Esse sono rivestite dalla pelle e sono composte da muscoli, dalla toniaca sottomucosa, dalla tonaca mucosa, da ghiandole, vasi sanguigni e nervi. Possono essere divise in tre parti: parte cutanea, orlo rosa, parte mucosa. La prima corrisponde alla superficie anteriore del labbro: il suo epitelio è cheratinizzato, vi è la presenza di numerose ghiandole sebacee e sudoripare, le papille della sottomucosa hanno un'altezza modesta. La parte mucosa corrisponde al margine dorsale del labbro: l'epitelio è di tipo molle, non sono presenti né ghiandole sebacee né sudoripare, le papille hanno un'altezza decisamente maggiore rispetto alla parte cutanea. L'orlo rosa infine, può essere considerato come una parte di transizione fra quella mucosa e quella cutanea. Presenta infatti caratteristiche intermedie, quali l'altezza delle papille, un epitelio paracheratinizzato, e la presenza di rare ghiandole sebacee, ma non di sudoripare. I nervi motori provengono dal facciale; i sensitivi sono forniti dal sottorbitario, dal mentoniero e dal buccinatorio. La vascolarizzazione è fornita dalle arterie labiali, sottomentoniera, infraorbitale, buccinatoria, mentoniera e traversa della faccia. Le vene sono tributarie della facciale anteriore e della sottomentoniera. Le patologie a cui sono soggette le labbra della bocca sono ferite, infezioni e tumori oltre alla labioschisi. Essendo ricche di terminazioni nervose sensoriali, le labbra sono un elemento non trascurabile della vita di relazione dell'uomo; sia nel bacio che in altre pratiche sessuali si coinvolgono le labbra, sia quelle della bocca che quelle della vagina. Attualmente dipingersi le labbra della bocca con il rossetto, una pasta grassa tipicamente rossa, è molto comune nella cultura occidentale, e di conseguenza anche nelle culture che a questa si ispirano. Questo comportamento serve ad identificare la femminilità, sia si tratti di quella di una donna che di un uomo che si reputi donna, come nel caso dei travestiti, mentre questa pratica solitamente non è contemplata dagli uomini nella cultura europea. In altre culture colori e disegni e i loro significati possono notevolmente variare: ad esempio in alcune culture africane sono gli uomini che, in particolari occasioni, si dipingono le labbra di un colore nero. Come estremizzazione del comportamento attuato dando il rossetto si sta diffondendo tra le donne occidentali la pratica di fare operazioni chirurgiche estetiche alle labbra della bocca, allo scopo di aumentarne il volume ed il turgore, grazie a sedute infiltrative. Se i contorni sono troppo sottili si effettuano le infiltrazioni lungo il bordo delle labbra, invece per labbra più carnose le infiltrazioni agiranno direttamente sul muscolo periorale. Sia maschile che femminile è invece la pratica del piercing sulle labbra della bocca. Queste usanze sono conseguenti all'importanza data alle labbra, attraverso il filtro dei costumi sociali, come mezzo di espressione di uno stato sociale, di propensione alla sessualità, di atteggiamento amoroso (da wikipedia).

mercoledì 16 gennaio 2013

Poesia e riflesso

ELLA PASSA RADIOSA

I
Ella passa radiosa, come la notte
Di climi tersi e di cieli stellati;
Tutto il meglio del buio e del fulgore
S'incontra nel suo sguardo e nei suoi occhi
Così addolciti a quella luce tenera
Che allo sfarzo del giorno nega il cielo.
II
Un'ombra in più, un raggio in meno, avrebbero
Guastato in parte la grazia senza nome
Che ondeggia sulla sua treccia corvina
O dolcemente le illumina in volto,
Dove pensieri limpidi e soavi
Pura svelano e preziosa la dimora.
III
Su quella guancia, sopra quella fronte,
Così dolci, serene ma eloquenti,
I sorrisi avvincenti, i colori accesi
Parlano di giorni volti al bene,
Di un animo che qui con tutto è in pace,
Di un cuore che ama innocente!

George Byron


fino al suono del nulla
fin dentro la vita
compenso ricordi
rivedo domande

martedì 15 gennaio 2013

Poesia e riflesso

 

Silenzi

Insinua il mentre l'oblio
fresche di mente le cose
di sempre nel sempre
in un mai conteso;
vissuti compressi
contesti e risuoni
il rimbombo s'acquieta
nel lungo flashback.

Anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate

lunedì 14 gennaio 2013

Poesia e riflesso

ADDIO
L'uomo dice alla donna: ti amo,
come se stringessi tra le palme il mio cuore,
simile a scheggia di vetro che m'insanguina le dita,
quando lo spezzo follemente.
La donna dice all'uomo:
ho guardato nei tuoi occhi,
nel mio cuore,
con amore curvandomi sulle tue labbra.
L'uomo ha taciuto.
Un libro caduto sul pavimento.
Una finestra si è chiusa.
Come un mormorio nelle tenebre.

Nazim Hikmet


anch'io ancora amo
e mi sostiene un cuore
in un lago di delusioni;
l'arrivo del freddo comporta
nuove cose da dire...

domenica 13 gennaio 2013

Frammento e riflesso






foglie secche ancora pestano
le mie scarpe consunte dal viaggio,
non trovo ancora il coraggio
di andare oltre le innevate creste;
eppure in un sogno lontano
cedetti lo sguardo, porsi la mano...

anonimo del XX° secolo
framenti ritrovati

sabato 12 gennaio 2013

Sogno, sogni


Sogno, produzione psichica che ha luogo durante il sonno ed è caratterizzata da emozioni, percezioni e pensieri relativi a persone, situazioni o oggetti generalmente vissuti dal sognatore come reali e solo più raramente accompagnati dalla consapevolezza della loro irrealtà. Nei sogni le caratteristiche dell'esperienza cosciente diurna sono notevolmente alterate. In particolare, la coscienza onirica è totalmente svincolata dalla necessità di adattamento all'ambiente esterno reale ed è interamente governata dalle leggi dell'affettività, che prescindono dalle norme logiche e sociali; lo spazio e il tempo sono irreali, cioè il soggetto può essere contemporaneamente in due posti diversi, e insieme attore e spettatore della medesima scena; non vale il principio logico dell'«identità», per cui, per esempio, la persona sognata può essere vissuta dal sognatore come due diverse persone contemporaneamente e senza contraddizione. Queste caratteristiche rendono conto della difficoltà di tradurre il sogno nel linguaggio logico-discorsivo dell'esperienza diurna, come pure della necessità di ricorrere - a tale scopo - all'operazione definita da Freud «elaborazione secondaria», che consiste nella ristrutturazione del sogno in forma comprensibile e consequenziale. Un'altra caratteristica dell'esperienza cosciente onirica, nota fin dall'antichità, è costituita dal valore simbolico dei suoi contenuti; in proposito, Freud ha parlato di «simbolizzazione» onirica. Lo studio empirico dell'esperienza onirica, condotto con categorie psicologiche, può essere fatto risalire all'inizio del secolo scorso, quando risultò chiaro che le stimolazioni esogene sul corpo del soggetto dormiente svolgono un certo ruolo nella determinazione dei contenuti onirici, e che in questo processo le percezioni oniriche risultanti sono sempre di natura visiva e auditiva, anche se le stimolazioni interessano altri sensi. Sempre all'inizio del secolo scorso si scoprirono altri dati interessanti, come il fatto che il cieco nato sogna solo immagini auditive, mentre in chi diventa cieco dopo l'infanzia il sogno continua a essere caratterizzato prevalentemente da immagini visive. Tuttavia, queste e altre scoperte hanno solo una limitata portata esplicativa; pertanto il vero inizio dell'indagine scientifica sul sogno si colloca nel nostro secolo, in coincidenza con la pubblicazione, da parte di Freud (nel 1900), L'interpretazione dei sogni, opera fondata sull'analisi rigorosa dei sogni dell'autore stesso (dalla rete).

Sogno

Ho visto in sogno mio padre: «Tu qui?»
Timido e triste rideva: «Non vieni?»
O rive, o infanzia, o frangenti sereni,
voi tornavate, nel calante dì?

Tutto tornava. Eppure vano, oh fu,
al nembo che vi spense, onde fulgenti,
contendere e alla rena i lievi, argentei
suoi capelli, e all'oblio più che un sospiro.

Giorgio Bassani






capelli candidi
e spirito indomito;
così sei ai miei occhi
mentre lotti
senza lamenti...
chissà dove...
chissà...

venerdì 11 gennaio 2013

Poesia e riflesso

O CAPITANO! MIO CAPITANO!

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l'ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,

Gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.

O Capitano! mio Capitano! alzati e ascolta le campane; alzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua Capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
É un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.

Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.

Walt Whitman


desolatamente intenso
come una fitta al petto,
come uno struggente canto;
mi allevio il dolore
intingendo parole
nel calamaio dell'anima...



O CAPTAIN! MY CAPTAIN!

O Captain! my Captain! our fearful trip is done,
The ship has weather'd every rack, the prize we sought is won,
The port is near, the bells I hear, the people all exulting,

While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring;
But O heart! heart! heart!
O the bleeding drops of red,
Where on the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.

O Captain! my Captain! rise up and hear the bells;
Rise up-for you the flag is flung-for you the bugle trills,
For you bouquets and ribbon'd wreaths-for you the shores a-crowding,
For you they call, the swaying mass, their eager faces turning;
Here Captain! dear father!
This arm beneath your head!
It is some dream that on the deck,
You've fallen cold and dead.

My Captain does not answer, his lips are pale and still,
My father does not feel my arm, he has no pulse nor will,
The ship is anchor'd safe and sound, its voyage closed and done,
From fearful trip the victor ship comes in with object won;
Exult O shores, and ring O bells!
But I with mournful tread,
Walk the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.

Walt Whitman, 1865

giovedì 10 gennaio 2013

Heinrich Heine e un riflesso


Christian Johann Heinrich Heine (Düsseldorf, 13 dicembre 1797 – Parigi, 17 febbraio 1856) è stato il maggior poeta tedesco del periodo di transizione tra il romanticismo e il realismo. Nato da una ricca famiglia di banchieri e commercianti ebrei cercò di dedicarsi, fallendo, ad una normale carriera borghese che aveva intrapreso molto malvolentieri. A Düsseldorf, sua città natale, in cui viveva di fianco ad Andreas Fasolenrath, le vicende della dominazione francese risvegliarono in Heine una forte antipatia verso la Prussia e una precoce tendenza francofila. Nel 1817 scrisse le sue prime liriche d'amore che gli vennero pubblicate su una rivista tedesca ed iniziò, nella città di Bonn, gli studi di diritto, filosofia e letteratura seguendo le lezioni di August Wilhelm von Schlegel. Nel 1821 si trasferì all'Università di Berlino e frequentò assiduamente Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Friedrich Schleiermacher e Adalbert von Chamisso, accogliendone il pensiero.
Nel 1822 pubblicò le sue prime importanti liriche che si rivelarono subito di grande originalità per il loro stile di ballata popolare e per il rifiuto ironico di ogni illusione. In queste liriche si sente l'influsso degli scrittori da lui più amati: George Gordon Noel Byron e Joseph Fouqué. Nel 1823 pubblicò Intermezzo lirico (in tedesco Lyrisches Intermezzo), versi di rara bellezza dove si distingue una spiccata vena di malinconia. Nel 1825 Heine si convertì al protestantesimo e assunse il nome di Heinrich al posto dell'originario Harry. Nello stesso anno si laureò in giurisprudenza presso l'Università di Gottinga. Dopo la pubblicazione dei suoi due volumi dei racconti lirici Impressioni di viaggio (Reisebilder, 1826-1831), che sulla trama di un fittizio diario di viaggio tratta una vasta gamma di temi fantastici e morali rifacendosi agli esempi di Michael Sterne e di Jean Paul, egli iniziò a diventare famoso. Nel 1826 fece un breve viaggio in Inghilterra che risvegliò i suoi interessi per i problemi politici attuali e, in seguito, riunì le liriche precedenti in un unico libro intitolato Libro dei canti (Buch der Lieder) che pubblicò nel 1827. Nel 1828 fece un viaggio in Italia ("Die Bäder von Lucca", i Bagni di Lucca, e "Die Stadt Lucca", la città Lucca, dove scriverà: "Die Pfaffen in Italien haben sich schon längst mit der öffentlichen Meinung abgefunden" (I preti italiani ormai si sono rassegnati all´opinione pubblica)) e nelle Notti fiorentine (Florentinische Nächte), che pubblicherà nel 1836, si ritroveranno i ricordi di questo viaggio. Heinrich Heine’s Werke. Illustrato da artisti viennesi. A cura di Heinrich Laube. Wien-Leipzig-Praga: Bensinger [1884-1888], 6 volumi: 6° volume: Shakespeare’s Mädchen und Frauen – Vermischte Schriften – Ludwig Börne – Memoiren – Das Leben Heine’s. (1888).
Intanto la situazione della società tedesca si stava facendo sempre più critica ed Heine decise di trasferirsi come giornalista nella più libera Francia dove iniziò a frequentare, oltre gli emigrati tedeschi, come Lasalle, Richard Wagner, Alexander von Humboldt, anche molti intellettuali francesi fra i quali Honoré de Balzac, Victor Hugo, Alfred de Musset e George Sand. Nel 1835 pubblicò Storia della religione e della filosofia in Germania (Geschichte der Religion und Philosophie in Deutschland) nella quale si avverte l'influsso del suo contatto con i sansimonisti, influsso che si avverte anche nella Scuola romantica (Romantische Schule) del 1836. In quegli anni di permanenza francese, Heine collaborò, per corrispondenza, a diverse riviste tedesche e nel frattempo scrisse resoconti in francese della situazione tedesca. Nel 1835, data della pubblicazione della sua Storia della religione e della filosofia, venne vietata dalla censura la circolazione dei suoi libri in Germania. I quattro volumi del Salon (1834-1840) sono tutti pervasi di temi politici. In essi si trovano i frammenti di romanzo Dalle memorie del signor von Schnabelewopski (Aus den Memorien des Herrn von Schnabelewopski) e Il rabbi di Bacharach (Der Rabbi von Bacharach), sulla persecuzione degli ebrei nel Medioevo e anche nell'illuminismo qualcuno si è ispirato a lui. Nel 1840 lo scrittore, nel suo libro H.Heine su L. Börne darà numerose e aggressive spiegazioni delle proprie idee per rispondere ai connazionali che lo accusavano. Nel 1843 attaccherà nel suo poema Atta Troll. Ein Sommernachtstraum i suoi avversari politici e letterari con dura ironia. Nel 1844, dopo un breve soggiorno ad Amburgo, scriverà la satira in versi Germania fiaba d'inverno (Deutschland, ein Wintermärchen), che diventerà una delle più importanti opere della letteratura tedesca di carattere politico e nella quale si avvertirà chiaramente l'influsso dell'amicizia parigina con Karl Marx. Nel 1851 Heine pubblicherà il libro di poesie Romancero dove descrive, con profonda serietà etica e religiosa, le sofferenze causategli dalla malattia che lo aveva colpito, l'atrofia muscolare, e che lo aveva costretto a letto per otto lunghi anni. Lo stesso sentimento pervaderà le raccolte successive (1853- 1854). Nel 1854 vedranno la luce gli Scritti vari (Vermischte Schriften) con dissertazioni su giudaismo e Cristianesimo, liberalismo e comunismo che costituiranno la fine della sua attività politica e letteraria. Heine, morirà per paralisi progressiva il 17 febbraio 1856, a Parigi. Heine usò la lingua tedesca per cantare versi melodiosi come pochi altri hanno saputo fare conquistandosi, per l'arte, la fama di più grande artista tedesco della generazione successiva a quella di Wolfgang Goethe. Egli, lavorando dapprima su una realtà psicologica lieve e delicata, basata sul ricordo nostalgico di due amori infelici (per le cugine Amalie e Therese) e in seguito più forte, quando si aggiunsero ai motivi amorosi altri temi ispiratori (la natura, la politica, la vita, la società contemporanea), seppe raggiungere effetti notevolissimi nella sua poesia. Egli seppe giocare con abilità stilistica dando ai suoi versi un tono obiettivo anche quando esprime sensazioni e sentimenti personali. Il suo Libro dei canti, che è tra le opere della letteratura tedesca quella più tradotta e famosa, possiede una rara lievità di forme. L'originalità dei versi di Heine consiste nella tensione verso la poesia e nello stesso tempo nel modo opposto, cioè quello di voler negare ogni sentimentalismo, che gli permise di utilizzare il "materiale" romantico con ironia e realismo (da wikipedia)
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Oh non giurare

Oh non giurare e dammi solo dei baci;
non credo al giuro di una donna: taci!
Dolce è la tua parola, ma più assai
il bacio che dal labbro ti strappai!
Nel bacio io credo, il bacio che m’hai dato;
la parola è soltanto un vano fiato.
Oh giura, mia diletta, quanto vuoi;
io credo in tutto ai giuramenti tuoi!
E se la testa affonda nel tuo seno,
credo allora che son felice appieno;
credo allora, diletta mia, che tu
m’ami in eterno, e forse anche di più.

Heinrich Heine

 
frivole frasi ripeto
in un assolo di note
rivedo le gote
tue rosse assolate
in un turbine
di ali colorate...