...........................................................................................................................................

L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


...........................................................................................................................................

sabato 25 febbraio 2017

L'auriga di Delfi

L'Auriga di Delfi è una scultura greca bronzea (h. 180 cm), databile al 475 a.C. e conservata nel Museo archeologico di Delfi.
Rinvenuta negli scavi del santuario di Apollo a Delfi, faceva parte di una quadriga, commissionata da Polizelo (Polyzalos di Deinomedes), tiranno di Gela, forse per ricordare una vittoria ottenuta nella corsa con i carri, nel 478 o 474. Venne rinvenuta poiché sepolta da una caduta di massi dalle rupi Fedriadi nei pressi di dove era collocata. L'autore della statua è sconosciuto; l'ipotesi più probabile è che sia opera di Sotade di Tespie o di Pitagora di Reggio o di Pitagora di Samo.
La statua era collocata su un carro tirato da cavalli, del quale si conservano solo pochi frammenti. Lo stato di conservazione è ottimo, anche se è mancante del braccio sinistro. Venne fusa a pezzi in bronzo spesso, perché più resistente all'esposizione alle intemperie, con rifiniture eseguite a freddo: col bulino e con applicazioni di argento per la benda ("tenia"), rame per le ciglia, pietra dura per gli occhi. L'auriga veste un lungo chitone cinto in vita, pesante, scanalato, rigido quasi a costruire una colonna; nella mano destra tiene delle redini; il volto è leggermente rivolto a destra. Attorno al capo la tenia del vincitore, con decoro a meandro e incrostazioni di rame e argento. I capelli sono finemente disegnati, in riccioli che non alterano le dimensioni del capo. Lo sguardo è intenso e vivo, con la tensione competitiva appena leggibile, stemperata dall'atteggiamento sorvegliatamente misurato del corpo. I piedi sono resi con una naturalezza fresca e precisa, molto veristica: mostrano infatti i tendini tesi per lo sforzo appena compiuto. Nessuna statua pervenutaci lontanamente rassomiglia all'auriga: solo alcuni esemplari ritrovati nella Magna Grecia similmente e sommariamente ci ricordano il modello di Delfi.
È soprattutto nel volto che si concentra la singolarità di questo bronzo: lontano dalla bellezza ideale, dotato di tratti particolarissimi, è possibile che si tratti di un volto individuale. Nonostante la statua sia evidentemente legata ai moduli arcaici, essa è percorsa da un vigore innovativo. L'Auriga di Delfi come il celebre Cronide di Capo Artemisio sono da considerarsi appartenenti allo stile severo, sviluppatosi in Grecia tra il 480 e il 450 a.C. (da Wikipedia)


da Chanson d'aventure
 
I misteri dell'amore crescono nelle anime
e tuttavia il corpo è il suo libro.
 
          III                 
 
L'auriga a Delfi resiste,
i suoi sei cavalli andati insieme al carro,
la mano sinistra potata

dal polso protuso come una cannella aperta,
redini bronzee fluenti nella destra, gli occhi fissi
vuoti come lo spazio dove dovrebbe stare il tiro,

la postura eretta, sguardo in avanti, simile alla mia
mentre faccio fisio nel corridoio, sorreggendomi
come se mi ritrovassi una volta ancora al passo


tra due stanghe, un'altra mano sulla mia,
ogni scivolata del vomere, ogni sasso che urtava
iscritto come una pulsazione nella presa lignea.


Seamus Heaney
Il Virgilio irlandese
Traduzione di Luca Guerneri

 
in un crescendo incredibili il mio eroe
perpetra indicibili nefandezze,
preso di rabbia scompone visioni
in tessere fotografiche minime...

Nessun commento:

Posta un commento