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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 19 giugno 2014

Simulacro

Un simulacro designa un'apparenza che non rinvia ad alcuna realtà sotto-giacente, e pretende di valere per quella stessa realtà. La parola deriva dal latino simulacrum, statua, figura, e indicava originariamente l'immagine o la rappresentazione di una divinità, in special modo nelle celle dei templi, oggetto di culto nell'antichità
Questo, almeno, il senso greco di "εἴδωλον"(eidôlon) e la parola idolo in latino, e che è tradotto come "simulacro", in opposizione all'icona, "εἰκών"(eikôn), tradotta come "copia": la copia rinvia sempre per imitazione al reale, senza dissimulare il reale stesso (come indaga il Sofista di Platone). L'eidôlon si oppone allora all'eidos o idea (ἰδέα), tradotto come "forma" (e presente nel Cratilo).
Il concetto di simulacro è presente, inteso in quanto eidôlon nel Sofista, ma anche, in un senso radicalmente differente, nella teoria materialista degli epicureii (in particolare di Lucrezio ed Epicuro, dove appare il termine "simulacrum"). Per alcuni il simulacro è la rappresentazione della verità che sottende, soprattutto in ambito religioso. Peril concetto di simulacro si veda anche la parola "ad instar".
Nel XX secolo, questo concetto è stato ripreso da Jean Baudrillard, che lo definisce come la «verità che nasconde il fatto che non ne ha alcuna». Laddove Platone ha visto due modi della riproduzione, quella "fedele" e quella volutamente "distorta" (il simulacro, appunto), Baudrillard ne vede quattro: lo "specchio" o riflessione di base della realtà, l'"anamorfosi" o contraffazione spontanea della realtà, la "finzione" (dove non esiste un modello), e il "simulacro", che "non ha alcuna relazione con qualsiasi realtà di sorta" e ciononostante risulta "vero". In questo senso il potere, come detto in Dimenticare Foucault, «non è mai esistito se non in quanto simulacro.»
Dopo la Pop art e l'opera di Andy Warhol i piani di rappresentazione del "vero" e del "falso" sono stati mescolati e la critica d'arte ha imparato a lavorare attorno a nuovi concetti, a cui il termine "simulacro" ha offerto spesso sponda (come nella corrente dell'Iperrealismo e più in generale nel Postmodernismo).
Anche Gilles Deleuze, nel suo lavoro sul cinema, e Fredric Jameson, in critica letteraria, si collegano al concetto greco e latino nell'analizzare il "più reale del reale" che si presenta a volte nella società e nello sviluppo semiotico dei suoi prodotti. Per il primo esiste un carattere simbolico proprio nella dematerializzazione dell'evento che accade durante il suo racconto audiovisivo, il quale porta a un "effetto di replica" infinito (da wikipedia).

Simulacro

Dal marmoreo fonte
Ritto si leva il bianco simulacro:
Ancora par che dal selvoso monte
piana scenda al gelido lavacro.
Le fredde ignude membra
Un arcano e sottil spirito avviva:
Ancora sui divini omeri sembra
Che balzi e suoni la faretra argiva.
Sotto l’arco del ciglio
Immobilmente la pupilla guata,
Guata dell’onde il lucido scompiglio
E l’oziosa danza interminata.
Sulla fronte superba
Un’ombra di pensier tacito vaga,
Misterioso desiderio, acerba
Reminiscenza, fantasia presaga.
Dimmi, ricordi i chiari
Gioghi d’Olimpo, il ciel liquido immenso?
De’ numi il lieto popolo, gli altari
Su cui bruciava l’odorato incenso?
Ricordi tu le selve
Dense, al fragor dell’irruente caccia
Alto sonanti, e le inseguite belve,
E i can travolti sulla lunga traccia?
Ricordi i lieti e vaghi
Recessi dove dal sanguigno ludo
Posavi? i monti solitarii, i laghi
Ove immergevi il divin corpo ignudo?
Ricordi i baci ardenti
D’Endimione e il venturato scoglio?
Del mal vinto pudore i turbamenti
Soavi e il novo femminile orgoglio?
Ricordi ancora? Or dove,
Dov’è quel tempo e quel felice mondo?
Ove il tuo culto e il nume tuo giocondo,
Superba figlia dell’egioco Giove?
Buon per te che sei morta!
Il pellegrin dolente e affaticato
Ti passa innanzi, e meditando il fato
De’ numi erge la fronte e si conforta.

Arturo Graf


passato remoto,
quando
raminghi erravano,
quando
nei soli vedevo
mondi perduti
e lontani...

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