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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 15 maggio 2014

Il drago di Wawel


Tanto tempo fa, sulle rive del fiume Vistola, c’ era una gran rupe che dominava la pianura. Nessuno ci andava mai, soprattutto verso sera, e se qualcuno ci passava accanto si faceva cento volte il segno della croce, perché quello era un luogo maledetto. Sulla rupe, infatti, viveva il piú grosso drago che si fosse mai visto, con zanne e unghie e scaglie grossissime, e una bocca immensa che sputava fiamme e inghiottiva buoi e cavalli come fossero confetti. Ma, quel che è peggio, il drago di Wawel era anche ghiotto di carne umana, e andava pazzo per i bambini piccoli e grassi. Era colpa sua se nel paese regnava il terrore, e alla fine i contadini, dispe
rati, decisero di chiedere aiuto al re Krakus, che viveva nel suo castello in cima a una collina insieme ai figli Krak e Lech, forti e coraggiosi. A sentir parlare di un drago, Krakus e Krak si sentirono prudere le mani: quella era un’impresa per loro! Ma Lech non era d’accordo, e disse:
”È una pazzia rischiare la vita di un re e di un principe solo per salvare quattro contadini sporchi e paurosi! Io non vi accompagnerò, state sicuri!”
In fondo al cuore, però, sperava che il drago si mangiasse sia il padre che il fratello, così lui sarebbe diventato re, con tanto di corona d’oro in testa.
Krakus e Kak, invece, decisero di montar subito a cavallo per sorprendere il drago nella sua tana, e stavano già uscendo dal castello quando il loro capo falconiere, Skuba, li trattenne:
”Signori, dove andate? Non sapete che contro la corazza del drago le lance si spezzano e le pietre rimbalzano, che la pece bollente gli scivola addosso senza bruciarlo, e che il suo alito di fuoco potrebbe arrostirvi a mille metri di distanza? È impossibile ucciderlo con la forza, bisogna usare l’astuzia!“
”L’astuzia è un’arma che non mi piace ” disse Krakus ”io preferisco vedere in faccia i miei nemici.“
”Ma non stai affrontando un bisonte selvaggio della prateria o un’altra bestia nobile, degna di lottare contro il re! Morirai sicuramente, se lo combatterai in campo aperto. Io, invece, ti consiglio di prendere un bel montone arrosto e di riempirgli la pancia di zolfo e pece. Lo lasceremo sotto la rupe, e quando il drago lo inghiottirà, si ritroverà in pancia un intruglio infuocato che lo farà crepare.“
Alla fine re e principe si convinsero, e Skuba preparò il montone. Poi tutti e tre cavalcarono verso Wawel, mentre già scendeva la sera. Appena arrivati, Krakus prese il montone e andò a posarlo sul sentiero ai piedi della rupe, e subito si vide il rosso delle fiamme: il drago si era svegliato, e spalancava la bocca in un enorme sbadiglio. Allora i cavalli, impazziti di paura, fuggirono al galoppo trascinando con sé i cavalieri: ma Skuba rimase a terra, e i suoi padroni lo videro correre a nascondersi tra gli alberi. Quando arrivarono al castello, il re e suo figlio erano pesti e doloranti per la lunga corsa. Avrebbero voluto tornare indietro per cercare il falconiere, ma ormai era notte, e non poterono far nulla. Krakus e Krak sedevano tristamente davanti ai loro boccali di birra: sembrava proprio che la loro impresa fosse fallita, e il cattivo Lech li guardava con un mezzo sorriso. Era convinto che il popolo si sarebbe rivoltato contro un re così incapace, e che avrebbe scelto lui al suo posto.
Ma ecco, sotto le finestre del castello si sentirono grida e canzoni: “Viva Krakus, viva il principe Krak!“
Erano i contadini che, portando in trionfo Skuba, si affollavano davanti al portone. Dunque il falconiere si era salvato! Skuba entrò nel salone, con gli abiti a brandelli ma pieno di gioia e, inginocchiandosi davanti al suo re, disse:
”Il drago è morto! Dopo che i cavalli vi hanno trascinato via, io sono corso a nascondermi, e di lontano ho potuto vedere quel maledetto mostro che mandava giù il montone tutto intero. Ma sembrava che lo zolfo e la pece non facessero effetto, finché ... finché è sceso a bere l’acqua della Vistola. Il montone ripieno gli aveva fatto venire tanta sete che non riusciva piú a smettere, e ha bevuto al punto che alla fine è scoppiato: dalla sua pancia l’acqua usciva a fiumi!
Fu così che il drago di Wawel venne sconfitto, e i festeggiamenti andarono avanti tutta la notte (l’unico che ci rimase male fu Lech, naturalmente, ma lui non contava). E il giorno dopo Krakus decise di costruire, sulla rupe di Wawel, un castello fortificato, e di abbattere il bosco per fondare una città che si sarebbe chiamata Cracovia.(Julia Runggaldier 2001/2002)

favole strappano
a noi lunghi pensieri;
la notte, come il giorno,
riposa negli occhi sognanti...

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