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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 2 maggio 2014

Aforisma, riflesso e descrizione

Chi lavora con le sue mani è un lavoratore.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano.
Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista.

San Francesco d'Assisi
 
Giotto, San Francesco, predica agli uccelli
e chi non lavora?
o non può lavorare?
che dire...
che fare...


La Predica agli uccelli è la quindicesima delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto. Fu dipinta verosimilmente tra il 1295 e il 1299. Misura 270x200 cm, più breve delle altre scene perché si trova sulla controfacciata (come la scena del Miracolo della sorgente).
Questo episodio appartiene alla serie della Legenda maior (XII,3) di san Francesco: "Andando il beato Francesco verso Bevagna, predicò a molti uccelli; e quelli esultanti stendevano i colli, protendevano le ali, aprivano i becchi, gli toccavano la tunica; e tutto ciò vedevano i compagni in attesa di lui sulla via."
Secondo la tradizione, la predica agli uccelli ebbe luogo sull'antica strada che congiungeva il castello di Cannara a quello di Bevagna. Oggi il punto dove San Francesco d'Assisi fece il miracolo è segnalato da una pietra sita in località Piandarca nel Comune di Cannara in un'area ancora oggi incontaminata, raggiungibile attraverso un sentiero che inizia appena fuori il paese e si snoda attraverso i campi. Nei pressi della pietra e lungo l'attuale strada che porta a Bevagna (la SP403) è edificata anche una piccola edicola a ricordo del miracolo.
È una delle scene più famose del ciclo, perché racconta un episodio molto amato dalla devozione popolare: forse Bonaventura voleva alludere con questo episodio alla capacita di Francesco di parlare a poveri ed emarginati. Il santo è rappresentato invecchiato e il suo volto esprime una grande dolcezza. Gli alberi sono a grandezza naturale, a differenza di quelli dipinti nei paesaggi bizantineggianti di scene come l'Elemosina del mantello o il Miracolo della sorgente. Lo sfondo è di una semplicità accattivante, con alberi in primavera sullo sfondo del cielo di lapislazzuli; nella parte centrale il colore è in parte caduto lasciando un tono più chiaro.
Alla scena vennero dedicate numerosissimi studi esegetici e divagazioni letterarie, in particolare riguardo all'interrelazione tra la personalità di Giotto e le idee francescane. Danneggiata dall'umidità, della quale hanno sofferto anche altre scene della controfacciata, presenta lacune in corrispondenza degli uccelli poiché dipinti in larga parte a secco.
Anche in questa scena, come in quelle vicine, gli incarnati rivelano i modi del "secondo capobottega", che alcuni indicano in Pietro Cavallini (da Wikipedia).

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