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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 28 maggio 2014

Vecchiaia

vecchiàia
s. f. [der. di vècchio]. –

1.
a. L’età più avanzata nella vita dell’uomo, nella quale si ha un progressivo decadimento e indebolimento dell’organismo, con caratteri morfologici e organici proprî compresi anch’essi sotto il nome di vecchiaia (nel linguaggio medico è preferito il termine senilità): essere sulla soglia della v.; raggiungere la tarda v.; pensare alla v., provvedere alla propria v., mettere da parte per la v., facendo economie e risparmî da potere sfruttare quando si sarà vecchi; chi ride in gioventù, piange in v., prov., gli stravizî giovanili si scontano da vecchi; è morto di v., morirà di v., espressioni fam., riferite a persona mantenutasi sana e robusta fino alla più tarda età; bastone della v., figlio o nipote (o più raramente un estraneo) che sia o si prevede che potrà essere il sostegno materiale e morale di persona molto anziana: tu sarai il bastone della mia vecchiaia. Anche di animali: un cane, un cavallo sfinito dalla v.; estens., di piante, e in usi fig. scherz. di cose: un noce seccatosi per la v.; una vettura ormai fuori uso per troppa vecchiaia. b. Include in genere, oltre all’idea dell’età, quella del peso degli anni, e degli incomodi che la senilità porta con sé (e in questo differisce da vecchiezza): assicurazione per l’invalidità e la v. (v. invalidità); v. precoce; i primi sintomi della v.; gli acciacchi, i malanni della v.; scherz., è la v., caro mio!, a chi si lamenta di qualche incomodo attribuendone l’origine a cause contingenti.
2.
Con valore collettivo, i vecchi: rispettare la v.; la v. ha bisogno di assistenza.

Vocabolario TRECCANI 

Vecchiaia

Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie.
Molti avevano preso parte a quella storia –
uomini, animali, bambini, fiumi, alberi,
ragazzi e ragazze con motociclette, due papere
bianche,
il matto silenzioso con una cicca e una galletta;
ed era un mezzogiorno estivo d'oro e sventolavano
le piume della gallina sgozzata luccicando in aria,
e la zia Evanghelìa in cucina puliva le bamie,
e una grossa farfalla si posò sulla saliera.
Nessuno, proprio nessuno allora sapeva
che il transitorio passa nel mito. Alla stazione del treno
venne a sedersi su una panchina una vecchia vestita
di nero
che teneva sul grembiule un cesto d'uova come se fosse
l'unica cosa che aveva al mondo. Si addormentò lì.
Qualcuno di passaggio le rubò il cesto. E cadde la notte.
Ah, sì, invecchiano anche le statue e le poesie e i ricordi
degli eroi.


Karlòvasi, 23.VII.87
Traduzione di Nicola Crocetti
Ghiannis Ritsos.


poi i silenzi,
le riflessioni,
le ore
che non passano mai
e quelle
troppo veloci;
la notte, 
la paura 
ed il buio... 

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