Mai ti vinse notte così chiara
se t’apri al riso e par che tutta tocchi
d’astri una scala
che già scese in sogno rotando
a pormi dietro nel tempo.
Era Iddio allora timore di chiusa stanza
dove un morto posa,
centro d’ogni cosa,
del sereno e del vento del mare e della nube.
E quel gettarmi alla terra,
quel gridare alto il nome nel silenzio,
era dolcezza di sentirmi vivo.
Salvatore Quasimodo
Quasimodo usa la potente immagine della "notte chiara" per descrivere
come la luminosità della luna e delle stelle a Tindari superi l'oscurità
e la tristezza (simbolicamente la "notte") che spesso accompagnano
l'esilio e la distanza dalla propria terra. È un'affermazione di
speranza e di pace ritrovata nel rivedere i luoghi d'origine. La poesia esplora la fugacità della vita e la bellezza effimera attraverso il contrasto tra luce e buio, con immagini intense di natura siciliana, senso di isolamento e il richiamo alla mortalità, un tema caro all'Ermetismo di Quasimodo (dalla rete).

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