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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 10 gennaio 2017

Tempo e orologio (da rote)


L'orologio da rote
 
Mobile ordigno di dentate rote
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor con fosche note
a chi legger le sa: Sempre si more.
Mentre il metallo concavo percuote,
voce funesta mi risuona al core;
né del fato spiegar meglio si puote
che con voce di bronzo il rio tenore.
Perch’io non speri mai riposo o pace,
questo, che sembra in un timpano e tromba,
mi sfida ognor contro all’età vorace.
E con que’ colpi onde ’l metal rimbomba,
affretta il corso al secolo fugace,
e perché s’apra, ognor picchia alla tomba.
 
Ciro Di Pers
 
 
La cultura barocca manifesta un sentimento tragico del tempo, percepito e rappresentato come corsa inesorabile verso la morte.
Il tempo sta diventando laico, mondano; la prospettiva della redenzione si fa remota, imperscrutabile.
È significativa l’attrazione quasi ossessiva, dimostrata dai poeti, per il tema dell’orologio, che conferisce serietà simbolica alla curiosità tipicamente secentesca per la novità tecnica.
In L’orologio a rote Ciro di Pers non esalta l’invenzione dello strumento: anzi, la precisione meccanica con cui l’orologio scandisce il tempo («lo divide in ore») è posta sotto l’insegna della distruzione («dentate rote», «lacera il giorno»).
La fugacità del tempo non induce a un richiamo all’intensità vitale, ma il rintocco metallico e lugubre («Sempre si more») non fa che accelerare la corsa dell’«età vorace» verso la tomba.
Il sentimento stesso della vita è pervaso dal senso dell’annientamento.
Si precipita nella tomba fin dalla nascita.
La morte si cova nell’«assiduo calor», nel «nido vitale» del letto, che è anche «notturno sepolcro» e «funesto feretro» (così dice Cìro di Pers nel sonetto Al proprio letto).
Il gusto barocco del contrasto sottolinea una visione drammatica dell’esistenza, dominata, in ogni momento; dall’incubo della fine.
Il poeta non osa addormentarsi nel letto, perché sa’ «che del tempo un sol momento avaro (quello della morte) /ivi de’ (deve) alfin rapire il mio riposo».
Altrove il trascorrere del tempo è rappresentato come fragilità e inconsistenza delle forme, una mutevole e perenne trasformazione della bellezza e della gioia nel loro contrario.
Il tempo incide infatti anche sulla natura, che è avvertita come qualcosa di mobile, sfuggente, metamorfico.
(dalla rete: Luperini-Cataldi, La scrittura e l’interpretazione, vol. 2, tomo 1, edizione rossa, p. 154)
 
il tempo che passa non ha corpo,
le dimensioni sono varie e informi,
a volte opprime, attanaglia, schiaccia,
spesso è così lento da non vedere l'ora...

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