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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 12 settembre 2017

Palpebre

La palpebra è una formazione cutaneo-membranosa che ricopre l'occhio e svolge un importante lavoro di protezione, contribuendo alla distribuzione del liquido lacrimale. C'è una palpebra superiore (più grande) e una inferiore, entrambe provviste di ghiandole lacrimali e ciglia. Svolgono, tra l'altro, la funzione di proteggere dalla luce eccessiva e, soprattutto, dalla polvere. Le palpebre sono costituite da un'impalcatura muscolotendinea esternamente ricoperta dalla cute e internamente (a contatto con l'occhio) dalla congiuntiva.
Inoltre la congiuntiva è tenacemente adesa alla sclera con la quale si continua.  Non c'è dunque pericolo che lenti a contatto si perdano e possano raggiungere il nervo ottico. Nell'uomo sono due e si distinguono per la loro posizione in superiore e inferiore.
Sono costituite da un'impalcatura fibromuscolare.
In ciascuna palpebra si distinguono due facce, una esterna o cutanea e una interna o congiuntivale. Esse si continuano l'una nell'altra nel margine libero dove sono presenti le ciglia. La palpebra superiore origina sotto la linea del sopracciglio, è molto più estesa e mobile di quella inferiore e a occhio aperto è in parte nascosta nel solco orbitopalpebrale superiore.
La palpebra inferiore invece è separata dalla guancia dal solco palpebromalare. Delle palpebre si distiguono due parti dissimili per posizione e struttura. Una è a contatto con il globo oculare ed è costituita dal tarso, l'altra non in contatto con il globo oculare è priva del tarso e in contatto con il margine dell'apertura dell'orbita. Il margine libero della palpebra è divisibile a sua volta in due parti, una laterale, ciliare e una mediale, lacrimale. Il limite è segnato dalla papilla lacrimale dove è visibile l'orifizio del condotto lacrimale, il punto (da Wikipedia).  

Sulle palpebre chiuse
 
Come rossa è la luna nella sera
e come avvampa tra le rocce il fiore,
così il tuo viso se tremando mormoro
sulle palpebre chiuse le parole
care. O cara, fiammeggiano i ricordi.
E quel grillo che lima in qualche parte
il suo strillo, ci reca in altro luogo
e in altro tempo: fuochi bianchi, spersi
e ritrovati sotto questo azzurro
che t’incanta e m’incanta, e ci fa lievi.
 
Luigi Fiorentino
 
 le palpebre, si abbassano,
per non vedere, per trattenere l'attimo;
oppure spalancate stupiscono con gli occhi
nel guardare il mondo intorno...

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