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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 17 giugno 2014

Statue

stàtua s. f.
[dal lat. statua, der. di statuĕre «collocare, innalzare»].
– Opera di scultura, a tutto rilievo (o, come anche si dice, a tutto tondo), che rappresenta una figura umana o animale, oppure un’idea o un concetto astratti raffigurati in forma umana o animale: s. di marmo, di pietra, di bronzo, di legno, di gesso, di cera; s. d’avorio, d’oro, criselefantina; modellare, scolpire una s.; fondere una s. (di bronzo).
Spesso seguito da un compl. di specificazione indicante il nome dello scultore: una s. di Michelangelo, del Canova, di Manzù, ecc.; o anche il soggetto scolpito: una s. di Gesù, della Madonna; una s. di Giove, di Minerva, della Medusa; la s. della Fortuna; la s. della Libertà nel porto di New York.
Talvolta è sinon. di monumento, nel caso in cui sia eretto a singola persona e non costituito da un gruppo scultoreo: la s. di un condottiero, di un grande statista; la s. di Mazzini, del Cavour; s. equestre (v. equestre); erigere, innalzare una s.; inaugurare, scoprire una s.; buttar giù, abbattere, atterrare una statua.
Con valore generico: il piedistallo, la base della s.; villa, scalinata ricca di statue; le s. della fontana, della chiesa, di un parco della rimembranza, del cimitero.
In senso fig., come termine di confronto per indicare immobilità e silenziosità di una persona, oppure un atteggiamento particolarmente solenne e maestoso; talora anche insensibilità, inespressività: sembrava una s.; stava immobile e silenziosa come una s.; quella donna è una s., una vera statua.
◆ Dim. statüétta, statüina, piccola scultura originale o riproduzione di altra opera di dimensioni maggiori: una statuetta etrusca, una statuina cinese; statuine di marmo, di gesso; gioco delle belle statuine, gioco infantile, tipicamente femminile: a un ordine dato o alla fine d’un girotondo o d’una breve filastrocca, ogni bambina assume un particolare atteggiamento rimanendo immobile; quella di loro che fa da giudice decide quale sia la statuina più bella, cioè la compagna che ha assunto una posa più aggraziata.
(Vocabolario TRECCANI)

Le statue e noi

Le statue, calme, non si preoccupano dell'usura del tempo;
perdono le mani, i piedi o la testa
ma restano sempre nella stessa posa, erette,
o supine per terra, sorridenti,
o, bocconi, voltano la schiena a noi e al tempo
come se copulassero, come intente
a un amore infinito, e noi le guardiamo
con un'inspiegabile spossatezza, tristi. Più tardi
torniamo nell'albergo popolare, tiriamo le tende
per attenuare il bagliore del meriggio, e tentiamo,
nudi anche noi, coricati sul letto scomodo,
di imitare la quieta immobilità delle statue.


Karlòvasi, 9.VIII.87
Ghiannis Ritsos



immobili
come statue,
quante volte...
perchè?
eppure
il tempo dice,
qualche volta
il cuore dispone...

2 commenti:

  1. ancora di un battito,
    come leggero sussulto nella parvenza del vero,
    sillaba muta da altri rifiutata
    voce di vento fra stelle e comete.....
    "poesieinsmalto"

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  2. Annamaria,
    ben tornata, sei mancata a questo piccolo blog!
    Gujil

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