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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 27 novembre 2017

Alessandro Parronchi & Julia Butterfly Hill


Ottone Rosai
"Ritratto di Alessandro Parronchi", (1947)
Alessandro Parronchi
(Firenze, 26 dicembre 1914 – Firenze, 6 gennaio 2007)
è stato un poeta, storico dell'arte e traduttore italiano.
Nasce in una famiglia della borghesia fiorentina; il padre e il nonno sono noti e stimati notai. Denota fin da piccolo una predisposizione alla ricerca e allo studio dei classici, alimentata dalla ricca biblioteca in possesso della famiglia.
La perdita prematura del padre, al quale era molto legato, lo porta a meditare sul senso della giovinezza dell'amore e della morte, interrogativi che saranno sempre presenti nelle sue poesie.
Supera con profitto gli studi secondari in un istituto classico, si iscrive all'università di Firenze e nel 1938 si laurea con una tesi in Storia dell'arte. Inizia a collaborare a giornali e riviste fiorentine, da Frontespizio a Campo di Marte, da Letteratura a La Chimera, a fianco di Carlo Bo, Oreste Macrì, Gianfranco Contini e al fiorentino d'adozione Eugenio Montale. In questa atmosfera culturale particolarmente fervida e produttiva conosce poeti, romanzieri e pittori tra cui Umberto Bellintani, Romano Bilenchi, Giorgio Caproni, Carlo Betocchi, Alfonso Gatto, Luigi Fallacara, Mario Luzi, Piero Bigongiari e Ottone Rosai; con alcuni, e in particolare con Vasco Pratolini, stringe durature e fraterne amicizie.
Nel 1941 pubblica il suo primo libro di poesie, I giorni sensibili; seguono poi la raccolta di poesie I visi (1943) e Un'attesa (1949).
Il poeta dedica successivamente parte del suo tempo come professore universitario a studi importanti sulla pittura e la scultura del Rinascimento e in particolare su Michelangelo Buonarroti, con il suo saggio più celebre, Studi su la dolce prospettiva (1964), e alle traduzioni poetiche di Mallarmé, Nerval, e De Guérin.
Il 6 gennaio 2007 muore nell'amata casa di Via Luigi Settembrini 21 a Firenze dove ha vissuto con la moglie Nara e le figlie.
Gli ermetici fiorentini degli anni trenta e quaranta consideravano la sua poesia arte pura, una religione interprete definitiva di una cultura poetica che veniva da lontano con la quale identificare la propria vita, assentarsi dal fascismo, contestare il crocianesimo e procurare forma sistematica a sensazioni ed umori già comparsi in forma isolata con Campana, Rebora, Ungaretti, in Italia e in Europa con Mallarmé, Eliot.
In questo contesto la poetica di Parronchi si è sempre distinta per il suo inesauribile bisogno d'infinito, impegnato in una ricerca destinata a rimanere sospesa, non essendo possibile conciliare la constatazione di una vita destinata alla fine con l'aspirazione ad un'esistenza eterna, per questa via il poeta giunge a negare la morte, la storia, si avvicina alla fede religiosa ma il problema rimane e lo stato di sospensione tra finito e infinito diventerà il motivo ricorrente della sua immensa produzione in versi (Wikipedia).


Ragazza pensile
 
Ed io non porterò più invidia al giorno,
se dove l’ombra della sera inchina
una stridula voce di bambina
ai bei rami sarà tessuta intorno.

Già i tenebrosi allori al roseo corno
della luna s’impigliano, e vicina
a noi è la selva dove in ghiaccia brina
le si spenge annerando il capo adorno.

E tentenna nel limpido topazio
stupito un viso, una palpebra lieve,
ed occhi ingenui bevono lo spazio,

ma di questo miraggio umidi in breve
i lecci amari addensano lo strazio
sulle rose notturne, come neve.
 
Alessandro Parronchi
da I giorni sensibili, 1941




Julia Butterfly Hill
una ragazza americana di 23 anni si arrampica su una sequoia alta settanta metri (da lei battezzata “Luna”) per protestare contro l’abbattimento di una foresta millenaria nel Nord della California da parte della Pacific Lumber, società per la raccolta e trasformazione del legname.
Convinta di rimanerci soltanto un paio di settimane, Hill rimase su “Luna” fino al 1999. Vivendo su una traballante piattaforma a sessanta metri da terra, ha sopportato la fame (per la difficoltà di ricevere i rifornimenti), la stanchezza, il freddo e le tempeste, ma alla fine ha vinto ottenendo dalla Pacific Lumber l’accordo che ha permesso di salvare “Luna” e gli alberi vicini.
 
Pensile
aggettivo (dalla rete)

1.- Elevato rispetto al terreno sottostante o circostante, mediante artifici atti a garantire una funzione decorativa o di comodo: i giardini p. di Babilonia; mobili, scaffali p. (in questo sign. anche s.m. : i p. del bagno, della cucina).
 2.- Sospeso nel vuoto.
"la Terra, corpo pensile e librato sopra 'l suo centro" 

le mie ragazze, pensieri, lontani,
mi innamoravo di tutto, sempre,
attorno mutavano stagioni e il cuore
batteva, forte , emozionato e leggero

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