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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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sabato 3 dicembre 2016

Dame


Io vidi belle, adorne et zentil dame
al suon de suavissimi concenti
con loro amanti mover lenti lenti
i piedi snelli accesi in dolce brame.
5 Et vidi murmurar sotto velame
alcun de gli amorosi suoi tormenti,
dividersi, e tornar al sono intenti
e cibar d’occhi l’avida sua fame.
Vidi stringer le mani e lassar l’orme
10 dolcemente stampate in lor non poco,
e trovarsi in dui cor desio conforme.
Né mirar posso così lieto gioco
ch’a penser lieto alcun possa disporme
senza colei che notte e giorno invoco. 
 
Gaspare Visconti
 
 
Ho visto belle dame, elegantemente vestite e di nobile aspetto, al suono di musiche dolcissime, muovere molto lentamente con i loro innamorati gli agili piedi, animati da un delicato desiderio. E ne ho visto alcuni mormorare allusivamente i propri tormenti amorosi, separarsi e riunirsi seguendo la musica, e saziare con gli sguardi la fame (d’amore). Ho visto che si allacciavano le mani, e lasciavano impronte impresse dolcemente e a lungo su di loro, e che due cuori avevano un unico desiderio. E tuttavia non posso guardare un gioco tanto lieto da potermi suggerire qualche pensiero lieto senza colei (la mia amata) che invoco notte e giorno.
 
La poesia lirica è per Gaspare Visconti, ricco gentiluomo, una forma di elegante evasione, nella quale - grazie alla raffinata sensibilità e al buon gusto della corte sforzesca, in cui agiscono personaggi come Leonardo da Vinci - un alto dilettantismo e la fedeltà ai modelli petrarcheschi non escludono la sincerità dell’ispirazione.
In questo sonetto è descritta una danza, in cui le dame, che immaginiamo vestite di pesanti broccati quattrocenteschi, si muovono con gesti lenti e quasi ieratici, e sfiorano delicatamente - allontanandosi e riavvicinandosi le mani dei loro compagni, conservandone una labile impronta amorosa, mentre si scambiano sottovoce parole d’amore e furtivi sguardi.
Secondo la didascalia iniziale, “Qui si descrivono i gesti fatti fra innamorati a una festa, specialmente in alcuni balli, e benché tutti abbiano il potere di risvegliare alla letizia ogni cuore assopito, tuttavia l’amante non può essere indotto ad alcun pensiero felice senza la persona amata”.
È una danza delicata, in cui predominano la vista (Io vidi... Et vidi ... Vidi ... mirar ...), l’udito (suavissimi concenti, murmurar, al sono intenti) e il tatto (stringer le mani), ma in forma quasi rarefatta.
Immersa in una sorta di lieve malinconia, la scena sembra l’immagine di un’amorosa assenza. (TRECCANI - Una poesia al giorno)
 
 
anch'io vidi, qualcuna la ebbi,
più sono quelle sfiorate, volute;
oggi vivo passioni ancestrali,
condivido con me le fatiche...

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