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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 16 dicembre 2014

Malinconia tra Degas e Saba



E. Degas, Malinconia, 1874

Degas con lo sguardo freddo del clinico indagatore osserva la malattia dell'anima, la malinconia, di cui egli stesso era vittima, e registra la contorsione silenziosa di una donna vestita di rosso afflosciata in una poltrona; registra del resto i segni del disfacimento sui corpi e i volti di ballerine e prostitute.
Quell'atto di sfregiare, annullare il volto femminile sembra il riflesso di una concezione che fa corrispondere un vizio interiore, un'aberrazione dell'anima, alla deformità: le donne sono senza volto perché "perdere la faccia" indica la perdita di pudore, regole, rispetto.
Lo sfregio subito dai volti di Degas è l'inizio di un percorso segnato da un parossistico accanimento sul corpo operato in modi e con intenti diversi.
(da G. Mori, Degas tra antico e moderno, Art e dossier n.204, Giunti 2004)
 
Dipinta nel 1874 in questa splendida e solitaria "malinconia" di Degas possiamo notare nell'espressione del volto contratto e rassegnato, con i sopracigli leggermente corrugati e lo sguardo perso nel vuoto, con gli angoli della bocca che tendono verso il basso e le labbra leggermente aperte. quanto basta per dar voce ad un silenzioso lamento.
 
 
Malinconia
 
Malinconia
la vita mia
struggi terribilmente;
e non v'è al mondo, non c'è al mondo niente
che mi divaghi.

Niente, o una sola
casa. Figliola,
quella per me saresti.
S'apre una porta; in tue succinte vesti
entri, e mi smaghi.

Piccola tanto,
fugace incanto
di primavera. I biondi
riccioli molti nel berretto ascondi,
altri ne ostenti.

Ma giovinezza,
torbida ebbrezza,
passa, passa l'amore.
Restan sì tristi nel dolente cuore,
presentimenti.

Malinconia,
la vita mia
amò lieta una cosa,
sempre: la Morte. Or quasi è dolorosa,
ch'altro non spero.
 

Quando non s'ama
più, non si chiama
lei la liberatrice;
e nel dolore non fa più felice
il suo pensiero.


Io non sapevo
questo; ora bevo
l'ultimo sorso amaro
dell'esperienza. Oh quanto è mai più caro
il pensier della morte,

al giovanetto,
che a un primo affetto
cangia colore e trema.
Non ama il vecchio la tomba: suprema
crudeltà della sorte.
 
Umberto Saba
 


eppure malinconia
è anche dolcezza,
quella che ti fa
stringere i pugni,
quella di abbracci visionari;
è anche
un po' di calore...

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