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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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sabato 4 febbraio 2012

Viburni

Il genere viburnum comprende circa duecento specie di arbusti di dimensioni varie, decidui o sempreverdi, originari dell'Asia e dell'Europa; molto diffusi nei giardini per la facilità di coltivazione, hanno in genere forma arrotondata, o eretta, e raggiungono i 3-4 metri di altezza nell'arco di alcuni anni.
Il fogliame è ovale o lanceolato, in genere coriaceo, liscio o rugoso, a seconda della specie, di colore verde scuro.
I fusti sono molto ramificati, e sopportano potature anche drastiche, per mantenere l'arbusto più compatto. Le specie a foglia caduca fioriscono in primavera, la gran parte delle specie sempreverdi fioriscono in autunno o in primavera.
Quasi tutte le numerose specie di viburno producono decorative bacche, che rimangono sulla pianta a lungo. I fiori dei viburni sono riuniti in caratteristici racemi ad ombrello, e così anche le bacche. In alcuni casi i racemi sono globosi, come in V. opulus.
Se non riusciamo a digerire i nomi latini delle piante (peraltro indispensabili in certi frangenti), per i viburni (genere Viburnum) è sempre disponibile un ricco carnet di denominazioni popolari tuttora valide: lantana, lentaggine, viburno tino, pallon-di-maggio...
Ce li ha tramandati un’inveterata dimestichezza dell’uomo con arbusti di grande utilità pratica – dalla medicina popolare all’artigianato del legno – ma anche dal richiamo estetico straordinario per forme, colori e profumi, che si somma ad un’eccellente flessibilità e a un’ampia versatilità d’impiego. In natura non è così difficile imbattersi in un viburno spontaneo: al nord, basta inoltrarsi in un sentiero di collina o montagna, ai margini di un bosco di alberi decidui (la lantana: V. lantana); nel centro-sud, accanto ad alberi sempreverdi (il tino: V. tinus); oppure in un pioppeto o in una boscaglia umida (il pallon di maggio: V. opulus). Proprio perché abituati a vivere in ambienti tanto diversi, i viburni, quando vengono impiegati per scopi ornamentali, rappresentano una risorsa davvero preziosa per tutti: il semplice appassionato di giardini e il grande paesaggista ne ricaveranno uguali vantaggi. Senza contare che a rinforzare le fila delle specie nostrane sono arrivate da diverse parti del mondo altri viburni, uno più bello dell’altro.
In città e nelle siepi: da più di un secolo, le amministrazioni pubbliche – impegnate a rinverdire gli ambienti urbani con aiuole, piccoli giardini e viali alberati – si servono frequentemente di viburni sempreverdi, che siano da un lato di piacevole aspetto e dall’altro di facile manutenzione. Se poi si tratta di arbusti che tollerano senza troppi problemi l’aria inquinata della città, tanto meglio: di qui, la scelta di specie come V. tinus, il cui fogliame sempreverde resiste alle prove più dure, mentre la sua capacità di adattarsi a climi relativamente freddi (e continuare a fiorire per lunghi periodi dell’anno, anche d’inverno) è davvero ammirevole. Per la formazione di siepi, il tino è inarrivabile, ma in alcuni casi, se lo spazio a disposizione è sufficientemente ampio, si ricorre anche al cinese V. rhytidophyllum; che però non a tutte le latitudini si comporta da sempreverde anche nei mesi freddi. Questa specie mette in mostra foglie pendule di grande effetto, ma può alzarsi fino a sei metri e allargarsi anche per più di quattro. Sempre per gli stessi scopi e con analoghe possibilità di fioritura invernale, si può utilizzare l’ibrido V. x pragense che, quando viene lasciato crescere indisturbato, assume un bel portamento tondeggiante.
Un po’ di botanica: il genere Viburnum comprende più di 150 (o forse 200) specie spontanee, che vivono nelle aree temperate dell’emisfero settentrionale della terra, con qualche rappresentante in Sud America e Malaysia. Si tratta esclusivamente di arbusti o alberelli, con altezze variabili fra i 50 cm e i 15 metri e con fogliame deciduo o sempreverde. Essi hanno foglie opposte, semplici e solo talvolta in verticilli di tre, con margine intero oppure dentellato. Il fogliame è medio-grande e in molti casi si colora vivacemente in autunno. Le infiorescenze – in corimbi, ombrelle o pannocchie – possono avere fiori esterni sterili e interni fertili, rassomigliando in questo alle ortensie. I singoli fiori hanno corolle bianche, crema o anche rosee, mentre i frutti (drupe) sono oblunghi o quasi sferici, con un solo seme e colori vivaci che spaziano dal nero al rosso al blu metallico.
In ogni giardino: quasi tutti i viburni trovano numerose forme d’impiego in ogni tipo di giardino, piccolo o grande che sia, non solo per il fatto che essi si presentano sotto diverse fogge e dimensioni, ma anche perché le loro ‘prestazioni’ sono sfruttabili in tutte le stagioni. In pratica, non vi è problema, per quanto difficile o insolito, che essi non siano in grado di risolvere in modo efficace. La destinazione usuale è nelle aiuole di ampie dimensioni, in cui essi si mescolano con altri arbusti, così come all’interno di bordure, magari anche accompagnati da erbacee perenni di buona struttura. Le specie decidue più scenografiche, come ad es. V. plicatum nelle sue numerose varietà, meritano il posto d’onore in spazi che le accolgano in funzione di elementi isolati, dal momento che sono in grado di reggere perfettamente la scena anche da sole. Alcune specie che raggiungono un’altezza medio-alta sono idonee a formare ‘schermi’ naturali, sia per occultare brutture che non sapremmo come nascondere, sia per dare maggior risalto ad altri arbusti od erbacee collocati in primo piano: ancora una volta, a tale scopo, useremo V. tinus, che sempre più si conferma come pianta-tuttofare (dalla rete).


il dito solca una polvere antica
disegnando arabeschi sul legno,
la luce fatica a rischiarare la sera;
rovinata dal tempo sollevo la plica
di libro che narra un fantastico regno
che mi vide bambino riscoprire la vera
dolcezza di un abbraccio notturno,
di madre, fuori le essenze nel vento
del bianco e profumato viburno
in me, dentro, un calore mai spento...

Anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

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