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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 4 novembre 2011

Il 4 Novembre, San Carlo

Il 4 novembre 1918 terminava la prima guerra mondiale.
Con l’entrata delle truppe italiane vittoriose a Trento e Trieste, dopo quasi tre anni e mezzo di combattimenti, si concludeva quella che allora venne definita la “Grande Guerra” e si completava il processo di unificazione nazionale.
Il 4 novembre è un giorno importante per la storia d’Italia: si celebra in questa data l’armistizio che nel 1918 pose fine alle ostilità tra l’Italia e l’Austria-Ungheria, nell'ambito della 1a guerra mondiale, concluse sul campo con la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto. Una vittoria frutto della dedizione, del sacrificio e dell’unità del popolo italiano. Ma anche un evento sanguinoso, che costò la vita a 689.000 italiani mentre 1.050.000 furono i mutilati e i feriti: cifre che devono far riflettere, numeri da ricordare.
Tre anni dopo, il 4 novembre 1921, l’Italia si stringeva attorno alla figura del “Milite ignoto”, un soldato senza nome per quella che rappresentò la prima forma di elaborazione del lutto personale e collettivo e, soprattutto, un simbolo di identità collettiva e di unione.
Ecco perché il 4 novembre si celebra il Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. Una giornata che il Regio decreto n. 1354 del 23 ottobre 1922 dichiarò festa nazionale.
Una ricorrenza celebrata con l’apertura delle caserme di tutta Italia (dalla rete).



San Carlo Borromeo

Arona, Novara, 1538 - Milano, 3 novembre 1584.
Nato nel 1538 nella Rocca dei Borromeo, sul Lago Maggiore, era il secondo figlio del Conte Giberto e quindi, secondo l'uso delle famiglie nobiliari, fu tonsurato a 12 anni.
Studente brillante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove venne creato cardinale a 22 anni. Fondò a Roma un'Accademia secondo l'uso del tempo, detta delle «Notti Vaticane».
Inviato al Concilio di Trento, nel 1563 fu consacrato vescovo e inviato sulla Cattedra di sant'Ambrogio di Milano, una diocesi vastissima che si estendeva su terre lombarde, venete, genovesi e svizzere.
Un territorio che il giovane vescovo visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli.
Fondò seminari, edificò ospedali e ospizi.
Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri.
Impose ordine all'interno delle strutture ecclesiastiche, difendendole dalle ingerenze dei potenti locali.
Un'opera per la quale fu obiettivo di un fallito attentanto.
Durante la peste del 1576 assistì personalmente i malati.
Appoggiò la nascita di istituti e fondazioni e si dedicò con tutte le forze al ministero episcopale guidato dal suo motto: «Humilitas».
Morì a 46 anni, consumato dalla malattia il 3 novembre 1584. (Avvenire)

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