Questa poesia “Per lei” fa parte della raccolta “Il seme del piangere” (1950-1958). Tutte le liriche di questa raccolta sono dedicate alla madre dell’autore, Anna Picchi.
Per lei
Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era così schietta)
conservino l’eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.
Giorgio Caproni
Per Anna, il poeta, vorrebbe parole pure, solite; parole non
raccomandate ma palesi: aperte a tutti; parole come se fossero il mare e
come se avessero il suono dei suoi orecchini; che abbiano le sue
collane il colore dei coralli. E ancora, parole che a distanza abbino la
sua stessa eleganza, fatta di un gusto semplice, ma evidente. Parole
che non siano deboli, anche se ripetitive. Parole che non trasmettano
malinconia e rassegnazione, ma fresche ed elementari (dalla rete).
Nel rimare un amore rimane
un senso di disperato distacco;
inviti superflui sgretolano certe
carezze mai date, baci sognati...
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