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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 22 gennaio 2016

Voltarsi

 
(Fumo)
 
E io mi voltai
perché c'era il rischio che sparisse
e avevo dato il cuore per tenerlo.
Ed ecco, vidi!
il sussurro di una beltà come deve uscire dalla terra
o dalle acque, e le acque nella terra,
o dal sonno in aria, e dall'aria in nessun luogo
– esiste sogno che non si addormenti alla spulatura
del mattino?
qualcosa che quando la svegliamo sia lì?
foss'anche l'orlo del suo abito profondo, le sue
babbucce d'argento
il suo passare se non vuol fermarsi?
 
Ah, che pena, che pena
che grande pena.
Andremo dai morti senza aver sfiorato
il loro amore.
 
Maria Lainà
Traduzione di Nicola Crocetti
 
 
Si narra che il mitico cantore Orfeo, perduta l’amata Euridice, uccisa dal morso di un serpente mentre passeggiava insieme alle ninfe sue compagne, abbia tentato la più ardita delle imprese: scendere agli Inferi e riportare in vita la sposa.
Rapite dalla struggente bellezza del suo canto, le mbre dei morti si fanno intorno all’inatteso visitatore, Cerbero resta con le tre bocche spalancate, i dannati vedono improvvisamente cessare la loro pena (la ruota di Issione smette di girare, il masso di Sisifo rimane sospeso a metdel pendio). Perfino gli inesorabili signori degli Inferi, Ade e Persefone, ascoltano commossi la preghiera di Orfeo e acconsentono a restituirgli Euridice, a patto però che egli non si volti a guardarla prima di essere uscito dal regno dei morti.
Così Orfeo inizia la lenta risalita verso la vita, la sposa lo segue alle spalle. Sono ormai vicini all’uscita, già filtrano dall’alto i primi raggi di sole, quando per eccesso d’amore, per l’irresistibile desiderio di contemplare il volto amato, o per l’ansia di controllare che sia proprio Euridice a seguirlo, Orfeo si gira e in un attimo tutto perduto: Euridice scompare, risucchiata per sempre nella voragine infernale.
 
Inconsolabile, Orfeo si rifugia nella desolata terra di Tracia a piangere Euridice due volte perduta, e qui barbaramente ucciso dalle donne nella frenesia dell’invasamento dionisiaco, orrenda punizione per avere introdotto la pederastia nel paese o, piuttosto, per il suo ostinato negarsi a nuove unioni. Il suo corpo fatto a pezzi e le membra sparse nella campagna in un orrido rito di fertilità. Ma la testa, rotolata nel fiume Ebro, non smette di cantare il nome dell’amata Euridice: alla fine, del mitico cantore non resta che la voce, e del suo canto il nome dell’amata, quintessenza del poeta e della sua poesia (così almeno, nella versione virgiliana) (dalla rete).

anch'io mi voltai e spesso,
cercavo cose passate, lontane,
cose perdute, eppure amate,
cose che erano e più non sono...

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