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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 16 gennaio 2015

Estraneo

Estraneo

Se tu estraneo guardassi
di un fiume le pietre,
di una pianta le radici
(quand'esse chiedono),
piangeresti per averlo fatto.
Ma se guardi me
che se chiedo non mi ascolto,
Se mi guardi e cerchi,
e frughi bene ove son certa di custodire
qualcosa, qualcuno,
ecco che stupito rideresti.
Per tanto vuoto.

Laura Nobile

Tutte le poesie
 
 

estraneo

[e-strà-ne-o] agg., s. - Sabatini Coletti
  • aggettivo
  • 1 Di persona, che è, che si pone fuori da un contesto: mantenersi e. a una faccenda; che non fa parte di un ambiente omogeneo, spec. per quello del lavoro: uomini e. si sono mescolati agli operai; che non ha alcuna relazione di parentela, di amicizia o di conoscenza con il soggetto SIN sconosciuto: non mi confido certo con una persona e.
  • 2 Assente, indifferente: sentirsi e. alla realtà
  • 3 Di cosa, non pertinente: fare delle osservazioni e. al tema in discussione || corpo e., qualsiasi formazione solida che penetri in un corpo dall'esterno
  • sostantivo maschile (f. -a) Nell'accez. 1 dell'agg.: non dare confidenza agli e.
 
infiniti ritorni,
estraneo a tutto, a tutti,
nel quadro generale del tempo
come in corso d'opera
come di corsa...
 
 
L'estraneo
(infiniti ritorni)
 
Lontano, lontano qualcuno mi darà la mano lontanto, lontano...
Dai dottori di Smirne ho imparato il triangolo e il libro della vita scorreva piano fra le dita; coi mercanti di Tebe ho giocato tutti i sensi di scacchi e di pedine coi chicchi bianchi e le palline; e dai profughi celti ho visto segni per capaire le stelle e aprire un velo e far salire menhir al cielo. Sotto i portici di Toledo ho preso un bimbo sero per la mano e mi portavano lontano i suoi occhi; e correvo nelle mille sere, con i dadi fermi nel bicchiere e intorno amore, amore, amore, amore...
E in un attimo di Granada ho ucciso per due volte uno stesso uomo e non chiedevano perdono i suoi occhi... e correvo nelle mille sere, con i dadi fermi nel bicchiere e intorno amore, amore, amore, amore... E il mio vecchio che sa la verità guarda il tramonto dalla collina: da qualche punto lontano suo figlio tornerà.
E ho imparato le mille posizioni fra le gambe di donne e di bambini le loro bocche come fiori e ho giocato le cento rivoluzioni la mia rabbia e le cento delusioni che son mille e son tante e son belle e son sante il giorno dopo. E provai ogni droga più che vino, il linguaggio del bruco e l'assassino e a saper tutto senza parole.
E in una sera di Gerusalemme dal vecchio ebreo che contrattava gemme ho visto un dio che mi veniva incontro e ho provato tutto per scappare, ma lui insisteva: "Dài, fatti salvare, ho tanto amore, amore, amore...". E in un cortile di Gerusalemme che aveva sceltto lui da chissà quanto mi abbracciò e baciò e stava delirando, e aver capito tutto in un istante fu come morir le morti tutte quante e non volere essere più niente, niente, niente... E il mio vecchio che sa la verità guarda il tramonto dalla collina: da qulache punto lontano suo figlio tornerà.
 
Roberto Vecchioni

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