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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 29 gennaio 2015

Da una mela poetica a un quadro famoso


Michelangelo Merisi da Caravaggio
"Canestra di frutta"
1599 - olio su tela
Pinacoteca Ambrosiana - Milano
Ora tutto si quieta,
tutto raggiunge il buio.

Non parlavo che al cappotto disteso
al cestino con ancora una mela
ai miti oggetti legati

a un abbandono fuori di noi
eppure noi, dentro la notte

inascoltati.

Antonella Anedda

Residenze invernali


 
parlo alle cose, con la mente,
non aspetto risposte
ma riempio tasche riposte
di tanto pensare irrequieto...
 
 
Canestra di frutta
(nota anche con il nome antico di "Fiscella")
è un dipinto a olio su tela di 31x47 cm realizzato nel 1599 dal pittore italiano Michelangelo Merisi detto il "Caravaggio" (1571-1610) e oggi conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

 
La Canestra di frutta è stata anche
raffigurata sulla banconota da 100.000 lire
emessa in Italia dal 1994 al 1998
L'opera mostra un canestro definito con precisione analitica e quasi fiamminga negli incastri del vimini, all'interno del quale sono frutti e foglie di ogni genere. La natura morta è assunta a soggetto protagonista, tanto quanto lo sarebbe stato un eroe della mitologia in un quadro di storia.
Il canestro sporge impercettibilmente in avanti nel suo tangibile realismo tridimensionale (che si contrappone allo sfondo bidimensionale), come fosse in una situazione precaria, creando un colpo d'occhio che attrae lo spettatore moderno nell'immediato: questa tendenza, così come la presentazione di frutti bacati o intaccati dalle malattie, simboleggia la "vanitas" dell'esistenza umana, ovvero il richiamo alla caducità della vita, un bene effimero destinato a svanire nel tempo.
Si tratta in realtà di un sipario decontestualizzato, quasi sottratto dal suo reale contesto naturale; anche il realismo è soltanto apparente, poiché sono rappresentati insieme frutti di stagioni diverse. Il cesto di vimini è rappresentato come se si trovasse in alto rispetto allo sguardo di un ipotetico spettatore, come se fosse posto su di una mensola da cui dà l'impressione di sporgere lievemente. La scelta di questo taglio permette alla composizione di far emergere la natura morta attraverso l'uso di uno sfondo chiaro, uniforme e luminoso; la luce sembra provenire da una fonte naturale e svela le gradazioni di colore che differenziano gli acini verdi in primo piano e quelli già molto maturi nel grappolo posto dietro la mela bacata (che simboleggia la precarietà delle cose e il trascorrere del tempo), creando un effetto illusionistico di tridimensionalità dell'immagine.
La frutta stessa quindi diventa la protagonista del quadro ed acquista un significato quantomeno ambiguo: all'apparenza è fresca e fragrante ma, facendo attenzione, comincia in realtà a marcire, a rinsecchirsi e di conseguenza a rovinarsi fino aa arrivare a deteriorarsi completamente.
L'artista paragona così la brevità della giovinezza e dell'esistenza umana al ciclo della maturazione della frutta e dei fiori.
I frutti sono tutti legati alla simbologia cristologica, a presagire la passione di Gesù Cristo.
Le nature morte erano originariamente due: una legata al culto mariano ed una legata a Cristo.
Tuttavia la figura del cesto trova nel Cantico dei Cantici il suo modello ispiratore ed è simbolo della sposa, ossia della Chiesa: il suo sporgere in avanti verso lo spettatore è un segno di offerta di sé nei confronti dell'umanità. (da Wikipedia). 


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