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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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giovedì 17 aprile 2014

(appartenere)

appartenére
(ant. appertenére) v. intr. [lat. tardo appertĭnere, comp. di ad- e pertĭnere «appartenere, riguardare», incrociato con pars partis «parte»] (coniug. come tenere; aus. essere o avere). –

1.
a. Essere di legittima proprietà di qualcuno: questo computer mi appartiene (o, con più forza, appartiene a me); quel castello era (o aveva) già appartenuto per più d’un secolo ai suoi avi.
b. Fare parte di una famiglia: appartiene a una famiglia di industriali; detto anche di animali e piante: il cetriolo appartiene alla famiglia delle cucurbitacee.
c. Fare parte di un corpo, di un’organizzazione, di una categoria sociale (o, meno com., essere membro di una società, di un’accademia e sim.): a che distretto appartieni?; a. alla borghesia, alla classe dirigente.
d. Di luoghi, essere incluso nel territorio soggetto a un ente amministrativo, politico e sim.: Settignano appartiene al comune di Firenze; la Corsica appartiene alla Francia; anche con esclusione di vincoli politici: la penisola araba appartiene all’Asia; il Canton Ticino appartiene linguisticamente all’Italia.

2.

Spettare, essere di competenza, riguardare: appartiene alla polizia indagare (meno com. d’indagare); la decisione appartiene al ministro; non t’occupare di cose che non t’appartengono; in questo sign. anche con la particella pron.: ho fatto quanto s’appartiene a un buon cittadino.
3.

In geometria, si dice che un punto P appartiene a una retta r se giace su di essa; e viceversa che la retta r appartiene a P, se passa per P; analogam. nel caso di piano e retta, di piano e punto. ◆ Part. pres. appartenènte, anche come agg. e sost. (ma sempre con costruzione verbale): i membri appartenenti all’associazione; tutti gli appartenenti alla famiglia.

Vocabolario TRECCANI


(appartenere)

Dorme in un gelo diverso l’acqua di pozzanghere,
l’acqua che diviene spreco; l’autunno di campagne
vive di presenza e dispersione.
Le parole fanno caldo il nostro sonno.

Ecco per dove passerà la via
che sanerà la sete: per luce o cumulo di voci nebulose
per tutte le ricevute, per gli orologi senza suoneria,
per mappe catastali. L’essenza della vita
è un semplice lavoro, il vuoto d’energia che si dimentica
nell’attimo di un’alluvione. E mai completa,
un infinito lavorìo, la casa del riparo
sta lì per tenere il proprio vuoto, dove non ci saranno
mai quelli che non sono
nati. La casa è indifferente ai temporali
all’acqua che si divide dalle acque
che arrivano da oriente, piogge
soltanto – felici di non essere
acque morte.

 
 (Rocca di mezzo, Roma, 13 febbraio 2003)
Mario De Santis


un senso
di vaga follia,
paura
più che altro,
ritorno indifeso
e stanco,
l'anima pesa...

2 commenti:

  1. Un caro saluto per te Gujil
    e un affettuoso augurio:
    Buona Rinascita.

    Sabrina

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  2. Sabrina, campane a festa per rasserenarsi almeno un giorno.
    Baci

    Gujil

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