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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 10 luglio 2015

Limite

limite [lì-mi-te] s.m.
 
1 - Linea di demarcazione, confine: l. di un campo
 
2 - estens. Segno visibile che indica un confine (p.e. steccato, solco, cippo ecc.): il l. del podere è stato spostato || l. chilometrico, pietra miliare
 
3 - Grado, livello o punto estremo a cui può giungere qlco.: l. di carico, di resistenza || l. di guardia, livello dell'acqua di un fiume al di sopra del quale vi è rischio di inondazione ~fig. punto massimo di tensione, di sopportabilità: lo scontro politico ha ormai superato il l. di guardia
 
4 - Punto di passaggio a una condizione diversa da quella normale: essere ai l. della follia
 
5 - Termine, confine, ambito (concreto o ideale) che non può o non deve essere superato: porre un l. agli sprechi; i l. della mente umana || l. di velocità, velocità massima consentita | oltrepassare i l., passare ogni l., esagerare | superare, abbassare un l., nel l. sport., ottenere un primato | vittoria prima del l., nel pugilato, ottenuta prima della conclusione normale dell'incontro | al l., nella peggiore delle ipotesi, tutt'al più, per male che vada
 
6 - Manchevolezza, insufficienza: una persona con molti l.
 
7 - mat. Concetto fondamentale dell'analisi infinitesimale; formalizza la proprietà di una funzione di assumere valori arbitrariamente vicini a un dato punto del codominio, quando la variabile indipendente tende a un punto del dominio; indica anche il valore stesso cui la funzione si avvicina

• - In funzione di aggettivo inv., che costituisce il limite, estremo: caso limite.



Limiti
 
Varcando confini esco,
da limiti imposti e preposti;
le figure contratte riescono
ancora ad emettere voci
nel rumore di fondo pervade
un ironico senso del nulla.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate


giovedì 9 luglio 2015

Sensazione estiva

Giuseppe Arcimboldo, Estate
Sensazione
 
Nelle sere azzurre d'estate andrò per i sentieri,
pizzicato dal grano, a calpestare l'erba tenera:
come in sogno ne sentirò il fresco nei piedi.
Lascerò che il vento bagni la mia testa nuda.
Non dirò nulla, non penserò a niente:
ma l'amore che non ha fine mi riempirà l'anima,
e andrò lontano, molto lontano, come un vagabondo
attraverso la Natura, felice
come quando si sta con una donna.
 
 
Sensation
 
Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue:
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
Je ne parlerai pas, je ne penserai rien:
Mais l'amour infini me montera dans l'âme,
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, - heureux comme avec une femme

Arthur Rimbaud




le sere d'estate, già...
ricordo baci nascosti,
carezze intime e suoni,
ricordo amori passati...


William Adolphe Bouguearau -
Rest at Harvest (1865)
 olio su tela, Philbrook Museum of Art, Tulsa.

mercoledì 8 luglio 2015

Ultime luci


Diego Saiani  (Nave 1946) 
"Ultime luci" - 2014, olio su cartone - 

Le ultime luci
 
Tramontato è il sole, e la luna
dai tuoi capelli eclissata
sfrangia le ultime luci

che discendono in acqua.
 
Dovrò chiudere gli occhi
per non guardare spogliarsi
svolgersi a corolla
impolverarsi d'azzurro
l'anima mia, dentro i tuoi
che hanno suoni d'aurore

ultraterrene.
 
Mi pento
d'essere cresciuto.


Ennio De Santis
In un cardo spolpato





Domenica Regazzoni,
"Ultime luci di Sestri" - acquarello 20x25 - 1992
  

calde sere afose,
estati dimenticate,
così volute, attese;
ora non più,
ora si pensa al tempo
e il tempo passa...
 

 
Sestri Levante
 - Palazzo Comunale -
2010
 
Una sequenza di dipinti di Domenica Regazzoni (tra il 1980 e il 1990) ispirati alla cittadina di Sestri Levante viene a costituire l’esposizione nella città ligure.
In qualche misura con una sorpresa, una suggestione forse più oggi che non ieri.
Sono pagine intime, segrete tra una sorta di esilio e il sentimento della vita.
In queste immagini della mostra, tra la spiaggia e il mare, la terra e il cielo, il «qui» e «l’altrove» ritroviamo l’intervallo perduto: la visione, i colori, le intermittenze, le musiche del silenzio.
Immagini che oggi appaiono come un tempo ritrovato.
Apparentemente Sestri è un «luogo» tra il quotidiano e l’orizzonte.
In questa pittura Sestri diventa un luogo emblematico.
Ultime luci d’inverno è il titolo di un dipinto.
Il paesaggio invernale viene a coincidere con la fine del tempo, il confine della lingua tra illusione e congedo (dalla rete).

martedì 7 luglio 2015

Estiva

Estiva
 
Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini,
dell'albe senza rumore -
ci si risveglia come in un acquario -
dei giorni identici, astrali,
stagione la meno dolente
d'oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca;
stagione estrema,che cadi,
prostrata in riposi enormi;
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell'ordine che procede
qualche cadenza dell'indugio eterno.
 
Vincenzo Cardarelli
 
 

caldissime carezze,
questo sole impera di giorno,
la notte è invece frescura
e cicale, frinire infinito...


estivo
[e-stì-vo] - aggettivo -
Proprio dell'estate: stagione estiva; caldo estivo; abito estivo; residenza estiva.





lunedì 6 luglio 2015

Ionico

Ionico è un aggettivo che può avere vari significati ( da Wikipedia):
 
Gli Ioni sono una delle stirpi dell'antica Grecia, da cui derivano:
Ordine ionico: uno degli ordini architettonici classici
Dialetto ionico: uno dei dialetti del greco antico
Scultura ionica: una delle correnti principali della scultura greca arcaica
Modo ionico: uno dei modi musicali greci, utilizzato anche in epoche successive
Ionia, antica regione dell'Asia Minore
 
Ione in chimica una molecola o atomo carico elettricamente, da cui:
Prodotto ionico: prodotto delle concentrazioni molari degli ioni
Composto ionico composto chimico formato da ioni, atomi o gruppi di atomi con una carica elettrica netta
Legame ionico: legame intramolecolare
 
L'aggettivo Ionico, con riferimento al Mar Ionio è anche presente nel nome di alcuni luoghi:
San Giorgio Ionico
Montebello Ionico
 


Ionico
 
Se abbiamo spaccato le loro statue,
se li abbiamo cacciati dai loro templi,
non per questo sono morti gli dèi.
Oh, terra d'Ionia, te amano ancora,
le loro anime te ricordano ancora.
Quando l'alba d'agosto splende su di te
un rigoglio della loro vita percorre l'aria;
e un'eterea forma di adolescente, a volte,
indistinta, con passo celere,
incede sopra le tue alture.
 
Costantino Kavafis
Traduzione di Nicola Crocetti
Le poesie
 
 
 
piccoli popoli
sconfitti da Dio;
rimangono cheti, sommessi,
nascosti dal tempo...

domenica 5 luglio 2015

Ferire


 ferire
verbo transitivo.
[lat. ferīre]
(io ferisco, tu ferisci, egli ferisce [ant. fière o fère],
ecc.; v. anche fedire).
– TRECCANI -
 
1.
a. Colpire, direttamente o indirettamente, con un’arma o con altro oggetto tagliente o contundente, provocando ferita: f. di coltello, di pugnale, di spada; f. con un sasso, con un pugno, con una fucilata, con due colpi di rivoltella; f. nella testa, in un braccio, alle gambe; f. leggermente, gravemente, a morte; prov., chi di spada (o di coltello) ferisce, di spada (o di coltello) perisce (il proverbio è citato anche con le forme verbali ant. fère ... père); sostantivato: Gronda il sangue; raddoppia il ferir (Manzoni).
Nel rifl., prodursi una ferita: s’è ferito con un temperino; è caduto e s’è ferito a un ginocchio.
b. fig. Arrecare dolore morale, afflizione, turbamento profondo: f. qualcuno nell’onore, nell’amor proprio, o f. l’onore, l’amor proprio di qualcuno, offenderlo; anche assol.: le sue parole mi hanno ferito, offeso, addolorato;
f. il cuore di una persona, farla innamorare,
o procurarle grave dolore; nell’uso poet., suscitare innamoramento improvviso: Entro quel cor, che i begli occhi feriro (Dante).
 
2. estens., letter.
Colpire, percuotere: ferì ’l carro di tutta sua forza (Dante). In partic., f. l’orecchio, detto di suono, voce, grido, spec. se alto, stridulo: un lungo grido, Un alto duol l’orecchie gli ferìa (Ariosto); f. l’occhio, la vista, di luce, o visione improvvisa e sim.: una luce così intensa che feriva gli occhi; e intanto il guardo Steso nell’aria aprica Mi fere il Sol (Leopardi).
Nell’uso ant., con compl. dell’oggetto interno, f. colpi, percosse, darli, menarli: Ferìa maggior percosse il Re Gradasso (Ariosto); rimane ancora nella locuz. com. senza colpo ferire, senza servirsi delle armi, senza spargere sangue, senza trovare resistenza (anche fig.); con la stessa costruzione, ma con altro sign., letter. ant., ferir torneamento, giostrare, combattere in un torneo (v. fedire).
 
3. fig., ant.
Mirare, tendere a un luogo o a un fine: qui comunemente feriva la sua intenzione (Segneri); anche intr., f. a un fine (v. fedire).
 
◆ Il part. pres. ferènte (anche come agg.) è raro o poet.: San Giorgio con l’asta ferente (D’Annunzio).
 
◆ Part. pass. ferito (ant. feruto), anche come agg. (v. la voce).
 
 
 
Ferire femmine
 
Scale, scale esistono dopo lo sgambetto
e i gradini, come labbra dure, ricordano
la somma dei cateti, una rossa toga ricamata
nel corridoio, nella
via secondaria che apre il mondo,
ecco, senza più vendetta, un anno
guardato e solo:

da spacchi bui
voi ritornate, convogli
a cui mancava il mio pensiero, per terra.

Milo De Angelis
 
 
 
amori infranti,
qualcuno lo ricordo
nel tempo una cornice
parentesi accidentale
di obbligati percorsi ...

sabato 4 luglio 2015

Souvenir

Souvenir è una parola francese il cui significato letterale è "ricordo", ma il termine viene usato spesso anche per indicare "oggetto-ricordo" di vario tipo che solitamente si acquista o si regala quando, visitando luoghi di particolare interesse turistico, si vuole conservarne la memoria e ricordare l'evento a sé o agli altri.
L'uso di acquistare dei "souvenirs" è sempre esistito, ma fu nel XVIII secolo, epoca in cui i viaggi per il mondo allora conosciuto ebbero un notevole incremento, che si cominciò a sfruttare commercialmente la propensione dei viaggiatori ad acquistare piccoli oggetti, che vennero confezionati all'uopo, da portare via per ricordare un particolare luogo che avevano visitato.
Ciò accadde in particolare per i luoghi significativi della religione, come santuari, chiese famose, e da lì, per analogia, l'uso passò anche ai siti turistici molto noti.


Oggi in tutti i luoghi visitati da turisti si possono trovare bancarelle, piccoli o addirittura grandi negozi dove sono esposti souvenirs d'ogni genere, che possono essere oggetti in ceramica su cui sono dipinte immagini del luogo visitato, il cui nome è impresso sotto il paesaggio riprodotto, cartoline postali, fazzoletti di seta dipinti, scatoline in legno dipinto o inciso.
Se il negozio di souvenirs è più importante e vi si vende merce più pregiata, è possibile trovare anche oggettini in avorio, come piccoli agorai (custodie di avorio per aghi e spilli), ditali, lenti di ingrandimento col manico d'argento, anelli con pietre dure, collane, vasi di vetro inciso e una serie innumerevole di altri articoli più o meno preziosi che recano tutti, però, il nome del luogo da cui provengono. Esistono inoltre delle targhe vendute come souvenir di un viaggio nei negozi turistici. Come sulle targhe personalizzate, su di esse vengono spesso impressi nomi personali, frasi o scritte ironiche; tuttavia queste targhe non sono pensate per un uso ufficiale. Negli Stati Uniti quasi tutti gli Stati vendono anche le cosiddette sample (esempio), targhe identiche a tutti gli effetti a quelle regolari ma anche esse non utilizzabili su di un veicolo; generalmente riportano appunto la sigla "SAMPLE" o contengono nella sigla le lettere SAM o le cifre da tre a sei zeri.
Non di rado si trovano anche, incise o dipinte sugli oggetti-ricordo, frasi di dedica di carattere popolare, versi tratti da poesie di autori famosi o da canzoni note (da Wikipedia).
 

Souvenir
 
Quand'egli impallidì una sera, e la voce
 tremante
 sul nascere di un suono ...si spense
 all'improvviso;
 quando i suoi occhi alzando la palpebra
 bruciante
 mi presero d'un male da cui lo pensai
 preso;
 quando i suoi tratti più struggenti, ardore
 d'un fuoco che non può mai
 declinare
 mi s'impressero vivi in fondo al cuore,
 lui non amava: ero io ad amare.

Marceline Desbordes-Valmore
 
 

ricordi da ogni luogo,
per essere ancora nei posti più amati
per sentirsi su lidi lontani;
un souvenir ritratto a mosaici
per sentirsi lontani lontani...

venerdì 3 luglio 2015

Periferia

Periferia dell’alba
a Gérard Noiret
 
 I treni di pena tirano fuori dal letto
 paesi grondanti e stravolti
 fatti di piccoli mattini chiusi di lunghi
 vagheggiamenti d’erbe e isole
 dove in procinto di raggiungere la zona
delle turbolenze
 le lavoratrici vanno a gettare
 il figlio del loro sonno
 Il cielo non esiste è
 la cifra degli occhi caduti nella cenere
 come se l’anima non avesse più i mezzi
 per rilanciare sotto la palpebra
 l’impossibile navetta del bene

Guy Goffette
“Dubitare che la terra esista”
 
 
visioni periferiche assillano
anche il mio pensare,
le strade si riducono,
assottiglio gli appigli...

 
periferìa
sostantivo femmnile
[dal latino tardo peripherīa «circonferenza»,
greco περιϕέρεια,
derivato di περιϕέρω
«portare intorno, girare»].
–  TRECCANI -
 
1. non comune. Contorno, bordo, orlo circolare: i raggi dai vari punti della periferia di una ruota vanno tutti a riunirsi nel di lei centro (Giacomo Leopardi). 
 
2. estens.
a. La parte estrema e più marginale, contrapposta al centro, di uno spazio fisico o di un territorio più o meno ampio: la p. di un continente, di una regione, di un’isola, di una catena montuosa; disporre i tavoli, le sedie, alla p. del salone; la p. del circo, di un’arena, di un anfiteatro.
b. In partic., e di uso più com., l’insieme dei quartieri di una città più lontani dal centro: il progressivo ampliamento dell’area urbana verso la p.; una zona di p.; le case, le strade, i negozî della p.; la p. di Milano, di Vienna, di New York; abitare in p.; recarsi in p.; trasferirsi in p.; con sign. più ristretto, un quartiere periferico: la p. operaia; la p. residenziale; è una p. mal collegata con il centro. Frequente la locuz. agg. di periferia, che oltre a indicare la collocazione nel tessuto urbano, aggiunge spesso una connotazione riduttiva, di squallore e desolazione: una stazioncina di p.; le solite case di p.; un cinema di periferia.

Georges-Pierre Seurat, 1881-82
Periferia
olio su tela, 32,4×40,5 cm -
Musée d'Art Moderne, Troyes
c. Con riferimento al corpo umano, o a un organismo vivente in genere, anche vegetale, la parte superficiale, più vicina all’esterno: il sangue affluisce dal cuore alla periferia del corpo; stimoli che dalla periferia convergono ai centri nervosi (accezioni e usi più precisi ha l’aggettivo periferico).
d. Per metonimia, specie nel linguaggio sociale, politico, sindacale, il complesso degli abitanti che vivono in zone periferiche, soprattutto in quanto iscritti a un partito, a una corrente: i voti, gli umori della periferia; o anche, in usi figurato, l’insieme delle strutture e delle istituzioni locali nella compagine di uno stato, oppure degli organi provinciali, in contrapposizione al vertice, di un partito, di un sindacato.

 
Periferia (Banlieue)
è un dipinto a olio su tela (32,4x40,5 cm) realizzato tra il 1881 ed il 1882 dal pittore impressionista francese Georges-Pierre Seurat.
Il quadro è conservato nel Musée d'Art Moderne di Troyes in Francia.
La tela indaga sulla scarna periferia di una città in tutto il suo degradante e squallido aspetto.
Per rendere al meglio al sensazione di alienazione dell'uomo nei confronti di una simile realtà, Georges-Pierre Seurat utilizza un impasto cromatico che, seppur tendente ai colori caldi come l'arancio ed il rosa, si risolve in una confusa bruma che sembra avvolgere le nude case e la fumante, minacciosa ciminiera sulla sinistra (da Wikipedia).

giovedì 2 luglio 2015

Superi

supero
[sù-pe-ro]
 
(non com.) superiore, che sta in alto |dei superi, divinità supere, nella mitologia pagana, gli dei del cielo e della terra, in contrapposizione agli dei inferi o inferni
 
A aggettivo
1 lett. Superiore, collocato più in alto
 || Dei superi, nella mitologia classica, dei celesti, contrapposti agli dèi inferi
 || Mare supero, presso i Romani, l'Adriatico
2 BOT Dell'ovario di un fiore posto sopra il calice

B sostantivo maschile
al pl. Dei superi

supero
[sù-pe-ro] s.m.
BUR Eccedenza, avanzo
 
 
Superi

Flagra di luce intemerata il cielo,
Beata stanza dei superni; i vivi
Fonti d’ambrosia erompono dai clivi,
Cui veste l’odorifero asfodelo.
Su per il verde corron gli ambulacri
Candidi all’ombra dei gemmati allori;
Tripudïando pargoletti Amori
Guazzano in chiari e gelidi lavacri.
Sorgon entro l’azzurro i propilei
Superbi; nelle grand’aule opulento
Sfoggia il bisso; dai tripodi d’argento
Vaporan densi i balsami sabei.
Giace sui pulvinari e i convivali
Deschi ricigne de’ beati il coro;
I dì non conta e nelle tazze d’oro
Beve esultando il pianto de’ mortali.
Dalle fulgide chiome il nardo stilla;
Fragranti serti di purpuree rose
Cingon le bianche tempie e gaudïose,
Ove l’eterna giovinezza brilla.
I petti, cui giammai cura non presse,
Venere Cipria d’immortali infiamma
Concupiscenze: il glorioso dramma
Del ciel d’amori e di piacer s’intesse.
Vibra pel luminoso etra il tintinno
Dell’auree cetre, e via per gli echeggïanti

Peristilii, con larghe onde sonanti
Esulta e vola de’ celesti l’inno.

Sotto ai lor piè l’immensurabil spera
S’arca di terso, adamantino vetro,
Che inesorata ed inconcussa indietro
Verbera la bestemmia e la preghiera.
E braveggiando, e minacciando, in seno
Di cava nube, con orribil suono,
Urla sul capo ai Prometidi il tuono,
Guizza e corrusca il liquido baleno.
 
Arturo Graf  
 
sopra, cosa?
quando sei su, over, dove?
eppure meglio sopra;
gli asfodeli le chiave,
il problema è la toppa...
 

mercoledì 1 luglio 2015

Partenze


Partenze
(ad Ambrogio)
 
L'orologio segna ancora
per chi non vede l'ora;
occhi stremati, inerti
non più aperti.
Non ho parole,
né tu ne avesti mai molte
ci si vede più in là,
ci si ritrova
nel grigio,
Ambrogio.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate