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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 23 aprile 2014

Invidia

L’invidia degli dèi

Parla piano, dissimula e menti sui nostri giorni
gli dèi sono presenti anche tra le foglie dell’ulivo
tra i disadorni petali della camelia rosa, nella maglia
di piume che il pettirosso in posa ostenta al mondo.
Sono all’ascolto nella limonaia, al riparo
nel folto della macchia, dentro il filo d’acqua
che sgorga raro e improvviso come una notizia
dalla faccia di pietra, sono lí lungo il bordo
del cuscino che ti incornicia il viso. Ricorda sempre
che la loro invidia non arretra di un passo
e ti ammaestra a non scoprire mai la nostra gioia.


Lucio Mariani

...e prese il dardo,
con precisione incoccò;
lo scaglio infranse
un cuore solo...


invidia

Sentimento spiacevole che si prova per un bene o una qualità altrui che si vorrebbero per sé, accompagnato spesso da avversione e rancore per colui che invece possiede tale bene o qualità. mitologia
I. degli dei(gr. ϕϑόνος ϑεω̑ν) Nella concezione di Erodoto, il malvolere degli dei verso gli uomini la cui prosperità superi il limite assegnato.
psicologia
I. del pene In psicanalisi, concetto considerato come una componente della struttura della personalità femmile, anche adulta.
M. Klein ha sviluppato una concezione dell’i. che si discosta notevolmente da quella freudiana, per la posizione centrale attribuita all’aggressività.
religione
Nella dottrina cattolica uno dei sette vizi capitali, considerata peccato mortale (direttamente opposta alla virtù della carità), quando i moti invidiosi siano pienamente acconsentiti. (enciclopedia TRECCANI).

martedì 22 aprile 2014

Fonte

fonte
Vena d’acqua a getto continuo e luogo da cui l’acqua scaturisce; anche getto d’acqua artificiale, architettonicamente configurato (fontana).
Per estensione, principio, origine, ciò da cui qualche cosa emana o proviene direttamente.

Le fonti

Un giorno spezzerò tutti i ponti,
Che legano il mio essere, vivo e totale,
All’agitarsi del mondo dell’irreale,
E calma salirò alle fonti.

Andrò fino alle fonti dove dimora
La pienezza, il limpido splendore
Che mi fu promesso ad ogni ora,
E nel volto incompleto dell’amore.

Andrò a bere la luce e del sole il sorgere,
Andrò a bere la voce della promessa
Che a volte come un volo mi attraversa,
E là compirò tutto il mio essere.


Sophia de Mello Breyner Andresen


Fonti di Poiano



bere acque pure,
fresche e dissetanti,
poi correre ancora,
ancora arrancare...

lunedì 21 aprile 2014

Aforisma

Interrogo la tristezza e scopro
che non ha il dono della parola;
eppure, se potesse,
sono convinto che pronuncerebbe
una parola più dolce della gioia.

Kahlil Gibran


che dire,
è propio vero...
a volte...

domenica 20 aprile 2014

Pasqua 2014

Il poeta crepuscolare Guido Gozzano con la sua “Pasqua” dedica un affresco a uno scorcio di giardino con la parietaria ai muri della vecchia casa e il cielo con nuvole gonfie di pioggia, ma il sereno si fa strada proprio nel pollaio quando anche le galline sentono il richiamo della festività e cantano felici dopo aver prodotto uno dei simboli pasquali: l’uovo!
E' sicuramente un componimento di facile comprensione, allegro e melodico (dalla rete).


Pasqua

A festoni la grigia parietaria
come una bimba gracile s'affaccia
ai muri della casa centenaria.

Il ciel di pioggia è tutto una minaccia
sul bosco triste, ché lo intrica il rovo
spietatamente, con tenaci braccia.

Quand'ecco dai pollai sereno e nuovo
il richiamo di Pasqua empie la terra
con l'antica pia favola dell'ovo.

Guido Gozzano


 
Buona Pasqua.
a chi mi segue
e mi legge,
Buona Pasqua,
a chi s'è stancato
ed è andato.

sabato 19 aprile 2014

Pioggia ed ombrelli

La semplice funzionalità di un accessorio come l’ombrello rende difficile conciliare la sua utilizzazione pratica con un’origine che sfiora il mito; eppure, pochi oggetti del nostro vivere quotidiano possono vantare radici così antiche e leggendarie. L’unico elemento certo è la provenienza non occidentale: la Cina, l’India e l’Egitto si proclamano infatti paese-culla del parasole, ciascuno con motivazioni più che valide. Queste "rivendicazioni" ci permettono di aggiungere un altro dato sicuro ad una storia priva di certezze: l’ombrello è, fin dal suo apparire, collegato alla rappresentazione simbolica del potere, quando non, addirittura, attributo della divinità. Fin dal XII secolo a.C., l’ombrello cerimoniale apparteneva alle insegne dell’Imperatore della Cina e tale rimase per circa trentadue secoli, fino alla scomparsa del Celeste Impero. All’incirca nello stesso periodo, i re persiani potevano, unici tra i mortali, ripararsi dal sole per mezzo di un ombrello, sorretto da qualche dignitario; più democraticamente in Egitto si concedeva tale privilegio a tutte le persone di nobile origine.
In questo paese nasce, forse, il mito più bello, la più profonda simbologia legata all’ombrello: la dea Nut era spesso rappresentate in forma di parasole, con il corpo arcuato a coprire la terra, in atto di protezione e di amore. Il forte significato di status symbol come prerogativa regale, o comunque di potere, assunto dall’ombrello, spiega la sua contemporanea comparsa nell’immaginario religioso. Come in Egitto, anche in India viene associato alle dee della fertilità e del raccolto o, in senso più lato, della morte e della rinascita: nella sua quinta reincarnazione, Vishnu aveva riportato dagli Inferi l’ombrello, dispensatore di pioggia. Alla sfera del mito dobbiamo l’introduzione nel mondo occidentale del nostro accessorio, che compare in Grecia legandosi al culto di Dionisio (un dio di probabile origine indiana), ma anche di dee come Pallade e Persefone, che tra i loro fedeli contavano soprattutto donne.
Sono le donne che, nelle feste dedicate a queste divinità, si riparano in loro onore con un parasole, passato nel III secolo a.C. anche nel mondo romano, dove viene descritto dai poeti come delicato e prezioso oggetto in mani femminili. Sembrerebbe quindi di avere delineato una storia completa: da simbolo di potere, umano e divino, a oggetto di lusso e di seduzione. Eppure, tra i tanti valori e segni di civiltà cancellati dalla scomparsa dell’Impero romani, ci fu anche l’ombrello, di cui non rimase traccia nei "secoli bui", se non per la sua sopravvivenza nel culto cattolico, inizialmente come insegna pontificale, poi nell’uso liturgico. Totalmente sconosciuta all’antichità fu perciò la principale funzione utilitaria dell’ombrello, quella di parapioggia. Mantelli, cappucci e cappelli di pelle risolsero il problema della pioggia nel mondo classico ed in quello medievale (dalla rete, Gignese, Museo dell'ombrello e del parasole).


Piove

Piove sulle mie cose,
di quella pioggia leggera,
rivoli di acqua scivolano
righe profonde di terra.
piove sulla mia vita,
di quel pianto profondo
che lascia spazio al conforto
che regala pienezza.
Piove sul mondo,
beve la terra riarsa,
beve la pianta assetata,
piange un cielo grigiastro.

Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate

venerdì 18 aprile 2014

Marionette



Anche se la paternita’ di questa poesia e’ incerta oggi la voglio riprendere; nel firmamento si è spenta un'altra stella.
Molti la attribuiscono al grande scrittore colombiano G.G. Marquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982; forse non è così, ma ci sta bene lo stesso.

«Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono
di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso,ma penserei a tutto ciò che
dico.
Valuterei le cose, non per il loro valore ma per ciò che significano. Dormirei poco
e sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi,
perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei
quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al
cioccolato. Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice e, prima di tutto,
butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la
mia anima. Dio mio se avessi un un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei
l'arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh
e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio
dei loro petali. Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno
senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che
sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell'amore. Mostrerei agli uomini quanto sbagliano
quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che
invecchiano quando smettono di innamorarsi! A un bambino darei le ali, ma lascerei che
imparasse a volare da solo. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia,
ma con la dimenticanza. Ho imparato così tanto da voi, Uomini... Ho imparato che ognuno
vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come
questa montagna è stata scalata. Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima
volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l'ha catturato per sempre.
Ho imparato che un
uomo ha il diritto di guardare dall'alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi
Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granché
utili, perché quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire. Di’
sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi. Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti guardo
mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il
guardiano della tua anima. Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla
porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri. Se sapessi
che oggi è l'ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle
ascoltare una e più volte ancora. Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo,
direi "ti amo" e non darei scioccamente per scontato che già lo sai. Sempre c'è un domani
e la vita ci dà un'altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse
tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l'ultima volta
che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perché se il domani non arrivasse,
sicuramente rimpiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio,
un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio. Tieni chi ami vicino a
te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli "mi
spiace", "perdonami", "per favore", "grazie" e tutte le parole d'amore che conosci. Nessuno
ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per
esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti.»


"Si por un instante Dios se olvidara de que soy una marioneta de trapo y me regalara un
trozo de vida, posiblemente no diría todo lo que pienso, pero en definitiva pensaría todo lo
que digo. Daría valor a las cosas, no por lo que valen, sino por lo que significan. Dormiría
poco, soñaría más, entiendo que por cada minuto que cerramos los ojos, perdemos
sesenta segundos de luz.
Andaría cuando los demás se detienen, despertaría cuando los demás duermen.
Escucharía cuando los demás hablan, y ¡cómo disfrutaría de un buen helado de
chocolate!.
Si Dios me obsequiara un trozo de vida, vestiría sencillo, me tiraría de bruces al sol,
dejando descubierto, no solamente mi cuerpo sino mi alma.
Dios mío, si yo tuviera un corazón, escribiría mi odio sobre el hielo, esperaría a que
saliera el sol. Pintaría, con un sueño de Van Gogh, sobre las estrellas un poema de
Benedetti y una canción de Serrat, sería la serenata que le ofrecería a la luna. Regaría
con mis lágrimas las rosas para sentir el dolor de sus espinas y el encarnado beso de sus
pétalos....
Dios mío, si yo tuviera un trozo de vida..... No dejaría pasar un solo día sin decirle a la
gente que quiero, que la quiero. Convencería a cada mujer u hombre de que son mis
favoritos y viviría enamorado del amor. A los hombres les probaría cuán equivocados
están al pensar que dejan de enamorarse cuando envejecen, ¡sin saber que envejecen
cuando dejan de enamorarse!.
A un niño le daría alas, pero le dejaría que él solo aprendiese a volar.
A los viejos les enseñaría que la muerte no llega con la vejez, sino con el olvido.
Tantas cosas he aprendido de ustedes, los hombres..... He aprendido que todo el mundo
quiere vivir en la cima de la montaña, sin saber que la verdadera felicidad está en la forma
de subir la escarpada. He aprendido que cuando un recién nacido aprieta con su pequeño
puño por vez primera, el dedo del padre, lo tiene atrapado por siempre.
He aprendido que un hombre sólo tiene derecho a mirar a otro hacia abajo, cuando ha de
ayudarle a levantarse. Son tantas las cosas que he podido aprender de ustedes, que
realmente de mucho no habrán de servir, porque cuando me guarden dentro de esa
maleta, infelizmente me estaré muriendo.

"La marionetta" può essere considerata il testamento
spirituale dello scrittore colombiano (Premio Nobel per
la Letteratura nel 1982): con questa poesia, inviata agli amici, egli
infatti si ritira dalla vita pubblica per motivi di salute.

giovedì 17 aprile 2014

(appartenere)

appartenére
(ant. appertenére) v. intr. [lat. tardo appertĭnere, comp. di ad- e pertĭnere «appartenere, riguardare», incrociato con pars partis «parte»] (coniug. come tenere; aus. essere o avere). –

1.
a. Essere di legittima proprietà di qualcuno: questo computer mi appartiene (o, con più forza, appartiene a me); quel castello era (o aveva) già appartenuto per più d’un secolo ai suoi avi.
b. Fare parte di una famiglia: appartiene a una famiglia di industriali; detto anche di animali e piante: il cetriolo appartiene alla famiglia delle cucurbitacee.
c. Fare parte di un corpo, di un’organizzazione, di una categoria sociale (o, meno com., essere membro di una società, di un’accademia e sim.): a che distretto appartieni?; a. alla borghesia, alla classe dirigente.
d. Di luoghi, essere incluso nel territorio soggetto a un ente amministrativo, politico e sim.: Settignano appartiene al comune di Firenze; la Corsica appartiene alla Francia; anche con esclusione di vincoli politici: la penisola araba appartiene all’Asia; il Canton Ticino appartiene linguisticamente all’Italia.

2.

Spettare, essere di competenza, riguardare: appartiene alla polizia indagare (meno com. d’indagare); la decisione appartiene al ministro; non t’occupare di cose che non t’appartengono; in questo sign. anche con la particella pron.: ho fatto quanto s’appartiene a un buon cittadino.
3.

In geometria, si dice che un punto P appartiene a una retta r se giace su di essa; e viceversa che la retta r appartiene a P, se passa per P; analogam. nel caso di piano e retta, di piano e punto. ◆ Part. pres. appartenènte, anche come agg. e sost. (ma sempre con costruzione verbale): i membri appartenenti all’associazione; tutti gli appartenenti alla famiglia.

Vocabolario TRECCANI


(appartenere)

Dorme in un gelo diverso l’acqua di pozzanghere,
l’acqua che diviene spreco; l’autunno di campagne
vive di presenza e dispersione.
Le parole fanno caldo il nostro sonno.

Ecco per dove passerà la via
che sanerà la sete: per luce o cumulo di voci nebulose
per tutte le ricevute, per gli orologi senza suoneria,
per mappe catastali. L’essenza della vita
è un semplice lavoro, il vuoto d’energia che si dimentica
nell’attimo di un’alluvione. E mai completa,
un infinito lavorìo, la casa del riparo
sta lì per tenere il proprio vuoto, dove non ci saranno
mai quelli che non sono
nati. La casa è indifferente ai temporali
all’acqua che si divide dalle acque
che arrivano da oriente, piogge
soltanto – felici di non essere
acque morte.

 
 (Rocca di mezzo, Roma, 13 febbraio 2003)
Mario De Santis


un senso
di vaga follia,
paura
più che altro,
ritorno indifeso
e stanco,
l'anima pesa...

mercoledì 16 aprile 2014

Bussando


Knockin' on heaven's door
 
Mama, take this badge off of me
I can't use it anymore.
It's gettin' dark, too dark for me to see
I feel like I'm knockin' on heaven's door.

Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door

Mama, put my guns in the ground
I can't shoot them anymore.
That long black cloud is comin' down
I feel like I'm knockin' on heaven's door.

Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
Knock, knock, knockin' on heaven's door
 
Firenze, Battistero, porte del Paradiso
 
Mamma, portami via questo simbolo
io non posso usarlo ancora. 
sta diventando oscuro, troppo oscuro da vedere
mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso

Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso

Mamma, metti la mia pistola a terra
io non posso sparargli ancora
Quella lunga nuvola nera sta scendendo
mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso

Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso
Bussando alle porte del paradiso

Bob Dylan



martedì 15 aprile 2014

Aforisma e riflesso


Cimabue, Il bacio di Giuda

 
Non bisogna
giudicare gli uomini
dalle loro amicizie:
Giuda
frequentava
persone irreprensibili.
 
Ernest Hemingway
 

 
chi di noi mai?
chi di noi?
ricordi lontani
eppure così vividi...

lunedì 14 aprile 2014

Luna e Mare

La luna e il mare
(leggenda bretone)

I marinai e i pescatori conoscono le correnti marine, i venti, sanno leggere nel cielo stellato, sanno dell’influsso della luna sul mare, perché a queste conoscenze hanno affidato per secoli la loro vita.
Al di là di ogni conoscenza scientifica, quanto è piú semplice e piú poetico immaginare che un dissidio fra la luna ed il mare abbia sottomesso le acque al capriccio della luna! Sul litorale della Manica si dice che la luna comandi il mare e a questo proposito si racconta la leggenda seguente. Un giorno, il mare fece infrangere sugli scogli una bella nave e tutti i marinai che vi erano imbarcati annegarono; la luna, indignata contro il mare, lo rimproverò d’aver fatto morire così tanta gente e lo inghiottì. Da allora non vi fu piú il commercio perché, a causa della mancanza d’acqua, le navi non potevano piú navigare. Un giorno, un capitano incontrò la luna e le disse:
”Da quando avete il mare nella vostra pancia la gente muore di fame, perchè le navi sono in secca. Dovete aver pietà dei marinai e rimettere il mare al suo posto. Saranno molto contenti, se avrete la bontà di farlo.“
Allora la luna si rivolse al mare:
”Se mi prometti una cosa, ti farò uscire dal mio ventre e ti rimetterò dove ti ho preso.“
”Che cosa dovrei prometterti? ” chiese il mare.
”Di essere sempre ai miei ordini e di obbedire ai miei comandi ”.
Il mare accettò; la luna lo trasse fuori dal suo ventre e lo rimise dove l’aveva preso. Ma qualche tempo dopo il mare litigò con la luna, sua padrona; questa, per punirlo, volle berlo ancora una volta. Era l’epoca in cui il mare, un tempo dolce, era diventato salato. La luna cominciò a bere l’acqua, ma questa volta la trovò così cattiva, che si mise a sputare tutta quella che aveva bevuta. Da quel momento non cercò più di bere il mare. Quest’ultimo è rimasto sotto il comando della luna, ed è obbligato ad andare e venire secondo il volere della sua padrona, che lo punì in questo modo per aver inondato i Paesi dove si trovavano le cave di sale (che da dolce lo facero divenire salato).

dalla rete.


Questa sera la luna dentro il mare
cadrà come una perla pesantissima.
E giocherà sopra di me la folle,
la folle luna.

Si frangerà l’onda color rubino
sui miei piedi spargendo mille stelle.
Le mie mani saranno diventate
due colombelle:

e saliranno – due uccelli d’argento –
a riempirsi di luna – come coppe
e di luna le spalle e i capelli
m’irroreranno.

Il mare è un oro fuso. Metterò
in una barca il mio sogno affinché
veleggi. Chiara, diamantina ghiaia
calpesterò.

Quando la luce l’attraverserà
sarà perla pesante il mio cuore.
E riderò. E piangerò... Ma guarda, ecco,
ecco la luna!

Kostas Kariotakis
Traduzione di Filippomaria Pontani


sogni e segni,
in un continuum
di luci ed ombre,
io... in disparte...