Si narra che una giovane di Sirmione (località del lago di Garda), di nome Quinzia, si fosse innamorata del poeta Catullo, a sua volta follemente innamorato della sua Lesbia.
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Per molti Quinzia è bella, per me bianca, dritta,
slanciata. Questi pregi li riconosco,
ma non dirò certo che è bella: non ha grazia,
né un pizzico di sale in quel corpo superbo.
Bella è Lesbia, bellissima tutta fra tutte
a ognuna ha rapito ogni possibile grazia.
Publio Valerio Catullo
La bellezza delle donne non trova
che ragioni da sciorinare al mondo;
il sesso come attrazione, esca,
siamo prede di facili trappole...
Ma il poeta ben presto si stabilì a Roma, capitale e centro
culturale dell'Impero.
Malgrado la lontananza, il cuore della giovane
Quinzia
rimaneva indissolubilmente legato al ricordo dell'amato Catullo. Quando, tempo dopo la partenza di Catullo dal Garda, giunse voce della
sua morte, la povera Quinzia, affranta dal dolore, si recò sulle rive
del lago e qui pianse tutte le sue lacrime. Quelle lacrime, cadendo in
acqua, formarono sul fondo un mosaico raffigurante il volto del poeta.
Per il grande dolore provato la povera Quinzia morì.
Ancora nell'Ottocento i giovani innamorati e i villeggianti del luogo
uscivano in barca sul lago intorno a Sirmione, nelle notti di luna piena, alla ricerca di quel
mosaico fatato (da Brescia in vetrina).
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