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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 7 maggio 2025

Un mare...

Saluto al mare

O mar profondo, o generosa, invitta
Immensità! sempre, fidente e pia,
Quand’è più stanca e di dolor trafitta,
Sempre ritorna a te l’anima mia.

O mare, a te, che negli oscuri e vasti
Scoscendimenti ove il tuo gorgo dorme,
I prischi germi e le perplesse forme
Di quanto vive e dee morir creasti.

Perché nell’ombra travedendo il lume
Forse del ver l’antica fantasia,
Nata sognò la genitrice iddia,
La sfavillante iddia dalle tue spume.

A te, che tutta la terrestre mole
Cingi e soggioghi, e nel volubil grembo
Specchi l’azzurro sterminato e il nembo
Vertiginoso e il fulvo occhio del sole.

Dal grembo tuo, che mansueto vide
E sofferse dell’uom la tracotanza,
Un’arcana speranza, una speranza
Imperitura al perituro arride.

Ond’ei col vivo imaginar lontane
Patrie vagheggia e sconosciute, dove
Innovati destini e virtù nove,
Più mite il cielo e men conteso il pane.

Questa la speme che commise ai venti,
E alla fortuna, di Giason la prua,
Onde eterno il suo nome e della sua
Ventura il grido fra le umane genti.

Questa la speme che drizzò le vele
E resse il cor del Ligure tenace,
Quando il gran volo dietro al sol che giace
Spiegò, sordo agli scherni e alle querele.

O mare, o mar! sull’antico dirupo
Io seggo e guardo dal tuo sen fremente
Spuntar le nubi ora veloci or lente,
Volar per l’aria e ricalar nel cupo.

O mare, o mar! su’ tuoi flutti spumanti
Veggo le navi sbieche e profilate
Dileguar con le bianche ali spiegate
A mo’ di grandi procellarie erranti.

E trasognando penso all’errabondo
Corso de’ fiumi che fan verde e vaga
Senza frutto la terra, e d’ogni plaga
Vengon tutti a finir nel tuo profondo.

E penso a questa inesorabil sorte
Che mutando non muta, e alle infinite
Che furono e saran misere vite
Sacre invano al dolor, sacre alla morte.

E mi s’acqueta il cor doglioso, e tace
De’ turbolenti miei pensieri il grido:
Torno coi fati e con me stesso in pace
E dello stolto mio dolor sorrido.

Arturo Graf 

Spesso la parole mare viene usata come simbolo di quantità incommensurabile, più spesso ostile che favorevole ( c'era un mare di gente ; è in un mare di guai ) o di eccezionale vastità (un mare di sabbia, un mare d'erba ; lo gran mar dell'essere, Dante); talvolta, anche di cammino lungo, incerto o pericoloso (la trattativa è ancora in alto mare ; Di questo tempestoso mare stella, Petrarca). (dalla rete)

Nel mareggiare assorto vedo
l'esile barca mia tra i flutti;
ciò che sono spesso intuisce
il suono, la battigia, la rena...

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