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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 21 aprile 2015

La bocca di leone

Il nome "bocca di leone" deriva dall'aspetto del fiore, che ricorda per un verso una bocca, per l'altro un naso di animale.
La tradizione lo considera da sempre il fiore del capriccio; nel medioevo, infatti, le ragazze erano solite ornarsi i capelli con questi fiori per rifiutare i corteggiatori non desiderati.
Per questo la valenza generalmente riconosciuta alla bocca di leone è l'indifferenza ed il disinteresse.
Le bocche di leone hanno un aspetto altero.
Forse è per questa ragione che nel linguaggio dei fiori simboleggiano l'indifferenza.
Il nome del genere, Antirrhinum, significa in greco "simile a un muso (o un naso)", infatti "anti" = simile e a "rhin" = naso ad indicare la forma della corolla.
Il nome comune (Bocca di leone) deriva dalla particolare struttura delle labbra del fiore: quello mediano inferiore aderisce al superiore a chiusura della "gola".
Se "strozzato" con le dita (comprimendo lateralmente la corolla) le labbra sembrano aprirsi scoprendo la bocca della corolla.
Nell'antichità si affermava che il seme della bocca di leone, mescolato con olio di giglio, rendeva più bella la faccia e la pelle.
I fiori possono avere vari colori: quelli spontanei sono porporini o bianchi; ma se coltivati si possono avere vari colori: giallo, violetto, rosa, e la dimensione può raggiungere i 6 cm.
Il luogo d'origine di questa pianta è l'Europa meridionale e il Nordafrica.
In particolare è nativa del Marocco, Portogallo, Francia, Turchia (parte est) e Siria.
In Italia le bocche di leone della nostra specie (quelle naturalizzate) crescono nei luoghi sassosi e aridi, ma anche sui vecchi muri soleggiati, e ai margini dei sentieri.
Per il suo bell'aspetto, derivante dall'elegante forma, la Bocca di leone è frequentemente coltivata nei giardini (dalla rete).

 
La bocca di leone
 
Che ci si possa beare della vita
dove la vita non è altro
che miseria, come coriacea bocca
di leone che sfida solitaria
le inviolate leggi della fisica!
 
Abbarbicata ai nudi sassi, s’inerpica
eremitica sui muri e sui dirupi,
tingendo l’aria di tenui toni
porporini, sberleffo spudorato 

all’ordinaria cura dei giardini.
 
Tra le pietre, le basta una fessura
e pochi grani di terra aleatoria,
deposta dal vento e dalla pioggia;
la proletaria urgenza della vita
esplode imponderata in grappoli
sgargianti; mediterranea e solatia,
in penduli sprazzi di colore rompe
con la monotonia del mondo usato.
 
Alberto Massazza

 
Intenso porpora le mie sul balcone!
Screziate di giallo, poi quelle arancioni
e le bianche bocche silenti
le seguo col cuore...

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