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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 16 ottobre 2009

Agliè nel Canavese cercando Guido Gozzano


Ancora mi sembra di veder svolazzare le sue cinquecento vanesse a sfiorare la tela insidiosa del ragno crociato.
Sono sicuro, tra i fiori, l'erba e i buchi delle talpe del suo giardino di Agliè Guido Gozzano trovava pace ed ispirazione e respirava gli odori del tempo, quello dei libri e della polvere che gli anni depongono su di loro.
E la musica, perchè c'era anche la musica, ne sono sicuro.
Lo vedo seduto su un dondolo a scrivere le lettera all'amata Amalia cercando non la vena poetica ma quella del cuore per dirle il suo amore e quanto tenesse alla vita.
I chiaroscuri giochi dei raggi di sole tra le persiane socchiuse e l'aria, nè calda nè fredda dei giorni di mezza stagione, il profumo delle mele ed il ronzio degli insetti...e quell'ombra fresca per il riposo pomeridiano delle afose giornate estive.
Così mi immagino lui ad Agliè, tranquillo in quella serenità che gli era dovuta.


VILLA MELETO
e Guido Gozzano

Villa Meleto, così chiamata perché il viale d’ingresso e buona parte del terreno attiguo era coltivato a frutteto, fu il soggiorno del poeta Guido Gozzano.
Guido Gozzano nacque a Torino nel 1883, studiò giurisprudenza, ma la lasciò per la poesia.
La sua prima raccolta di liriche uscì nel 1907 con il titolo La via del Rifugio a cui seguirono nel 1911 I Colloqui .
Nel 1908 fu colpito da tisi e, a soli 33 anni, morì nella sua casa di Torino; la sua salma fu trasportata ad Agliè, prima nella tomba della famiglia paterna nel cimitero, poi nel 1951 per desiderio del fratello Renato venne tumulata nella cappella Mautino (famiglia materna) all’interno della chiesa di San Gaudenzio.

Villa Meleto cessò di essere di proprietà dei Gozzano già dal 1912-13.
Dopo la seconda guerra mondiale la villa fu acquistata dalla signora Edvige Gatti Facchini che cercò di ritrovare gli arredi mancanti per renderla il più possibile simile a quella descritta dal poeta nelle sue liriche.
Alla sua morte la villa passò al dottor Francesco Conrieri che la restaurò secondo lo stile "liberty" tipico degli inizi del ‘900.
Oggi, visitando il Meleto, possiamo ricordare il salotto di Nonna Speranza con "Loreto impagliato…le buone cose di pessimo gusto, …gli scrigni fatti di valve, …il cucù dell’ora che canta, …le sedie parate a damasco chermisi…".
Sfiorando gli oggetti cari a Gozzano ci si sente invadere da quel senso ironico-crepuscolare che ha dominato tutta la sua breve vita. (Edy Gambillare)
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La statua e il ragno crociato

Io so il mistero di colei che abbassa
l'antiche ciglia in vigilanza estrema,
quasi, nel marmo trepidando, tema
d'aggrovigliare un'esile matassa.
Io so. Guardate contro il sole: passa
dall'una all'altra mano e splende e trema
il filo che un'epeira diadema
conduce senza spola e senza cassa.
Aracne fu pietosa. E chi non mai
più rivedrà la terra sacra abbassa
le ciglia illuse e vede il mare Egeo,
vede una schiava al ritmo dei telai,
appenderle dal plinto una matassa:
e canta un canto dolce il gineceo.
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Guido Gozzano
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