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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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mercoledì 9 settembre 2009

Bona Lombarda


Nella bassa Valtellina, a pochi minuti da Morbegno esiste una piccola radura nel bosco di castagni e betulle.
Come nelle fiabe una cappelletta racchiude una storia; quella di Bona Lombarda.
Questo piccolo gioiello incastonato nel verde è abbastanza conosciuto nella valle ed è anche ben valorizzato e pubblicizzato.
Al di là della vicenda che segue è bello il clima che circonda questo piccolo pezzo di storia lombarda.
Un clima fatti di alberi e natura e comunque vivibile in qualsiasi stagione.
La speranza e che questo episodio non venga mai pensato ed utilizzato per fini campanilistici, partitici o di gusto discutibile.
La passeggiata per raggiungere questo luogo incredibile è dolce e alla portata di tutti, durante la camminata si può indugiare sul paesaggio tipicamente montano ed assaporare i profumi del bosco così intensi in questo periodo e carichi di humus e funghi.
Mi piace immaginare di quel tempo, di quei momenti in cui eroismo non significava valori desunti ma era modo di sentire e di vivere anche la propria terra.
Il parallelismo che si crea con il paese di Fontanellato nel parmense e la stupenda Rocca Sanvitale è un obbligo...ma ne parlerò un'altra volta.
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La Bona Lombarda

1432: Vari storici ricordano che in tale anno si combattè una sanguinosa battaglia fra il ducato di Milano e i Veneziani a Delebio. Ancor oggi una zona del luogo è indicata come "la fossa del Veneziani".I combattenti della "Serenissima erano guidati da Giorgio Cornaro ed i Viscontei dal capitano di ventura Nicolò Piccinino, oltre al valtellinese Stefano Quadrio. Vinsero i Milanesi ed alcuni di loro rimasero in zona a presidiare la valle.
Tra loro un certo Pietro Brunoro dei conti Sanvitale di Parma.
Egli era alloggiato a Morbegno, da cui si spostava facilmente risalendo la Valgerola fino ad arrivare a Campione di Sacco. Il sentiero costeggiava il fiume e saliva agilmente verso i castagneti, da cui si sentiva rumoreggiare il torrente.Tale zona non si chiamava ancora "San Carlo", acquisterà tale nome solo nei secoli successivi quando sorgerà la chiesa dedicata a S. Carlo Borromeo, vescovo di Milano. Dunque, Brunoro si arrampicava tra il fitto degli alberi fino a che l'orizzonte si allargava in una tranquilla radura di eriche e prati. Qui c'è tuttora un casolare semidiroccato: quello di Bona Lombarda. Ella era là a pascolare il gregge con altre sue compagne e fu subito notata da Brunoro. Le gite si fecero più frequenti e anche la conversazione non tardò a portarli alla reciproca simpatia, amicizia, fin che si innamorarono. Decisero di sposarsi lì, nella chiesa di Sacco. Così racconta la storia di Bona, di cui i valtellinesi dubitarono sempre un po', scambiandola per una leggenda. Ma non ne dubitarono affatto i più diretti interessati, cioè i conti di Sanvitale.Essi possedevano un castello tuttora esistente e funzionale a Fontanellato, in provincia di Parma. L'edificio si trova in pianura, al centro del paese, ha il suo bravo ponte levatoio abbassato, il fossato colmo d'acqua e di pesci. Si entra nel posto di guardia; invece del picchetto armato, si trova una gentile signorina, la quale, sentendo che veniamo dal paese di Bona, ci porta difilato in una grande pinacoteca. In quel salone, un po' in penombra e tra cornici dorate e sfondi scuri, spiccano i quadri di tutte le coppie che diedero vita alla loro discendenza: appunto i nobili Sanvitale. Ed ecco, fra gli altri, numerosissimi, bene al centro, i due quadri abbinati di Pietro Brunoro e della moglie.Noi usiamo chiamarla Bona Lombarda, qui, per l'esattezza, c'è scritto "BONA LOMBARDI" ed è ritratta rosea, paffutella, abbastanza bella, si nota pure che, in armonia con la tradizione che la volle guerriera, ella tiene in pugno una lancia. In questo quadro non assomiglia affatto alla signora settecentesca affrescata a Sacco, che si conserva nella casa parrocchiale. Il dipinto conservato nel palazzo avito del marito risale al seicento. Questi due quadri sono la realtà che permane di lei.La storia antica di Bona dice che, partita col marito da Sacco, lo seguì anche in battaglia, dividendo con lui i rischi e pericoli dell'appartenere ad una compagnia di ventura, cioè ad eserciti prezzolati al soldo di vari signori. In un primo tempo restarono con Nicolò Piccinino, ancora al servizio dei duchi di Milano. Ella stessa si distinse nella battaglia di Castel Pavone nel Bresciano. Poi Brunoro passò sotto le insegne di Alfonso d'Aragona, re di Napoli. Qui, però, egli cadde in sospetto di voler tornare al soldo dei milanesi, per questo fu a lungo imprigionato.Bona impazziva di dolore e si recava da tutti i Signori di quel tempo affinché intercedessero per la liberazione di lui. Finalmente, l'ottenne tramite i buoni uffici dei potenti da lei supplicati. Per premiarli della loro sollecitudine, nei loro riguardi, passarono entrambi agli ordini della Serenissima Repubblica di Venezia che li inviò a Negroponte dell'Eubea per difenderla contro i Turchi. Qui trovò la morte, in battaglia, Brunoro, nel 1466, cui seguì nel 1468, la fedele Bona a Modone, nel Peloponneso.A ricordo di Bona, in località Campione di Sacco, in Comune di Cosio, sorge una cappella votiva dove è murata una lapide con questa epigrafe:

BONA LOMBARDA A CUI UNANIMI LE STORIE TRIBUTANO OMAGGI E LODI NACQUE DEL 1417 FRA IL GRUPPO DEGLI UMILI CASOLARI QUI TUTTORA SORGENTI VIRTUOSA E BELLA MENTRE TRA QUESTE SELVE GUIDAVA IL GREGGE ISTANTANEAMENTE RICHIESTA DAL VISCONTEO CAPITANO PIETRO BRUNORO LO SEGUIVA FIDA MOGLIE IN OGNI EVENTO NEI GENEROSI PROPOSITI IRREMOVIBILE SFIDO I PERIGLI DIFESE E SALVO IL MARITO CONSEGUI VITTORIE E PALME E AMMIRATA DA TUTTI REDUCE DALLE TURCHESCHE PUGNE DI NEGROPONTE MORIVA IN MODONE NEL 1468 ALTRO ESEMPIO CHE ANCHE IN POVERI TUGURI E SOTTO RUVIDE SPOGLIE NASCONDONSI TALVOLTA MAGNANIMI SPIRITI CAPACI DI ARDUE E NOBILISSIME IMPRESE - PROF. D. ANTONIO MAFFEI * IN OCCASIONE DEL GIUB. SACERD. DI LEONE XIII QUE DI SACCO POSERO 1887. Il Prof. D. Antonio Maffei, vissuto nel sec. XIX, fu Arciprete di Sondrio ed insigne scrittore di cose storiche ed artistiche.Da "L'ANTICA COSIO DEI VICEDOMINI"


di Maria Corazza Praolini.



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