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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 18 febbraio 2013

Poesia e riflesso


Porto con me la dolce pena. Erro
entro terre più belle dell'amore.
E mi affaccio sul mare che si batte
contro scogli per ridere con sé.
Solitario un fanciullo scorgo assorto
in qualcosa di oscuro ch'io non oso
indovinare ... Poi, scoperto, un guizzo
e un salto lo riportan gaiamente
a nasconder nel mare il suo peccato.

Sandro Penna





le pene insistono

 gli occhi che guardano,
piangono lacrime dure
e sciolgono il cuore... 

domenica 17 febbraio 2013

Poesia e riflesso

Chi sei, chi sono
              
Da qualche tempo una voce
perfida che non s’oblia
rivolge all’anima mia
una domanda feroce.

Oh come, come vorrei
rispondere! Son due sole
parole, son due parole
piccolissime: chi sei?

Rispondere! Vorrei bene
far tacere questa voce
additando la mia croce,
numerando le mie pene;

ma quando ascolto il suono
tristissimo al cuore mio
solo e tremante anch’io,
dico e ridico: chi sono?

Marino Moretti


quelle vie lontane,
poco percorse e lunghe,
piene di vento e piogge;
quelle strade strane
nascoste in noi
in noi così vive... 

sabato 16 febbraio 2013

Poesia e riflesso

Chiudendo il libro

Libro palese e segreto,
Nato dal tristo mio core,
Come da zolla di greto
Nasce un selvatico fiore;
Libro, ove l’arte raffrena
In molli serti di rime
Un aere spirto, e la pena
Con dolce canto redime;
O libro del mio passato,
O memore libro, in cui
Vaneggia quel trasognato
E quel deluso ch’io fui;
Dalle bugiarde lusinghe
Sciolto lo spirito ignudo,
Sotto quest’ombre solinghe,
Ecco, per sempre, ti chiudo;
E con la mano che trema,
Nell’ora muta e decline,
Sulla tua pagina estrema
Scrive la parola: Fine.

Arturo Graf




ed un nuovo inizio,
un nuovo capitolo,
quasi sempre,
età permettendo
e ad occhi aperti...

venerdì 15 febbraio 2013

Rifugio

Rifugio
[ri-fù-gio] s.m. (pl. -gi)
1 Aiuto, difesa contro pericoli di natura materiale o spirituale
SIN protezione: dare r. a un perseguitato; cercare r. nella fede
2 Luogo che offre protezione SIN riparo: la polizia ha scoperto il r. dei banditi || r. alpino (o assol. r.), costruzione che ospita gli alpinisti | r. antiaereo, antiatomico, costruzione, di solito sotterranea, attrezzata per proteggere le persone dai bombardamenti aerei o dagli effetti delle esplosioni nucleari
3 estens. Luogo di ritrovo abituale
4 fig. Persona, ambiente, attività a cui si ricorre per avere protezione o sollievo: la famiglia è il suo r.


Rifugio lontano

Vorrei portarmi via
in un rifugio lontano
dove l'acqua pulita saltella
in argentina cascata;
vorrei andare via
in un rifugio nascosto
dove funghi e ragnatele
segnino percorsi segreti;
vorrei pensarmi via
in un rifugio qualunque...

Anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate


giovedì 14 febbraio 2013

Poesia e riflesso

In a classroom

Talking of poetry, hauling the books
arm-full to the table where the heads
bend or gaze upward, listening, reading aloud,
talking of consonants, elision,
caught in the how, oblivious of why:
I look in your face, Jude,
neither frowning nor nodding,
opaque in the slant of dust-motes over the table:
a presence like a stone, if a stone were thinking
What I cannot say, is me. For that I came.

Adrienne Rich


campanella che avvisa
l'inizio e la fine
ed io giovane cuore
a piangere poeti e poesia...


In Un Aula

Parlando di poesia, spostando le braccia
piene di libri sul tavolino dove le facce
guardano in giù oppure in alto, ascoltando, leggendo
ad alta voce, parlando di consonanti, di elisioni,
intrappolate nel come, ignorando il perché;
guardo il tuo viso, Jude,
né immusonito né remissivo,
opaco nell'obliqua pioggia di polvere sulla tavola:
una presenza come la pietra, se la pietra potesse pensare
Ciò che non posso dire, è me. Per questo sono venuta.

Adrienne Rich

mercoledì 13 febbraio 2013

Poesia e riflesso

C'è come un dolore nella stanza

C'è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.

C'è come un rosso nell'albero, ma è
l'arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch'essi pesano.

Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d'un destino
di uomini separati per obliquo rumore.

Amelia Rosselli
da "Documento" (1966-1973)




visti e lontani
come refusi sciocchi
di cose perdenti;
dolgono i polsi
a volte le mani
sempre il cuore...

martedì 12 febbraio 2013

Felicità


La felicità

Ma quella che va sola ancora sa
tratto tratto pel suo vagabondare
trovar un'ombra di felicità.
Oh ! ma un'ombra così lieve che pare
quella del pesco, quando primavera
gli fa una veste di rosette amare.
Certa non è se gioia era o non era,
e a sera lo domanda ella a sé stessa
sciogliendo adagio la sua chioma nera.
O voce che dicevi sì sommessa :
Mi piaci ! o riso di perplessità,
o mano che non parla ma confessa,
eri o non eri la fehcità ?

Amalia Guglielminetti


felici ed austeri
in girandole di pensieri
assurdi, a volte ciechi,
ma vivi sì, questo sì;
ed ecco le svolte
e le strie di pianto
a rigare il volto... 

La felicità è lo stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desider. L'etimologia fa derivare felicità da: felicitas, deriv. felix-icis, "felice", la cui radice "fe-" significa abbondanza, ricchezza, prosperità. La nozione di felicità, intesa come condizione (più o meno stabile) di soddisfazione totale, occupa un posto di rilievo nelle dottrine morali dell'antichità classica, tanto è vero che si usa indicarle come dottrine etiche eudemonistiche (dal greco eudaimonìa) solitamente tradotto come "felicità". Tale concezione varia, naturalmente, col variare della visione-concezione del mondo (Weltanschauung) e della vita su di esso. Le sue caratteristiche sono variabili secondo l'entità che la prova (per esempio: serenità, appagamento, eccitazione, ottimismo, distanza da qualsiasi bisogno, ecc.). Quando è presente associa la percezione di essere eterna al timore che essa finisca. L'uomo fin dalla sua comparsa ricerca questo stato di benessere. La felicità è quell'insieme di emozioni e sensazioni del corpo e dell'intelletto che procurano benessere e gioia in un momento più o meno lungo della nostra vita. Se l'uomo è felice, subentrano anche la soddisfazione e l'appagamento. L'uomo ha delle necessità primarie, secondarie e sovrastrutturate, di solito l'appagamento di queste necessità e il raggiungimento dell'obiettivo dettato da un bisogno procura gioia da cui deriva anche la felicità. La felicità studiata sotto il profilo dei bisogni (primari, secondari, ecc...)porta a valutazioni e definizioni non solo psicologiche e filosofiche diverse, ma anche materiali, per questo motivo la felicità è stato ed è studio di ogni scienza umanistica. Rimane chiaro che la divisione è fatta per chiarire le varie componenti di quello che è lo stato della felicità della persona, ma essendo l'uomo una unità indissolubile di psiche-corpo-spirito è chiaro che si parla sempre
 di tutte le componenti che si influenzano tra di loro. Se mi fa male un piede è molto più facile che io sia triste piuttosto che allegro e felice. La felicità appartiene alla sfera del trascendente per quanto riguarda la sua sostanza definitiva, oggetto della ricerca dell'individuo. Essa però possiede a sua volta un fondamentale caposaldo nella condizione immanente dell'io, frutto della soddisfazione di bisogni primari dovuti agli istinti e agli impulsi biologici, quali ad esempio la fame, il sonno, l'appagamento sessuale. Essi possono essere considerati come parte integrante della felicità, ma non come unica costituente della stessa. I bisogni biologici creano una condizione di attesa e di infelicità che tende a risolversi nel momento in cui si appaghi il proprio bisogno primario: l'appagamento ottiene una condizione di serenità e di tranquillità che produce felicità biologica, identificabile con il piacere, la quale influenza anche le altre componenti come la psiche e lo spirito, ciononostante l'appagamento biologico è sottoposto ad una temporaneità irrevocabile, frutto del continuo ripresentarsi di pulsioni e istinti dopo il breve periodo di compimento degli stessi. Relegare la felicità solo al piano biologico, significa dipendere unicamente dai bisogni biologici e non andare oltre, condizione questa di un susseguirsi ciclico che ritorna su se stesso. A livello anatomico recenti studi di elettrofisiologia e immunoistochimica sviluppano il concetto introdotto da Papez sulla centralità del sistema limbico nel procurare una reazione di natura certamente chimica e elettrica (equivalenti secondo la legge di Nernst), causale di quella che viene definita percezione della psiche e degli sbalzi di umore. Epicuro, in una Lettera sulla felicità a Meneceo, lo ravvisava sul fatto che non c'è età per conoscere la felicità: non si è mai né vecchi né giovani per occuparsi del benessere dell'anima (e cioè di "filosofare", amare il pensiero). Per Epicuro la felicità e la conoscenza delle cose fanno lo stato di felicità. Nella sua vita naturale l'uomo allontana da sé il dolore sia fisico (aponia) che psichico (atarassia) e l'assenza di queste due cause porta al raggiungimento della felicità. Epicuro classifica i piaceri dividendoli in tre grandi categorie: "Naturali e necessari", come: l'amicizia, la libertà, il riparo, il cibo, l'amore, il vestirsi, le cure ecc. "Naturali ma non necessari" come: l'abbondanza, il lusso, case enormi oltre il necessario, cibi raffinati ed in abbondanza oltre il necessario. "Non naturali e non necessari", come il successo, il potere, la gloria, la fama ecc. Soddisfare piaceri naturali e necessari è molto importante per la felicità, avere accesso a piaceri naturali ma non necessari può essere positivo se per procurarceli non ci votiamo ad un sacrificio eccessivo, mentre i piaceri non naturali e non necessari sono nella stragrande maggioranza dei casi fonte più di infelicità che di felicità. Secondo Epicuro, infatti, l'uomo dovrebbe concentrarsi sul vivere quegli aspetti della vita connessi alla sua natura e coltivare con impegno l'amicizia, elemento assolutamente positivo della nostra esistenza. La filosofia epicurea invita l'uomo a godere senza affanni di ciò che può procurarsi senza sforzo eccessivo e a vivere la vita stringendo salde e durature relazioni interpersonali La felicità può essere il raggiungimento di un desiderio, la soddisfazione di vederlo realizzato. Il bisogno di felicità, sotto il profilo psicologico, può essere anche una soluzione ad un problema e la soluzione del problema dà l'appagamento quindi gioia. La felicità si sviluppa sia in senso intellettuale sia materiale, sia fisico sia psichico, sia affettivo sia emozionale. Per fare degli esempi pratici su come il valore della felicità cambi anche in virtù della cultura e del contesto ambientale, la felicità può essere un sorriso di un bambino o l'acquisto di una villa con piscina, può essere un matrimonio o la conquista dell'Everest, la pace dei sensi o la vincita dei mondiali di calcio. Nel terzo mondo il raggiungimento di una ciotola di riso (bisogno primario) è felicità. Nei paesi ricchi il comprare un'auto di lusso (bisogno sovra-strutturato) è felicità. Sono due emozioni non comparabili ma che fanno parte della felicità umana. La felicità può essere considerata come il provare ciò che esiste di bello nella vita. Non è un'emozione oggettiva, né è casuale come un evento del destino, ma è una capacità individuale da scoprire. Come insegna la cultura popolare (ad esempio nel famoso proverbio "Meglio un uovo oggi che una gallina domani"), la felicità non è un inseguimento dei sogni futuri, ma al contrario è il cercare di godere di quello che si possiede nel presente. Spesso i cosiddetti "falsi idoli" (ovvero i soldi, il benessere corporale, la fama, il successo, il potere) sono considerati fonte di felicità, ma secondo talune teorie questo atteggiamento crea solamente più ansia che è in contrasto con lo stato della felicità. Il raggiungimento di un falso idolo può provocare solo una gioia effimera, poiché più si conquista una cosa più ne cresce il desiderio. La psicologia più di tutte le altre discipline ha studiato il comportamento della psiche nello stato di felicità osservando le manifestazioni comportamentali della felicità: sentimento di maggiore libertà, fiducia in sé stessi e negli altri, nonché ottimismo nei confronti della vita. Sono stati effettuati studi sugli effetti della felicità che analizzano la partecipazione di più parti del corpo nei complessi meccanismi biologici che si manifestano quando percepiamo sensazioni definite di "felicità". Si è osservato che le persone felici affrontano meglio la vita e i rapporti con gli altri. La felicità ha due componenti fondamentali, il raggiungimento del benessere del corpo ma anche il raggiungimento della serenità dell'anima. Solo il raggiungimento di entrambi dà la felicità completa Il concetto di felicità è un valore esplicitamente sancito in alcune Costituzioni e nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti. Nella Costituzione italiana il “pieno sviluppo della persona umana” è valore sancito dall'art. 3. La realizzazione sul piano oggettivo della persona umana, della propria essenza, vale a dire su un piano inter-soggettivo visibile e condivisibile da tutti, è intesa come identica sul piano soggettivo alla felicità del singolo (come sosteneva il filosofo Socrate).
La felicità ha dunque a che fare con la privacy, nel suo aspetto difensivo ed evolutivo, è essenziale per garantire la tutela della dignità della persona in ogni suo aspetto e dunque garantire la sua felicità. Rispettare la vita privata significa anche permettere a ciascuno di realizzare i propri sogni, di non rinunciare alla felicità nelle forme in cui la si identifica, di decidere personalmente circa ciascun aspetto del proprio cammino. Dunque realizzare i propri sogni è sviluppare a pieno se stesso, trovando il necessario equilibrio per raggiungere la propria felicità. Il diritto alla felicità, la privacy ed il correlato diritto all'identità personale (sancito tra i diritti inviolabili ex art. 2 Cost., sent. Corte Cost. n. 13/1994) rappresentano quindi un rovesciamento di prospettiva nei confronti di imposizioni atte a trasferire sulla persona modelli prefabbricati. Ciascun essere umano è unico e come tale irripetibile, artefice dei suoi progetti, non standardizzabile. Il Paradosso della felicità, o paradosso di Easterlin, analizza il rapporto tra felicità (o come indicato nella ricerca "soddisfazione") di ogni individuo e la sua ricchezza. Il risultato vede (e per questo diventa un paradosso) un rapporto, oltre una certa soglia tra i due valori indirettamente proporzionale, cioè a maggior ricchezza la felicità si riduce (da Wikipedia).

lunedì 11 febbraio 2013

Poesia


Dove

Dove scorre la via
esiste un qualsiasi di troppo
in un quadro ridipinto,
in un ansimare a stento;
le pieghe delle cose
si stampano in pagine fitte
come i pensieri dei giovani
come le gioie dei bimbi.

Anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate

domenica 10 febbraio 2013

Artista, Poesia e riflesso

Alessandro Tiarini
(Bologna, 1577 – 1668) è stato un pittore italiano. 

La sua formazione si svolse presso Prospero Fontana, influenzato successivamente dall'opera di Bartolomeo Cesi, nel 1599 fu a Firenze, dove realizzò gli affreschi con Storie di san Marco, per l'omonimo convento, con colori freddi e chiari. Tornato a Bologna si avvicinò alla scuola dei Carracci, accogliendone le nuove istanze 
Alessandro Tiarini - Madonna Con Gesu Bambino Adorata Da San Rocco

Alessandro Tiarini

Madonna Con Gesu Bambino Adorata Da San Rocco, 1595

naturalistiche, avvicinandosi specialmente all'opera di Ludovico Carracci.
Su sollecitazione di Ludovico Carracci per la Basilica di San Petronio eseguì il Martirio di santa Barbara. Nel 1611 realizzò l'Assunta per Budrio. Tra il 1613 e il 1614 dipinse per la Chiesa di San Giovanni Battista a Crevalcore Cristo pone sul capo di Santa Caterina da Sienala corona di Spine (olio su tela, cm 245 x 149). Del 1614 sono gli affreschi nella chiesa di San Michele in Bosco. Tra il 1614 e il 1618 realizzò per la chiesa di San Domenico il quadro con San Domenico che risuscita un bambino, con numerose figure di enormi dimensioni, di impostazione e illuminazione drammatica. Durante gli anni seguenti intensificò questa tendenza inserendo le sue figure in composizioni scure e di impressionante gravità, come nella Deposizione di Cristo nel sepolcro , opera realizzata per la chiesa di Sant'Antonio del Collegio Montalto e ora alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e nel San Martino che fa risuscitare il figlio della vedova nella chiesa di Santo Stefano. A contatto con gli ambienti pittorici di Parma, Venezia e Ferrara e soprattutto con la rilettura dell'opera del Correggio, schiarisce la tavolozza mentre le figure acquistano monumentalità e maggiore naturalezza; ne sono esempi le Nozze mistiche di santa Caterina della Galleria Estense, gli affreschi in Palazzo del Giardino e in Sant'Alessandro a Parma e Rinaldo e Armida del Musée des beaux-arts di Lilla. Successivamente fu attivo a Reggio Emilia, eseguendo affreschi nella Basilica della Ghiara dei Servi di Maria, e per chiese di Modena e di Pavia. Secondo Carlo Cesare Malvasia, si ritirò cedendo i propri pennelli ad Andrea Sirani, non riuscendo a tenere il passo di Guido Reni, allora tornato a Bologna da Roma (da wikipedia).

Se la vita sapesse il mio amore!
me ne andrei questa sera lontano.
Me ne andrei dove il vento mi baci
dove il fiume mi parli sommesso.
Ma chi sa se la vita somiglia
al fanciullo che corre lontano ...

Sandro Penna

Alessandro Tiarini
Fanciullo Che Rincorre Un Merlo.

se la vita sapesse...
davvero chissà...dove...
eppure è un filo di fiato,
di inutile cuore aperto
quello che ancora regge
un peso dolce e infinito...

sabato 9 febbraio 2013

Poesia e riflesso

Nevai

Io fui nel giorno alto che vive
oltre gli abeti,
io camminai su campi e monti
di luce –
Traversai laghi morti – ed un segreto
canto mi sussurravano le onde
prigioniere –
passai su bianche rive, chiamando
a nome le genziane
sopite –
Io sognai nella neve di un’immensa
città di fiori
sepolta –
io fui sui monti
come un irto fiore –
e guardavo le rocce,
gli alti scogli
per i mari del vento –
e cantavo fra me di una remota
estate, che coi suoi amari
rododendri
m’avvampava nel sangue –

Antonia Pozzi
1° febbraio 1934


candidi manti
in attesa di passi
ed io sono qui, da sempre
ad attendere il suono
delle campane d'Inverno...