Amore non è ricerca della propria segreta soggettività, è piuttosto l’espropriazione della soggettività, è l’essere trascinato del soggetto oltre la sua identità, è il suo concedersi a questo trascinamento, perché solo l’altro può liberarci dal peso di una soggettività che non sa che fare di se stessa.
Allora davvero l’amore si pone come radicale sovvertimento della stabilità, dell’ordine, dell’identità.
Amore non è una cosa tranquilla, non è delicatezza, confidenza, conforto.
Amore non è comprensione, condivisione, gentilezza, rispetto, passione che tocca l’anima o che contamina corpi.
Amore non è silenzio, domanda, risposta, suggello di fede eterna, lacerazione di intenzioni un tempo congiunte, tradimento di promesse mancate, naufragio di sogni svegliati.
Amore è violazione dell’integrità degli individui, è toccare con mano i limiti dell’uomo…”
Umberto Galimberti
Si chiama amore ogni superiorità,
ogni capacità di comprensione,
ogni capacità di sorridere nel dolore.
Amore per noi stessi e per il nostro destino,
affettuosa adesione ciò che l'Imperscrutabile
vuole fare di noi anche quando
non siamo ancora in grado di vederlo
e di comprenderlo -
questo è ciò a cui tendiamo.
Hermann Hesse