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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 10 maggio 2010


La polvere che noi siamo ricompone
il contrasto stride e nel fragore emerge;
le dita più non stringono mani
ma fumo che impalpabile sale a spirale
ed il suono ovattato affievolisce e si spegne.
Le ingiurie si accalcano agli occhi
che tumidi chiedono inesistenti ragioni;
non senti il calore che tenta trasmetterti
chi a fianco ti è stata, vicina, compagna serena
e che ora stranita si accascia colpita dal maglio.
Io non ho che parole da dirti, consunte, desuete
a rincorrere attimi insieme gelati dal nulla;
lo sguardo più non ricerca sorriso
e smarrito, attonito fissa nel punto infinito
un orizzonte lontano, sfocato, indistinto.

Anonimo del XX° secolo,
frammenti ritrovati

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domenica 9 maggio 2010

A Raffaello...buon viaggio amico mio


La Morte dà Significato

La Morte dà significato a Cose
Che l'Occhio avrebbe tralasciato
Salvo che una Creatura defunta
Ci implori teneramente
Di soffermarci su piccoli Lavori
Di Pastello, o di Lana,
Con un "Questo fu l'ultimo fatto dalle Sue dita" -
Industriose fino a quando -
Il Ditale divenne troppo pesante -
I punti - si arrestarono -
E allora fu posato fra la Polvere
Sulle mensole del Ripostiglio -
Ho un Libro - donato da un amico -
La cui Matita - qui e là -
Ha segnato i punti che Lui preferiva -
A Riposo - sono le Sue dita -
Ora - quando leggo - non riesco a leggere -
Per le Lacrime che interrompono -
Cancellando quelle Incisioni
Troppo Costose da Riparare.

Emily Dickinson

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sabato 8 maggio 2010

Il Gioco del Silenzio

Non so se veramente fu vissuto
quel giorno della prima primavera.
Ricordo - o sogno? - un prato di velluto,
ricordo - o sogno? - un cielo che s'annera,
e il tuo sgomento e i lampi e la bufera
livida sul paese sconosciuto...
Poi la cascina rustica sul colle
e la corsa e le grida e la massaia
e il rifugio notturno e l'ora folle
e te giuliva come una crestaia,
e l'aurora ed i canti in mezzo all'aia
e il ritorno in un velo di corolle...
- Parla! - Salivi per la bella strada
primaverile, tra pescheti rosa,
mandorli bianchi, molli di rugiada...
- Parla! - Tacevi, rigida pensosa
della cosa carpita, della cosa
che accade e non si sa mai come accada...
- Parla! - seguivo l'odorosa traccia
della tua gonna... Tutto rivedo
quel tuo sottile corpo di cinedo,
quella tua muta corrugata faccia
che par sogni l'inganno od il congedo
e che piacere a me par che le spiaccia...
E ancor mi negasti la tua voce
in treno. Supplicai, chino rimasi
su te, nel rombo ritmico e veloce...
Ti scossi, ti parlai con rudi frasi,
ti feci male, ti percossi quasi,
e ancora mi negasti la tua voce.
Giocosa amica, il Tempo vola, invola
ogni promessa. Dissipò coi baci
le tue parole tenere fugaci...
Non quel silenzio. Nel ricordo, sola
restò la bocca che non diè parola,
la bocca che tacendo disse: Taci!...



Guido Gozzano
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venerdì 7 maggio 2010


Certezza

Tu sei l’erba e la terra, il senso
quando uno cammina a piedi scalzi
per un campo arato.
Per te annodavo il mio grembiule rosso
e ora piego a questa fontana
muta immersa in un grembo di monti:
so che a un tratto-
il mezzogiorno sciamerà coi gridi
dei suoi fringuelli -
sgorgherà il tuo volto
nello specchio sereno, accanto al mio.

Antonia Pozzi
9 gennaio 1938




Berthe Morisot , La bambina col grembiule rosso

giovedì 6 maggio 2010


La via del rifugio


Trenta quaranta,
tutto il Mondo canta
canta lo gallo
risponde la gallina...

Socchiusi gli occhi, sto
supino nel trifoglio,
e vedo un quatrifoglio
che non raccoglierò.

Madama Colombina
s'affaccia alla finestra
con tre colombe in testa:
passan tre fanti...

Belle come la bella
vostra mammina, come
il vostro caro nome,
bimbe di mia sorella!

...su tre cavalli bianchi:
bianca la sella
bianca la donzella
bianco il palafreno...

Ne fare il giro a tondo
estraggono le sorti.
(I bei capelli corti
come caschetto biondo

rifulgono nel sole.)
Estraggono a chi tocca
la sorte, in filastrocca
segnado le parole.

Socchiudo gli occhi, estranio
ai casi della vita.
Sento fra le mie dita
la forma del mio cranio...

Ma dunque esisto! O Strano!
vive tra il Tutto e il Niente
questa cosa vivente
detta guidogozzano!

Resupino sull'erba
(ho detto che non voglio
raccorti, o quatrifoglio)
non penso a che mi serba

la Vita. Oh la carezza
dell'erba! Non agogno
cha la virtù del sogno:
l'inconsapevolezza.

Bimbe di mia sorella,
e voi, senza sapere
cantate al mio piacere
la sua favola bella.

Sognare! Oh quella dolce
Madama Colombina
protesa alla finestra
con tre colombe in testa!

Sognare. Oh quei tre fanti
su tre cavalli bianchi:
bianca la sella,
bianca la donzella!

Chi fu l'anima sazia
che tolse da un affresco
o da un missale il fresco
sogno di tanta grazia?

A quanti bimbi morti
passò di bocca in bocca
la bella filastrocca
signora delle sorti?

Da trecent'anni, forse,
da quattrocento e più
si canta questo canto
al gioco del cucù.

Socchiusi gli occhi, sto
supino nel trifoglio,
e vedo un quatrifoglio
che non raccoglierò.

L'aruspice mi segue
con l'occhio d'una donna...
Ancora si prosegue
il canto che m'assonna.

Colomba colombita
Madama non resiste,
discende giù seguita
da venti cameriste,

fior d'aglio e fior d'aliso,
chi tocca e chi non tocca...
La bella filastrocca
si spezza d'improvviso.

"Una farfalla!" "Dài!
Dài!" - Scendon pel sentiere
le tre bimbe leggere
come paggetti gai.

Una Vanessa Io
nera come il carbone
aleggia in larghe rote
sul prato solatio,

ed ebra par che vada.
Poi - ecco - si risolve
e ratta sulla polvere
si posa della strada.

Sandra, Simona, Pina
silenziose a lato
mettonsile in agguato
lungh'essa la cortina.

Belle come la bella
vostra mammina, come
il vostro caro nome
bimbe di mia sorella!

Or la Vanessa aperta
indugia e abbassa l'ali
volgendo le sue frali
piccole antenne all'erta.

Ma prima la Simona
avanza, ed il cappello
toglie ed il braccio snello
protende e la persona.

Poi con pupille intente
il colpo che non falla
cala sulla farfalla
rapidissimamente.

"Presa!" Ecco lo squillo
della vittoria. "Aiuto!
È tutta di velluto:
Oh datemi uno spillo!"

"Che non ti sfugga, zitta!"
S'adempie la condanna
terribile; s'affanna
la vittima trafitta.

Bellissima. D'inchiostro
l'ali, senza rintocchi,
avvivate dagli occhi
d'un favoloso mostro.

"Non vuol morire!" "Lesta!
ché soffre ed ho rimorso!
Trapassale la testa!
Ripungila sul dorso!"

Non vuol morire! Oh strazio
d'insetto! Oh mole immensa
di dolore che addensa
il Tempo nello Spazio!

A che destino ignoto
si soffre? Va dispersa
la lacrima che versa
l'Umanità nel vuoto?

Colombina colombita
Madama non resiste:
discende giù seguita
da venti cameriste...

Sognare! Il sogno allenta
la mente che prosegue:
s'adagia nelle tregue
l'anima sonnolenta,

siccome quell'antico
brahamino del Pattarsy
che per racconsolarsi
si fissa l'umbilico.

Socchiudo gli occhi, estranio
ai casi della vita;
sento fra le mie dita
la forma del mio cranio.

Verrà da sé la cosa
vera chiamata Morte:
che giova ansimar forte
per l'erta faticosa?

Trenta quaranta
tutto il Mondo canta
canta lo gallo
canta la gallina...

La Vita? Un gioco affatto
degno di vituperio,
se si mantenga intatto
un qualche desiderio.

Un desiderio? sto
supino nel trifoglio
e vedo un quatrifoglio
che non raccoglierò.

Guido Gozzano

mercoledì 5 maggio 2010

Il Cinque Maggio

Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall'uno all'altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l'avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

Alessandro Manzoni

martedì 4 maggio 2010




Filastrocca di Primavera

Filastrocca di primavera
più lungo è il giorno, più dolce la sera.
Domani forse tra l'erbetta
spunterà la prima violetta.
Oh prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.
Gli altri signori non lo sanno
e ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo.


Gianni Rodari

lunedì 3 maggio 2010

Il Profeta



SUL MATRIMONIO

Allora Almitra di nuovo parlò e disse:
Che cos'è il Matrimonio, maestro ?
E lui rispose dicendo:
Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
E insieme nella silenziosa memoria di dio.
Ma vi sia spazio nella vostra unione,
E tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l'un l'altro, ma non fatene una prigione d'amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.
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K. Gibran
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domenica 2 maggio 2010


La Vita Sognata

Chi mi parla non sa
che io ho vissuto un'altra vita -
come chi dica
una
fiaba
o una
parabola santa.
Perchè tu eri
la purità mia,
tu cui un'onda bianca
di tristezza cadeva sul volto
se ti chiamavano col labbra impure,
tu cui le lacrime dolci
correvano nel profondo degli occhi
se guardavano in alto -
e così ti parevo più bella.
O velo
tu della mia giovinezza,
mia veste chiara,
verità svanita -
o nodo
lucente - di tutta una vita
che fu sognata - forse -
oh, per averti sognata,
mia vita cara,
benedico i giorni che restano -
il ramo morto dei giorni che restano,
che servono
per piangere te.

Antonia Pozzi
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sabato 1 maggio 2010


Primo Maggio di Festa

Primo maggio di festa oggi nel Viet-Nam
e forse in tutto il mondo,
primo maggio di morte oggi a casa mia
ma forse mi confondo.
E che titolo rosso oggi sul Viet-Nam

e che sangue negli occhi della mia gente,
e che cosa da niente oggi essere lì
e morire senza il sole del Viet-Nam.

Che sapore di morte oggi dal Viet-Nam
ma forse è mio padre, mi confondo.
Che sapore di sole oggi dal Viet-Nam
ma forse è proprio il sole, qui, mi confondo.
E confondo la testa col mondo e col Viet-Nam
e confondo i miei occhi con i tuoi,
e che titolo rosso oggi sul Viet-Nam
ma forse è il tuo sangue,
mi confondo.


Claudio Lolli
Ho Visto Anche Degli Zingari Felici, 1972






Buon Primo Maggio a tutti!
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