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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 15 luglio 2011

Gerardo Diego

Gerardo Diego Cendoya (Santander, 3 ottobre 1896 – Madrid, 8 luglio 1987) è stato un poeta e scrittore spagnolo, appartenente alla cosiddetta Generazione del 27.
Nacque il 3 ottobre del 1896 a Santander. Alunno dell'Università di Deusto dove segue il corso di Filosofia e Lettere, e dove conosce colui che sarebbe stato poi un amico essenziale nella vita litteraria, Juan Larrea. Terminato il corso, si addottoró a Madrid. Fu cattedratico di Lingua e Letteratura all'Intituto di Soria, Gijón, Santander e Madrid. A Santander diresse due delle più importanti rivistae del '27, Lola e Carmen. Fu uno dei principali seguaci dell'avanguardia poetica spagnola, e precisamente dell'Ultraismo e del Creazionismo. Nel 1925 ottenne il Premio Nazionale di Letteratura spagnola (Premio Nacional de Literatura de España), ex aequo con Rafael Alberti.
Elaboró le due versioni della famosa Antología di poesia che fece conoscere gli autori della Generazione del 27. Come professore, diede corsi e conferenze in tutto il mondo. Fu inoltre critico letterario, musicale e taurino oltre che editorialista di vari periodici.
Si sposa nell'anno 1934, e l'anno seguente si trasferisce come cattedratico all'Instituto de Santander. Prosegue il suo lavoro poetico, compendiandolo con i suoi studi su differenti temi, aspetti e autori della letteratura spagnola, con il suo lavoro di conferenziere e la sua rimarchevole critica musicale, realizzata su differenti periodici.

La Guerra Civile scoppia quando si trova in vacanza a Sentaraille (Francia). Finito il conflitto, ritorna in Spagna e si trasferisce all'Instituto Beatriz Galindo di Madrid, nel quale rimase fino al suo ritiro.
Dal 1947 fu membro della Real Academia Española. Nel 1979, gli venne concesso il Premio Cervantes.
Morì l'8 luglio del 1987 a Madrid.
Rappresentó l'ideale della Generazione del 27 alternando con maestria la poesia tradizionale e l'avanguardista, del quale si trasformò in uno dei massimi esponenti durante la decade degli anni venti. La sua opera poetica prosegue, dopo, secondo questi due tracciati.
È da sottolineare l'influenzaa di Gerardo Diego in altre figure di rilevanza tanto nel'ambito nazionale come regionale. Emerge tra i suoi seguaci il poeta Cantabrico Matilde Camus, del quale fu professore all'Istituto di Santa Clara a Santander. Gerardo Diego invió nel 1969 una poesia il cui titolo è Canción de Corro (canzone del girotondo) con il prologo nel primo libro di Matilde Camus intitolato Voces e che fu fatto conoscere all'Ateneo di Madrid. Comunque, presto verrà publicata la corrispondenza che tenne con Matilde Camus.
La sua poesia tradizionale comprende poesie di taglio tradizionale e classicista, dove ricorre con frequenza al romance, alla décima e al sonetto. I temi sono molto variati: il paesaggio, la religione, la musica, i tori, l'amore, ecc. È suo il considerato da molti il migliore sonetto della letteratura spagnola, El ciprés de Silos, così per altre poesie importanti come Nocturno (Notturno), Las tres hermanas (Le tre sorelle) o La despedida (L'addio).
La sua inclinazione per la nuova arte dell'avanguardia lo porta a iniziarsi prima al creazionismo.
La mancanza di segni di punteggiatura, la disposizione dei versi, i temi immanenti e le straordinarie immagini caratterizzano questa poesia.




Davvero?

Ti servono davvero le mie rime?
Ti dan cibo, coraggio, nelle terse
tue oscure solitudini squisite
- tu, vortice, epicentro, climi in frane -?

Quando ti alieni e senza te ti insinui
e l'intimo tuo vuoto hai smascherato
e non odi la pietra che hai scagliato
giù per l'anima all'imo dei tuoi abissi,
i miei versi potranno rivolare
nelle concave spiagge tue interiori?

potranno accarezzarti, alzarti un cielo,
accenderti un tremore di rossori,
sussurrarti dolcissimo un assillo
di sillabe fiorite, e tu ne pianga?

Gerardo Diego
 
¿De Veras?

¿De veras necesitas de mis rimas,
te alientan, te alimentan en tus claras,
en tus oscuras soledades raras
- tú, vórtice, epicentro, alud de climas -?

Cuando te extrañas y sin ti te intimas
y tu propia oquedad desenmascaras
y ya no oyes la piedra que arrojaras
alma abajo en la sima de tus simas,
¿pueden mis versos remontar el vuelo
por tus cóncavas playas interiores?

pueden acariciarte, alzarte un cielo,
encenderte un anhelo de rubores,
susurrarte un dulcísimo martelo
de sílabas en flor para que llores?

Gerardo Diego


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