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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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domenica 16 marzo 2008

Quadri nella mia Vita

La pioggia sui tetti di Parigi non è mai rumore sordo, è quasi sempre musica immortalata da Poeti e Musicisti, dipinta da Artisti le cui impressioni ancora sembrano sgorgare dai muri della città. Non tutti si sono lasciati struggere dal sentirsi nuovi, qualcuno ha saputo cogliere la vita di tutti i giorni, la realtà trasposta sulle tele.
Mi piace Gustave Caillebotte, ho già accennato di lui qualche tempo fa ma mipiace riprenderlo a riproporlo nel suo quotidiano, con tele famose ed indimenticabili. In lui c'è il respiro "fine secolo" insieme alla gente comune che passeggia o lavora in una qualsivoglia città francese.
I rumori delle strade si fondono e trasformano in attimi a corrodere le coscienze di chi guarda i suoi quadri e ciò non è poco.
Disgiunto da tutto è il trascorrere delle ore a riempire giornate borghesi dove gli umili hanno solo ruolo di comparse necessarie. Lui renderà le comparse necessari, infaticabili protagonisti.
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Caillebotte nel 1874 ha 24 anni.
I suoi tenui colori profumano di intense, delicate descrizioni, che trascendono loro stessi risaltando sia che siano grigi o sgargianti rossi di macchie fiorite, ha pennellate lievi e decise che tracciano percorsi umani di descrivibile e triste bellezza, anche nel loro disumano realismo. Il suo auroritratto lascia all'interprete mutevoli sensazioni.
"E guardando le opere di Caillebotte emerge una virilità predominante che si rivela soprattutto nella sua prima grande opera: "Les raboteurs de parquet" (I lamatori di parquet).
Degli uomini a torso nudo, in ginocchio e braccia tese sono dipinti con un atteggiamento sottomesso in un interno borghese. La scelta del soggetto, considerato come una provocazione, giustificò il rifiuto di esporlo al salone del 1875."
Non esiste cognizione del tempo, esiste solo il reale del momento relegato a gesti competenti e ripetuti che esaltano l'attimo e relegano i pensieri in un angolo illeggibile ma risaputo.
La reale irrealtà si concentra e si stampa indelebile su visi affaticati e muscoli tesi.
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Per fortuna esiste anche un dopo che ci conduce nel mondo più bello ed amato, quello in cui pensare è gioia serena ed il respiro è più facile perchè l'aria non riesce ad opprimere.
Il cielo terso è quasi una immagine di redenzione per chi lavora e suda il pane quotidiano.
L'orologio della vita segna il tempo con costanza e ferocia, Caillebotte quel malefico tempo sembra poterlo fermare ed inciderlo a tratti decisi, visibili e indelebili.
Una poesia letta con gli occhi che si scioglie nel cuore.
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Gustave Caillebotte nasce a parigi il 19 Agosto del 1848 da una ricca famiglia di industriali tessili. Segue gli studi giuridici e si diploma nel 1870.
Nel 1872 frequenta l'atelier di Leon Bonnat per prepararsi al concorso di ammissione all'Ecole des Beaux Arts, che supera brillantemente l'anno seguente. Alla morte del padre, nel 1874, eredita un notevole patrimonio che gli permette di dedicarsi a tempo pieno alla pittura.
Conosce Edgard Degas, che lo presenta agli altri impressionisti, e su invito di August Renoire e di Henri Rouart partecipa alla loro seconda mostra, quella del 1876 presso il gallerista Paul Durand-Ruel.
Nel frattempo inizia ad acquistare le opere degli impressionisti, e nel 1877 finanzia la loro terza mostra. Partecipa, inoltre, come finanziatore e organizzatore, alle edizioni del 1879, 1880, 1882 e alla trasferta a New York con Durand-Ruel nel 1885.
Dopo il 1882 tenta inutilmente di tenere unito il gruppo impressionista ma, visti vani i suoi sforzi, limita i suoi impegni artistici per dedicarsi alla navigazione di diporto e al giardinaggio.
Nel 1888 partecipa al "Salon des XX" di Bruxelles, recependo in parte le nuove tendenze neo-impressioniste.
Muore a Gennevlliers dopo una breve malattia, il 21 febbraio del 1894, a soli 46 anni.
Nel testamento dona sessantacinque dipinti allo Stato, a condizione che siano esposti prima al Museo del Luxembourg di Parigi, il museo d'arte moderna di allora, e poi al Louvre. Il fratello Martial e Renoir, esecutori testamentari, devono superare l'opposizione dei pittori ufficiali dell'Accademia, che pretendono ottusamente di sceglierne alcuni, scartandone altri e alla fine ne accetteranno solo trentotto.
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