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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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venerdì 15 aprile 2022

Tra favole e fiabe

Le favole sono brevi racconti, in prosa o in versi, che solitamente hanno come protagonisti animali antropomorfi, cioè animali che incarnano caratteristiche umane, per esempio la capacità di parlare e di ragionare. Possono essere presenti anche esseri inanimati che interagiscono con i protagonisti. Gli ambienti in cui si svolge il racconto nella favola sono realistici: le vicende sono quindi aderenti alla vita quotidiana. A differenza della fiaba, nella favola è assente l’elemento magico e la morale è formulata esplicitamente di solito alla fine della narrazione, anche in forma di proverbio. Il linguaggio della favola è più curato di quello della fiaba (dalla rete)

Fiaba

Quando la gente la mattina si desta nei suoi isolati nuclei
familiari con uno strano sapore di canti di libertà nella
bocca, si desta anche il suo vuoto.
E subito il vuoto pregusta la gioia
di quando la gente sparirà nel buio, diretta alle
macchine in attesa e resterà solo a possedere le cose e
lo spazio che son loro.
Attende invisibile con ansia.
Quando è sicuro che la madre, il padre e i figli
sono via
salta come un pupazzo da una scatola magica e si mette
a rovistare facendo da padrone. Nessuno sa quanto
perverso sia il vuoto.
Il vuoto che resta nelle case private quando la gente
è uscita.
Rovista fra lettere e armadi della gente, ne prova le vesti,
si volta e rivolta davanti ai loro specchi.
Il vuoto ha via libera quando la gente non c’è. Il tempo
in cui sono costretti a stare insieme è una pena.
Ma ciascuno si ingoia la sua uggia.
Il vuoto se l’ingoia
perché sempre sa che l’aspetta una mattina felice
quando la gente sarà sparita per tutta una giornata
di lavoro. Ma perché si ingoia la gente la sua uggia
nei confronti del vuoto,quando non sempre può
aspettarsi in fabbriche e uffici una mattina felice lontana
dal vuoto. No, nelle fabbriche può però imparare
a essere unita, e quando è unita non s’accorge tanto
del vuoto. La gente parla sempre di unirsi per scacciare
il vuoto dalle loro case e dal lavoro.

Marianne Larsen
(Kalundborg,1951),
da "Giovani poeti danesi"
(Einaudi, 1979)

Tutti vorremmo viver una favola, meglio, una fiaba
tra principesse e cavalieri circondati da draghi e fate;
in fondo il magico è un reale migliore, più nostro,
il vuoto della vita si riempie di sortilegi e presagi...


Il termine fiaba deriva dal latino fabula, cioè racconto, derivato a sua volta dal verbo fari, ovvero parlare. 
Si tratta di una narrazione medio-breve, di origine popolare e di solito in prosa, che ha per protagonisti personaggi fantastici come orchi, fate, streghe, draghi, giganti, maghi, spiriti benefici e malefici. 
Tramandate oralmente di generazione in generazione, le fiabe non hanno di solito un intento morale esplicito, ma hanno una finalità di intrattenimento. 
Il bene e il male, i buoni e i cattivi, i furbi e gli stupidi, sono sempre nettamente distinti. 
Il lieto fine è sempre presente, tranne che nelle fiabe letterarie nelle quali il finale può essere drammatico. 
La morale delle fiabe è presente, non dichiarata esplicitamente ma sottintesa.
Tramandate oralmente da generazioni, le fiabe propongono un linguaggio popolare, molto semplice e a volte grammaticalmente non corretto; i modi di dire sono spesso inseriti in una fiaba, come anche le formule magiche. 
Molti degli avvenimenti narrati nella fiaba possono avvenire soltanto attraverso una magia o un prodigio (dalla rete).
 
 

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