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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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lunedì 7 dicembre 2015

Giovanni Prati

Giovanni Prati nacque a Campomaggiore, presso Trento, nel 1814 e si formò nell'Imperial Regio Ginnasio d'Austria-Ungheria di Trento, intitolato alla sua persona nel 1919, Liceo Classico Giovanni Prati, dopo il passaggio del Trentino - Alto Adige all'Italia.
Studiò legge a Padova e si dedicò alla poesia.
Si sposò nel 1834 con Elisa Bassi, dalla quale ebbe tre figli: Riccardo, Rita ed Ersilia (i primi due morirono infanti).
La moglie venne a mancare nel 1840.
I temi della morte della moglie e dell'affetto per la figlia ritorneranno frequentemente nelle sue liriche.
Pubblicò a Padova la prima raccolta, Poesie, nel 1836.
Decise di trasferirsi a Milano nel 1841; qui conobbe Alessandro Manzoni e pubblicò l'Edmenegarda, una novella sentimentale in endecasillabi sciolti che ebbe un grande successo di pubblico ma fu stroncata dalla critica. A Milano pubblicò nel 1843 i Canti lirici, canti per il popolo e ballate; nel 1844 dette alle stampe Memorie e lacrime e Nuovi canti.
Dal 1845 al 1848 soggiornò a Padova, a Venezia e a Firenze.
Nel 1848, recatosi a Torino, si mostrò sostenitore della Monarchia Sabauda.
Negli anni che precedettero la prima guerra di indipendenza, fu sostenitore di Re Carlo Alberto di Savoia: per questo motivo, gli austriaci lo espulsero dal Regno Lombardo Veneto e il governo di Firenze del Granducato di Toscana gli rifiutò l'asilo politico.
Furono questi i tempi più difficili e tormentati della sua vita perché professava i suoi ideali a favore della Monarchia Sabauda in una terra ostile e tra uomini decisamente avversi.
Legato da ideali alla Monarchia Sabauda tornò a Torino, dove la sua fedeltà fu premiata con la nomina del Re Vittorio Emanuele II di Savoia a storiografo della Corona.
Nel 1851 sposò in seconde nozze l'attrice drammatica Lucia Arnaudon.
Nel 1861 nel Governo Cavour (VIII Legislatura del Regno d'Italia) venne eletto Deputato nel Parlamento Italiano con Torino divenuta Capitale del Regno d'Italia.
A Torino presso il Caffè Fiorio in via Po, frequentato tra gli altri anche da Camillo Benso conte di Cavour, Massimo D'Azeglio, Urbano Rattazzi, Gabrio Casati, discuteva le sorti della neonata Italia.
Nel 1865 seguì il Governo Unitario a Firenze divenuta Capitale, dove conobbe Mario Rapisardi, Niccolò Tommaseo, Atto Vannucci, Pietro Fanfani, Arnaldo Fusinato, Francesco Dall'Ongaro, Terenzio Mamiani ed altri.
Nel 1871 si trasferì a Roma divenuta Capitale d'Italia, nel 1876 divenne Senatore nel governo Depretis I XIII Legislatura del Regno d'Italia nel 1878 divenne membro del Ministero della Pubblica Istruzione.
Nel 1878 il Ministro dell'Istruzione Francesco De Sanctis governo Cairoli I fondò a Roma l'Istituto Superiore di Magistero del quale Giovanni Prati divenne direttore.
Durante questi anni la sua poesia aveva continuato a fluire con la pubblicazione del poema Armando (1868, una parte del quale era apparsa nel '64), degli oltre cinquecento sonetti di Psiche (1876) e delle liriche raccolte in Iside (1878).
Morì a Roma nel 1884.
Sepolto a Torino, le sue ceneri furono trasferite nel paese natio ricongiunto alla patria.
Dal 1923 le sue spoglie risiedono nella chiesa di Dasindo.
Giovanni Prati è il poeta più fortunato della sua età, è quello che meglio esprime, in una poesia che sviluppa con varietà di forme la tendenza melodica e musicale della lirica romantica, stati d’animo e atteggiamenti ideologici e sentimentali di vasti settori della borghesia e della piccola borghesia moderata; un patriottismo enfatico, ma moderato nei contenuti; un interesse per la storia tradotto in vagheggiamento evasivo del passato.
Giovanni Prati, dedica una poesia d’occasione sulle regali nozze (22 aprile 1868) tra Umberto I di Savoia e Margherita di Savoia, dichiara senza mezzi termini "Margherita una grande speranza per l’Italia comincia da te".
Nei suoi versi si celebrano la patria, l'amore e gli umili.
La lirica del Prati è pervasa dal desiderio di una vita interiore colma di affetti nobili.
In particolare, egli identificò il mondo superiore dello spirito con la poesia. La sua arte è pervasa di una intensa musicalità.
Nella sua ultima produzione, in particolare ‘Nei canti di Iside’, si chiude in un mondo di delicate immagini, di fate, di sogni e di incantesimi (da Wikipedia).
 
Ritratto fisico dell'autore

Alto e giusto di forme, e brun di volto;
Nero di ciglia; intento occhio che splende;
Fronte mobile ed ampia; il crin mi scende
Giù per le spalle abbandonato e folto.

Sotto i mustacchi impallida o s’accende
Il labbro; agil la voce, il piede ho sciolto;
Pronti i gesti; talor l’abito incolto;
Ecco il visibil che di me si rende.

I pochi o i tanti che non m’han veduto,
Come leggendo suol crear l’affetto,
Mi fingono sottil, macro e sparuto;

Ma in viso il fior della salute io mostro.
Che importa mai? Si scrive carmi; e il petto
Fuor manda sangue a colorar l’inchiostro!
 
Giovanni Prati
  
 
poeta malandrino e sdolcinato,
muovo frasi e improbabili rime,
il foglio accoglie ed imprime
il colore e l'ardore di sempre...

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